30/03/13

Seconda laurea in medicina: punto della situazione... e Buona Pasqua!

Quelli che vedete nella foto copincollata da Instagram sono (quasi) tutti i libri del secondo semestre di questo quinto anno di medicina.

Mancano reumatologia, chirurgia plastica e qualche altra cosina, ma comunque anche già solo così credo che l'immagine renda bene l'idea: 5 esami da fare, 10 materie, qualcosa tipo 300 euro buttati di libri che tanti sono pure davvero brutti e un sacco di roba da studià che io non c'ho proprio manco minimamente voglia... ma tant'è, c'est la vie, come direbbe un ingegnere francese iscritto a medicina.

Ma che dovevo studiare non è certo una notizia o un aggiornamento interessante, visto che sono cinque anni che stiamo messi così e la cosa bene o male già uno se l'aspettava. Magari io mi aspettavo di studiare un po' meno... ma sempre di studio si parlava e vabbe': nessuna particolare sorpresa.

Un minimo più degno di nota c'è invece il fatto che ho dato un altro esonero di farmacologia. Questo vuol dire che mi resta da darne solo 1 (uno) che dovrei togliermi il 5 (cinque) Aprile, dopo di che con farmacologia avrò chiuso... almeno per quanto riguarda lo specifico e immensamente immenso esame, visto che - ovviamente - essendo una componente fondamentale della professione medica, la farmacologia rispunta un po' da tutte le parti.

Quando verbalizzerò farmacologia, penso che la vivrò un po' come una semi laurea. Vi giuro che è una materia che mi piace molto, ma essendo composta da un macigno di nozioni da imparare e ripetere a memoria assolutamente parola per parola devo ammettere che mi ha fatto veramente penare. Ancora manca un pezzettino ino ino e poi è andata, ma davvero è stato uno degli ostacoli più grossi nonostante questa suddivisione in esoneri rendesse tutto molto più fattibile.

Ancora altro? Sì: nonostante quel po' di studio che devo fare, queste vacanze pasquali me le sto anche un pochettino godendo. Pranzi e cene con famiglia e amici, e qualche sonno un po' più lungo del solito che da questo punto di vista sto davvero un po' in arretrato.

Continuo comunque ad andare in reparto, e continuo a discutere col prof. per trovare un'idea per la tesi. Si parla forse di fare qualcosa riguardo alle nuove linee guida del triage (sarebbe l'accesso dei pazienti al pronto soccorso) ma non è ben chiaro di cosa potrei occuparmi di preciso, e sono ancora in cerca di eventuali altre idee.

Penso che o prima o dopo il pranzo in famiglia ci andrò pure questa Domenica. Speriamo che ci siano uova, colomba e cioccolate varie... ma in genere l'ospedale è l'ospedale e ogni giorno è uguale all'altro, feriale o festivo che sia.

Concludo prendendo l'occasione di questo aggiornamento per farvi gli auguri: Buona Pasqua a tutti. Buone feste, buon riposo, buon pranzo con famiglia amici parenti e chiunque vi sia vicino.

Un abbraccio, grazie per seguirmi sempre e per fare sempre il tifo per me, e a presto!

Simone

29/03/13

Liebster Award: sì lo so, perdonatemi!

Io i meme gli spam le catene e le cosette da amichetti che fanno i blogger (che poi come ci scambi 2 parole magari scopri che ti odiano a morte) non è che li abbia mai particolarmente amati.
 
Però a questo giro sono stato invitato da Luca, che mi ha regalato l'header del blog (l'immagine che vedete in alto) più stramagnificamente fantastico che abbia mai avuto, per cui mi ha fregato e mi sento costretto a partecipare. 
 
Il Liebster Award nasce per far conoscere meglio alcuni dei blog che si seguono con più costanza, ed è riservato a quelli con meno di 200 followers, in modo da portare alla luce nomi che non sono i soliti noti.
Ci sono sei passi da seguire per chi riceve l'agognato Liebster Award.
1) ringraziare chi ha assegnato il premio citandolo nel post.
 
 
2) rispondere alle undici domande poste dal blog che ti ha premiato. 
 
Lo faccio sotto
 
3) scrivere undici cose su di te.
 
E vabbe'. Sotto pure questo.
 
4) premiare undici blog che hanno meno di 200 followers. 
5) formulare altre undici domande a cui dovranno rispondere gli altri blogger. 
6) informare i blog del premio.

E qui regà non je la posso fare. Sono troppo pigro e poi non mi va e non c'ho voglia. Comunque vi consiglio molto i blog che stanno nei link sulla destra. Sono tutti collegati a università, medicina ed emergenza, e se li cliccate un po' magari si sentiranno letti e visitati e gli rallegrereta la giornata.

Sono spero poco meno di undici, così magari vi accontentate, ma non chiedetemi di avvisarli della cosa perché mi sento un po' a disagio di andare dalla gente e tirarla dentro, scusate! :)

2) rispondere alle undici domande poste dal blog che ti ha premiato. 
 
1) Come ti piacerebbe lasciare questa valle di lacrime?
 
A un'età molto avanzata ma non tanto da rendermi invivibili le giornate, mi addormenterei volentieri senza svegliarmi più. Ma tanto morirò sparato, che sto sulle palle a troppa gente.
2) Vorresti rinascere uomo/donna?
 
Ogni cosa ha i suoi pregi. La cosa più bella di tutte è che in ogni caso rinascerei prima bambino.
3) Se ottenessi dei superpoteri, li useresti per fare del bene o per farti gli affaracci tuoi?
 
Un po' e un po', dai.
4) Se potessi ottenere il controllo totale sulle tue emozioni, useresti questo controllo?
 
Ma c'è una emozione che ti spinge a controllare le emozioni? Cioè potrei aver paura di divertirmi troppo, o essere felice di essere incredibilmente triste per qualcosa? Certo che sì... ma si potrebbe avere un controllo sul controllo del controllo, o c'è un livello su cui non possiamo intervenire? Ok, troppo complicato: allora diciamo di no.
5) Come dev'essere la tua doccia perfetta? Dev'esserci musica, silenzio, candele, quanto deve durare?
 
Il fatto che vuoi immaginarmi sotto la doccia mi inquieta. Comunque faccio in genere delle docce normalissime.
6) Dall'inizio dell'anno, hai pianto almeno una volta?
 
