29/09/13

Domani si ri-parte sul serio.

Pronti, partenza... tirocinio!
Prima settimana del sesto anno andata - diciamo - bene.

Prime lezioni, un po' di reparto per la tesi. Prime avvisaglie di come saranno i prossimi esami e di quanto si dovrà studiare per superarli: diciamo che non sembra niente di insormontabile, ma un paio o anche tre materie tutto sommato impegnative prima del traguardo ancora mi toccano.

Da domani, invece, iniziano i tirocini. E si inizia anche a fare sul serio:

Alle 8 e 30 ho appuntamento in reparto. Poi all'una a lezione. E poi se capiterà qualche volta che il mio professore farà la notte si vede che dovrò tornare all'università pure la sera.

Sommiamo anche varie ed eventuali come incontri col professore per discutere della tesi e impegni extra-universitari vari (c'è anche una vita al di fuori dello studio della Medicina, anche se pare che in questo momento si debba mettere molto in secondo piano) e se una cosa positiva in tutto questo proprio la vogliamo trovare è che - questo è poco ma sicuro - difficilmente passerò delle giornate vuote e noiose.

Per il resto avrei tanti altri racconti di pazienti e di tirocini da fare: alcuni un po' tristi, altri più divertenti. C'è però che anche mettersi lì a scrivere richiede il suo tempo, oltre a un po' di sana ispirazione che in questi giorni un pochino latita e anche per questo non è che aggiorno tantissimo o che vi racconto chissà che cosa.

Diciamo che più che altro ora come ora c'è un po' di stress per non sapere ancora bene cosa mi aspetta di preciso e come dovrò organizzarmi. Sperò però che nel giro di un paio di settimane le cose inizino ad andare più o meno a regime, e insomma di trovare il solito ritmo e rilassarmi anche un po' mentre la sessione d'esami è davvero lontana e non ho scadenze troppo ravvicinate.

Comunque sia, insomma: sono le 10 e mezza, domani mi aspetta una lunga giornata e vi lascio. Ci sentiamo presto magari con qualche dettaglio sul tirocinio e sulle prossime novità che ancora mi aspettano.

Simone

25/09/13

Il sesto anno di Medicina.

Tirocinio a chirurgia: io sono quello che fa la foto.
Ieri... no: l'altro-ieri, sono iniziate le lezioni del sesto anno.

Ci sarebbero un'infinità di cose da dire, ma insomma vediamo cosa viene fuori senza dilungarsi troppo.

Intanto, i corsi di questo semestre sono:

- Medicina e chirurgia 2.

- Ginecologia.

- Pediatria.

- Medicina del lavoro.

Ai quali si aggiunge qualche lezione di Emergenze medico chirurgiche, che però continuerà anche il semestre prossimo.

Sulle lezioni non c'è molto di nuovo, e c'è poco da dire: vai in aula, ti siedi e cerchi di fartela passare in qualche modo... magari leggendoti il libro di ecografia d'urgenza. Che nessuno mi chiederà mai niente del genere in nessun esame, ma sarà lo stesso uno degli elementi principali di un mio qualunque eventuale futuro lavoro.

Un piccolo problema (ma mica tanto piccolo) è che le lezioni iniziano all'una. Io insomma a mezzogiorno non ho fame e non ho voglia di mangiare, mentre alle due mi viene una fame mostruosa e sto lì a seguire con lo stomaco che borbotta.

Mangiare un panino al volo nei momenti di pausa è il modo migliore per mettere su 10 Kg e farsi venire la gastrite, per cui insomma bo': prima ancora di fare il pediatra o diventare un esperto ginecologo, devo cercare di capire anche solo come nutrirmi.

Dalla prossima settimana, iniziano pure i tirocini. E quest'anno sembra che si farà - finalmente - molto di più: abbiamo tirocinio la mattina, una settimana per materia, 8-9 settimane a semestre in tutto più o meno.

E se da un lato è bello potersi finalmente concentrare un po' sui reparti, dall'altro viene da chiedersi se abbia senso - dopo un anno di medicina d'urgenza - passare una settimana con altri 10 studenti in un reparto che non conosco a fare non si sa tanto bene cosa.

