25/06/13

Niente di particolare.

Rappresentazione del vuoto: un po' come questo post.
Studio? A posto: continuo a preparare organi di senso, e non è che abbia molto da raccontare a riguardo.

L'esame è il 15 luglio, e poi subito dopo (il 25) avrò psichiatria. Insomma tutta vita, tutta l'estate! Se per vita intendiamo la morte.

Reparto? A posto: frequento la solita medicina d'urgenza almeno 2-3 volte a settimana (e in questo periodo di esami credo di essere uno dei pochissimi studenti in tutto l'ospedale) e non ho grosse novità da raccontare.

A dire il vero accadono tanti piccoli e grandi episodi, ma più che fare la telecronaca volta per volta credo sia più interessante scrivere una sorta di racconto/resoconto (resoCConto?) di tanto in tanto... possibilmente nei prossimissimi giorni da qui al fine settimana. Ma insomma: per ora, niente.

Tirocini? Tirocini niente, che sono finiti con le lezioni. Per fortuna. Che poi - per la cronaca - i tirocini di questo semestre hanno fatto davvero schifo, e se non ne parlo tutto sommato vuol dire che ne sto dando una rappresentazione in chiave positiva.

Volontariato? A posto. Che a posto vuol dire quasi niente. Quasi. Continuo a fare qualche turno ogni tanto, ma non c'è nulla di veramente degno di nota da raccontare. Magari a breve mi faccio un po' di ambulanza, e poi ve lo racconto. Del resto, fare volontariato per aggiornare il blog: questo sì che è lo spirito giusto!

Scrittura? A postissimo! Nel senso che con la narrativa ho definitivamente rotto, e all'idea di mettermi a scrivere un nuovo romanzo mi viene il mal di pancia. E comunque sia, il mondo ha bisogno di dottori, non di inutili scribacchini! Spero.

Ma insomma, questo blog sta diventando un mortorio e io sono una persona che non ha un cappero di niente da dire?

A giudicare dai commenti ai post passati direi di no, e anzi c'è stata pure troppa attività per quanto mi riguarda. Ma che volete? La triste vita dello tristo studente sotto esami non è esattamente la migliore ispirazione per una serie di aggiornamenti continui e pieni di potente carica emotiva.

Mi interessava giusto dirvi che anche se non aggiorno da un po' le cose vanno avanti più o meno bene, e più o meno come al solito. Come dicevo nel titolo, insomma, si va avanti... ma niente di particolare.

Simone

18/06/13

Quinto anno, secondo semestre: esami estivi, tesi e - ancora - cosa fare dopo la laurea.

Sega circolare batte bisturi 10 a 1, comunque.
Qualche aggiornamento sui discorsi delle ultime volte e sugli esami di questi giorni.

Allora non molto tempo fa, come ricorderete, ho dato Neurologia ed è antata bene. Un bel voto, un esame che - una volta tanto - nel mio canale risulta più fattibile rispetto ad altri dove ci sono professori cattivissimi e anche la rara sensazione di aver imparato qualcosa sul serio.

Sarà che in pronto soccorso vedo molti pazienti con problemi di natura neurologica, a differenza di altri reparti dove ovviamente ci si occupa di altro. Però conoscere e saper usare tutte quelle cose coi nomi strani tipo Babinsky, Mingazzini o Bell (che non sto qui a spiegarvi, se no vi annoierei da morire) mi fa pensare che qualcosina inizio a capirla davvero e che alle volte - qui lo dico e tra 2 righe lo nego - studiare è pure utile.

Altro risultato per Ortopedia, che ho dato pochi giorni fa. Intanto ho studiato di fretta (ma questo vale per ogni esame, credo) poi ho preso un voto poco entusiasmante, e alla fine non è che mi pare di aver imparato poco... ma al contrario mi pare quasi di saperne meno di prima.

