31/07/13

Pausa.

A forza di stare lì a pensare... se ne so' andati tutti.
Pausa tra 2 vacanze, una già passata e una che sta per iniziare.

Pausa tra 2 diverse sessioni di esami.

Pausa tra un anno di università che è stato difficile, e l'ultimo anno di università che potrebbe essere il più faticoso di tutti.

Pausa dallo studio, che per altre 2 settimane come minimo non voglio dover leggere manco la ricevuta del ristorante (e già mi immagino le fregature che mi aspettano!) e pausa un po' anche dal blog, che è un pochino che come avrete notato sto aggiornando meno.

Pausa.

In questi giorni ho preso aria. Ho passeggiato in riva al mare, ho oziato sotto l'ombrellone, ho giocato coi nipotini e insomma ho mollato finalmente davvero un po' tutto.

Ma ho anche pensato, e riflettuto, molto. Sul passato, sulla situazione di questi giorni, sul prossimo futuro che mi aspetta.

Alla fine ho avuto la sensazione di andare incontro a una ennesima nuova fase della mia vita: prima ingegnere, poi scrittore, poi studente... e adesso piano piano finalmente e con gli ultimi 12 mesi di tortura che mi aspettano, se tutto va bene anche dottore.

E quello che ho capito è che mi immaginavo un certo futuro, ma che il me stesso che vedevo in quel futuro era diverso da quello che ci è arrivato.

Che poi avete presente la fantascienza, no? Uno nel futuro si immagina un miglioramento del presente, come per dire le macchine che volano, ma poi il futuro arriva e porta facebook e i telefonini con internet e insomma cose che nessuno si sarebbe realmente immaginato.

Lo stesso insomma sono io con questa seconda laurea che inizia ad avviarsi verso la sua fase di atterraggio: in 5 anni sono cambiate un sacco di cose, come del resto pensavo che sarebbe accaduto, ma non sono cambiate proprio le stesse cose che mi sarei aspettato all'inizio.

Ora non preoccupatevi, che non starò qui a farvi un elenco dei miei pregi e difetti o ad auto-psicanalizzarmi: mi parrebbe oltre che stupida, come cosa, anche relativamente noiosa. Penso solo che da qui in avanti mi aspetti una vita più difficile, più combattuta, più sofferta anche per situazioni che dovrò vivere e scelte che dovrò affrontare. Ma sarà anche una vita più serena, più utile e tutto sommato di gran lunga più felice.

Che poi scusate, penso di avervi un po' ammorbato con semplici riflessioni da ombrellone, venute fuori guardandomi avanti e indietro in un momento di ormai sempre più rara calma. Non voglio manco rileggerle per non ammorbare da solo anche me stesso, e ve le lascio così come non faccio mai: scritte e pubblicate, come un sasso gettato in mare dalla spiaggia.

Un po' di pausa, in ogni caso, ci voleva. Buone vacanze a tutti voi.

Simone

25/07/13

15 anni fa.

Quando ero giovane, avevano tutti orologi come questo
Ma forse erano solo 14: dovrei fare bene i conti.

Comunque sia, ero al penultimo anno di Ingegneria Civile, a Roma Tre.

Un anno noioso, pesante, pieno di pastoie e rotture e scassamenti burocratici infiniti: sei esami di progettazione, allungati nel corso di un intero anno solare perché - a detta loro - dovevamo concentrarci sullo studio e non sul dare gli esami a Dicembre, visto che preparare gli esami ci avrebbe fatto perdere tempo (cit.).

Solo che poi arrivati alla sessione estiva questi geni dei professori hanno avuto la bella pensata di mettere il primo appello - non so - il giorno dopo la fine delle lezioni? E poi a seguire gli altri tutti appiccicati e sovrapposti tra loro.

E insomma, pareva un'impresa impossibile a quel punto non restare per forza di cose indietrissimo e sommerso da carte, progetti e burocrazia. Una vera impresa irrealizzabile.

Ma a quel punto insomma io non ci ho visto più, e mi sono detto "li faccio tutti, e basta". E nella sola singola sessione estiva di quell'anno ho dato 4 esami di Ingegneria. Uno di fila all'altro, in un tour de force senza fine e facendo e rifacendo quelli che andavano male e prendendo anche voti bassissimi ma - alla fine - con uno scopo preciso e ben definito: andarmene da quel posto di merda.