C'è un po' il rischio che sia il classico troppo poco, troppo tardi: io avrei fatto più tirocini negli anni passati, e al sesto avrei semplicemente lasciato che gli studenti si concentrassero sul reparto scelto da loro per preparare la tesi. Comunque sia non sembra che avrò il tempo per annoiarmi, e questo è di sicuro un aspetto positivo.

Piccola nota, forse collegata o forse no: l'altro giorno c'era il corso di aggiornamento della Croce Rossa per il personale di ambulanza.

Io sono rimasto fino alle 8 in reparto, e insomma il corso me lo sono perso. Questo vuol dire che tra un mese mi scade il brevetto e dovrò aspettare il prossimo anno per ripetere l'aggiornamento... ma visto che il prossimo anno mi laureo e i laureati in medicina (per una serie di problemi burocratici) non possono andare sull'ambulanza dei volontari, insomma, mi pare chiaro: venerdì mi faccio un turno di 118 in ambulanza, e ci sono ottime possibilità che sia l'ultimo della mia carriera di volontario.

Visto di quante cose devo parlare, quest'anno? E non sarebbero nemmeno finite... però tra poco ho lezione, per cui devo andare e vi lascio.

Simone

22/09/13

Domani inizia il sesto anno di medicina.

Vi ho già detto che faccio la tesi con... ?!
Sono finite da un pezzo le vacanze, praticamente conclusa l'estate... e domani iniziano i corsi del sesto anno di Medicina.

E io volevo fare un post drammatico e strappalacrime così da chiudere in malinconico romanticismo questo ultimissimo giorno del quinto. Ma invece, niente.

Sarà che alcuni dei post precedenti sono già stati sufficientemente pesanti da portare tutto il drammatismo sufficiente a riempire un intero corso di studi.

O sarà - in maniera molto più semplice - che non mi sento affatto vicino alle lacrime nel terminare questo anno terribile per iniziarne uno che - si spera - dovrebbe essere più bello.

Insomma, in questo ultimo giorno da studente del quinto anno subito precedente al primo giorno da studente del sesto, sono andato in reparto. Di Domenica mattina. Fico, no?

Dipende.

Perché, ammettiamolo: ho un sonno mortale (e la cosa andrà aggravandosi adesso che iniziano i corsi, temo) ma mi sono divertito e sono contento.

Divertito è la parola giusta. E se ti diverti ad alzarti la domenica mattina per andare a fare un certo - chiamiamolo - lavoro, senza che nemmeno ti paghino o ti torni indietro nulla se non un po' di esperienza... be', forse qualcosa di buono dal buco abbiamo iniziato a cavarlo. Se mai quest'ultima espressione avesse un senso.

Per il mio primo giorno da studente del sesto, invece, mi sto preparando psicologicamente, anche se preferisco magari parlarne in maniera più approfondita da domani, senza voler anticipare per forza i tempi.

Diciamo solo che mi sto organizzando per seguire, per il tirocinio, per la tesi e per chiedere di frequentare in altri reparti oltre al mio... insomma c'è tanto da dire, ma abbiamo anche tanto tempo e possiamo fare con calma.

Vi lascio infine con una mezza riflessione, anche se nelle prime righe promettevo di non scivolare lungo una china del genere... ma invece vi tocca: ogni anno, all'inizio delle lezioni, esce un calendario degli esami e un libretto elettronico (un pdf) con gli orari delle lezioni e tutto quello che potrebbe interessare agli studenti.

E io ogni anno vado a leggere le cose che mi riguardano, no? Immaginate allora che al primo anno, quando ti sei appena iscritto, apri il libretto e leggi i tuoi orari e gli esami e magari pure i tirocini che ti toccherà fare.

Però poi insomma sei curioso, e sfogli anche quelli degli anni successivi che stanno nelle pagine dopo. E così ti accorgi che gli ultimi anni distano una decina di pagine, e devi scrollare un sacco con la rotellina del mouse per raggiungerli e ti viene l'angoscia, perché ti sembrano lontanissimi.