Sono stato lì lì almeno un paio di volte.
7) Se arrivasse satana in una nuvola di zolfo puzzolente e ti proponesse il solito Patto (magari non in cambio dell'anima, perché non si sa mai), cosa chiederesti?
 
Uhm. Essere felice? Che schifo, lo so... allora tutto sesso e feste e droga e divertirmi senza mai alcuna conseguenza negativa. Meglio così?
8) In quale serial tv vorresti vivere? E perché?
 
Io sono già Sheldon di The Big Bang Theory. Solo un pochino meno marcato su alcuni aspetti.
9) La cosa più idiota che hai fatto per amore?
 
Be' una volta credo di essermi picchiato con qualcuno anche per non sfigurare di fronte a una che mi piaceva. Poi per fortuna non ne ho prese tante ma lei manco mi si è mai filato.
10) Mai fatto uno strip-tease per qualcuno/a?
 
No.
11) Cosa pensi che ti salverà? (interpretazione libera)

Un'enorme hardiskone spaziale che serva da backup dell'universo? L'infinito amore che muove il cosmo? La fortuna incredibile che ho sempre avuto in tutte le cose della vita? Ci sono varie possibilità, a seconda dei vari punti di vista.

3) scrivere undici cose su di te.

1) Non guardo mai un film 2 volte, visto che preferisco vederne uno nuovo.

2) Trovo le serie tv stupide e noiose, ma spesso le guardo con gli amici per giustificare una serata insieme.

3) Se si organizza per andare a mangiare da qualche parte, quasi certamente farò in modo di esserci.

4) Mi piace giocare a calcetto ma solo d'estate quando fa caldo e non piove.

5) La mattina bevo il the verde. Non aspettavate altro, dite la verità.

6) Sono appassionato di videogiochi da sempre.

7) Ora gioco principalmente ai giochini dell'ipad, che trovo molto più divertenti e fantasiosi e interessanti dei giochi che escono su PC e console tutti uguali, violenti e noiosi.

8) Mi piacerebbe avere dei figli.

9) Mi annoio da morire in palestra, mentre preferisco farmi una corsetta ogni tanto. Meglio se non piove e non fa freddo.

10) Se non vedo qualche amico e non esco la sera per 2 giorni di fila mi prende a malissimo.

11) Da quando ho smesso di scrivere narrativa, non ho più letto un romanzo.


Simone

25/03/13

La notte in pronto soccorso.

Il policlinico fa lo stesso effetto. Solo diverso.
La notte al pronto soccorso ricorda le storie di certi scrittori che una volta avrei voluto imitare, costellate di personaggi dai toni intensi che appaiono e scompaiono in ambienti bui e poco accennati.

Un po' tipo un collage tra Twin Peaks ed Eyes wide shut, senza ahimé tutto quel sesso ma - grazie a Dio che se no avevo già cambiato reparto - molto, ma molto ma davvero molto meno noiosi.

Tra i tanti pazienti di uno dei tanti turni ci sta Luisa, che ha preso una vagonata di farmaci per non ho capito che terapia, e di colpo gli si è gonfiata la lingua e sta lì con la flebo nel braccio e la paura che se si gonfia un altro po' non riesce più a respirare e muore.

«Qui abbiamo anche gli anestesisti e tutto l'occorrente» le spiego, vedendola che si tasta il collo. «Vedrà che non succede niente, ma pure se succede è tutto sotto controllo».

Vedo che mi sorride: l'avrò rassicurata? Un po', certo, penso di sì. Ma non è una di quelle situazioni in cui ti rassicuri più di tanto. Credo.

Lascio Luisa e dal triage - l'ingresso del pronto soccorso - ci chiamano per Paolo. Era a lavoro, quando l'hanno trovato svenuto. E ha la febbre, e non riesce a stare in piedi, e ha un forte dolore al collo per cui l'infermiere s'è subito spaventato e gli ha messo una mascherina.

Il professore gli solleva le gambe e porta le ginocchia al petto. Manovra di Lasegue si chiama. O Laségue. Làsegue. Lasegùe o anche forse ma non credo Laseguè. Al concorso per entrare in specializzazione dove si mette l'accento te lo chiedono di sicuro, per cui toccherà saperlo... ma intanto piegare le gambe a Paolo non fa male: la manovra è negativa e - se ci dice bene - nessuno di noi si è beccato la meningite. Almeno non questa volta.

Paolo va in un altro reparto, e noi torniamo dentro. Le luci al neon dei corridoi sparano che ti accecano gli occhi, mentre fuori dall'ospedale è buio e le strade si svuotano. Certe volte pare che ci sei soltanto tu, i malati e nient'altro, quando fai i turni di notte. Una specie di delirio psicotico causato dall'eccitazione, dal sonno, e credo anche dai vapori di qualche disinfettante: quando facevo le notti in ambulanza, provavo la stessa cosa identica uguale.

Sono le undici, e arriva Carla. Ha un dolore al petto fortissimo. Si agita, non è lucida, a parlare fa fatica. All'elettrocardiogramma è abbastanza evidente che c'è un infarto. Un infarto di quelli grossi. Un infartone. Uno di quelli che ci rimetti le penne.

In due minuti la riempiono di farmaci per il cuore, per il dolore, per l'ansia... per tutto.

Che nei film i dottori devono fare un po' più di scena, e se un paziente gli va in arresto cardiaco fanno tutti l'espressione da panico che non se l'aspettavano e iniziano a correre per la stanza a gridare e a chiamare la gente e a tirare giù le Madonne. La realtà invece è che - i dottori veri - come sta Carla lo sanno già benissimo, e stanno lì pronti col defibrillatore e a ripassare le manovre d'urgenza.

La sala è pronta. Visto che sta dalla parte più opposta lontanissima in culo alla luna dell'ospedale, organizziamo una specie di gita barra trasloco dal pronto soccorso a cardiologia. Io, gli altri studenti, gli specializzandi, il professore, i barellieri e l'anestesista di turno.

Attraversiamo dei posti dove di giorno ci sta una folla che manco ve lo devo spiegare, che se avete mai fatto una visita medica lo sapete meglio di me la fila che c'era e tutto il bordello per trovare la stanza giusta nel reparto giusto nell'edificio giusto. Di notte è un deserto oscuro fatto di corridoi, finestre e ombre scolpite da qualche neon e dalle luci smorte dei rivenditori automatici.

