18/03/09

Il professore più cattivo del mondo.

Quando studiavo Ingegneria, 15 anni e rotti fa, il professore più cattivo del mondo ha insistito affinché il suo esame rimanesse annuale anche dopo l'inserimento dei corsi semestrali: se no poi gli studenti lo passavano troppo presto.

La prima volta che, durante una lezione, qualcuno gli ha fatto una domanda, l'ha umiliato pubblicamente davanti ad altri 300 studenti. Nessuno ha più chiesto nulla per i restanti sei mesi.

A Geometria facevano tutti casino, ad Analisi facevano tutti casino e via così per tutti gli altri corsi. Durante le sue lezioni, stranamente, non volava una mosca.

Secondo il mio professore, della gente rastrellata a caso per strada avrebbe avuto una media più alta della nostra. Cosa che del resto era vera.

Secondo lui, se una volta iscritto al primo anno di Ingegneria ancora non sapevi risolvere gli integrali, eri meritevole di essere preso a parolacce.

Ci raccontava spesso aneddoti sulla sua materia: tutte storie in cui
qualcuno moriva, o provava almeno a suicidarsi.

Si auto-attribuiva la paternità di innumerevoli leggende metropolitane sui professori, tra cui:

- Il giovane assistente che, al telefono col maggiordomo del più potente barone mai esistito (e con il quale evidentemente aveva avuto qualche screzio) si presenta con tanto di nome e cognome e poi aggiunge: il professore non c'è, dice? E allora gli lasci detto di andare affanculo.

- Il professore che, durante la lezione, annuncia: fuori c'è un nero con un pisello gigante. Le studentesse escono in blocco sdegnate, e lui: eh no, ragazze! Una alla volta.

- Libretti dalla finestra non ne tirava, ma solo perché l'aula era al seminterrato e le finestre non ci stavano.

Se ti beccava a copiare non è che ti bocciava: ti metteva direttamente le mani addosso.

«Embè?» mi disse, quando gli feci notare che due corsi dello stesso anno si tenevano negli stessi orari per evidenti errori organizzativi. «Segui 'na volta uno, e 'na volta l'altro».

Agli scritti dava le misure in once, nano-pollici, nodi astrali e dobloni Aztechi, così poi stavi un'ora solo a trasformarle in metri, chilogrammi e secondi. Tra l'altro metteva delle informazioni in eccesso, solo per farti sbagliare.

Se provavi a consegnare più di un foglio, quello in più lo buttava per terra e ci camminava sopra dandoti dello stupido idiota prolisso.

Agli orali, se una ragazza piangeva, si divertiva a farla piangere ancora di più.

Quando bocciava qualcuno per la seconda o terza volta puntava le braccia sui fianchi, rideva di gusto e sentenziava: ah ah ah, non diventerai mai ingegnere!

Aveva una maglietta con sopra il numero di Avogadro, con tutti e 23 gli zeri (o quanti erano) scritti sulla pancia e fino a dietro la schiena... e tutti noi sfigatissimi studenti di ingegneria ne avremmo voluta una uguale.

Il suo corso era suddiviso in 4 esoneri, e i miei voti sono stati: 31 (giuro!) 27, 20 e un onestissimo 18 finale.

Alla fine, gli è toccato bocciarmi all'orale.

Simone

11/03/09

Chi è causa del suo male... toglie il medico di torno.

Geniale il proverbio mixato con il riferimento a Medicina, vero? ^^

Detto questo, oggi mi sono arrivate le bozze del libro che sta per uscire con la Delos. Questo fatto porta ad alcune considerazioni, tra cui:

- Effettivamente, se si sono messi lì a fare l'impaginazione e tutto il resto, forse non è uno scherzo. O - per lo meno - si tratta di una cosa così elaborata e ben fatta che, se anche così fosse, non potrei certamente prendermela ^^.

- La copertina è rimasta più o meno identica, a parte il font del mio nome che da cubitale gigante è diventato un corsivo grandino. Io avrei optato per delle letterone enormi tipo Hollywood con sopra stampato il testo del libro, ma visto che secondo alcuni il vecchio carattere era un po' troppo grosso credo che - alla fine - si tratti di un miglioramento.

