27/02/13

Studiare a 30 anni: giusto per darvi... un'immagine.

Probabile risultato dell'esame...
Giusto per farvi un'idea di cosa vi aspetta se davvero ricomincerete l'università qualche anno più tardi del dovuto. Preciso che è una situazione che si verifica raramente, comunque sia ecco:

- Lunedì sera in reparto. C'è un infarto e resto a vedere la coronarografia, per cui alla fine lascio l'ospedale che è l'una di notte. Mi fermo per strada a mangiare un panino, che non ho avuto tempo di cenare.

- Martedì studio. La sera mi invitano a teatro a vedere una cosa che mi piace, ma mercoledì mattina ho lo scritto di diagnostica per immagini per cui declino e resto a casa a studiare.

- Mercoledì mattina faccio lo scritto. Subito dopo devo passare in ufficio per qualche piccola cosa di lavoro. Ora aggiorno il blog e oggi pomeriggio studio. Stasera ho un invito per una cena tra amici, ma domani c'è l'orale e sono poco o per niente tranquillo, per cui non esco e studio.

- Giovedì, domani, ho l'orale di diagnostica per immagini. Vada come vada, il fine settimana almeno mi riposo e mi svago un po'.

- Lunedì prossimo ricominciano le lezioni.

Simone

21/02/13

Diventare dottori: l'equilibrio tra studio teorico e pratica in reparto.

In tutto ci vuole equilibrio. O una bilancia truccata.
Riporto l'inizio di una discussione nata in questi giorni tra me e Sandro, un lettore del blog. Credo che Sandro abbia sollevato un problema importantissimo (nonché molto sentito da me e - credo - molti altri studenti, non solo di medicina) e mi piacerebbe tanto leggere la vostra opinione a riguardo:

Ciao Simone, anch'io studio medicina, a Napoli. Ho notato una cosa leggendo i vari post di questo tuo blog: mi sembra che lo studio della medicina in se non ti esalti tanto, nel senso che preferiresti molta più pratica.

Posto che è il sentimento della maggior parte degli studenti di medicina, non credi però che ciò che dovrebbe differenziare un medico da un buon operatore sanitario laureato a vocazione molto più pragmatica (figure vitali per una corretta assistenza sanitaria) sia proprio l'acquisizione di una cultura la più ampia possibile capace di metterti in condizioni di sapere dove cercare una risposta ad un quesito complesso?

In fondo non c'è bisogno di sapere pagine intere di anatomia patologica per fare un emogas, oppure non ci vuole l'Harrison per diagnosticare una frattura esposta. In fondo in un annetto di reparto impari a fare benissimo tutte le pratiche medico infermieristiche, ma non ci vuole certo un annetto di reparto per farti una cultura medica sufficiente.

Ovviamente ti parlo così perchè a me piace proprio studiarla, la medicina, e potrei anche fare solo questo nella vita. Spero di non essere stato troppo vago e confuso. Complimenti per tutto.

Sandro

La mia risposta iniziale (visto che la discussione è andata avanti e abbiamo raggiunto una sorta di accordo) è stata la seguente:

A dire il vero hai ragione, studiare non mi piace molto e vorrei fare più pratica.

Purtroppo penso che lo studio teorico a medicina sia eccessivo, e se da un certo verso è importante sapere più cose possibile, da un altro punto di vista a volte si rischia di concentrarsi su nozioni secondarie o francamente limitate solo al superamento dell'esame prima di essere scordate.

Quando ho fatto Biochimica dovevo saper disegnare gli aminoacidi riconoscendo le relative abbreviazioni, oppure mi vengono chiesti dettagli di esami diagnostici che nella pratica non mi fanno vedere (e vedendoli certi dettagli sarebbero ovvi)... ma di esempi ne potrei fare a decine.