Poi passa il tempo. Passi un po' di esami, e arrivi a frequentare il terzo e il quarto anno del corso di laurea.

Stai un po' più avanti, e scorrere fino agli orari del sesto anno richiede un po' meno tempo ma insomma, gli studenti più "grandi" stanno sempre lì: lontani, nel loro mondo dove l'università è quasi finita mentre te stai - forse - a malapena a metà.

E io fino a ieri/oggi stavo al quinto anno di medicina: mi ero avvicinato molto, ma mancava ancora uno scalino. Ma adesso, invece, eccomi qui.

Apro il libretto dell'università, cerco le pagine del mio anno, e per farlo devo scorrerlo tutto.

Devo andare giù con la rotella non so quante volte, e ripassare davanti a tutto quello che ho già fatto: gli orari del primissimo semestre, i primi esamacci. Istologia, Biochimica, Anatomia... le patologie integrate. Anatomia Patologica, che era la bestia nera e l'esame che faceva più paura di tutti. E ancora dopo Organi di senso, l'ultimo scoglio insuperabile e gigantesco, che non avrebbe mai passato nessuno... e invece - pure quello - è andato.

Ultima scrollata verso il basso, ed eccoci qui: ora, e adesso. Finalmente, siamo al sesto anno di Medicina. Le ultime pagine del libretto. Pulite e ordinate, con gli orari e gli esami belli stampati.

E, da domani, vediamo di sfogliare anche queste.

Simone

15/09/13

La mia tesi di laurea in Medicina.

Ecografia prenatale semplificata per ginecologi alle prime armi.
L'altro giorno, Sabato mattina, ho iniziato più o meno ufficialmente a lavorare per la tesi.

Il titolo - indicativamente - sarà: l'ecografia polmonare d'urgenza. Sempre che non cambi tutto di botto e all'improviso... cosa che del resto con le tesi il più delle volte succede.

Ok. Siete super curiosi di sapere altri dettagli? No? Peccato, perché sebbene anch'io ritenga di aver già detto ben più di quanto possa interessare a chicchessia, un aggiornamento di 3 righe è troppo poco e bisogna necessariamente aggiungere altro per allungare:

La tesi inizierà con un'appassionante introduzione sulle basi tecnico-scientifiche dell'ecografia, e sugli studi dei suoi primi utilizzatori: il Dottor Karl Theodore Dussik d'Austria, e il Dottor Ian Donald di Scozia. Buona parte di questa introduzione è - curiosamente - già stata pubblicata qui.

Dopo di questo e altre cose che immagino andranno ad aggiungersi col tempo, si passerà alla vera e propria parte sperimentale: un confronto tra le immagini (ed eventuali relative diagnosi, ovviamente) ottenute con l'ecografo e i risultati acquisiti invece con un'altra metodica.

Per spiegarlo un po' meglio: facciamo un po' di ecografie e un po' di raggi X, e vediamo se un metodo è più preciso o più accurato o più affidabile rispetto all'altro per diagnosticare determinate condizioni mediche.

Detto così potrebbe non sembrare chissà che gran cosa. Eppure in questa semplice idea iniziale ci sono almeno 2 punti che trovo positivi:

1) Sull'uso dell'ecografo in emergenza c'è ancora molto da vedere e da dimostrare. In letteratura non c'è poi ancora tutto questo materiale, e un confronto tra diverse metodiche non è affatto un'idea stupida o dalla quale aspettarsi dei risultati così scontati.

2) Usare l'ecografo e confrontarlo con altre immagini mi pare un gran modo per imparare qualcosa che poi - da medico laureato e abilitato - userò quotidianamente. Cioè non si tratta di fare una tesi solo per dire "ho finito" e laurearsi, ma è davvero un argomento che mi sarà utile.

Insomma, grande entusiasmo per una tesi che mi piace e che è allo stesso tempo anche interessante e tutto il resto: che altro potrei volere di più? Di non farla per niente e laurearmi senza fatica? Di essere pagato? Di farmi riconoscere la tesi che ho fatto a ingegneria? In effetti, ora che ci penso, potrei fare almeno un tentativo...

