15/09/08

La mia seconda laurea in Medicina.

Post pubblicato originariamente a questo indirizzo.

Non ho già una laurea in Medicina, è che mi sa che al titolo manca una virgola

A poco più di due settimane dall'inizio dei corsi, credo che sia il giunto il momento di dire qualcosa di più su questo mio folle proposito di ricominciare con l'Università.

Come già detto altre volte, ho già una prima laurea in Ingegneria Civile (da qui il titolo con la virgola sbagliata) e ho iniziato a interessarmi alla Medicina attraverso il volontariato con la Croce Rossa Italiana. Oltre a seminare scompiglio con l'ambulanza, insegno primo soccorso e rianimazione cardio-polmonare con uso del defibrilltore (bls-d per gli addetti) mentre senza un titolo di studi specifico le altre cose che posso fare nel settore medico/soccorso sono abbastanza pochine: posso portare la barella, partecipare a concorsi che non vincerò mai (ai tempi volevo fare il pompiere, ma questa davvero è un'altra storia) fare il cadavere nelle esercitazioni, sedere in silenzio mentre altre persone fanno tutto il resto nonché intervenire sui pazienti... ma solo a condizione che siano già morti ^^.

Il fatto è che, anno dopo anno, ogni volta che si avvicinava il periodo di Settembre-Ottobre e che in televisione si parlava dei test di ammissione, tornava a presentarsi l'idea di provare a fare quel qualcosa di più per sentirmi più realizzato, e allo stesso tempo il rimorso per non averci provato prima. Alla fine Medicina è lunghissima, si sa quando si inizia ma non si sa quando si finisce, e ovviamente è un percorso e una professione che andrebbe intrapreso il più presto possibile. Comunque sia, dopo tanti ripensamenti, ho finalmente deciso di provarci.

Sinceramente, non credo sia questa grande idea: non mi piace l'idea di iniziare una cosa che finirò (forse) quando avrò nel migliore dei casi 39 anni (scrivere 40 anni mi dà un po' le vertigini) e così su due piedi non mi aspetto di riuscire ad arrivare fino alla fine. Il fatto è che credo che tenersi un rimorso per non aver tentato è comunque peggio della consapevolezza di aver visto che una cosa non è realmente fattibile, e - a parer mio - chiunque si accontenta di quello che ha senza provare a realizzare le proprie aspirazioni è semplicemente un cretino.

Mi rendo perfettamente conto che, nel corso degli studi di Medicina, ci sarà un momento in cui la facoltà inizierà a prendermi così tanto tempo da rendere impossibile seguire qualsiasi altra attività. Arriverà un momento, che io mi aspetto tra il quarto e il quinto anno, in cui i tirocini, le attività e la frequenza alle lezioni saranno così intensi che dovrò decidere una volta per tutte se mollare tutto per fare il medico o se mollare il medico per tornare alla mia vita normale.

La scelta dipenderà essenzialmente da come sarò arrivato a quel punto. Se medicina mi piace davvero così tanto, e se la mia vita mi sembrerà realizzarsi in quel modo, allora la scelta sarà facile. Se al contrario non me la sentirò di cambiare così tanto, immagino che la scelta sarà facile lo stesso.

Per il momento devo ancora iniziare. Il primo semestre del primo anno si preannuncia leggero (anche perché mi riconosceranno qualche esame) il secondo semestre sembra più pesante ma fattibile... e a mano a mano che verranno le difficoltà proverò ad affrontarle e a superarle nel migliore dei modi.

O, come sempre, quasi.

Simone

10/09/08

Il mondo quasi nuovo e l'accesso all'università.

Post pubblicato originariamente su Il mondo quasi nuovo.

Nel mio romanzo: Primo Mazzini e la stanza fuori dal tempo (come sempre mi piace citare libri che non mi pubblicheranno mai ^^) a un certo punto il protagonista ci dice che è contento di essere nato in Italia perché qui ha potuto studiare e diventare la persona che voleva essere.

La mia idea era più quella di un'istruzione di base che è liberamente fruibile in Italia come in Europa, ma che in tanti paesi purtroppo non è accessibile a tutti. A livello universitario, purtroppo, la libertà e la possibilità di studiare resta accessibile a tutti ma per certe facoltà è subordinata al superamento di un test si ammissione. Il famigerato numero chiuso che mi sono trovato ad affrontare per l'iscrizione a Medicina.