Secondo te 3 anni di lezioni per anatomia patologica per uno che non farà il patologo hanno senso? E 2200 pagine di cardio/pneumo per un esame dove nessuno ti chiede di leggere un elettrocardiogramma ma devi sapere i geni mutati in questa o quell'altra patologia?

Insomma trovo che ci sia un equilibrio tra teoria e pratica, ma che si sia decisamente crollati verso la teoria e che quello che viene fuori non è un medico preparato, ma uno con la testa zeppa di nozioni che non potrà che scordare se non vengono fissate con la realtà pratica.

Ancora, penso che una persona che ha studiato (visto che comunque lo studio serve) e che sa anche seguire l'aspetto pratico è in grado da sé di aggiornarsi e cercare pubblicazioni e quello che serve sulle problematiche che si trova ad affrontare. Mi chiedo invece se chi si è fatto imboccare per sei anni memorizzando tutto acriticamente saprà fare lo stesso.

E chi non prova fatica nello studio certamente lo invidio anche, ma anche i pazienti sanno usare google e possono studiarsi le loro malattie giorno e notte, e nel momento che sanno quello che sai tu se dalla tua non c'è anche un saper fare che fa la differenza rischi di essere solo quello da cui vanno quando gli serve una ricetta medica.

Simone

19/02/13

L'emogas agli esami non te lo chiedono.

Analizzatore di Emogas. Che però in reparto è diverso.
Tra reparto, lezioni, esami e anche un minimo di vita privata in questi giorni ho seguito poco il blog.

In questo esatto momento sono appena rientrato dal reparto, e magari ne riparleremo un po' meglio in qualche post più corposo ma c'è un mix di grande soddisfazione e - allo stesso tempo - anche un minimo di lieve perplessità.

Grande soddisfazione perché dopo 5 mesi scarsi di Medicina d'urgenza so prendere un paziente, parlarci un attimo, visitarlo, prendere pressione temperatura polso e parametri vari, fare un elettrocardiogramma, capire vagamente se l'elettrocardiogramma va bene o se deve vederlo meglio qualcuno e - cosa notevolmente notevole - fare un emogas e magari anche capire se è a posto o se c'è qualcosa che non va.

L'emogas in realtà è un po' presto forse per dire che lo so fare. La verità è che si tratta di una cosa semplicissima ma che allo stesso tempo per uno studente è una cosa davvero difficile, di quel difficile che quando lo vedi pensi che tanto non ci riuscirà mai. E invece oggi per la prima volta mi è parso di poter far sì che diventi una delle tante routine del reparto, ed è stata una bella sensazione anche se a qualcuno - e quel qualcuno potrei benissimo essere io tra qualche anno - questa affermazione potrebbe sembrare un po' ridicola.

La lieve perplessità è perché essendo io in un reparto clinico c'è sempre questa cosa che non vedo mai determinati tipi di pazienti, e che per una conoscenza della medicina più a 360 gradi dovrò andare da solo a cercarmi qualche altro posto - aggiuntivo - dove frequentare. È pure vero che anche così sto imparando tantissimo, per cui forse non è così importante... e vabbe', vedremo.

Reparto a parte, giovedì ho l'esame di inglese che è facile (io l'inglese tutto sommato lo so) ma non è così facile perché sono riusciti a far diventare uno sforzo mnemonico pure questo. Allo scritto ti devi ricordare i nomi delle parti del corpo, i nomi di come si può descrivere il dolore, i nomi semplificati delle malattie per spiegarle ai pazienti... insomma che andrà bene sono abbastanza certo ma non so se sarà un voto altissimo, ed è un po' un peccato perché oltre al fatto che l'inglese - come dicevo - penso di saperlo, potrebbe essere una buona occasione per alzare un minimo la media... ma chissene frega, alla fine come dico sempre al primo posto c'è raggiungere la laurea e la media è molto, molto secondaria.

Il giovedì della prossima settimana, invece, ho Diagnostica per immagini. Questo esame è un po' complicato perché c'è una prova che è una specie di scritto diviso in due parti (radiologia e medicina nucleare). Poi c'è uno scritto a crocette, e poi c'è un esame orale finale.