E vabbe': l'altra mattina insomma mi sono messo a provare un po' con le ecografie cardiache... e lo so che la tesi è sul polmone, ma che volete? In reparto stavano facendo quelle.

Sul cuore comunque mi sono studiato un po' di cose anche grazie a del materiale fantastico che ho trovato in rete, e ho capito (in teoria) come si vedono alcune sezioni e come si calcola la Frazione di eiezione, un numeretto che si potrebbe dire che vale un po' come indicatore della funzionalità cardiaca generale.

Nella pratica però ho scoperto che se il paziente è piccolino (metà dei pazienti) far passare gli ultrasuoni in mezzo alle costole è difficile, e non si vede una mazza.

Se invece il paziente è corpulento (l'altra metà dei pazienti) ho scoperto che far arrivare gli ultrasuoni in profondità è ancora più difficile che con i pazienti piccoli di prima, e non si vede una mazza ancora peggio.

Insomma sulla carta e in teoria è tutto bello e tutto semplice, ma nella pratica è un altro paio di maniche e prima di raggiungere una ragionevole capacità pratica ci vorrà un bel po' di tempo.

Io per fare la tesi ho circa un annetto. Altri 3 mesi per l'iscrizione all'albo, e infine un anno in più anche dopo con il master e i corsi che vorrei fare.

Vorrà dire che dovrò farmeli bastare.

Simone

12/09/13

Università passati i 30 anni: ho finito il quinto anno di medicina.

Cristallo di Litio: ci crediate o meno, è un medicinale.
Oggi (ma forse il post lo pubblico domani, non lo so ancora) ho fatto Psichiatria.

Con lo psichiatra mi ha detto benissimo, perché mi ha chiamato il prof quello un po' più "tranquillo" e mi ha chiesto cose che tutto sommato erano semplici, e insomma alla fine è andata bene.

Un po' meno bene l'orale con la psicologa clinica, secondo la quale ho appena dato una letta alle slide e non sapevo bene le cose e insomma mi ha abbassato un po' il voto. Che già solo per questo blog come psicologo clinico dovrei prendere 40 e due lodi, ma tant'è: quando la psicologa clinica avrà una crisi d'identità e vorrà iscriversi a medicina pure lei troverà queste pagine, leggerà queste parole e si renderà conto della grande ingiustizia che si è compiuta oggi ai danni del più grande ingegnere psicologo medico blogger vivente: e vi sfido ad asserire il contrario.

Crisi maniacale scatenata dallo stress da esame a parte, dei voti non mi frega una minchia (o meglio, sono contento del voto che ho preso) e insomma abbiamo raggiunto il grande traguardo da me più volte espresso, sofferto e agognato:

Stare in vacanza fino all'inizio dei corsi.

Oltre a questo importante raggiungimento, c'è il non proprio secondarissimo fatto che ho terminato gli esami del quinto anno di medicina.

Quelli del primo, secondo, terzo e quarto - ricorderete - li avevo già dati. Con questo qui è finito pure il quinto, e se non ho fatto male i conti mi resta solo da iniziare, seguire, fare, studiare e terminare il sesto anno, e poi è andata.

Vorrei dirvi di essere estremamente contento, ma sono così distrutto che non è che riesca davvero a provare tutte queste emozioni particolari. Diciamo che sto in quella situazione nella quale non mi rendo ancora molto bene conto che le cose siano andate meglio del meglior modo in cui potevano andare. E insomma io lo so che sono contento, ma sono troppo stanco per esprimere questa contentezza in una qualsiasi altra maniera.

Adesso insomma riposo totale. Se tornerà un po' di bel tempo mi farò qualche ultimo giorno di mare, e dovrei sistemare un po' del lavoro di ufficio ma vabbe' troverò il tempo.