Insomma alla fine Carla fa questa coronarografia. Che sarebbe che ti infilano un tubo dentro alle arterie del cuore, trovano dov'è che non passa più il sangue e te le sturano. Tanto per farvi una spiegazione dettagliata da specialista in cardiologia. E vorrei dirvi che alla fine è successo chissà cosa di tremendamente fichissimo da raddoppiare i lettori del blog, ma invece niente: hanno sturato le coronarie di Carla, l'hanno portata in osservazione, e da quanto ho saputo nei giorni seguenti stava pure bene. E se questo fosse un medical drama, davvero: che palle.

Tornato in reparto mi affaccio da Luisa, e pare che si stia sgonfiando. Nella stanza con lei invece ci sta il signor Armando: 70 anni passati, un grosso problema neurologico di quelli importanti. Sta in barella che non capisce più nemmeno dov'è, e si agita e si lamenta con quel poco di forza che ha.

«Si trova in ospedale» gli spiego, convinto che però nemmeno mi senta. «Non si preoccupi, pensiamo a tutto noi».

Lui guarda il vuoto attraverso di me. Prova a dire qualcosa ma sono solo rumori. Gli misuro la pressione e trovo che ce l'ha bella alta. Avviso il professore, e gli cambiano la terapia e gli danno pure qualcosa che lo calmi un po' e che così magari riesce pure a dormire.

Non che si possa fare molto, tutto sommato: perché alla fine con la medicina qualcuno un po' lo aiuti. Qualcuno lo aiuti magari un po' meno, ma per qualcun altro non puoi proprio fare un bel cazzo di niente.

«Bravo, te stai a imparà» mi dice il professore così, a sorpresa, a un certo punto che non me l'aspettavo.

E io lì sul momento ci ho scherzato anche sopra: che il prof. alla fine è gentile con tutti e sono sicuro che mi trattava bene pure se ero impedito e il giorno dopo dall'università mi cacciavano a pedate. Non ho capito nemmeno che cosa potrebbe aver notato, di preciso, in quel momento: vagavo per il reparto e facevo cose con animo perplesso, come faccio sempre quando sono lì.

Poi adesso però ho scritto queste righe, e non lo so: ho notato anch'io un po' un cambiamento. Un'atmosfera leggermente diversa dai racconti che faccio di solito. Come se stessi facendo sempre le stesse cose, ma con maggiore consapevolezza.

Oppure - chi lo sa - probabilmente mi sarò anche un po' fatto suggestionare, tutto qui. Magari è soltanto un po' un'impressione.

Simone

23/03/13

Cerco qualcuno che mi scriva la tesi.

Studente indietro con la tesi (quello a destra).
Il professore con il quale frequento - e che salvo cambiamenti dell'ultim'ora o drammatici eventi funerei sarà quello con cui finirò per laurearmi - mi ha detto di iniziare a pensare a qualche idea su cosa fare per la mia tesi.

In genere, o diciamo dal poco che ho visto, a molti studenti l'argomento della tesi viene dato così su due piedi a sorpresa e a tradimento alle spalle. Tipo che loro stanno ripiegando il camice per metterlo nello zaino, e da dietro sbuca uno che gli fa "allora tu fai una tesi sull'ipertrofia del muscolo coracobrachiale nei giocatori di Curling mancini", o qualcosa di analogamente terribile, e sono fregati.

Che una volta che ti assegnano il titolo, vaglielo a spiegare che della tesi sull' "incorretto uso del detergente topico nella recidiva da acne" non te ne frega niente, e preferiresti occuparti di - che ne so - una qualsiasi cosa della quale interessi almeno un pochino minimamente a qualcuno, ecco. Che io magari glielo direi pure... ma io sono strano e lo sapete, mentre uno studente normale che magari punta al fatto che Medicina sia la sua prima e unica laurea potrebbe darsi che ci pensa prima due volte.

Invece - per qualche motivo - mi stanno lasciando un minimo di spazio di decisione personale. E io sarei strafelicissimo di fare una tesi su quello che piace a me, se solo non fosse che - semplicemente - non so assolutissimamente e nella maniera più assoluta che cosa inventarmi.

Per il mo mento ho messo sul tavolo (?) una sorta di elenco della spesa per la tesi perfetta, e che in sintesi sarebbe questo:

- Una tesi che fai qualcosa di minimamente pratico, senza cioè andarti a inseguire pazienti per tutto l'ospedale chiedendogli con quale particolare molecola specifica hanno seguito la loro specifica e particolare terapia. Per poi scoprire che sono stati dimessi e che abitano a 800 km di distanza dall'ospedale.

- Una tesi dove magari vedi qualcosa che non vedi nei normali internati. A medicina d'urgenza vedo principalmente pazienti cardiologici, pneumologia, intossicazioni, malattie infettive... ma tutto l'aspetto chirurgico o anestesiologico o traumatologico o insomma tutto il resto mi passa vicino raramente. Per cui sarebbe bello usare la tesi per imparare qualcosa di più.

- Una tesi vagamente generica che sia in qualche modo "rivendibile" a chirurghi e anestesisti se un domani decidessi di provare l'ingresso in specializzazione da quelle parti.

- Una tesi simpatica e semplice e che non ti stressa rovinandoti la vita fino al giorno prima della laurea che non sai se farai perché è successo un casino all'ultimo momento e non trovi il relatore e la segreteria sta per chiudere e ti manca una firma e non tornano i risultati... ma su questo lo so: tutte le tesi ti rovinano la vita, e da questo punto di vista le speranze sono pressoché nulle.

Insomma, io pensavo di guardare un po' online altre tesi di medicina d'urgenza per farmi una mezza idea e lasciarmi ispirare. Magari invece voi che leggete il blog avete qualche consiglio da darmi... e unendo le nostre forze potrebbe venirne fuori qualcosa di interessante.

Che ne dite allora: me la scrivete voi la tesi? Almeno il titolo? E dai, forza che tra appena un anno e mezzo la dovrei consegnare, che se no non mi ri-laureo... e a voi vi tocca sopportare il blog per un'altra sessione.

Simone

20/03/13

Seconda laurea in Medicina: senza giri di parole.

Vi spiego la neurologia: non ci si capisce nulla.
Confesso che sono un pochino deluso dalla situazione di questo semestre.

Qualche anno fa ero convinto - un po' come la stragrande maggioranza degli studenti - che tra quinto e sesto anno di Medicina avrei passato la maggior parte del tempo nei reparti, con qualche esame piccolo di tanto in tanto per imparare quelle cose che ancora non si erano viste in dettaglio.