Avanti nel tempo: 15 anni in più con meno trippa, meno brufoli ma molti più capelli bianchi ed eccoci al mio secondo penultimo anno di università. Stavolta siamo a Medicina, ma le situazioni si - quasi - rassomigliano: troppi esami da dare, poco tempo per preparare tutto, il rischio di restare sempre più indietro e di non farcela.

Ho sottolineato il quasi perché agli esami non vado più a farli solo per per provare a togliermeli, ma cerco di imparare davvero qualcosa e di prendere - nel limite delle mie possibilità - dei voti decenti.

E ho detto quasi anche perché l'ultimo esame, Psichiatria, non è andato. Cioè, è andato male. Mi hanno bocciato. Sono stato rimandato a settembre. Tristezza, morte e distruzione. Oppure la fortunata occasione di imparare di più. Scegliete voi.

Comunque sia, proprio come 15 anni fa, nella penultima sessione estiva della mia vita universitaria (almeno, di questa seconda) ho per lo meno provato a dare di nuovo 4 materie. E, sempre e ancora proprio come 15 anni fa, l'ho fatto perché voglio finire, laurearmi e uscire di qui il più presto possibile.

E ora potrei impallinarvi i genitali per ore sul solito discorso di quanto odio lo studio, ma non è assolutamente questo il discorso dove sto andando a parare. Vi dirò, piuttosto, che rispetto a quella di 15 anni fa la situazione di oggi è completamente diversa.

Perché 15 anni fa odiavo fare i progetti. Detestavo i lucidi, la carta, i calcoli, le equazioni, il cemento armato, le strade, l'idraulica e tutto quello che avrebbe avuto a che fare col mio futuro lavoro da ingegnere.

Mi stavo trascinando da una situazione in cui facevo qualcosa che odiavo, verso una futura situazione in cui avrei odiato quello che facevo. Mi stavo scavando la fossa per conto mio, e se non avessi avuto la possibilità di cambiare e ricominciare da zero molto probabilmente in quella stessa fossa ci sarei anche crepato.

Ora invece è un po' che non vado in ospedale, e sento che mi manca. Sono due settimane che non metto il camice, ed è come se mi annoiassi. Come se tra una notte in pronto soccorso e una serata in compagnia di amici avessi quasi difficoltà a scegliere quello che mi piace maggiormente fare.

E lo so che adesso è solo la novità e il senso di aver raggiunto qualcosa a darmi questa eccitazione, mentre con il passare degli anni la professione medica mi sembrerà sempre più un lavoro di bassa manovalanza, ripetitività e burocrazia applicata al non farsi denunciare dai pazienti.

Però c'è comunque un abisso tra le due cose. Tra il fare un lavoro che non ti è mai piaciuto, oppure al contrario essere impegnato in un qualcosa che potrebbe riempirti le giornate meglio del migliore dei passatempi del mondo al punto di avere difficoltà a definirlo lavoro.

Ogni anno faccio sempre più fatica a portare avanti questo percorso. Vuoi per la stanchezza, vuoi per gli infiniti dubbi che invece che diminuire aumentano. Vuoi per quelle lancette che vanno sempre avanti e mi ricordano che, passati ormai i 38 anni, se pure sto finalmente iniziando a puntare nella direzione giusta, in tutto l'arco della mia vita non ho ancora concluso un - benemerito - cazzo.

Eppure, anche oggi che mi hanno pure segato all'esame, ho ancora una volta la conferma di aver fatto la scelta giusta. Ho fatto bene, a sfasciare tutto e rimettermi lì a ritirarlo su, dal primo mattoncino: meglio farsi bocciare in qualcosa in cui tieni, che riuscire alla grande in qualcosa di cui non ti frega niente. Che poi è anche un discorso assolutamente ovvio, direi.

E infatti io ci ho impiegato appena 15 anni, a capirlo.

Simone

19/07/13

Quasi finiti gli esami, quasi.

E adesso vacanze!!!!! Ah, no, giusto: un altro esame :(
La prossima settimana devo dare Psichiatria, nell'ultimo rush finale decisivo della sessione.