Dal punto di vista della mia preparazione medica (che a questo punto inizierei a scindere da quello della mia preparazione universitaria) ho già visto i prossimi turni da fare in reparto. Ho preso un paio di libri di ecografia, e fermo restando che se studio anche il retro della scatola dei cereali mi si ingrippa il cervello e muoio, sono comunque pronto a darli un'occhiata e ad attaccare con ecografie e tesi appena mi chiederanno di farlo... sperando però che mi lascino prima un po' di tempo per rifiatare.

Simone

11/09/13

Morire due volte.

Non so nemmeno come si chiami, ma facciamo Lucia, tanto per chiamarla in qualche modo.

Lucia è una donna sulla quarantina.

La vedo che sta lì, nel letto. Intubata, circondata da cavi, tubi, schermi e macchine di ogni tipo.

Accanto a lei, c'è il tecnico neurofisiopatologo: un ragazzo che si gira un po' tutti i reparti per fare gli elettroencefalogrammi ai pazienti ricoverati.

Ci sono tante cose in ospedale che trovo complicate, difficili, o delle quali semplicemente non capisco ancora nulla. Ma capire questa qui, al contrario, è stato facilissimo: sul computer del tecnico si vedono scorrere tante linee, che vanno da destra a sinistra, una parallela all'altra.

E nel caso di Lucia, ogni tanto si vede un cosiddetto spike. Vale a dire una variazione del tracciato. Una sorta di punta, insomma, proprio nel momento esatto in cui batte il cuore.

Ma se non fosse per quello, la macchina non registrerebbe nient'altro. È il famoso elettroencefalogramma piatto, tanto caro ai serial sui medici e ai giornalisti di cronaca nera: la cosiddetta morte cerebrale.

Lucia è morta a 40 anni.

Sento gli anestesisti che discutono tra loro. Parlano di carte, firme e burocrazia per avviare la donazione degli organi. Poi non so altro. Non lo voglio nemmeno sapere, e torno nella mia zona del reparto.

La giornata passa in fretta tra tanti pazienti, professori, cose da imparare. Non mi ricordo cosa ho fatto di preciso, e comunque non ha davvero importanza.

Poco prima di andarmene, mi trovo a passare di nuovo vicino al letto di Lucia, e scopro che non è più intubata. Hanno spento la macchina, e non respira più.

Non serve più nemmeno il monitor, staccato e messo da parte, visto che anche il cuore - ormai - si è fermato.

«Non doveva fare la donazione degli organi?» domando all'anestesista che sta lì vicino, intento a sistemare delle cartelle cliniche.

Lui sposta lo sguardo verso di me, e scuote appena la testa.

«Non hanno dato il consenso» dice, tornando a seguire il suo lavoro.

E io non aggiungo nulla: ognuno fa le sue scelte, e nessun altro può andare lì a dirgli che ha fatto bene o che ha fatto male. Perché quello che succede veramente, dietro a tanta retorica e a tanti discorsi già belli che fatti, lo vive soltanto lui.

Soltanto mi è dispiaciuto, per Lucia. Coperta da un lenzuolo bianco, su quel letto di ospedale.

Mi è sembrato di vederla morire due volte.

Simone

10/09/13

Al volissimo...

Se non l'aveste notato, una conversazione interessante con qualcuno che ha difficoltà col test sta avvenendo nell'ultimo post, qui:

Magari dateci qualche consiglio!

Simone

06/09/13

Ho iniziato a usare l'ecografo!

Quello che uso io, è del tutto diverso.
Il 2 Settembre ho fatto dermatologia, e questo lo sapevamo.

Il 3 ho fatto la notte in reparto, e hanno iniziato a farmi usare l'ecografo per preparare la tesi oltre che (si spera) per imparare semplicemente a usarlo ed applicarlo nella mia futura pratica clinica.

Prendi la sonda, ci metti sopra quella gelatina appiccicosa che praticamente in reparto ritrovi attaccata a qualsiasi cosa (sperando sempre che sia SOLO il gel dell'ecografo, appunto) la punti nel punto giusto del torace... et voilà: vedi di tutto.