E invece stiamo ancora sempre a lezione. Cinque esami composti da dieci materie che ti caricano di libri, slide, appunti e fotocopie da assimilare in maniera veloce e confusa, mentre per mettere in pratica qualcosa bisogna inventarsi il tempo, trovare per conto proprio i docenti disponibili, e tirare fuori la forza di stare in reparto fino a tardi, rientrare a casa e poi ritornare all'università già la mattina dopo solo perché sì. Perché speri che un domani ti serva a qualcosa.

Se aggiungiamo che i tirocini che inizieranno a breve non promettono niente di eclatante (la mattina prestissimo prima delle lezioni per un'ora soltanto: arrivi, metti il camice, saluti e scappi di corsa a lezione) abbiamo un quadro piuttosto nero, e sinceramente non posso che dirvi questo: non vedo l'ora che questo semestre sia finito.

Quando studiavo ingegneria, avevo una visione dell'università simile a una galera dalla quale evadere al più presto, e piano piano anche medicina si sta trasformando nella stessa cosa. Sarà che il raffreddore che mi ha ghermito insieme alla pioggia interminabile di questi giorni non aiutano proprio l'umore, e probabilmente è un momento passeggero. E sarà anche che forse è proprio questa la sensazione giusta che ti porta alla laurea e - tutto sommato - è un bene che sia così. Se stare all'univesità ti piace tanto, il rischio è che non te ne vai nemmeno più.

L'altra sera sono andato in reparto sul tardi, che prima avevo un impegno. Era una nottata inspiegabilmente tranquilla, e mi sono fermato a osservare uno degli specializzandi che faceva un'ecografia a un paziente.

Era un signore nemmeno tanto anziano, sui settant'anni. Il suo problema è che i polmoni erano partiti, e piano piano si stavano portando dietro pure il cuore, e tutto il resto.

Stava in barella, abbandonato su un fianco e coperto solo da un lenzuolino di cotone. Gli avevano messo la mascherina dell'ossigeno, gli elettrodi per il monitor, il saturimetro al dito e tutti gli aghi e i tubi e i fili che potete immaginarvi di trovare addosso a qualcuno che è gravemente malato.

A un certo punto, lo specializzando gli ha premuto un po' più forte la sonda dell'ecocardiografo sul torace. Il paziente ha aperto gli occhi, e non capendo dov'era ha fatto un mezzo sussulto.

«Stiamo facendo un'ecografia» gli ho detto io, mettendogli una mano su una spalla.

A lezione è tipo una gara per chi si inventa il termine più astrusamente complicato e impronunciabile del mondo, ma poi quando spieghi le cose ai pazienti devi trovare parole più semplici... e non è che sia sempre così facile.

«Non le facciamo niente» gli ho detto, ancora. «È solo per vedere come sta il cuore».

A quel punto il signore ha tossito un po'. Mi ha guardato e ha detto qualcosa, ma tra la mascherina, l'ossigeno che sfiatava e fischiava e tutto il resto non c'ho capito un cavolo.

«Non ho capito!» gli ho chiesto, piegandomi verso di lui. «Come dice?»

Ma lui poverino mi sa che tutta questa voglia di parlare non ce l'aveva, perché gli mancava il fiato. Ha scosso la testa, e si è semplicemente limitato - credo - a ricopiare il mio metodo per comunicare con i pazienti nella mia veste di studente aspirante dottore: dire le cose in maniera facile.

«Grazie» ha detto.

E io vi giuro che ci sono rimasto. Chissà che credevo volesse chiedermi, e invece... niente. Solo grazie.

Semplice, e senza giri di parole.

Simone

17/03/13

Studiare e lavorare allo stesso tempo: Matteo ci racconta come ha fatto lui.

Studente in bulloni si mantiene facendo il chirurgo.
Ciao Simone, con molto piacere ti racconto brevemente la mia piccola storia accademica:

Quando decisi di tentare il test a medicina (circa sette anni fa) avevo 28 anni e lavoravo a tempo pieno in una libreria. Ero fidanzato e abbastanza soddisfatto della vita, anche se da sempre ho avuto il pallino di studiare medicina.

Non l'ho mai potuto fare sopratutto perchè non avevo (e non ho) una famiglia che mi potesse mantenere all'università. Scritto così potrebbe sembrare che io attribuisca una colpa più o meno implicita alla mia famiglia, ma ci tengo a sottolineare che così non è.

Come tante famiglie della Napoli ''non bene'' (ma direi come tante famiglie della Italia ''non bene'') mandare avanti i figli è proprio dura, e troppo dura se questi vogliono continuare a studiare dopo la terza media e impossibile se questi poi vogliono fare l'università. Comunque, per farla breve, massimo dopo il diploma bisogna trovare un lavoro, magari anche emigrando.

Io sono stato fortunato perchè subito trovai un piccolo posto in una libreria, che tra l'altro trattava testi di medicina ormai in disuso che mi attiravano sempre particolarmente... ma mi accorgo che sto dilungando troppo e allora sarò schematico: a 28 anni supero il test e m'iscrivo a medicina. Per i primi due anni ho continuato a lavorare in libreria solo di pomeriggio, poiché ero riuscito a farmi mettere part time.

Dal terzo anno in poi è stata dura. Licenziato dalla libreria e lasciato dalla fidanzata (si voleva giustamente sposare, a 30 anni!) ho iniziato a dedicare il 70% della giornata a corsi e studio, mentre facevo pulizie negli uffici del centro direzionale, a nero, tutte le sere dalle 19 alle 24.

Guadagnavo giusto per l'iscrizione all'università, libri, fotocopie, cancelleria, e tutto ciò che mi restava in mano lo lasciavo a casa. Infatti io da casa non me ne sono mai andato, e questo forse è stato il fatto determinante.

Sono andato avanti per altri due anni con questo lavoro serale, ma poi il lavoro è finito mentre gli impegni universitari aumentavano. Allora ho trovato un lavoro in un pub solo per il fine settimana (venerdì, sabato e domenica) che è comodo dal punto di vista temporale ma che comunque è poco remunerativo, e soprattutto stagionale perché il pub non funziona in estate.

Allora in estate ho avuto la fortuna di trovare un lavoro come guardiano 24h/24h in un garage in una località balneare che mi ha permesso (e mi permette) di arrivare a due esami dalla laurea.

La nostra vita è fatta di sogni, e nessuno ce li deve rubare. Se perseguire questi sogni comporta sacrifici non bisogna mai aver paura, sono tutti crediti che si accumulano con la vita.