Che poi gli esami a questo giro sono andati benissimo, e posso tranquillamente farmi bocciare (cosa probabile, visto il tempo nullo che ho da dedicare a questa materia) senza battere davvero ciglio.

Da Giugno a oggi ho dato Neurologia, Ortopedia e Organi di senso. Se ci aggiungiamo questo diventano quattro ma comunque male che vada a Settembre dovrò rivedere Psichiatria già mezza pronta, e Dermatologia subito dopo.

Così, nella ipotesi di una sfiga mediamente moderata (che mi boccino pure, cioè, ma solo una volta :) a Settembre finirei gli esami del quinto anno iniziando poi prontamente il sesto anno di Medicina con:

- Esami in regola.

- Frequenza in medicina d'urgenza per il secondo anno.

- Tesi in medicina d'urgenza già chiesta e approvata con tanto di titolo più o meno ufficiale.

- Frequenza in chirurgia d'urgenza da chiedere e iniziare per imparare a mettere i punti e a vedere qualche altro tipo di paziente.

- Meno esami di quest'anno da dare, di cui un paio si spera davvero semplici o fotocopie di esami già fatti.

- Varie ed eventuali, che ora non mi vengono in mente.

E insomma avrete notato una certa positività che magari fino a qualche giorno addietro mi ero un po' perso per strada. C'è che quello che è stato forse l'anno più impegnativo (non il più difficile, ma più impegnativo probabilmente sì) del corso di laurea sembra si stia finalmente per concludere, e il sentirmi più o meno con le spalle abbastanza coperte grazie al lavoro già fatto è una sensazione che un po' mi rilassa.

Avevo sentito tanti discorsi secondo cui al quinto anno di Medicina tanti studenti (e molti che ho conosciuto) si impantanano nelle cliniche, restano indietro, e vanno anni fuori corso senza riuscire a riprendere il ritmo degli esami. Pare invece insomma che per una buona percentuale nel mio caso non sia finita così, e se anche rimane una buona parte del lavoro ancora da finire diciamo che sono molto ottimista e spero che l'umore continui su questo livello anche per tutto il prossimo anno.

L'idea poi che più mi tolgo gli esami, più mi avvicino alla laurea e più mi sento di poter fare quello che davvero mi piacerebbe fare (il dottore, per chi non avesse proprio ben colto il senso del blog :) mi dà davvero un po' di carica in più e non vedo quasi l'ora di arrivare a Settembre e ricominciare da capo... anche se stiamo a Luglio e non ho nemmeno ancora finito.

Insomma la prossima settimana Psichiatria, che come vada vada. Poi a settembre Dermatologia, e a seguire tutto il resto.

E nel mezzo, tra le due, ovviamente: vacanza! Ne ho davvero, davvero, davvero... davvero bisogno.

Simone

16/07/13

Quattro esami per una materia.

Giusto qualche professore che dovrà interrogarti...
Quattro interrogazioni, per un unico esame:

Comincio con la prima, che è pure la materia che mi piace di meno: parlo, e il docente mi riprende perché non uso un linguaggio medico corretto.

Parlo, e mi dice che non è proprio giusto quello che dico, anche se ripeto le loro cavolo di lezioni registrate e sbobinate.

Poi mi dice che una cosa che non so è importantissima, pure se durante il corso non è mai stata nominata... ma insomma, alla fine mi pare di cavarmela. Non piglierò un votone ma mi pare - tutto sommato - così così, ma è andata. E invece, il professore mi fa: "al massimo ti posso dare 21".

A quel punto, una studentessa del corso è scappata fuori dall'aula per non sentirsi male. Un'altra ha fatto un lungo grido tipo "aAaahAAAAhhhhA" tenendosi il petto, e poi è svenuta.

Che 21 a Medicina non esiste. La gente rifiuta i 28, e 21 è il voto di quello fuori corso che non sa niente e sono 3 volte che lo bocciano e allora gli fa pena e gli danno 23... che come ho detto 21 non si può dare.

Vabbe'. Io penso intanto vediamo come va con gli altri, ma stavo tutto incupito che probabilmente finivo a ristudiarmi tutto da capo a Settembre. Poi gli esami arretrati, poi vado fuori corso, poi mi laureo da vecchio e non entro mai in specializzazione... che cioè insomma non cambia un cazzo, ma l'esame non voglio ristudiarlo lo stesso.