- Se contiamo che questa mattina ho avuto lezione, poi ho dovuto fare dei giri per l'ufficio, poi sto scrivendo queste boiate sul blog e poi ora dovrei anche studiare e correggere le bozze non so davvero dove cavolo lo andrò a trovare il tempo per fare tutto.

E qui veniamo al sodo del post, che poi dà un senso anche al titolo: questo semestre le lezioni sono pesanti. Devo andare all'università tutti i giorni, e anche se ho il "buco" di Fisica che non devo più sostenere c'è Istologia che è davvero un mattone micidiale. Una lezione dura 2 ore piene che non finiscono mai, e - da quanto ho capito - sul libro c'è molto di più da studiare di quello che viene detto in aula.

Aggiungiamo Genetica e Biochimica (vi ho già detto quanto adoro la Chimica? Scommetto di no ^^) e per questi 3 mesi sono un po' sotto torchio. In ogni caso, anche se sono stanco, mi sento contento e eccitato per quello che potrebbe arrivare nei prossimi anni (a parte l'esaurimento nervoso che invece vorrei evitare ^^) E poi, da quanto ho visto, il prossimo semestre dovrebbe essere più tranquillo (il primo del secondo anno) per cui è solo un momento passeggero...

O, per lo meno, spero ^^.

Simone

04/03/09

Mal comune, quasi gaudio.

Sono ricominciati i corsi di Medicina, ed è ricominciata la mia routine: la mattina vado a seguire, il pomeriggio vado A studio e poi, eventualmente la sera ho LO studio.

In realtà, come impegno - per così dire - fisico è molto meno faticoso di quello che sembra: il lavoro è abbastanza tranquillo, e di studiare seriamente se ne riparla in prossimità degli esami.

La difficoltà vera, è più quella di stare facendo una cosa che esce un po' dagli schemi, e che non dà certo immediate garanzie per il futuro. È difficile guardarsi allo specchio e dirsi: adesso per i prossimi sei anni continua così, quando non hai un metro di giudizio o un esempio preciso da seguire.

Eppure non sono l'unico studente più grande del mio corso. Non siamo in tanti, ma qualcun altro c'è: c'è chi ha impiegato una vita per sistemare le cose, e adesso può finalmente diventare la persona che desidera essere. Chi studia e lavora e magari ha altri mille impegni. Chi ha già mollato, perché gli impegni erano troppi e chi invece decide di mollare tutto il resto per dedicarsi allo studio a tempo pieno.

Insomma i motivi sono tanti, e tante sono le possibilità, i modi e le situazioni di ognuno.

Quello che so è che certi volti che diventano sempre più familiari mi fanno pensare che - tutto sommato - questa scelta di riprendere gli studi non sia stata poi così strana, o azzardata. Non sentirsi soli rende tutto più facile, e forse non ci volevano due lauree per capire questa cosa.

Altro argomento, ma situazione per certi versi simile: sul numero 13 della Writers Magazine Italia, la rivista della Delos dedicata alla scrittura, è uscito un nuovo articolo tratto dal mio libro tratto dal mio blog, a sua volta tratto dalle mie esperienze come scrittore emergente. Accanto all'articolo, c'è anche un trafiletto con la mia foto e la copertina di Io scrivo che - se ricordate - avevo messo sul blog qualche tempo fa (e la trovate da qualche parte sulla destra).

Devo dire che vedere quelle due pagine mi ha dato una bella sensazione: non è tanto la carta stampata in sé (anche se un pochino sarà anche quello, lo ammetto) quanto l'idea che qualcuno abbia deciso di proporre in una determinata maniera le cose che ho scritto, e che si sia messo lì per realizzare il tutto, aggiungendo anche del suo.

Mi piace questa cosa. A qualche autore più navigato di me, abituato a vedersi stampato e ristampato in tutte le salse, magari sembrerò un po' ingenuo, però è la verità: qualcuno ha puntato su di me, e ha deciso di lavorare su quello che ho scritto per valorizzarlo e per dare più possibilità a entrambi. Lavoro x lavoro, insomma, che sarebbe come dire un lavoro al quadrato.

E il quadrato, tante volte (mica sempre, purtroppo ^^) fa più della somma.

Simone