Dividere un esame in 4-5 parti spalmate addirittura su più giorni è una cosa che piace tantissimo ai professori, ma a me che faccio gli esami mi stressa fino all'inverosimile oltre a rendere abbastanza plausibile che anche una sola delle ENNE prove vada male, pregiudicando drammaticamente tutto. Che se sei una macchina memorizza-tutto come tanti studenti alla fine anche su 100 prove prendi 100 volte 30 e lode. Io alla fine invece prendo votì così e così, e tante volte finisce pure che mi segano.

E vabbe'. Io ho studiato (mi pare che sono 3 mesi che non faccio altro che studiare) e non è la fine del mondo se pure dovrò rifarlo a Giugno/Luglio. Ma visto che a Giugno/Luglio ci sono altri cinque esami da dare preferirei davvero tanto levarmelo dalle scatole adesso e dedicare la sessione estiva a studiare qualcos'altro. Tipo magari a come fare meglio emogas e prelievi, che poi la gente se gli fai il prelievo senza fargli male è molto più contenta che se invece sai tutta l'enciclopedia medica a memoria... anche se poi in sede d'esame quello che sai fare davvero serve a poco e niente.

Ok. Doveva essere un aggiornamento lampo ma ho scritto pure troppo e mi sono lamentato a rotta di collo anche per dire che invece sono davvero contento, per cui la chiudo qui. A presto per qualche racconto più interessante!

Simone

13/02/13

Entrare a Medicina: e se dopo non sono all'altezza? Il dubbio di Erica.

È il meglio che ho trovato su Wikipedia.
Ciao Simone!

Più volte capita di ritrovarmi sul tuo blog . Ci arrivo sempre quando cerco su Google risultati alla domanda “medicina come seconda laurea” (e simili), nei miei momenti di “rimorso”.

Rientro nel gruppo di persone che ha intrapreso un altro percorso di studi (lingue straniere con profilo economico) ma che di continuo prova il rimorso di non aver tentato al momento giusto (ossia ormai 3 anni fa) il test d’ammissione a Medicina.

Ho rimandato per tutto il quinto anno la decisione riguardante la scelta universitaria, per poi pensare di ripiegare su questo corso da me scelto (perché “si trova lavoro”). Va be’, che poi ho scoperto che le materie economiche neanche mi piacciono…

A luglio 2010 ho iniziato a frequentare (e tuttora frequento) assiduamente l’ambiente ospedaliero per motivi gravi di salute di mia mamma. È così che ho iniziato a prendere in considerazione per la prima volta la facoltà di Medicina. Solo che quando ho capito che mi sarebbe piaciuto fare il test mancavano poco più di due settimane, io avevo nel frattempo fatto tabula rasa dell’intero programma del liceo, i test passati mi sembravano difficilissimi e quindi non ho provato.

Questo rimorso riaffiora di tanto in tanto. Cerco di non pensarci, cerco di concentrarmi solo sui miei esami ma poi ogni tanto lui riaffiora accompagnato dalla mia insoddisfazione per il mio attuale corso e per il lavoro che mi porterà a fare.

La tua esperienza mi dà un po’ di speranza, allora qualcuno che prova dopo un’altra laurea c’è…

E magari - è solo un’idea - l'anno prossimo, dopo la tesi (visto che ormai ha senso che io finisca, che mi piaccia o no quello che studio) potrei provare il test! Così facendo, potrei finalmente dire di AVERCI PROVATO! E via il rimorso.

Mettiamo caso che con un’adeguata preparazione dovessi entrare, DOVESSI…

Tanti, anzi direi tantissimi sarebbero gli ostacoli, tra questi, quelli di natura economica (non posso certo chiedere ai miei di sostenermi nuovamente in questo percorso).