Seconda interrogazione.

Questo è un chirurgo simpatico, sulla sessantina. Che poi i chirurghi sono simpatici in generale. Alcuni di loro, diciamo. Specie quando non devono operare me. E a parte quello che mi ha interrogato prima, ovviamente.

«Non sembri tu, sulla foto del documento» mi dice.

«È perché lì ancora ero giovane» rispondo io.

Lui ridacchia.

«Te la stai prendendo comoda...»

«Veramente no. Non sono fuori corso, ho iniziato tardi!»

Faccia spaesata del docente.

«Uh?!»

Che poi i professori fanno sempre così: vedono la gente morire per le malattie più assurde e le complicazioni più inimmaginabili. Funghi nel cervello (parte del programma d'esame è basata su questo, in effetti) gente con gli organi capovolti, batteri così grossi che fanno le poste in farmacia e se vedono uno che compra antibiotici lo assassinano... ma la cosa più strana che possa aver mai visto un medico - generalmente - sono io.

E vabbe'. Gli spiego i dettagli della mia vita e adesso magari me lo ritrovo pure sul blog, e poi facciamo l'esame.

Lui chiede cose facili, non critica come mi esprimo (forse perché pariamo uguale?) e a un certo punto mi dice pure "bravo" perché sapevo una cosa importante tipo che se non respiri muori. Alla fine insomma mi dà un bel voto, e pensando che 21 più bel voto diviso 2 viene già fuori un voto decente mi sento un po' risollevato.

Terzo orale, che è il peggio di tutti.

Non tanto per la materia, ma perché mi interroga uno che potrebbe essere amico di amici che secondo me non è materialmente possibile che non venga a sapere che sono amico degli amici o che non gli venga in mente che l'unico 38enne a fare l'esame in mezzo a una comitiva di ragazzine di 23 potrebbe forse essere l'amico dell'amico di cui gli hanno parlato e che studia medicina all'età in cui la gente normalmente la insegna.

E insomma se vado male poi tutti gli amici degli amici di amici ne sarebbero prontamente informati, e quando qualcuno dovesse dire "Simone studia Medicina" qualcun altro direbbe subito pure immediatamente in risposta obbligata: "sì, ma un amico di un amico mio gli ha fatto un esame, e ha detto che ha fatto una figura di merda" sputtanandomi per sempre la reputazione a vita.

Ma per fortuna insomma va bene pure questo e la mia vita è salva. Siamo a 3 orali fatti, e vorrei trovare qualcosa di interessante anche sul quarto ma non c'è davvero proprio niente da segnalare... e probabilmente forse gli esami migliori sono proprio questi.

È finita. 3 ore e rotte di interrogazioni per una cavolo di materia che mi sono sudato come una scalata dell'Everest.

Verbalizzo un voto finale tutto sommato alla fine insperato, e sono quasi commosso dall'idea di poter buttare nel secchio tutte quelle cavolo di sbobinature del cazzo che pesano 2 tonnellate e non so più dove mettere. Di non dover più ripetere come si apre il cranio con la sega rotante, perché la gente diventa cieca e sorda oltre che terribilmente rompicoglioni (è una patologia che si chiama restare in vita) e le letali e deturpanti complicazioni della gengivite.

A parte me, sembra non esserci alcun tipo di varianza tra uno studente e l'altro e come per altri esami pare che l'unico voto utile sia dal 29 e mezzo in su, in una sorta di catena di montaggio per il concorso di specializzazione.

Mi spiace se qualcuno di loro è deluso quando non raggiunge il risultato che voleva. Ma il fatto che a me non fosse mai fregato nulla dei voti se non da qualche tempo a questa parte, mi fa pensare a un qualcosa di patologico e profondamente diseducativo tra queste pareti universitarie che sta iniziando ad invadere anche me.

E forse è solo meglio laurearsi e andare via, il più in fretta possibile. E qualunque sia il voto.

Simone

12/07/13

Studiare dopo i 30 anni: un posto come dottore.

Il mio primo lavoro, a 70 anni: costruire bambine robot!
Cena con amici e parenti, non ricordo più per quale motivo.

