04/03/09

Mal comune, quasi gaudio.

Sono ricominciati i corsi di Medicina, ed è ricominciata la mia routine: la mattina vado a seguire, il pomeriggio vado A studio e poi, eventualmente la sera ho LO studio.

In realtà, come impegno - per così dire - fisico è molto meno faticoso di quello che sembra: il lavoro è abbastanza tranquillo, e di studiare seriamente se ne riparla in prossimità degli esami.

La difficoltà vera, è più quella di stare facendo una cosa che esce un po' dagli schemi, e che non dà certo immediate garanzie per il futuro. È difficile guardarsi allo specchio e dirsi: adesso per i prossimi sei anni continua così, quando non hai un metro di giudizio o un esempio preciso da seguire.

Eppure non sono l'unico studente più grande del mio corso. Non siamo in tanti, ma qualcun altro c'è: c'è chi ha impiegato una vita per sistemare le cose, e adesso può finalmente diventare la persona che desidera essere. Chi studia e lavora e magari ha altri mille impegni. Chi ha già mollato, perché gli impegni erano troppi e chi invece decide di mollare tutto il resto per dedicarsi allo studio a tempo pieno.

Insomma i motivi sono tanti, e tante sono le possibilità, i modi e le situazioni di ognuno.

Quello che so è che certi volti che diventano sempre più familiari mi fanno pensare che - tutto sommato - questa scelta di riprendere gli studi non sia stata poi così strana, o azzardata. Non sentirsi soli rende tutto più facile, e forse non ci volevano due lauree per capire questa cosa.

Altro argomento, ma situazione per certi versi simile: sul numero 13 della Writers Magazine Italia, la rivista della Delos dedicata alla scrittura, è uscito un nuovo articolo tratto dal mio libro tratto dal mio blog, a sua volta tratto dalle mie esperienze come scrittore emergente. Accanto all'articolo, c'è anche un trafiletto con la mia foto e la copertina di Io scrivo che - se ricordate - avevo messo sul blog qualche tempo fa (e la trovate da qualche parte sulla destra).

Devo dire che vedere quelle due pagine mi ha dato una bella sensazione: non è tanto la carta stampata in sé (anche se un pochino sarà anche quello, lo ammetto) quanto l'idea che qualcuno abbia deciso di proporre in una determinata maniera le cose che ho scritto, e che si sia messo lì per realizzare il tutto, aggiungendo anche del suo.

Mi piace questa cosa. A qualche autore più navigato di me, abituato a vedersi stampato e ristampato in tutte le salse, magari sembrerò un po' ingenuo, però è la verità: qualcuno ha puntato su di me, e ha deciso di lavorare su quello che ho scritto per valorizzarlo e per dare più possibilità a entrambi. Lavoro x lavoro, insomma, che sarebbe come dire un lavoro al quadrato.

E il quadrato, tante volte (mica sempre, purtroppo ^^) fa più della somma.

Simone

4 commenti:

Nicolin80 ha detto...

Ciao Simone,
In questo post dici che in corso con te non eri l'unico non giovanissimo, che c'era anche gente che studiava e lavorava, però in altri post dici che c'è l'obbligo di frequenza. Se c'è obbligo di frequenza come facevano a lavorare? Io lavoro 'solo' 36 ore a settimana, il mio sogno sarebbe iscrivermi a medicina, non é importante quando finirò, vorrei almeno provare a realizzare un sogno. Sono rimasto spiazzato dall'obbligo di frequenza! Quindi o lascio il lavoro o abbandono l'idea di studiare medicina?

Simone ha detto...

Due avevano una loro attività privata e la mattina delegavano degli impegni. Qualcuno lavorava il pomeriggio, qualcuno una o due mattine a settimana o il week end e almeno una persona qui nel tag "esperienze" lavorava a tempo pieno e faceva i salti mortali per avere le firme.

Comunque l'obbligo di frequenza è del 66% più eventualmente professori che non controllano se ti fai un po' di conti e ci stai attento non è cosi insormontabile.

Se lavori 9-18 tutti i giorni non puoi fare medicina ma non per la frequenza, semplicemente perché non hai tempo per studiare. :)

Simone

Simone ha detto...

A priori non ce l'avrai mai la certezza che avrai tutte le firme e farai anche degli esami. L'unico modo è provarci e vedere se trovi un equilibrio... e pure un po' di fortuna e incontrare persone che magari ti aiutano o non ti stanno lì a fucilare se un giorno non sei a lezione. Se qualcuno c'è riuscito evidentemente non è impossibile.

Simone

Dubi ha detto...

Ciao Simone, siccome immagino che tu sia stato uno studente lavoratore, mi diresti più o meno giornalmente o settimanalmente quanto tempo dedicavi al lavoro? :) grazie mille!