Se ne parla spesso al telegiornale, e se ne è già parlato su questo blog per ovvi motivi. La cosa che però non credo arrivi realmente al pubblico, a chi insomma è esterno alla vicenda perché a fare il medico non ci pensa nemmeno, è quello che davvero comporta questo test. Cioè, nell'idea comune chi studia per entrare, bene o male, dovrebbe farcela. O no? Ricordate che stiamo parlando di un test di ammissione all'università, indirizzato cioè a ragazzi appena usciti dal liceo: quanto può essere difficile, in fondo?

Vediamo l'ultimo test, quello uscito nel 2008. Si trattava di un compito abbastanza fattibile: cultura generale molto estesa (qualcosa tipo 20-25 domande di storia e letteratura) una biologia così facile da far azzeccare a molti 21 domande su 21 (cosa impensabile nei test degli anni passati) Matematica, Fisica e Chimica nella media con rispettivamente 6, 7 (o 7 e 6) e 13 domande.

Immaginate allora di voler studiare Medicina. Siete appena usciti dal classico, avete studiato un po' di biologia per conto vostro, di materie scientifiche non sapete quasi nulla e a studiarvele nemmeno ci provate, e prendete 50 al primo colpo. Ottimo, siete entrati e non era difficile. Neanche un po'.

Poniamo invece il caso che usciate da un istituto tecnico. Siete una persona anche in gamba, avete studiato un po' per conto vostro e un po' spendendo tanti soldi di Papà per qualche corso di preparazione. Purtroppo per voi la cultura generale non è difficile, è quasi impossibile: come si fa a studiarsi tutta storia e letteratura sperando di imbroccare qualche domanda presa da un programma potenzialmente infinito? Comunque qualcosa avete anche fatto, ma in quella sezione col compito che è capitato prendete 10. 10 perchè di poesie a memoria non ve ne ricordate mezza, non sapete un cavolo sul colonialismo e in qualche domanda a trabocchetto ci siete cascati perdendo punti.

A Matematica e fisica siete dei geni: 9 punti! Biologia altri 15 e Chimica facciamo 10. Insomma avete fatto un buon test, prendendo 44/80. Ma nel vostro ateneo il minimo per entrare era 46, 48, magari anche 50 e non siete entrati. Anche se questo era il terzo anno che provavate.

Ecco, adesso è vero che Medicina è una facoltà importante, che non tutti possono fare il dottore, che i posti sono limitati e che le domande sono davvero troppe. Solo che leggere ragazzi di 20 anni che scrivono: ora basta, non ci provo mai più. O ancora: questo paese fa schifo, rinuncerò al mio sogno di diventare medico è una cosa da far venire il mal di stomaco.

La cosa che mi infastidisce è che il test è talmente nozionistico da rendere quasi superflue le conoscenze scientifiche e la capacità di ragionamento: cultura generale è tutta a memoria, a biologia possono chiedervi il nome di un osso che non sapevate neanche di avere, matematica e fisica contano così poco che potete saltarle direttamente ed entrare anche prendendo ZERO e a Chimica prenderete un punteggio alto solo se ricordate la tavola periodica a memoria. E i ragazzini che sognano di fare il dottore si trovano a concorrere contro studenti universitari di biologia o altre facoltà similari, sapendo che Medicina è una laurea che non finisce più e che forse perderanno 2-3 anni anche solo per iniziare.

Io non sono contrario al numero chiuso, perchè se non ci sono le strutture per tutti semplicemente vuol dire che non ci sono. Però ai miei tempi (ho scritto davvero questa espressione?) chi voleva fare l'ingegnere prendeva e si iscriveva. Al primo anno c'era chi seguiva seduto per terra, ma finiti i 5 anni chi se l'era meritata aveva la sua laurea e nonostante questo afflusso di iscrizioni incontrollato di ingegneri disoccupati non mi pare che ce ne siano in giro molti.

Per la cronaca, dopo un'estate passata a studiare Biologia e Chimica, ho fatto il test qui a Roma e sono entrato con un punteggio in grado di rivaleggiare con uno studente del Liceo Classico (uno non particolarmente secchione, però ^^). Non so se riuscirò mai a prendere questa seconda laurea, ma intanto ne ho almeno la possibilità.

Il guaio, è che adesso mi tocca tornare all'università per davvero ^^!

Simone

04/09/08

Il test di ammissione a Medicina.

Post pubblicato originariamente su Il mondo quasi nuovo.