«Ma poi, dopo la laurea, che fai?» mi chiede qualcuno. «Vuoi lavorare in ospedale?»

Le solite domande alle quali non so rispondere manco a me stesso: tra la specializzazione impossibile, la crisi e tutti i centomila imprevisti, secondo voi - per lavorare in ospedale - basterebbe, semplicemente, volerlo?

«Pensavo di fare un master». Rispondo, proponendo l'ultima versione giustappena aggiornata dei miei dubbiosi progetti per il futuro prossimo venturo. «Poi i corsi da ecografista e qualcos'altro... ma a lungo termine, vorrei avere uno studio con dei pazienti miei».

Risate generali:

«Ma uno va a farsi visitare dall'urgentista? Non fa prima a chiamare l'ambulanza?»

Che palle. Provo a spiegare quel solito discorso di stare in pronto soccorso per fare pratica, e che la medicina di base la dovrebbero fare tutti e che magari vai dallo specialista sbagliato e butti i soldi, eccetera eccetera, ma niente. Medicina d'urgenza = pronto soccorso = tipologia di medico che visita solo chi sta per morire. Che è sempre meglio della tipologia di medico che stai per morire DOPO che ti ha visitato, secondo me... ma vaglielo a far capire.

Altra situazione: notte in Pronto Soccorso.

Aiuto con un paziente che definire urgente vuol dire sottodimensionare molto il problema. Ne accompagno un altro in reparto, che i portantini stanno sovraccarichi ma serve la barella e non possiamo aspettare. Aiuto un'infermiera a fare i prelievi, poi leggo i risultati delle analisi e in linea di massima li capisco pure.

Dopo un po' faccio un elettrocardiogramma a un signore con un infarto. Riconosco sopraslivellamento, segni di ischemia e forse già anche di necrosi, e grazie al fogliettone che ho sempre in tasca so risalire alla coronaria interessata.

Ma saprei fare lo stesso anche da solo, senza sbagliare e senza combinare casini?

Mi rispondo di no, e visto che non riesco a immaginare di laurearmi senza saper riconoscere un infarto non mi resta che tornare lì finché non ne leggo altri dieci, cento, cinquecentomila anche... finché alla fine insomma non ho imparato meglio.

Qualcuno dice che in reparto ti sfruttano solo, e non impari nulla. Eppure io invece ho imparato tantissimo, anche se un reparto solo non basta e mi toccherà cercarmi per conto mio altri turni e altri impegni oltre allo studio e alle lezioni e a tutto il resto di roba obbligatoria che sta lì quasi a volerti impedire di diventare dottore per davvero.

Mi chiedo se questo lavoro varrà qualcosa quando si tratterà di cercare uno spazio, un minimo di autorevolezza, una qualunque forma di retribuzione. Vorrei rispondermi di sì, convinto, e invece non lo so.

Credo che - prima o poi - sarò bravo almeno quanto qualsiasi altro dottore in grado di fare il suo lavoro. Eppure so già che dovrò arrangiarmi a destra e sinistra, passando per quello in debito e per quello che ha sempre qualcosa da dimostrare o per quello che ha iniziato da vecchio e non ce l'ha fatta a stare al passo con gli altri.

Terza scena, per concludere:

La Croce Rossa fa assistenza a un'associazione che segue bambini e famiglie con problemi di vario tipo. Che poi non è proprio la descrizione migliore della cosa, però va bene così e accontentatevi, che più o meno ci siamo.

Io chiedo di poter seguire le visite. Mi dicono di sì, e mi ritrovo a guardare qualche bimbo con l'otite, qualcun altro con le tonsille ingrossate, e altre cose forse anche un po' troppo banali ma che - insomma - in ospedale non si vedono mai.

Faccio la mia parte senza problemi: agli amici volontari viene da ridere a vedermi in questo ruolo un po' strano. Il dottore dell'associazione mi spiega le cose cazziandomi come se non sapessi una sega di niente (cosa che a tutti gli effetti non posso confutare) e nessuno dei pazienti si sogna di chiedermi in cosa voglio specializzarmi, quanto ho preso a Biochimica o in che reparto sto facendo la tesi.

Finito il turno mi ritrovo con i miei compagni della Croce Rossa. Un po' stanchi ma soddisfatti, che il servizio è andato bene. Saluto tutti. Baci, abbracci, sorrisi e qualche risata.