Ciò che mi spaventa di più e che mi spaventava anche tre anni fa è la possibilità che io non sia adatta a tale facoltà, che abbia problemi con le materie (al liceo ero “bravina” nella materie scientifiche, ma non un genio) che non abbia il giusto metodo di studio o comunque non sia abituata a quella mole di studio. E se poi non riesco ad avere voti alti? Insomma attualmente non ho un media brillantissima e frequento una facoltà di gran lunga più semplice.

E se non dovessi avere neanche una memoria sufficiente (e si sa come sia importante in un corso come medicina ricordare tutto quel che si è imparato)?

Ok, magari mi manca anche un po’ di fiducia in me stessa o forse sono solo consapevole di alcuni miei limiti

Questi i dubbi e le paure che mi assillano. Potresti darmi delle dritte, opinioni?

Erica

09/02/13

Il tunnel davanti alla luce.

E alla fine del tunnel, hai preso la laurea sbagliata.
Buone notizie, anzi buonissime... che poi sono sostanzialmente una: ho (ri)dato Medicina e Chirurgia 1, ma a differenza della volta scorsa questa volta sono andato in maniera semi-decente, e non mi hanno bocciato nemmeno.

E così sì è rapidamente allontanato lo spettro di una nuova gastroenterologia (o di una nuova meccanica razionale, per fare il parallelo con Ingegneria) che proprio in questo stesso periodo dello scorso anno mi aveva fatto veramente penare. Medicina e Chirurgia 1 invece tutto sommato era anche semplice e sono solo un po' di coccio io, ma alla fine insomma stava iniziando a diventare un mezzo incubo e meno male che me la sono levata.

Notizia buona porta altra notizia buona (proverbio che ho appena inventato di sana pianta) e se mi faccio semplicemente due conti l'altra notizia qui di seguito seguente è questa: ho fatto tutti gli esami dei primi quattro anni di medicina, più due del quinto. E da un punto di vista puramente e inutilmente burocratico, tutto ciò vuol dire che ho le carte in regola già da adesso per iscrivermi al sesto anno quando sarà il momento, a settembre 2013.

E lo so che è una specie di pippa mentale da ex-ingegnere fissato coi conti, però se è vero che potrei già teoricamente iscrivermi al sesto anno di medicina, e che a medicina gli anni totali sono sempre e fortunatamente "solo" sei... insomma da un punto di vista puramente delle carte da consegnare in segreteria sono arrivato all'ultimo anno di università, non ho più alcun tipo di vincolo di iscrizione e crediti e propedeuticità varie, e nel prossimo futuro non dovrò fare nient'altro (si fa per dire) che andare a fare gli esami che restano financo poi a discutere la tesi e a prendere infine questa benedetta cavolo di seconda laurea del piffero.

E so anche che è un po' anche questa una roba troppo razionale per dargli effettivamente tutto questo valore, e che poi sono le cose che uno si gufa da solo e sarebbe ben più saggio starsene zitti (o l'equivalente di "stare zitto" per un qualcosa che uno non dice a parole ma scrive piuttosto su un blog... se mai esisterà un termine adatto). Però vabbe': se arrivo al sesto anno penso che a questo punto ci sono decenti possibilità che finisca che poi alla fine mi laureo pure, o no?

Perciò insomma ecco: un esame che poteva diventare un incubo ma invece no, e una blanda sensazione di sollievo e speranza nel vedere che la catasta infinita di libri giganti e dai titoli spaventosi che dovevo affrontare inizia - piano piano - a diradarsi.

Sottolineo e risottolineo piano piano, perché con questa storia folle che al quinto anno di medicina ci stanno da fare 10 esami, dopo tutta la fatica fatta in questa sessione mi manca ancora da sgobbare un bel po': nei prossimi giorni infatti mi tocca ancora fare l'esame di Inglese - che vabbe', non sarà questa fatica ma è sempre un esame da fare - e pochi giorni dopo c'è anche Diagnostica per immagini che invece pare che sia tosto tosto, e a oggi in data 9 Febbraio o quanti ne abbiamo io non so ancora niente niente. A parte certo le cose su TAC e raggi X che vedo sempre in reparto, ma che mi ci gioco quello che vi pare che per l'esame non serviranno a un benché minimo nulla.