Il cuore che pompa con le arterie, le valvole che si aprono e si chiudono, le pareti che si contraggono. Vedi i polmoni nello spazio tra una costa e l'altra. Vedi il diaframma che sale e scende, con sotto la milza. Il fegato, e se sei bravo anche la colecisti, i dotti biliari, i reni...

L'ecografo è come una finestra aperta sull'essere umano. Sembra il coso di Star Trek che fa tipo uuuuuuuuuu (ok, non so di preciso come fa) mentre il dottore lo guarda con un occhio aperto e uno mezzo chiuso e capisce subito che cosa ha l'ammalato.

Solo che non fa nessun rumore e capire cos'ha il paziente è tutto un altro paio di maniche... però, insomma, pure la versione che abbiamo noi non è del tutto da buttare.

Piccola nota per chiedermi: ma quanto sono fortunato di aver trovato dei professori che mi fanno fare queste cose, già da studente? Io penso di esserlo molto, perché i reparti non sono tutti così.

E vabbe', digressioni a parte: wow, fantastico, meraviglioso. Come è eccitante la vita degli studenti universitari, non vorreste iscrivervi a medicina prima di subito pure voi?

Solo che poi però è finita lì: praticamente per studiare psichiatria non sono partito, non sono andato al mare, non sono entrato in letargo e insomma niente. Il fatto poi che non c'ho voglia di studiare e sto facendo pochissimo la dice lunga su come stia sfruttando bene queste giornate. Praticamente, la cosa su cui mi sto impegnando di più è il blog... e anche questo post fa un po' schifo, almeno secondo me.

Come se non bastasse, il mio professore questa settimana non c'è. E io avrei voluto chiedere ad altri strutturati se posso frequentare quando ci sono loro, ma ancora non l'ho fatto e insomma non posso nemmeno andare in reparto perché non c'è nessuno che mi si caghi.

E dunque, penso di aver toppato: avrei dovuto farmi qualche giorno di vacanza prima dell'esame, col rischio di non passarlo, piuttosto di puntare all'esame posticipando la pausa a dopo, col rischio di non passare l'esame lo stesso e di beccare pure il brutto tempo e rimanere fregato 2 volte.

E ok, insomma: che lagna. Si vede che terrò a mente la cosa per la prossima volta... con la speranza però che questa sia l'ultima estate che passo da studente universitario e che una prossima volta - semplicemente - non ci sarà.

Simone

04/09/13

Ammesso che si venga ammessi.

Documento fondamentale per la laurea: il diploma.
Oggi un amico mi ha chiesto in prestito un libro di Biologia.

Riprendere in mani quel testo che ho studiato 5 anni fa, mi ha riportato con la mente al mio primo anno di università (che poi era il sesto) e mi ha anche ricordato che siamo in quel particolare periodo dell'anno in cui si svolgono i test di ammissione alle facoltà a numero chiuso: se non sbaglio, sono iniziati proprio oggi.

La novità di quest'anno, è che per l'accesso ai test verrà preso in considerazione anche il voto che uno studente ha ottenuto all'esame di maturità. Valutato e pesato secondo la media dei voti degli altri studenti della sua classe o qualche altro sistema del genere un po' complicato, ma tant'è: se hai preso il massimo, molto bene. Se hai preso meno del massimo, invece, molto male.

A qualcuno insomma pare sensato che - pure volendo ipotizzare che il voto di maturità rappresenti il reale valore di una persona - qualcuno con voti meno che perfetti al Liceo sia penalizzato rispetto a chi aveva voti più alti.

Esiste cioè l'assioma evidentemente pubblico, assodato, accertato e ora istituzionalizzato nero su bianco con tanto di decreto ministeriale, che studiare tanto da giovani porti a memorizzare più nozioni con la conseguenza di prendere voti sopra la media, a loro volta segno di una migliore preparazione a sua volta ancora correlata a migliori capacità nella professione scelta per il futuro. In ultima sintesi, chi prende voti più alti rende un servizio migliore all'umanità e va avvantaggiato: lo dice la legge.