Matteo (aspirante medico).

14/03/13

Riforma del concorso per le specializzazioni mediche: un po' meglio, ma mica tanto.

Nei futuri test terranno conto dei voti delle medie.
Veniamo rapidamente al punto:

Il concorso attuale per l'accesso alle specializzazioni in Medicina, funziona che se hai una media sotto al 29 quasi sicuramente una specializzazione decente te la scordi.

La riforma per l'accesso alle specializzazioni mediche che è stata proposta, invece, funziona che se hai una media sotto al 29 una specializzazione decente te la scordi uguale.

Fine.

Ok, è un po' poco ma nella sostanza per uno come me (che potrà puntare a un miserissimissimissimmsiismmssisimio 27 di media se gli dice bene) le cose stanno più o meno quasi realmente così.

In base alla normativa attuale, il punteggio per l'accesso alla specializzazione è dato dai voti agli esami, dall'attinenza della tesi che hai fatto e dalle solite domande a crocette del quarzo su nozioni che non servono a niente.

Si suppone che la tesi l'hai fatta nel reparto dove concorri, per cui se frequentavi il reparto almeno la tesi ce l'hai. Le domande a crocette sono 60, e visto che gli studenti di medicina sono autistici il voto medio che ottiene chi entra in una specializzazione buona è - appunto - 60/60.

Rimane una prova pratica finale, che è soggetta al giudizio della commissione e insomma è quella che fa la differenza per chi ha 29 di media e 60 su 60 alle domande a crocette. Ovviamente qui sta pure tutta la polemica e - diciamolo - il problema che si vorrebbe andare ad affrontare. Perché puoi essere anche il Dottor House ma se alla seconda prova ti danno meno punti di chi deve entrare prima di te, alla specializzazione non entri e basta.

Che certo uno pensa sempre male, e di sicuro entreranno figli e nipoti vari. Di sicuro entrerà quello che si azzerbina meglio degli altri, o chi ha accettato di lavorare gratis per anni prima di avere un posto (cosa che comunque non vedo perché dovrebbe penalizzarlo) e così via.

Io aggiungerei anche che potrebbe essere considerato il secondario aspetto che se sei veramente, veramente negato a fare il medico, questa prova a valutazione personale e inoppugnabile è il primo e unico momento in cui qualcuno sopra di te può toglierti il bisturi dalle mani e impedirti di fare cazzate e storpiare la gente per il resto della vita... ma suvvia, sono dettagli: mettere crocette a domande a risposta multipla rappresenta alla perfezione quello che sarà il futuro lavoro di un chirurgo o di un anestesista, o anche di un dermatologo. O di chi vi fa un prelievo e vi misura la pressione. La gente ha le crocette dentro agli organi, nel sangue o sopra la pelle, non lo sapevate? Io sì, che queste cose le ho studiate. E chi ha voti alti merita certamente di mettere le mani dentro a chi vuole.

Ero ironico, spero che l'abbiate notato. Ma vabbe', polemica a parte, questo è un sistema un po' troppo "malleabile", per dirla così, e poi uno come me che non brilla per voti si trova automaticamente tagliato fuori. Per cui - evviva e evviva! - qualcuno ha proposto a ragione di modificarlo proponendo una proposta di modifica.

Proposta questa che è al momento al vaglio di non so quale ministro, ma - sarò sincero - a cercare in giro al di fuori di forum e gruppi di studenti trovo davvero poco, per cui sembra più una bufala o una leggenda metropolitana piuttosto che un qualcosa che si avvererà davvero, con tutto che il governo deve pure cambiare. E insomma io ci credo poco, ma comunque sia il sistema nuovo sarebbe - più o meno - il seguente:

- Il concorso è nazionale: scegli 3 scuole di specializzazione, fai il test scegliendo delle sedi preferenziali (cioè tutte, che se no sei coglione) e se entri a Brindisi a Udine a Padova o a Milano o insomma dove capita in una delle 3 specializzazioni scelte vai lì e lì ti specializzi. Se non entri - ovvio - ti attacchi al cavolo e muori di fame a fare il medico disoccupato povero e senza specializzazione o - peggiore del peggiore degli incubi peggiori - provi il concorso da medico di base.

- Il punteggio è dato da un test a non so quante domande a crocette del qatso come sopra, più altri test a crocette sempre del qatso ma INERENTI ALLA SPECIALIZZAZIONE AMBITA. Che se ci pensate, io mi specializzerei le cose inerenti per impararle, e non che mi vado a specializzare che mi sono già imparato le cose.

Cioè l'idea è che uno studia per imparare e saper fare. Qua si studia per studiare e poi si studia ancora, al punto che si ricomincia pure a studiare da capo visto che gli argomenti evidentemente erano finiti. Ma a che cosa serve la specializzazione se le cose che mi insegna sono obbligato a saperle già da prima? Ma la gente ragiona davvero così?! Ma ok, forse non è specializzarsi lo scopo con cui le specializzazioni sono nate... e io dovrei semplicemente informarmi meglio.

- I bonus vari non dipendono più da raccomandazioni, corsi, tesi, lauree in ingegneria o altro. Solo dal voto di laurea, e dalla media.

Insomma. Sì, giusto, ok, evviva. Contano i voti, e poi di nuovo i voti (il voto di laurea già è dato dalla media). Conta la media, DUE VOLTE, e poi basta. Che se io sono quello figo di Grey's Anatomy (tanto per cambiare telefilm) vale come se sono uno che in reparto non ci è mai entrato manco una volta per sbaglio, sviene quando vede il sangue e i pazienti non li tocca perché gli fa schifo?!

Vi ricordo che uno laureato in Medicina e Chirurgia è un cosiddetto medico chirurgo, e se anche ormai si accetta l'idea che in sei anni di esami nessuno t'insegna nemmeno a fare un'esplorazione rettale, il fatto che la pratica nei reparti divenga addirittura controproducente (che ci vai a fare? Stai a casa a studiare, che ti conviene di più) è veramente l'apice della follia alla quale si è arrivati.

Come se non fosse abbastanza, è vero che a Medicina danno voti sempre spropositati, ma non è che la pazzia può essere istituzionalizzata a questo modo fino al punto che una media di "solo" 28 rischia di diventare uno svantaggio.