Infine - perché la fine come vedete non arriva mai - ci stanno pure due esoneri di Farmacologia che devo ancora dare, ma questi ormai slitteranno a Marzo o Aprile o a quando sarà durante le lezioni, che di farli adesso non c'è proprio umanamente il tempo e nemmeno - sarò sincero - la benché minima voglia da parte mia.

Ultima notizia, ma non so questa se è buona o cattiva o forse semplicemente media: Lunedì c'è una riunione degli studenti del mio reparto coi professori, e probabilmente mi daranno il titolo della tesi oppure se ne inizierà per lo meno a parlare. Un altro passetto avanti insomma, e tanto altro lavoro che però prima o poi mi toccherà pure in qualche modo affrontare... visto che a parte qualche particolare caso fortunato che si riscontra in letteratura, in genere la tesi di laurea non si compila da sola ma tocca compilarsela agli studenti.

Ma per questo - almeno spero - c'è ancora un po' di tempo.

Simone

07/02/13

Il giorno dell'esame.

Parte dell'encefalo che genera ansia durante gli esami.
La sveglia la mattina presto il giorno dell'esame è già di per sé una cosa troppo terribile. Che devi svegliarti ma c'hai troppo sonno, e devi alzarti per forza ma di andare all'esame proprio non ti andrebbe di farlo manco morto ammazzato.

Il giorno dell'esame mi piacerebbe svegliarmi che invece è già il giorno dopo e l'esame è finito, e invece niente: sto ancora nel mio bel lettone che fuori è freddissimo con un sonno che levati, e so con certezza che da lì in poi sarà una lunga - indimenticabile - giornata di merda.

È inverno pieno, e affacciandomi alla finestra vedo che piove pure e insomma - oddio - la morte.

Guido nel traffico con tutto il casino della mattina e della pioggia, e a ogni semaforo provo a riguardare qualcosa su quei cavolo di fogli strasottilineati e scarabocchiati che avrò riletto un milione di volte, ma che tanto non mi ricorderò mai bene come si deve perché non lo so ma al mio cervello proprio non va: è impossibile.

Parcheggio e via con l'ombrello e il freddo e la pioggia e l'infinita serie di fanculo giornata di merda chimmelaffatto fare che continuo a ripetermi da quel giorno del test di ammissione di non so più quanti anni fa.

Arrivo al posto dell'esame e ci stanno un po' di altri studenti, tutti stressati e impanicati e con centomila libri e foglietti e paranoie più o meno inespresse come me. I prof non ci sono e l'aula è chiusa e finisce che stiamo in piedi un'ora prima che arrivi qualcuno. E che gran rottura di palle.

Arrivano i professori: ci stanno il clinico e l'assistente e il chirurgo e poi forse viene il tizio che ha fatto quella lezione ma speriamo di no, che di quella lezione lì nessuno sa un cazzo. Dicono che l'assistente tiene le persone un'ora per uno e speriamo che non chiama me. Il chirurgo invece è quello buono, e speriamo che non arriva pure quello stronzo che boccia tutti che se no siamo fottuti.

Iniziano a chiamare. I nomi scorrono piano piano e il tempo insieme a loro mentre io esco a fumare, poi rientro, poi riesco a bere qualcosa, poi entro di nuovo e poi esco ed entro ed esco di nuovo e insomma seduto fermo non ci so stare. Ogni tanto tra bisbiglii e cose mezze sentite e mezze no esce fuori qualche domanda che non sapeva nessuno ed è un panico di foglietti e cellulari con wikipedie e google vari. Poi magari lo sapevi e non hai capito, oppure hai capito e non lo sapevi uguale... e comunque in ogni caso ormai stiamo qui, vada come deve andare e sticazzi.

