10/09/08

Il mondo quasi nuovo e l'accesso all'università.

Post pubblicato originariamente su Il mondo quasi nuovo.

Nel mio romanzo: Primo Mazzini e la stanza fuori dal tempo (come sempre mi piace citare libri che non mi pubblicheranno mai ^^) a un certo punto il protagonista ci dice che è contento di essere nato in Italia perché qui ha potuto studiare e diventare la persona che voleva essere.

La mia idea era più quella di un'istruzione di base che è liberamente fruibile in Italia come in Europa, ma che in tanti paesi purtroppo non è accessibile a tutti. A livello universitario, purtroppo, la libertà e la possibilità di studiare resta accessibile a tutti ma per certe facoltà è subordinata al superamento di un test si ammissione. Il famigerato numero chiuso che mi sono trovato ad affrontare per l'iscrizione a Medicina.

Se ne parla spesso al telegiornale, e se ne è già parlato su questo blog per ovvi motivi. La cosa che però non credo arrivi realmente al pubblico, a chi insomma è esterno alla vicenda perché a fare il medico non ci pensa nemmeno, è quello che davvero comporta questo test. Cioè, nell'idea comune chi studia per entrare, bene o male, dovrebbe farcela. O no? Ricordate che stiamo parlando di un test di ammissione all'università, indirizzato cioè a ragazzi appena usciti dal liceo: quanto può essere difficile, in fondo?

Vediamo l'ultimo test, quello uscito nel 2008. Si trattava di un compito abbastanza fattibile: cultura generale molto estesa (qualcosa tipo 20-25 domande di storia e letteratura) una biologia così facile da far azzeccare a molti 21 domande su 21 (cosa impensabile nei test degli anni passati) Matematica, Fisica e Chimica nella media con rispettivamente 6, 7 (o 7 e 6) e 13 domande.

Immaginate allora di voler studiare Medicina. Siete appena usciti dal classico, avete studiato un po' di biologia per conto vostro, di materie scientifiche non sapete quasi nulla e a studiarvele nemmeno ci provate, e prendete 50 al primo colpo. Ottimo, siete entrati e non era difficile. Neanche un po'.

Poniamo invece il caso che usciate da un istituto tecnico. Siete una persona anche in gamba, avete studiato un po' per conto vostro e un po' spendendo tanti soldi di Papà per qualche corso di preparazione. Purtroppo per voi la cultura generale non è difficile, è quasi impossibile: come si fa a studiarsi tutta storia e letteratura sperando di imbroccare qualche domanda presa da un programma potenzialmente infinito? Comunque qualcosa avete anche fatto, ma in quella sezione col compito che è capitato prendete 10. 10 perchè di poesie a memoria non ve ne ricordate mezza, non sapete un cavolo sul colonialismo e in qualche domanda a trabocchetto ci siete cascati perdendo punti.

A Matematica e fisica siete dei geni: 9 punti! Biologia altri 15 e Chimica facciamo 10. Insomma avete fatto un buon test, prendendo 44/80. Ma nel vostro ateneo il minimo per entrare era 46, 48, magari anche 50 e non siete entrati. Anche se questo era il terzo anno che provavate.

Ecco, adesso è vero che Medicina è una facoltà importante, che non tutti possono fare il dottore, che i posti sono limitati e che le domande sono davvero troppe. Solo che leggere ragazzi di 20 anni che scrivono: ora basta, non ci provo mai più. O ancora: questo paese fa schifo, rinuncerò al mio sogno di diventare medico è una cosa da far venire il mal di stomaco.

La cosa che mi infastidisce è che il test è talmente nozionistico da rendere quasi superflue le conoscenze scientifiche e la capacità di ragionamento: cultura generale è tutta a memoria, a biologia possono chiedervi il nome di un osso che non sapevate neanche di avere, matematica e fisica contano così poco che potete saltarle direttamente ed entrare anche prendendo ZERO e a Chimica prenderete un punteggio alto solo se ricordate la tavola periodica a memoria. E i ragazzini che sognano di fare il dottore si trovano a concorrere contro studenti universitari di biologia o altre facoltà similari, sapendo che Medicina è una laurea che non finisce più e che forse perderanno 2-3 anni anche solo per iniziare.

Io non sono contrario al numero chiuso, perchè se non ci sono le strutture per tutti semplicemente vuol dire che non ci sono. Però ai miei tempi (ho scritto davvero questa espressione?) chi voleva fare l'ingegnere prendeva e si iscriveva. Al primo anno c'era chi seguiva seduto per terra, ma finiti i 5 anni chi se l'era meritata aveva la sua laurea e nonostante questo afflusso di iscrizioni incontrollato di ingegneri disoccupati non mi pare che ce ne siano in giro molti.

Per la cronaca, dopo un'estate passata a studiare Biologia e Chimica, ho fatto il test qui a Roma e sono entrato con un punteggio in grado di rivaleggiare con uno studente del Liceo Classico (uno non particolarmente secchione, però ^^). Non so se riuscirò mai a prendere questa seconda laurea, ma intanto ne ho almeno la possibilità.

Il guaio, è che adesso mi tocca tornare all'università per davvero ^^!

Simone

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