Dulcis in fundo, un 110 e lode preso in 6 anni conta come un 110 e lode preso in 12. 30 di media di uno in corso è uguale a un 30 di media di uno che ha ripetuto tutti gli esami 2 o 3 volte per prendere un voto alto. E ho capito che c'è il caso particolare di quello poverino che è stato tanto malato e non ha potuto studiare per 3 anni, ma in linea di massima è pure vero che allora dall'altro lato c'è magari chi viene da una famiglia con pochi soldi e che lavorava la notte e tutti i cavoli che vuoi che gli hanno impedito di prendere voti alti.

Cioè alla fine ognuno tira acqua al proprio mulino, e io ammetto che la tiro al mio. Però se una riforma si voleva fare si poteva per lo meno pensare di riformare bene e una volta per tutte, invece di uscirsene con una roba mozza che è un po' meglio della prima, ma insomma alla fine non è nemmeno detto, e dipende dai punti di vista.

Io comunque come stavano le cose prima potevo puntare solo ad anestesia e a chirurgia generale. Ora se cambiano magari mi converrà pure... ma non lo so, la specializzazione resta un'incognita e non sono ancora nemmeno sicuro di volerla fare.

Di certo so solo che - quando facevo l'ingegnere - la gente mi cercava chiedendo: "ma per caso questa cosa la sai fare? Puoi occupartene tu?". E di certo nessuno mi ha mai chiesto: "sai dirmi, a questo esame, che voto hai preso?". E invece qui viene sempre fuori questa visione del medico che è uno che impara nozioni e mette crocette e basta, dal test di ammissione ai concorsi a quando è specializzato e pure dopo la morte, all'altro mondo, finirà che metteremo crocette pure lì.

Io la mia vita da medico quando ho mollato tutto me l'immaginavo diversa. Il contatto con le persone, i guanti sporchi di sangue, la malattia, la speranza, spiegare a qualcuno quello che gli sta succedendo. La sensazione di essere una particella di un meccanismo complesso e che riusciamo a comprendere solo in una ridottissima parte.

E quando leggo queste riforme e tutte queste regole mi rendo conto che, forse, ero soltanto un illuso. Perché alla fine, in fondo, per molti la laurea in medicina è soltanto un modo per trovare un lavoro. E magari è pure giusto che sia così.

Simone

11/03/13

Fare l'università... ma con quali soldi? La situazione di Emiliano.

Coi soldi è tutto più facile. A parte Biochimica.
Innanzitutto mi presento: il mio nome è Emiliano e ho 20 anni.

Ho frequentato un Istituto Tecnico (che ho concluso malevolmente) ed ora sono nel bel mezzo del cosiddetto "Anno Sabbatico", che mi sono preso per svariati motivi. Fra i principali vi era l'incertezza nello scegliere il corso di studi e la poca disponibilità economica da parte della mia famiglia.

Provengo da una famiglia agiata che però ha molti problemi, quindi i soldi che l'ISEE ostenta con tanta fierezza, in realtà sono solo un altro problema economico (in quanto vanno solo ad aumentare spese universitarie difficili da sostenere), ma di questo te ne riparlerò dopo.

Quando scelsi di continuare i miei studi ero sicuro di non voler più continuare con materie economiche e giuridiche, ma bensì con materie scientifico sanitarie, in quanto erano quelle che mi appassionavano di più.

Così iniziai a guardarmi intorno e per la prima volta in vita mia nei meandri più recessi della mia mente, qualcosa si mosse e mi resi conto che potevo fare di tutto nella vita e che era quello il momento di scegliere.

Fu così che pensai a Medicina. Vuoi un po' per le materie scientifiche, un po' l'interesse spiccato per le malattie ed il loro funzionamento, un po' la predisposizione ad aiutare gli altri, ho seriamente iniziato a pensare che fosse il corso giusto per me. Questa laurea unisce sotto un'unica bandiera tutto quello che mi piace, e cosa ancora più importante, mette da parte quello che non mi attira più di tanto.

Per farti capire: avevo pensato a Farmacia, ma tutta quella chimica non mi attirava granché. Quindi, ricapitolando, pensa e ripensa, guarda tutti i tipi di lauree nell'ambito medico-sanitario, cambia idea dal giorno alla notte, per mesi e mesi, alla fine sono giunto alla conclusione che Medicina è quella da cui potrei ricavare più soddisfazioni.

Fin qui tutto bene, passo i giorni a lavorare (aiuto un signore anziano, cosa che si sta rivelando utilissima e che mi ha fatto capire definitivamente che ho la pazienza e l'umiltà per aiutare gli altri in ogni situazione) ed a studiare sull'Alpha Test.

Il problema principale è un altro: il denaro. Studiare fuori sede (sono costretto in quanto non ci sono facoltà di Medicina qui vicino) è molto costoso. Per quanto lavoro sia di giorno che di notte (scrivo articoli per dei portali on-line), il chiodo fisso del denaro non mi esce mai dalla testa.

Ho sempre paura di intraprendere una strada lunga e difficoltosa, una strada che costerà tempo e denaro, e se questo denaro non bastasse? Se poi devo rinunciare o andare a lavorare (lavoro permettendo)?

Borse di studio per un discorso reddito non le posso ricevere e soldi dalla famiglia neanche. Proverò il test a Luglio, ma ancora non so dove. Sto cercando la città che costi meno sia a livello di tasse che di affitti.

Dovrei riuscire a partire con all'incirca 10000 euro ed avere ogni mese 400 euro circa di entrate derivanti dal lavoro che faccio on-line. Si potrebbe pensare che sono tanti soldi, ma in realtà non è così, in quanto la vita da fuori sede costa molto denaro e questa preoccupazione mi preme così tanto che spesso penso di lasciar perdere Medicina e fare qualcosa che mi lasci più tempo libero per un lavoro.

Pensavo di andare in una città piccola dove gli affitti sono leggermente più bassi e dove potrebbero esserci agevolazioni per gli studenti (questo è importante perché con me partirà un mio amico, che ha i miei stessi problemi economici, ma il 99% di possibilità di prendere una Borsa di Studio, in quanto il suo ISEE non è dei migliori).

Tu ti chiederai perché ti ho scritto, ora ti accontento. Sono capitato sul tuo blog e mi sembri una persona intelligente. Hai dimostrato (iniziando Medicina dopo aver preso una prima laurea) di essere una persona intraprendente, che non si fa scoraggiare da niente e che è disposta a mettersi sempre in gioco.