Ortopedia per dire contiene parti di Reumatologia, Anatomia e Neurologia assolutamente identiche a quella fatte negli esami passati. Talmente identiche che me le sono ristudiate sugli stessi libri, ma solo per ritrovarmi alla fine con un voto che mi abbassa la media. Evidentemente col passare del tempo le mie capacità si deteriorano e ri-studiare non aiuta i miei neuroni agonizzanti... e meno male, che in Reumatologia ho rischiato pure di farci la tesi e a quest'ora, a forza di rivederla, chissà quanto la sapevo male!

Ma insomma: chissene frega. Ortopedia è andato nel gruppo degli esami che ho superato prima ancora di capire che lo stavo preparando. Tanto rapido quanto indolore, ciao e uno di meno verso l'agognata laurea in Ingegneria. Ah, no, vero: Medicina. Che quella in Ingegneria - se non ricordo male - ce l'ho già.

Ora sto preparando Organi di Senso. Esamone gigante con 4 materie e innumerevoli libri, dispense, slide e lezioni, che non si capisce nemmeno da che parte lo devi cominciare. Organi di senso è come un immenso hamburger di quelli giganti che non riesci a mordere... e io in questo momento non ho nemmeno minimamente fame, sempre a voler concludere con la stessa immagine.

Comunque come vedete si va a vanti. Si va a vanti e si continua a frequentare il reparto, dove parlando con il professore che mi segue a riguardi di tesi, laurea e futuro più o meno prossimo siamo giunti a una serie di conclusioni all'incirca del genere:

- Farò una tesi sull'utilizzo dell'ecografia in emergenza, e questo credo di avervelo detto già qualche mese fa.

- Dovrei iniziare la tesi attorno a ottobre, finita la sessione di esami autunnale.

- Anche secondo lui master, corsi da ecografista e altre cose ("altre cose" non ancora definite) nel caso di uno della mia età gli sembrano una soluzione migliore rispetto a una specializzazione che potrebbe impegnare il resto della mia vita.

Gli ho detto che in questo modo ho paura di trovarmi sempre indietro rispetto a chi è specializzato, e che la strada sarà sempre tutta in salita... ma secondo lui invece non sarà così. Stava per farmi degli esempi e spiegarmi meglio il suo punto di vista, ma in quel momento non so che è successo che ci hanno interrotti e per ora non ne abbiamo più riparlato.

Ma comunque, insomma: sarà un'opinione in mezzo a tante, e bisognerà capire bene come cosa e quando e tutto il resto. Ma devo dirvi che la mia idea resta quella, e in questo momento mi sento molto, molto rasserenato.

Simone

15/06/13

Il dolore degli altri.

Immagine di dubbia attinenza presa da Wikipedia.
In reparto c'è una signora, giovane, con un linfoma.

Ha fatto una terapia che non ha funzionato. Poi un'altra che non è servita a niente, e infine la terza e ultima che non ha cambiato un bel tubo.

Ora sta a letto con una mascherina a pressione che l'aiuta a respirare. Sembra stanca, e ha le gambe magre magre di chi non sta più bene da troppo, troppo tempo.

Con lei una sorella che l'accudisce. Parla coi professori, e poi di nascosto la vedo cercare su internet su siti che parlano di terapie, anticorpi monoclonali, possibilità ancora da tentare.

Arriva lo pneumologo per il consulto, e vado dietro a lui per vedere le radiografie: nelle immagini del torace si vede solo bianco insieme a opacità e iperintensità e a spazio occupato da qualcosa che non serve a respirare. Un pezzettino di polmone nascosto da una parte resta lì a fare il suo lavoro, ma dopo di quello è finita.

«Che si fa a un paziente in queste condizioni?» domando io.

E la risposta è un laconico: "niente".

Sono pochi mesi che frequento l'ospedale con una certa regolarità, e di storie del genere potrei già elencarvene un'altra dozzina e rovinarvi per sempre il resto del 2013. Ma a che scopo? Il copione è sempre quello di una brutta puntata di qualche serie TV: qualcuno sta male, qualcun altro si occupa di lui, e tu sai già che siamo arrivati oltre il punto in cui la medicina può fare qualcosa, e che le cose finiranno malissimo.