Non è bello aprire un nuovo blog con la descrizione di una cosa assolutamente orribile, ma tant'è: questa settimana ho avuto (o meglio, sto avendo) i test per l'ammissione alla facoltà di Medicina e Chirurgia. Ma andiamo per ordine.

Quando ho preso la folle decisione di riprendere gli studi, mi sono detto: ah, per un laureato in ingegneria il test di ammissione sarà una banalissima formalità!

Dettomi questo, ho comprato uno dei libri-raccolta di test degli anni passati (la prima di una serie di interminabili spese) e ne ho fatto uno. Risultato: 33/80. Minimo con cui si entrava alla Sapienza lo scorso anno: 45/80. Se non altro, adesso sapevo di avere un problema.

Ok senza tirarla troppo per le lunghe che già mi sta venendo il mal di testa solo a ripensarci, mi manca da finire le prove in una delle università private (meglio non fare nomi prima dei risultati finali) mentre per la pubblica dovrei aver fatto un punteggio con cui l'anno scorso sarei entrato, mentre quest'anno si saprà tra 1 settimana (dipende da come vanno tutti gli altri, ovviamente).

Per passare il tempo, vi elenco le cose più belle che mi sono rimaste impresse nel corso della preparazione del mio test d'ingresso:

- Passare l'estate a studiare alla vereconda età di 33 anni.

- Fare un corso estivo con una comitiva di 18-20enni che parevano tutti più preparati di me. Ok, magari no... ma almeno loro avevano tempo per rimediare ^^.

- La gente che mi chiede: lei è il professore? E quando rispondo che sono uno studente mi guarda con gli occhi di fuori.

- I miei amici che fanno il totoscommesse su quanti mesi passeranno prima del mio abbandono (l'interruzione natalizia è data 20 a 1 o giù di lì). Questo ovviamente a condizione che almeno riesca a entrare ^^.

- Guardare il casino dei test in televisione, pensare come sempre: poveri sfigati! E rendermi conto che c'ero in mezzo anche io.

- Fare il test in un'università privata con l'influenza intestinale.

- Fare il test alla pubblica con l'influenza intestinale ancora peggiore, in un'aula con altri 100 candidati... scoprendo tra l'altro che a livello universitario rientro nella fascia d'età dei sessantenni.

- Sbagliare un paio di quesiti estremamente banali (del tipo 0,2 diviso 2) perché in quel momento ho un tremendo attacco di nausea. Eh sì, lo so cosa pensate: le solite scuse.

- Tornare all'università privata per la seconda prova coi postumi dell'influenza intestinale, il che corrisponde a mettermi il completo, guidare per quasi un'ora, parcheggiare, arrivare lì sotto il sole che col completo è un piacere che non vi dico, non trovare il mio nome, chiedere a qualcuno e sentirmi rispondere: guardi che il suo turno è domani.

E se cercano solo gente sveglia, mi sa che sono già a posto! ^^

Simone

01/09/08

Navarra, e basta.

Dopo due anni di scrittore emergente e uno di mondo quasi nuovo, i miei blog a tema dai quali sono nati due libri (di cui uno già pubblicato, e l'altro che ancora non si sa magari speriamo), mi sono reso conto di aver fatto una enorme serie di cavolate:

1) Più blog al posto di uno hanno meno "peso" su google, e per questo ricevono meno lettori.

2) I lettori stessi si rompono le scatole di dovermi venire a cercare a chissà quale indirizzo.

3) Alla fine ogni tema finisce con lo scocciare, e non è che ogni volta posso stare lì a reinventarmi un nuovo blog, e soprattutto a risistemare link, banner e pupazzi vari sulla colonna di destra.

5) È più facile scrivere quello che mi piace, quando mi va, senza auto-filtrarmi con temi e impostazioni assurde che tra l'altro non servono a niente.

Insomma rieccomi qui con l'ennesimo blog (ok, è solo il terzo e c'è gente che ne avrà una decina). Solo che questa volta, tolta la grafica che ho sistemato in maniera da poter cambiare (almeno in teoria) facilmente, spero che si tratti di quello definitivo.

Su queste pagine parlerò dei miei libri, di scrittura, di me, della mia vita privata, della mia seconda laurea e di tutto quello di cui mi verrà spontaneo parlare di volta in volta.

Navarra e basta, insomma. Con la speranza comune a tutti i blogger che - per qualche assurdo motivo - le cose che scrivo interessino addirittura a qualcuno...

E la certezza che, come sempre, qualche amico continuerà a venirmi a trovare.

Simone