Monto in macchina e guido verso casa, tranquillo: almeno per oggi, il mio posto l'ho trovato.

Simone

06/07/13

Come studiare, mantenersi, e possibilmente dormire la notte? La lettera di Monica!

Ma non dormire troppo... che poi non passi il test!
Ciao simone,

ti scrivo perchè non ho nessuno con cui parlare di argomenti del genere, nessuno sembra di capire cosa voglia dire per me tentare almeno di diventare dottoressa.

Ho 23 anni e dopo moltissima fatica ad aprile finalmente ho trovato un lavoro molto umile anche se sinceramente non lo trovo per nulla male. Lavoro in un calzaturificio di lusso.

Il punto è che ho davvero necessità di lavorare dato che vivo separata dai miei genitori, quindi ho le spese della casa, della macchina etc... ma puntualmente come arriva l'estate tutti i benedetti anni mi trovo a vivere con angoscia questo periodo, perchè penso che avrei almeno dovuto tentare il test di medicina.

Leggendo il tuo blog mi sono presa coraggio e ho comprato tutti i libri alpha test e sto cercando di studiare qualcosina, che mi esce molto difficile dato che lavoro full time e la sera sono sempre cotta.

Il punto è: se per qualche miracolo riuscissi ad immatricolarmi, come potrei fare per tirare su i soldi che mi servono per vivere e per mantenere gli studi?!

La notte non dormo più. Combatto tra cuore e mente. Ho sempre sognato di fare la pediatra, e abbandonare questo sogno così... mi mette tristezza, molta.

Ti prego, tu con qualche esperienza in più rispetto a me cosa mi consigli? Come uscire da questa tortura?

non sono affatto brava a scrivere, perdonami, è una mail scritta di getto.

Monica

04/07/13

Cosa ho imparato dai serial televisivi sui medici.

Tipico realistico dottore televisivo.
Lo so che dico sempre che lo studio fine a sé stesso non serve a molto, e che con la teoria da sola si combina poco.

Eppure confesso che, studiando i vari telefilm e film e serie e cartoni e libri e manga e fumetti che escono pluriquotidianamente sui dottori, ho imparato tantissime cose che non posso non condividere con voi:

- Gli studenti al primo giorno di tirocinio sanno già fare prelievi, misurazioni, visite, emogas, suture e piccoli interventi chirurgici in anestesia generale.

- Se uno degli studenti non sa fare una cosa c'è lo scandalo generale e minacciano di cacciarlo, la donna lo lascia gli altri lo isolano e i professori lo trattano male e altre infinite vessazioni da parte di tutti quelli che lo incontrano, finché non impara anche lui oppure muore suicida a seconda dei casi.

- Almeno uno del gruppo degli studenti al primo giorno di tirocinio va in sala operatoria a fare da secondo operatore, salvando tra l'altro la vita al paziente come richiesto sul libretto delle attività professionalizzanti che deve farsi firmare.

- Gli ascensori degli ospedali non sono progettati per sollevare le barelle, e come ne trasportano una si bloccano.

- I pazienti intrappolati negli ascensori hanno sempre un arresto cardiaco. Oppure - bene che vada - partoriscono.

- I professori primari malvagi che bocciano gli studenti, licenziano il personale per motivi iniqui e lasciano morire i pazienti per denaro sono in realtà buonissimi ma ingiustamente incompresi.

- Ogni medico di ruolo può svolgere turni in pronto soccorso, reparto, sala operatoria, laboratorio di analisi, obitorio, bar e fruttivendolo di fronte all'ospedale, per un totale di 7 specializzazioni.

- I chirurghi non devono preoccuparsi di conoscere la medicina. A parte poi sapere qualsiasi cosa in sprazzi di onniscenza casuali.

- Se un intervento ha una possibile complicanza, significa che tale complicanza si verifica ogni volta che il suddetto intervento viene effettuato.

- Gli internisti che non azzeccano mai una diagnosi al primo colpo sono stimati e ricercati da colleghi e pazienti. Come se non bastasse si danno un casino di arie, e chi li conosce ritiene che tale atteggiamento sia giustificato.