Ho sentito spesso dire che il dottore migliore è quello con tanta empatia. Quello che si interessa dei pazienti e quello che si preoccupa per loro. Ma sarà vero? Penso a qualcuno freddo e distaccato che fa la sua parte, e una volta tornato a casa si scorda del lavoro e di tutto ciò che può essere successo, e - tutto sommato - lo invidio.

Io invece tante cose me le sento tutte addosso. Ci penso la notte, e diversi giorni dopo mi rendo conto che sono ancora con me.

E immagino che col tempo impari a gestirle meglio e a mettere un freno a queste emozioni alle quali assisti ma che - tutto sommato - non ti appartengono davvero. Penso che alla fine uno, semplicemente, finisca con l'abituarsi. Ma non so fino a che punto puoi diventare realmente così distaccato se non lo eri già un po' di tuo.

Poi l'altro giorno arriva una donna sotto chemioterapia. Con lei l'oncologa che la segue e che ha visto che qualcosa che non va e - insomma - dovrà fare un piccolo intervento.

La dottoressa si muove per il reparto, veloce e leggera come se non avesse peso. Chiama chirurghi, cardiologi e internisti e tutti sono inconsuetamente gentili e fanno quello che chiede lei.

Parla con gli infermieri per la terapia, rassicura la sua assistita. Sorride sempre, e vorresti stare tutto il giorno a sentirla parlare. Me l'immagino mentre incoraggia qualcuno che non ce la fa più, mentre spiega come comportarsi a una famiglia sconvolta. Mentre piange di nascosto per una brutta notizia da dare a un paziente... e nel giro di pochi minuti, credo già di innamorarmi di lei.

Dopo un po' è tutto organizzato: la situazione è sotto controllo, i colleghi hanno fatto il loro dovere e quando la ragazza va in sala operatoria la dottoressa la saluta con una carezza sul viso.

«Qui ho finito». Dice subito dopo, rivolgendosi a noi.

E in un attimo saluta, e sparisce oltre la porta del reparto. Leggera come una farfalla.

Simone

12/06/13

Medicina Generale, medico di base privato... o altro?

Medico privato che ha appena trovato il primo paziente.
Torno sul discorso del (perché non vorrei fare il) corso triennale in Medicina Generale, e sulla mia idea - tra le varie ipotesi di cui parlavo tempo fa relative al mio percorso post laurea - di lavorare come medico di famiglia ma in un contesto esclusivamente privato.

Premetto che non ho escluso al 100% la Medicina Generale, che tra l'altro era proprio la mia prima "vocazione" nel momento in cui mi sono iscritto a medicina, e che sto ritirando fuori l'argomento per rispondere a chi mi chiedeva chiarimenti al riguardo tramite il blog, e anche a chi mi chiede spesso in privato che cosa voglio fare "da grande".

Insomma, nell'idea di non prendere nessuna specializzazione, Medicina Generale è una possibile alternativa.

Solo non credo che la medicina di base offra sempre il miglior servizio ai pazienti, nel senso che andare dal proprio dottore significa spesso ritrovarsi con un'impegnativa per una visita specialistica e poco altro. Tant'è che spesso la gente preferisce saltare la visita iniziale e andare dallo specialista (magari quello sbagliato!) per contro proprio, lasciando al medico di base davvero solo le cose più "burocratiche" o che reputa di importanza secondaria, come i certificati medici.

Ancora, non mi va di legarmi troppo a una struttura burocratizzata dove non si capisce come e in che modo ti assegnano i pazienti quando poi è pronta a revocarti l'autorizzazione se non ne hai un certo numero minimo. Cioè a me il medico di base da l'idea di uno sommerso di scartoffie più che di pazienti, e che finito il corso si trova da solo senza un aiuto di nessun tipo, ultimo in tutte le graduatorie e con lo stato pronto a dargli il colpo di grazia nel momento in cui se la vede brutta.