Qualcuno faticherà a riconoscersi al 100% in quello che ho appena scritto (si può andare male al liceo e diventare lo stesso dei professionisti affidabili, almeno secondo me e per dire la prima cosa che mi viene in mente) ma a questo aggiungiamo anche la triste mentalità di un mondo in piena crisi, per il quale il lavoro è visto come premio per chi si sacrifica di più, e per me abbiamo detto davvero tutto.

Studi di più, prendi voti più alti: puoi lavorare.

Studi meno, prendi voti meno alti: non puoi lavorare.

Occhio che non parliamo di mancanza di impegno o di capacità, ma soltanto di un risultato anche appena inferiore.

Secondo me, o almeno secondo il mondo com'era quando ho preso la mia prima laurea e il numero chiuso praticamente non esisteva (250 posti per 200 domande, tipo), il discorso dovrebbe essere, al limite:

Chissene frega di quanto hai studiato e dei voti che hai preso: se sai fare bene il tuo lavoro, lavori, altrimenti te ne stai a casa. Lavorare nella sanità non può essere un premio per nessuno.

E vabbe'. Tutti discorsi già fatti e già ripetuti. Inutili, noiosi e retorici fino all'inverosimile e che - dal momento in cui non penso di provare a entrare in una scuola di specializzazione - non mi riguardano nemmeno più di tanto.

Il mio test di ammissione io l'ho passato. Mi sono impegnato molto, e mi ha detto bene.

Solo che ogni volta che ne sento nuovamente parlare mi girano le scatole e mi incavolo, pure se tutto sommato farei meglio a pensare agli affari miei e a concentrarmi sugli esami che mi mancano.

Insomma ok, diamoci un taglio: mi dispiace per chi ci capita adesso, ma purtroppo vi tocca ed è una specie di forca caudina che non si può evitare. Pensate che in qualche altro paese se non avete tipo la media del 10 e non siete supersecchioni, al test per medicina non vi fanno segnare nemmeno. Per cui insomma consolatevi: poteva andare ancora peggio, e non avreste avuto nemmeno questa possibilità.

Adesso non resta che una sola cosa: ultimissimi giorni di studio (per chi non l'ha già fatto oggi). Sangue freddo, convinti di potercela fare... e in bocca al lupo!

Simone

02/09/13

Ce la possiamo fare!

Tipica visita dermatologica. Credo.
Inspiegabilmente, o forse facilmente spiegabile grazie a una grande botta di culo, l'esame di dermatologia è andato bene.

Così bene che l'ho superato, ho già messo i libri nello scaffale degli esami passati (potrebbe essere il titolo di un film) e per tutto il resto della vita non voglio mai più fregarmene di dermtatologia e chirurgia plastica mai più, più, più, più e più.

Con il giusto impegno, questa sera uscirò a bermi una birra e al mio ritorno l'avrò già completamente dimenticato.

Ok. Festeggiamenti alcolici da amnesia a parte, per finire il quinto anno mi resta un esame solo: la cara e vecchia Psichiatria con annessa psicologia clinica, già preparata a Luglio e nella quale mi hanno già felicemente bocciato.

Questo significa che ce l'ho pure mezzo pronto. L'appello è vicino ma insomma, ce la posso fare.

Ce la posso fare a iniziare il sesto anno con tutti i cappero di esami in assoluta regola, e senza niente di arretrato.

Sarebbe bello, no? Seguo, studio, tirocinio, reparto, tesi, poi la sessione di Dicembre, poi la sessione di Luglio e poi... poi basta.

Poi è finita.

E però il rischio è proprio quello di montarsi la testa, e pensare "è andata" quando invece è ancora troppo presto. Cavolo, manca ancora un esame più tutto il sesto anno, la tesi e non so nemmeno io che altro. Per cui, insomma: l'esame è andato, e il sesto anno potrebbe partire col piede giusto.

Ma non montiamoci la testa, non pensiamo che il peggio sia passato, non ci aspettiamo che quest'ultima parte del percorso sia in discesa, perché non sarà certamente così.

Riprendiamo fiato quel tanto che basta, e poi di nuovo sui libri. A ri-studiare Psichiatria. Con calma e determinazione.

Ce la possiamo fare.

Simone