Quindi io ti scrivo per chiederti consiglio. Vorrei sapere cosa ne pensi di questa situazione. Cosa per te è meglio che io faccia. Secondo la tua esperienza, come posso affrontare il tutto nel migliore dei modi. Insomma vorrei la tua opinione, perché hai l'esperienza giusta per darmi un buon consiglio.

Spero di ricevere presto la tua risposta, ancora grazie...

Emiliano

Emiliano ha chiesto consiglio a me, e io "giro" la sua lettera a voi. Che ne pensate? Voi al suo posto che fareste? Partite dall'idea che a 18-20 anni è assurdo rinunciare - a prescindere - a qualsiasi progetto senza nemmeno tentare, per cui un "lascia perdere" non è bene accetto e non sarà preso in considerazione :)

Simone

08/03/13

Seconda laurea in Medicina: quinto anno, secondo semestre.

I dermatologi hanno la pistola laser. Altro che bisturi!
"Quinto anno secondo semestre", il titolo che ho scritto qui sopra, è un titolo che potrei definire - come minimo - impegnativo.

Il secondo semestre del quinto anno vuol dire che, subito dopo, c'è il primo semestre del sesto. E il sesto anno è pure l'ultimo e insomma, bene o male, iniziamo ad avvicinarci da quelle parti.

Scrivere per esteso la posizione spazio-temporale alla quale è giunto il mio percorso universitario, mi trasmette molte sensazioni diverse: un po' di sicurezza, un pochino di serenità, tanta consapevolezza che c'è ancora molto da fare e anche un bel po' di stimolo a tenere spinto l'acceleratore, per arrivare il prima possibile in fondo a questo percorso interminabile.

In questo anno e mezzo che mi rimangono, ci sono ancora dodici esami. Dodici esami e due esoneri di farmacologia, per essere precisi. E se è vero che tante di queste materie che devo ancora studiare sono relativamente piccole e presentano ostacoli meno impegnativi di quelli che ho già superato, è anche vero che cinque esami in un semestre - quello che è appena iniziato - sono comunque veramente un sacco di roba.

Come se non bastasse, c'è ancora pure qualche esamone di quelli grossi e riguardo ai quali arrivano notizie inquietanti dagli studenti degli anni passati. Perciò se uno sperava di arrivare verso la fine con un'andatura un attimino più rilassata... beh, si sbagliava di grosso.

Ma veniamo al dunque. In questo semestre, devo fare: Psichiatria, Neurologia, Organi di senso, Dermatologia e non so che altro... Ortopedia. Sì, ecco. Adesso m'è venuto in mente

Come sempre la mattina abbiamo lezione, e come sempre prendono le firme per la presenza obbligatoria. Poi uno studente del quinto anno di medicina a questo punto dovrebbe aver appreso l'arte dell'ubiquità, perché la mattina è sempre l'orario in cui uno dovrebbe andare in reparto per frequentare per la tesi.

Io sono fortunato, perché visto che il mio è un reparto di turnisti può capitare che ci vado la domenica pomeriggio, la notte e i giorni festivi. Per cui non mi si sovrappone tutto quanto come ad altri studenti, e sono semplicemente sempre potenzialmente impegnato in ogni momento del giorno e della notte.

Tirocini e corsi pomeridiani vari non sono ancora iniziati, ma ovviamente ci saranno e sarà un'occasione ancora di più per evitare di ritrovarsi improvvisamente annoiati. E vabbe': da questo punto di vista - comunque - non è nulla di nuovo, e questo undicesimo semestre (al quarto anno ce ne erano tre) potrebbe tranquillamente confondersi con l'ottavo, o col decimo. Ci sono già passato, è andata e andrà di nuovo.

Riguardo alle nuove materie ho poco da dire, visto che sono appena iniziate. Però insomma non posso dire di trovarle particolarmente esaltanti: alla fine si tratta per buona parte di argomenti che sarà anche corretto che un futuro dottore studi almeno un po', ma che poi rientrano nell'ambito di competenze specialistiche che io non potrò comunque e in nessun caso acquisire. E studiare cose che tanto faranno altri diventa tutto un pochino e vagamente frustrante, se devo essere sincero.

Ci sono comunque un po' di cose che mi interessano di più, come Neurologia (a medicina d'urgenza di problemi neurologici se ne vedono tanti) e Dermatologia, che tutto sommato è una materia un pochino "jolly" per ogni dottore: qualsiasi specializzazione uno scelga, c'è sempre il parente che arriva con qualche taglio bolla squarcio neo escrescenza o quant'altro e ti chiede: guarda un po' qui. Secondo te, che cos'ho?!

E io, una volta seguito studiato e sostenuto l'esame di Dermatologia... avrò sicuramente conosciuto qualche dermatologo competente, al quale indirizzarlo.

Simone

05/03/13

Perché ho smesso di prendere appunti a lezione.

Io sono quello a destra in mezzo con l'iPhone sotto il banco.
Io ho smesso di prendere appunti al termine del primo semestre del terzo anno di Medicina, quando dopo aver dato un certo esame mi sono reso conto che non avevo ancora nemmeno risistemato i fogli nel quadernone, e che a scrivere tutta quella roba avevo fatto solo una grossa e noiosa faticaccia inutile.

Cioè io ho fatto l'esame, ma le cose che avevano detto a lezione non me le ero manco minimamente riviste... e allora ho capito: seguire quel corso non era servito a un cazzo, e tanto valeva che me ne fossi stato a casa a dormire.

Che se poi il tempo delle lezioni, invece di passarlo all'università, uno lo passasse davvero sui libri, non si avrebbe una preparazione migliore? Se invece di 3 mesi di corso, seguiti da una sessione di appelli tutti appiccicati e sovrapposti, gi esami fossero semplicemente spalmati lungo l'arco dei dodici mesi dell'anno corrente, non si finirebbe con lo studiare meglio e di più?

Ma però purtroppo infatti aimé malauguratamente invece a Medicina c'è la frequenza obbligatoria, per cui o speri che i professori non controllino davvero e non scoprano che non ci vai, o frequenti almeno il numero minimo di lezioni richieste (i 2 terzi) oppure semplicemente non puoi dare gli esami perché ti mancano le firme sui fogli di presenza e ti attacchi al cavolo, anche se magari in realtà sapevi tutto di tutto.