Infine penso che un medico con esperienza ospedaliera in pronto soccorso e vari reparti, e capacità di fare ecografie ecg e altre procedure offra di più di un medico di base che poi delegherà alcune cose con relative attese o pagamenti, o dello specialista "sbagliato" scelto chissà come. Cioè non è che pure i gastroenterologi si occupino delle endoscopie, gli internisti faccano le TAC e gli endocrinologi le ecografie. A me hanno sempre "spedito" a fare gli esami in altri posti per poi tornare alla visita successiva con i risultati da mostrare.

Certo mi dicono è strano voler fare privatamente (cioè a pagamento) quello che in genere si ottiene gratis. Ma non è così anche con gli specialisti? Certo, dallo specialista privato si va principalmente per motivi di tempo, perché purtroppo nel pubblico ci sono liste di attesa molto lunghe mentre ci si aspetta che il medico di famiglia ti visiti comunque - più o meno - subito.

Io però insomma riesco a vedere uno spiraglio, una specie di spazietto tra il medico di base e lo specialista privato, dove sarebbe possibile provare a inserirsi offrendo magari un ponte tra le due cose, un qualcosa di più, una assistenza un po' più continua, una presenza maggiore e delle capacità aggiuntive maturate ovviamente con lo studio e con l'esperienza necessaria.

Il fatto è che credo di non riuscire a far arrivare la mia idea più di tanto a chi legge queste righe. Forse perché c'è proprio poco da far arrivare (tutto sommato è possibile) o forse perché molti sono legati a una visione del medico di un certo tipo e non lo concepiscono diversamente.

Io penso che - se ne avessi bisogno - mi sentirei più tranquillo nell'essere indirizzato e seguito da qualcuno con una visione trasversale della medicina. E certo il fatto di doverlo pagare smonta un po' tutto come un castello di carte e rende l'idea un po' utopica... ma intanto avere semplicemente un'idea non è reato (a volte) e non fa male a nessuno, e non è certo la prima volta che mi ritrovo ad andare contro corrente.

Vedremo poi, col tempo, che cosa combinerò per davvero.

Simone

09/06/13

Studiare per entrare nella ricerca medica: meglio la specialistica in Biotecnologie, oppure Medicina?

I biologi inventano cose, e i dottori le sanno usare. Tipo.
Ciao Simone.

Mi chiamo Valeria, ho 25 anni e sono una laureanda in Biotecnologie. Mi sono imbattuta per caso nel tuo blog, e ho deciso di scriverti per raccontarti un po' di me, e perchè no, chiederti un consiglio.

Da quando ero al liceo, il mio sogno è sempre stato poter fare ricerca medica. Mi sono appassionata di biologia e matematica e non ho mai avuto dubbi su quale fosse il mio destino: fare ricerca. Essendo anche affetta da SMA (atrofia muscolare spinale, tipo 3 ) il mio sogno era poter trovare una cura.

Sapevo che era utopico, ma l'utopia serve a questo: a farti camminare.

Fatto sta, che tra mlle difficoltà a causa dei miei problemi di salute, sono riuscita ad arrivare in fondo a questa laurea. Ora per me è il momento di scegliere come continuare.

Sto seriamente pensando di iniziare medicina. Io continuo a sognare la ricerca, ma fare il biotecnologo oggi è molto difficile, e le materie di medicina mi appassionano molto più della chimica, sinceramente.

Vorrei chiederti un consiglio, anche considerando il tuo passato da ingegnere.

Nel mio caso le possibilità che ho considerato sono due :

- Fare la specialistica in biotecnologie mediche e pensare poi ad un dottorato.

- Fare medicina e cercare di specializzarmi o in neurologia (molto affine al discorso SMA), oppure in specializzazioni mediche come GENETICA MEDICA.

Sono veramente molto combattuta. io non ho paura di faticare, di impegnarmi, di sudare. Voglio solo percorrere la strda a migliore per raggiungere il mio scopo: la ricerca sulla SMA!