Chiamano qualcuno che è poco prima di me. Saranno passate tre ore, ma ormai quasi ci siamo. Butto uno sguardo ai soliti appunti per un ripasso in extremis, ma mi sembrano cose che non ho mai nemmeno sentito nominare e d'improvviso non ricordo più nulla. Se mi mostrassero la mia carta di identità, direi: e questo, chi caspita è?!

Tocca a me, primo orale col primo professore. Vado bene, non benino ma nemmeno benissimo. Gli ho detto un po' di cazzate ma vabbe', poteva andare peggio. Ci possiamo stare.

Torno ad aspettare la seconda interrogazione, e sto a metà tra lo stress del sotto esame e la consapevolezza che ormai è quasi andata. Non so se c'è un nome per questa sensazione di quando un pezzo di esame comunque te lo sei tolto ma non si sa ancora come andrà l'altro. Un mix di ansia e di questa sensazione che forse t'ha detto bene e ce l'hai quasi fatta, quasi. Mi azzarderei a definirlo come un vago ottimismo.

Secondo orale. Qui comincio che è già una schifezza, ma un po' mi riprendo e un po' no e insomma a singhiozzo, con alti e bassi. Mi chiedono una cosa che sapevo fino a 30 secondi prima ma che adesso proprio non m'esce, fanculo a me e alla mia memoria del cavolo ma che cacchio lo sapevo... e invece niente. Per un attimo penso sta a vede' adesso se questo per 'sta cosa mi boccia, però non mi boccia ma insomma manco c'è tutto questo entusiasmo e l'interrogazione finisce così, che so' andato un po' de' merda, diciamo la verità.

Ma la sensazione più bella non è quando ti dicono il voto, o quando torni a casa o quando butti finalmente al cesso quegli appunti maledetti del cavolo. Il bello è quando vedi che ti mettono un voto e che era l'ultimo orale, che vuol dire che l'esame ormai è finito e - vada come vada - sei passato.

Ed è vero che c'è chi alla media ci tiene e tutte quelle storie per la specializzazione e concorsi vari che non vincerò mai, ma io non ho mai rifiutato un voto in vita mia e i giudizi per me non sono dati in trentesimi ma in un semplicissimo passato/non passato facente parte di un insieme booleano.

Passo dal terzo professore, ma questo fa solo la media tra i due di prima. Un voto è un po' meglio, uno è un po' peggio, mi regalano pure qualcosa e tiè: viene fuori un votone. È una settimana che prego che non mi boccino, e poi esce un voto che manco mi meritavo ma nemmeno se proprio studiavo un altro mese ed ero uno normale, di quelli in grado di memorizzare le cose.

Ma c'est la vie: è l'università, e così sono gli esami: una gran fatica di mesi che poi ti giochi tutta in mezza giornata di stress ed eventi assolutamente casuali. Ma quando arriva qualcuno che si vanta di una sua bella laurea cum laude che lui è tanto figo e tanto bravo e capisce tutto lui, pensate sempre che - magari - ha semplicemente avuto un'interminabile serie di botte di culo.

È finita. Verbalizzo, ringrazio, saluto, auguro in bocca al lupo a qualche amico che aspetta ancora nella dimensione del terrore dove vivono gli studenti esaminandi, e me ne vado.

Fuori non piove più. Caffé, sigaretta, finalmente mi rilasso un po'. E un altro esame è andato.

Simone

02/02/13

Seconda laurea in medicina: il sabato sera a studiare.

Non ho ancora avuto tempo di vedere QUESTO.
Stasera certi miei amici vanno a cena fuori e a vedere il film col pistolero di colore che uccide tutti, un film di un certo regista importante che si trova ora nelle sale.

