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| Con una laurea in Lettere puoi lavorare all'estero. |
In onoranza del
post sulle parole chiave per le quali la gente del net ha trovato il tuo blog, ti dirò, era mia intenzione scrivere stanotte, terminare un racconto lungo/romanzo breve che ho in cantiere da alcune settimane, ma il cervello non collabborava quindi ho oziosamente digitato su google "blocco dello scrittore" e mi sono imbattuta del tuo blog da aspirante scrittore.
Ho iniziato a leggere alcuni post a caso, trascinata dall'entusiasmo della tua critica ai puntini di sospensione, una tematica che m'è sempre stata molto vicina.
Leggendo leggendo, sogghignando alle battute e tutto il resto, mi sono effettivamente iniziata a chiedere come facessi tu a sopravvivere, non pubblicando proprio come il tuo tanto citato Stephen King. Morale della favola mi sono reindirizzata al blog aggiornato, ho capito che stai alla tua seconda laurea in medicina ma lavori come ingegnere (e serve una laurea per quello) ma forse hai anche una laurea in letteratura (non so, non l'ho letto, ma ne ero stra-convinta), quindi lascio stare i numeri, ti battezzo come persona più eclettica che io abbia mai "conosciuto" e metto un punto a questa prolissa premessa pretenziosa.
In tema di parole chiave, il mio problema è la pretenziosità. Ho 19 anni e frequento il primo semestre di Arti e Scienze dello spettacolo, il dass, non il dams, ci tengo a precisare. Ora, evitando la lamentela sul fatto che quella facoltà è piena di gente strana e tendente a scrivere con le abbreviazioni, cosa che dovrebbe essere vietata per gli studenti di qualsiasi facoltà di qualsiasi università, ti porgo i miei dubbi.
Non so esattamente perché lo faccio, ma vedo che in molti ti scrivono, e in fondo è solo una mail e spero di non sembrare inopportuna o importunante (si potrà dire, importunante?). Ahn, e ti sto dando del tu, cosa che giuro non faccio mai praticamente con nessuno, ma visto che sto per tempestarti di drammi di vita, mi pareva giusto farti entrare nel ruolo di proto-confidente.
"Con una laurea in lettere non ci fai niente."
Con una laurea in lettere (cinema, poi!) non ci fai niente. Ehw, io lo so che non ci faccio niente, e ho pure tutte le pareti delle camera occupate e non ho dove appenderla, puta caso che la prendo veramente, quella laurea. È, però, essenzialmente, l'unica cosa che sento di essere in grado di fare. Perché non ci son cavoli, io quello so fare: guardare film e commentarli, leggere libri e parlarne, conoscere persone e ascoltare le loro storie, inventare persone e scrivere le loro storie. Queste sono le cose in cui mi "distinguo".
Un cliché ci narra che non importa essere i migliori in qualcosa, ma dare il meglio di noi in quel qualcosa che facciamo. Idiozie, penso io. Non puoi fare lo scrittore, qui, ora, se non sei il migliore. O insomma, molto, ma molto, ma molto e schifosamente bravo. O molto fortunato.
Quindi no, dico a mia madre, tranquilla mamma, non voglio PIU' fare la scrittrice, tranquilla mamma, te lo giuro.
E quindi cos'è che vuoi fare?
Oh, io voglio fare la giornalista. critica cinematografica (altro mestiere pieno di posti lavoro, ohohoh!)
Ogni volta che qualcuno mi chiede cosa voglio fare, ripeto questa frasetta. E quelli tutti "owh, ti ci vedo così tanto, dai, dai, che figo!"
Perché "Giornalista" suona molto più serio di "Scrittrice". E Scrittrice poi, di cosa. Le mie scritture non si propongono più alla pubblicazione ma al puro sfogo intellettuale da molto tempo. Non che non abbia idee, non che alcune idee in alcuni momenti di particolare e infondata fiducia in me stessa non mi sembrino addirittura buone, ma non credo di essere all'altezza, non credo di esserlo mai stata, nonostante quello che pensavo.
Abito in un paesino piiiiiccolo, abbastanza lontano dalla capitale per poterla spesso solo immaginare, ma non abbastanza lontano dalla capitale per potermici trasferire e non fare la pendolare esaurita.
Fatto sta che sono sempre stata la bambina prodigio, negli anni delle elementari e medie. L'unica che leggeva, l'unica che scriveva, l'unica che conosceva il significato di certe parole auliche tipo la parola aulico. L'unica che apprezzava la cultura in un contesto in cui ti ridevano in faccia se dicevi di aver letto un libro o di essere stata a teatro. Ma proprio grasse risate.
E io, di conseguenza, mi sono auto convinta che altro non potevo essere se non quella con il quid pluris. Ovviamente la realtà mi ha preso a mazzate in testa, quindi mi sono trovata all'ultimo anno di liceo come non-migliore, discretamente pigra nello studio, non-così-talentuosa ragazza qualunque. Con come unica sicurezza quella di non voler mai più vedere la matematica.
Il dramma di fondo, comunque, sarebbe più o meno: Se è veramente così inutile la laurea in lettere+
aggiungere sottotitolo a caso, è obiettivamente lecito e non troppo traumatico scegliere qualcosa che non ci piace veramente pur di combinare qualcosa nella vita? Ho paura di rimanere bloccata. Bloccata da qualche parte in un limbo di laurea-non laurea, di lavoro-non lavoro.
Ho paura di essere decisamente pretenziosa nel voler veramente fare qualcosa di letteral-cinematografico in assenza di capacità vere e degne di nota. Ho paura della mediocrità e di pentirmi come un assassino tra 5, 6 anni, quando il mio vero lavoro sarà quello del cassiere di Mc Donald (niente contro i cassieri di mc donald, ma quando uno sogna di scrivere "cassiere di mc donald" suona malissimo), e la mia massima aspirazione quella di avere una promozione e diventare capo cassiere.
Ho, da qualche parte, grandi progetti per me. Ma è come se ogni volta che provassi a metterli in atto, o comunque, a costituire le strutture per far partire quei progetti, mi vedessi da grande con quei progetti oramai distrutti e già non-vissuti. E il problema è che non sono eclettica come te. È che se io non riesco a fare QUESTA COSA, non avrò mai la capacità di fare qualcos'altro, di fare economia, di fare ingegneria, di fare una di quelle cose che la gente ultimamente dice portino un po' più di lavoro.
Perché insomma, la vita non è il mio libro. Quando scrivo qualcosa di brutto non posso cancellarlo. Posso solo, appunto, scrivere al meglio quello che c'è ancora da scrivere. E io mi vedo tra qualche anno con questa immensa parentesi di pseudo scrittrice giornalista regista quel che ti pare andata in fumo e senza alcuna minima aspirazione migliore, aspirazione ALL'ALTEZZA.
Come funzionano queste cose? Come si fa a capire?
Sì. Forse sono stata leggermente logorroica. E retorica. Chiedo venia per questo, con la scusante che non dormo da veramente molte ore e domani, come molti, devo studiare per la sessione di gennaio/febbraio, e sono leggermente agitata (insomma, i primi esami universitari e tutto).
Arrivederci (:
(Almeno ho scritto qualcosa stasera, alla faccia del blocco dello scrittore.)
Martina