Ti ringrazio se avrai trovato il tempo di leggere la mia mail. Un caloroso saluto,

Valeria

La mia risposta in due righe (ma a Valeria ho risposto meglio in privato):

Se vuoi ricercare fai il biotecnologo, se vuoi visitare fare diagnosi e curare fai il dottore. Medicina non è il percorso migliore per occuparsi solo di ricerca... ovviamente secondo me.

Voialtri, invece, dite la vostra e lasciatele un consiglio!

Simone

05/06/13

Studiare passati i 30 anni: 25 esami.

Neurologia: la scienza che dà un nome a qualsiasi cosa.
L'esame di Neuro è andato più o meno così:

Ultimi giorni chiuso sui libri e a rosicare per gli amici che organizzano il calcetto e io non ci vado, o perché semplicemente avrei fatto qualsiasi altra cosa piuttosto che studiare.

Il giorno prima provo a ripetere tutto il ripetibile. Che poi io non ripeto ma rileggo, ma vabbe': qualche argomento è ancora lì che proprio in testa non mi entra, e ci provo e riprovo mentre impazzisco andando avanti e indietro tra libro, slide e appunti ogni volta che o qualche dubbio da rivedere.

Alla fine arriva l'una di notte, quando l'esame è la mattina alle nove: ok. Vado a dormire. Ormai è andata.

Il giorno dopo sono i soliti sette, otto, dieci o non so quanti professori che interrogano. Fisiatri, neurochirurghi, neurologi, patologi... a un altro esame c'avevano pure l'ingegnere, con l'assurdo che devo seguire con frequenza obbligatoria delle lezioni che potrei tenere io... se solo ovviamente ne sapessi qualcosa.

Aspetto il mio turno nella solita ansia pre-esame. Sento fare domande alle quali in genere so rispondere. Ma ogni tanto, qualcosa... uhm: mannaggia a quello schifo di libro che non ci si capiva niente. Speriamo bene.

Tocca a me. Mi siedo davanti al docente che intanto firma verbali e libretti per chi è appena stato interrogato.

«Speriamo che mi chiede le sindromi extrapiramidali» mi dico, mentre aspetto. «È la parte che mi ricordo meglio».

Il docente finisce di scartabellare. Poi prende un foglietto, scrive il mio nome, e mi guarda.

«Mi parli del Parkinson».

E allora... colpo di scena! Il Parkinson è una sindrome extrapiramidale. Non lo sapevate, vero? E così, oltre al potere della telepatia e del controllo mentale, ho anche la capacità di far sapere le cose alla gente mediante la scrittura. Un potere incredibile che battezzerei: insegnamento.

Cavolate e colpi di sedere a parte, l'esame prosegue con altre 2-3 domande e il risultato finale è molto al di sopra del voto minimo al di sotto del quale mi sono imposto di non accettare mai un voto d'esame. E questo voto minimo - fin da quando facevo ingegneria - è ovviamente 18.

Tornato a casa, devo già ricominciare a studiare per Ortopedia, che è tra pochi giorni. Domani non riesco ad andare in reparto ma venerdì ho anche quello, e insomma anche con un esame appena dato non posso ancora mollare il piede dall'accelatore... o semplicemente sbracarmi sul letto e dormire 78 ore, come realmente vorrei.

Nelle 3-4 ore di vacanza che decido comunque di prendermi, mi arriva la comunicazione dall'università che l'esame è stato registrato a tempo di record. Altro che i bei tempi di Analisi 2, quando il professore consegnava i verbali dopo un anno e intanto alla gente scadeva il rinvio e partiva militare.

Faccio un salto sul sito dela segreteria a dare un occhiata, e guardando tra le varie statistiche rimango un attimo così così tra il perplesso e il senza fiato e il bo', vabbe', non saprei cosa pensare: da quando sono iscritto a Medicina, ho dato 25 esami.