Io però sto indietrissimo con lo studio: purtoppo Medicina e Chirurgia è andato male, per ripeterlo sto faticando non poco e c'è il rischio reale di fare una figuraccia per la seconda volta, per cui penso che questo Sabato sera lo passerò a casa per cercare di recuperare un po'.

Che è vero che non ho studiato molto in questi giorni: sono uscito diverse sere, ho cenato e bivaccato e fatto pure un turno in reparto (andare in reparto - anche se sembra assurdo - è un qualcosa che distoglie dallo studio e vale come una pizza o un cinema) per cui insomma non è che passo davvero la vita sui libri come crede qualcuno o come vorrebbero forse i miei professori.

Però insomma ogni tanto, e quando gli esami sono incombenti, tocca pure frenare un po' e tagliare su qualcosa che uno vorrebbe fare in favore in qualcosa che invece purtroppo bisogna fare per forza. E che poi a me quel regista lì manco mi piace tanto, per cui del film non mi frega molto, e non è l'uscita in più o in meno che mi cambia la vita.

Quello che è un po' più pesante è quella sorta di senso di colpa, la sensazione di stare sprecando tempo o di disastro imminente tipico di tutti gli studenti e che ti sta appiccicata in ogni cosa: vai al cinema e pensi che dovresti studiare. Stai su Facebook e pensi che dovresti studiare. Fai tardi la sera e pensi che invece dovresti svegliarti presto per studiare. Anche ora che aggiorno questo cavolo di blog, sento che in fondo è tutto tempo che sto rubando allo studio e che in questa mezz'ora che butto online potevo aver ripassato almeno un altro capitolo.

Se poi ci mettiamo che è un esame che sto ridando e che nemmeno mi piace, diventa una situazione quasi surreale in cui uno passa delle giornate veramente schifose solo per fare una cosa della quale - se dipendesse da lui - non gliene potrebbe fregare di meno.

Ma insomma, sono momenti che vengono e passano durante le sessioni d'esame, e alla fine se uno riesce a prendere le cose con calma e con un po' di filosofia è anche possibile rigirare la situazione fino anche a riuscire a trovarci qualcosa di piacevole: una cena un po' rapida con qualcosa che tiri su il morale. Un po' di musica di sottofondo, i fogli sparsi per la scrivania e ogni tanto una pausa con Facebook a leggere i commenti di tanti amici che magari passano il sabato nella stessa situazione.

C'è una specie di poesia nascosta dietro l'infelice vita degli studenti. La solitudine, il silenzio, l'idea di uno scopo da raggiungere e quel senso di un futuro in cui non sai proprio immaginare che cavolo di fine avrai fatto ma che - piano piano - si avvicina, e che presto o tardi arriverà.

Ho letto su qualche statistica che - secondo alcune ricerche - l'aspettativa di vita di una persona aumenta con l'aumentare del proprio livello di studi e della propria educazione. Studiare insomma allungherebbe la vita, e alle volte mi piace crederci e pensare che tutto questo tempo bruciato sui libri non sia solo semplicemente perso, ma che faccia parte di una sorta di trasformazione.

Dal nulla diventi avvocato, o dottore, o ingegnere... e poi magari di nuovo psicologo o un musicista o quello che accidenti ti pare. E in quegli anni di studio la tua vita è in stand-by, una specie di lunga pausa che serve a riassettare un po' l'ordine dei tuoi neuroni, per poi ricominciare una vita normale dal punto in cui l'avevi lasciata.

E insomma non diventi veramente vecchio a studiare, e il sabato sera lo passi in quella dimensione parallela dove si mangia solo pizza o cinese a domicilio col lettore MP3 su random che fa da sottofondo, mentre il tempo stesso si ferma e aspetta che tu abbia terminato.

Solo lui, però. Che l'esame è Govedì prossimo e tra poco arriva, mentre il pistolero assassino ormai l'hanno già visto tutti e manca solo un'altro po' che lo tolgono dal cinema e mi attacco. Ma va bene lo stesso: male che vada, mi affitterò il DVD.

Simone