Ma insomma, non sono poi così assolutamente negativo: è anche vero che - seguendo - ti fai bene o male una mezza idea su quello di cui parla l'esame (cosa tutt'altro che ovvia per materie con nomi tipo Metodologia Integrata 2) su cosa piace particolarmente ai professori e su che cosa bisognerà ripetere a memoria come automi privi di umanità per essere promossi. E insomma - anche se per motivi completamente diversi dai presupposti iniziali - le lezioni non sono completamente inutili dal punto di vista dell'esito positivo della prova finale, questo no. E infatti io ci vado sempre, anche se mi annoio da morire.

Studiare volta per volta quello che viene spiegato sarebbe poi un'altra scusa per seguire con infervorata passione, ma è poco attuabile: un po' perché fino a quando non ti ritrovi sotto pressione con l'appello tipo il giorno dopo finisce sempre che pensi: "adesso mi metto a studiare", e invece non fai niente. E non è pigrizia o cattiveria, ma il semplice meccanismo di base che smuove qualsiasi essere umano a fare una qualsiasi azione: la paura di una punizione imminente.

Un altro po' perché andare a seguire è faticoso, e a lezione finita a metterti sui libri non ce la fai. Ancora un po' perché se hai lezioni, tirocini e internati, non so tutto sommato dove dovresti trovare il tempo, e ancora un altro po' ancora perché - con tutta sincerità - buona parte degli esami comprendono nozioni mnemoniche che si apprendono per poi essere dimenticate pochi giorni dopo (a me bastano anche le poche ore dalla mattina al momento in cui mi chiamano per l'orale, purtroppo) e studiarle con largo anticipo è assolutamente inutile.

E insomma, io a lezione mi siedo dietro come gli studenti casinari sul pullman della gita delle medie. Cerco in qualche modo di sentire di cosa stanno parlando, ma ogni due minuti mi guardo intorno, mi perdo in qualche pensiero elevato su quello che mangerei a pranzo, scarico la posta sul cellulare, mando messaggi, scambio qualche parola con i compagni di banco o controllo quello che si dice su Facebook. Se ho dormito poco (come sempre) ho pure un sonno che levati, e in tutto questo il momento più bello è durante la pausa tra una lezione e l'altra, quando vado al bar per un caffé.

Di prendere appunti come dicevo non se ne parla, che tanto è veramente una fatica inutile... fatta eccezione per quei corsi nei quali per superare l'esame bisogna ripetere le cose che dice il docente parola per parola, dove con mia grande prostrazione e infelicità mi toccherà studiare sulle trascrizioni al computer delle lezioni registrate (le cosiddette sbobinature).

Per fortuna che queste sbobinature le faccio in gruppo con un bel po' di altri studenti, per cui a ognuno toccano al massimo un paio d'ore di dettato a semestre, mentre poi alla fine si mette tutto insieme al lavoro degli altri e ti ritrovi una materia interamente sbobinata a fronte di una fatica tutto sommato tollerabile.

L'altro estremo invece sono i corsi dove i professori a lezione dicono 2 (due) cose. Però poi scopri che all'esame te ne chiedono altre 18 (per un totale di 20) e un programma non esiste, quello che trovi sul libro non va bene mentre su Internet trovi magari qualcosa che gli assomiglia ma soltanto nella pagina di Wikipedia in cirillico.

E lì, a quel punto, è normale che uno si chiede: ma allora che stracavolo di accidenti ho seguito a fare, solo per prendere queste benedette presenze?!

E la risposta - in questo caso - è ovviamente, un laconico: sì.

Simone

01/03/13

Seconda laurea in medicina: fine della sessione invernale.

Festeggiamenti post esame: a casa a dormire.
E va bene.

Ci sono arrivato con l'affanno, col sonno, con una stanchezza che non so quando recupererò mai, ma è fatta. Ho portato a casa ieri l'ultimo esame, e la sessione invernale è finita.

Con Diagnostica per immagini, ho dato tutti e quattro gli esami che c'erano da dare in questi due mesi e mezzo. Cioè gli appelli erano divisi in realtà da poco più di un mese soltanto, ma io avevo iniziato a studiare prima... ovviamente.

Mancano solo i due esoneri di farmacologia che mi restano per chiudere anche quella, ma poco male visto che mettono spesso appelli durante le lezioni e troverò il modo di farli con più calma prima della sessione estiva.

Bo'. Non ho tenuto una media particolarmente elevata, ma penso di aver fatto un bel lavoro. Quattro esami sono tanti, e considerando che adesso ne iniziano altri cinque se non mi fossi messo sotto a macinare un po' rischiavo di ritrovarmi facilmente con molte materie arretrate. Se pensiamo poi che - in questo stesso periodo - lo scorso anno ancora non ero riuscito a combinare niente e continuavano a segarmi a ripetizione, si può proprio dire che la sessione invernale è stata un successo.

Comunque sono davvero affaticato. Sarà che Diagnostica per immagini è durata una mezza giornata, e poi tutto il giorno dopo a stare lì ad aspettare di essere interrogati prima e di sapere il risultato dopo, e insomma per queste cose ci vuole il fisico e bisogna essere giovani... ma io nonostante abbia entrambe queste qualità mi sento veramente devastato lo stesso.

Ora ci vorrebbe una vacanza di quelle rilassanti dove passeggi giri mangi dormi fai il bagno e ti riposi, solo domenica sera penso di andare in reparto e lunedì già ricominciano i corsi.

Sinceramente penso che forse i professori un po' esagerino: ho capito che stai a medicina, ho capito che devi salvare la vita alla gente o per lo meno togliergliela riuscendo a non farti notare, ho capito che poi qualcuno guadagnerà tanti bei soldi e in qualche modo devi farglieli guadagnare... però 10 esami in un anno con 3 giorni di pausa dopo le lezioni, tirocini internati e tutto il resto è davvero un po' troppo.

Se già la pratica in reparto fosse tenuta anche minimamente in conto forse si scaricherebbe un pochino dal peso di tutto il resto, mentre ora come ora devi andare tu per conto tuo con tutto che la mattina hai sempre qualche lezione con la frequenza obbligatoria.

Ma ok, sto ripetendo cose già dette e non vedo proprio a cosa serva, se non ad annacquare questo aggiornamento venuto forse un po' corto ma. Comunque sia sottolineo meglio il punto saliente al quale pare invece giusto dedicare più interesse: esami invernali finiti, sto in pari, stanco morto, felice e contento, lunedì si riparte senza praticamente essersi fermati mai, ma comunque ce la faremo.

Grazie a tutti, e ciao.

Simone