25 è un numero un sacco grosso. Un numerone. E anche se manca ancora un bel po', un bel pezzo', con in più la tesi prima e l'esame di stato poi e chissà quante imprevedibili rotture di coniglioni nel mezzo, per la prima volta forse da quando ho ripreso a studiare mi rendo conto che una parte importante del lavoro è già fatta. Che è alle mie spalle, e ormai è andata.

Ho fatto 25 esami. Ne mancano ancora un bel po'. Andiamo avanti.

Simone

02/06/13

Un bilancio del semestre, a tre giorni dagli esami.

Un buon commercialista aiuta a organizzare gli esami.
Mercoledì ho il primo della serie di - almeno - 5 esami che devo dare tra qui e Settembre. E dico "almeno" perché se qualcuno andrà male (e le possibilità sono elevate) dovrò farlo più volte e gli esami diventeranno sempre 5 ma spalmati su 6, 7, 8 appelli o quanti saranno.

Il problema di questa sessione è stato principalmente il tempo: come dicevo giorni fa, tra lezioni finite tardissimo, tirocini, seminari e reparto sembra che studiare fosse proprio la cosa con importanza minore.

Come se non bastasse una persona normale ha anche qualche evento nella vita che lo porta al di fuori di ospedale e studi universitari, e per cui alla fine in quest'ultimo mese credo che i giorni che io o qualsiasi altro studente abbiamo potuto dedicare interamente allo studio siano stati davvero, davvero pochini.

Ancora, 5 esami per un totale di 10-15 materie (non sono riuscito a contarle) da fare in poco tempo possono voler dire solo due cose:

1) O ti laurei con anni di ritardo, fissato come un somaro a memorizzare capire e assimilare tutto di tutto e soprattutto prendere tutti 30 in una sorta di formalità burocratica estesa all'interezza della tua vita.

2) O fai quello che riesci a fare al semplice scopo di superare gli esami. Dopo di che scordi tutto rapidamente, e il risultato è che di 10-15 materie, a distanza di qualche tempo, non saprai praticamente nulla.

E insomma è così: se penso pure a tirocini dei quali alle volte non ho compreso tanto il senso (ma tanto impegnativi dal punto di vista del tempo) mi sento un po' come se questo semestre sia arrivato e passato con un gran carico di fatica e lavoro da svolgere, senza però in realtà lasciarmi veramente qualcosa. Queste 10-15 materie stanno sparpagliate sulla mia scrivania e nel PC sotto forma di libri, fotocopie, dispense, slide, registrazioni e sbobinature... e come già detto non riesco nemmeno a elencarle tutte per la gran confusione che hanno creato, figuriamoci se posso dire di poterle assimilare e padroneggiare.

Meno male che c'è stato il grosso lavoro in reparto, che ha risollevato il senso di un semestre un po' da accantonare nel deposito delle "cose fatte perché le dovevo fare", e tanti saluti. Nella pratica penso di aver fatto diversi passi avanti: so fare un po' meglio un po' più di cose, ho fatto esperienze diverse, con la Croce Rossa e in altre occasioni ho notato che sto lentamente raggiungendo qualche risultato... e ok: tutto sommato, direi che il bilancio del secondo semestre del quinto anno è stato positivo. Forse e purtroppo principalmente per un lavoro che - come la maggior parte degli studenti - mi sono imposto da solo. Ma sempre e comunque positivo.

Tra 3 giorni si aprono le ostilità con il primo appello di Neurologia, e poi dopo pochi giorni Ortopedia. Sono materie che ho studiato durante il corso e soprattutto in questi giorni con un discreto impegno, ma davvero il tempo non c'è stato e in questi esami c'è sempre la possibilità che ti interroga il professore fissato con una cosa che te manco sapevi di dover studiare... e manco ti siedi che sei fregato.

Poco male: l'idea di andare al primo appello è anche quella di avere altri appelli dopo per riprovare. Mentre il guaio sarà più avanti con Organi di senso e tutte le altre materie che mancano.

Ma, intanto, iniziamo con una cosa alla volta.

Simone