- I malati gravi conservano comunque un aspetto salubre e curato che non dà alcuna indicazione sul loro reale stato di salute. Sono inoltre inclini al dialogo, e ironizzano volentieri sulla possibilità della loro morte.

- Durante il giro visite ogni studente vede ogni paziente ricoverato nell'intero ospedale. I professori gli fanno delle domande sui singoli casi clinici, e se non sanno qualcosa gliela spiegano.

- Se un medico uccide qualcuno per sbaglio lì per lì succede un casino, ma già il giorno dopo nessuno se ne ricorda.

- Quando muore qualcuno devi gettare i guanti nell'addome ancora aperto e abbandonare la sala operatoria lasciando gli altri come degli stronzi: penseranno tutti che sei un gran figo.

E per chiudere, cosa che ho imparato dalla più famosa serie TV che io però non sopporto:

- Gli studenti passano l'intera totalità della loro esistenza tra libri, reparto e sala operatoria, fatte salve eventuali turpi tresche amorose con i loro consimili.

Non li bocciano mai, non esiste nozione che abbiano difficoltà ad apprendere e mettere in pratica, e sono tutti sempre bravissimi, abilissimi e superpreparatissimi. Eppure, a 40 anni minimi suonati quanti ne dimostrano, non hanno ancora finito la specializzazione.

Evidentemente, dovranno essere alla seconda laurea pure loro.

Simone

01/07/13

Studiare per nulla.

Il mare è quello che vedete sotto al cielo.
Come tutti gli anni a partire dall'asilo fino a cinque minuti fa, andando fuori per un fine settimana durante il periodo d'esami ho pensato bene di portare con me libri e appunti... che come da regola aurea dello studente di qualunque età, credo o latitudine sono rimasti ben chiusi nella valigia.

In ogni caso, 2-3 giorni (quasi) pieni di mare mi hanno un po' ricaricato il cervello, e ora sono pronto a 2 settimane 2 di chiusa totale finale per cercare in qualche modo di concludere con organi di senso.

Piccola nota polemica, da cui il titolo del post: questo esame (come tanti di quest'anno) è formato da tante materie racchiuse in un unico malloppo di nozioni da apprendere in un tempo brevissimo.

Praticamente studi come un matto cose di cui non ti occuperai davvero (la chirurgia della retina o gli impianti dentali difficilmente saranno nel futuro del 99% degli studenti di medicina) in maniera veloce e confusa. Ma se anche prendessi 40 e due lodi (media media dello studente medio di questa facoltà) potrei comunque sentirmi in grado di rispondere a una domanda di un eventuale, futuro paziente?

Cioè, cosa posso imparare io in così poco tempo e senza concentrarmi sui singoli argomenti? E oggi, nel 2013, quando tutti hanno Internet e Google e Wikipedia e 100 mila altri siti con contenuti medici online, ha senso una preparazione così sciatta e frammentaria di fronte a pazienti che possono presentarsi con l'ipad e chiedere e controbattere e indagare su ogni mia minima indecisione?

Qualcuno dirà che io adesso ho le conoscenze di base per capire certe cose, mentre altri no. Qualcun altro dirà che questa è una sorta di infarinatura, e che tante cose le vedranno in dettaglio tutti i futuri dentisti e oculisti del mio corso. Altri ancora diranno che questi esami sono fondamentali tant'è che bisogna prendere un buon voto (30 e lode) pena la disoccupazione e la morte per inedia dopo la laurea.

E insomma credo che non mi darebbe ragione quasi nessuno. Sarà. Ma, dopo tutto, a che serve starci a pensare più di tanto? In ogni caso nel bene o nel male l'esame mi tocca darlo, e nel mio pragmatismo me lo studio e basta sperando - sempre in maniera pragmatica - di passarlo subito così da togliermelo dalle scatole il più presto possibile.

Per il resto, come dicevo, 2-3 giorni di mare me li sono fatti e mi sono anche sembrati un'esperienza piacevole. Per chi non lo sapesse, il mare è un corpo d'acqua molto vasto, generalmente salato, e con le onde formate da liquido che si muove.

Dentro ci stanno i pesci, sopra ci galleggiano le navi e se ti ci butti dentro senti un freddo cane... anche se poi dopo un po' ti ci abitui.

Penso che, prima o poi, potrei anche tornarci.

Simone