29/11/10

Emergenza in corsia.

Il semestre inizia ad avvicinarsi alla fine, e uno degli ultimi tirocini lo facciamo in un reparto di medicina clinica. Sarebbe la medicina interna, quella dove i malati stanno a letto per un tempo interminabile mentre i dottori cercano di capire che cos'hanno che non va. Quello che tutto sommato - e per il momento - vorrei saper fare come si deve io, una volta che dovessi laurearmi e diventare medico per davvero.

Questa volta non sono nemmeno troppo in ritardo, e arrivo che gli altri si stanno ancora finendo di preparare. Mollo borsa e giacca, prendo il fonendoscopio e mentre indosso il camice stavolta non ci sono emozioni particolari o chissà quali riflessioni che mi vengono in mente: sta già tutto diventando una nuova routine, e ormai mi sono quasi abituato.

Ci accompagnano in reparto, dove pare che una volta tanto ci lasceranno assistere al giro visite.

"Se vedete le visite non dovete aprire bocca e non deve volare una mosca" minaccia la professoressa. Tutto sommato, mi pare anche giusto.

Non facciamo nemmeno in tempo a iniziare, che ci interrompono: uno dei pazienti non sta bene, probabilmente è il cuore. E' un'emergenza.

La professoressa parte lungo il corridoio, gli altri medici le vanno dietro, dietro di loro gli specializzandi, poi gli altri tirocinanti e alla fine vado pure io. E tutti insieme entriamo in una stanza non dico piccola, ma che in linea di massima sarebbe adatta a contenere un quarto delle persone. In un letto, l'unico, c'è un signore molto anziano. E' agitato, dice che non respira, che si sente male e qualcos'altro che non capisco.

La professoressa si mette accanto a lui, dall'altro lato del letto ci sono gli specializzandi e noialtri stiamo tutti ammucchiati poco più indietro. Di scene con gente che sta male alla Croce Rossa ne ho già viste tante e devo dire che non mi fanno più un grosso effetto, ma il fatto di essere così in tanti mi dà fastidio: un po' perché non è che 20 persone lavorino meglio di 10, o di 3, e mi pare di stare in mezzo alle scatole. E un po' perché con tutta questa gente va a finire che il paziente pensa che chissà cosa gli sta succedendo, e si spaventa: anche questo mi è già capitato, sempre con la Croce Rossa. Magari un'altra volta ve lo racconto meglio.

E insomma, viene fuori che per fortuna Mario, il paziente, non aveva nulla di grave. Cioè, niente di più grave di quello che lo teneva ricoverato lì dentro, intendo. Che poi se ci avessi capito qualcosa ve lo direi anche, ma come mi pare sia lampante c'era un po' troppo casino e alla fine mi sono limitato a guardare. In ogni caso insomma l'emergenza non era niente di che, e la professoressa con medici al seguito decide di riprendere il giro delle visite... con tanto di coda di studenti, specializzandi e chi altro capitava raccattato per strada.

Il gruppo attraversa il corridoio ed entra in un'altra stanza, mentre io resto un po' indietro. Sarà che non mi piace stare in mezzo, sarà che ho le manie di protagonismo, comunque se ci fate caso me ne sto sempre un po' in disparte e anche qui non faccio eccezione. E stando indietro sento Mario che piange mentre parla con un dottore che è rimasto con lui.

"Sto per morire?" gli domanda. Ha visto 30 tizi col camice che entravano tutti insieme per vedere lui, e adesso è terrorizzato. Come da copione.

Io un po' vorrei provare a consolare il paziente, ma che cavolo gli dico? Un altro po' vorrei tornare nel gruppo a vedere gli altri malati e forse addirittura finire anche per imparare qualcosa. Mi affaccio nella loro stanza, e vedo 20 camici bianchi stipati attorno a un letto, mentre per capire anche solo il sesso della persona che stanno visitando penso che ci vorrebbe un binocolo.

E alla fine decido che quel paziente posso anche passarlo, e vado da Mario. Gli hanno messo la maschera dell'ossigeno, e sta lì che piange da solo mentre guarda fuori dalla finestra. E non è che ci diciamo molto: mi spiega che non voleva prendere non so che farmaco che gli hanno dato, e io gli dico che la professoressa gli avrà dato quello che gli serviva e che poi tanto era un farmaco leggero. Mi dice che la moglie è in ritardo, e io commento che in effetti c'era traffico e ho fatto tardi pure io. Si lamenta che ha le mani così fredde da non sentirsele più, e io vorrei tanto non stare solo al terzo anno e capire che cavolo ha... ma questo no, non glielo dico: tocco solo una sua mano gelida, e non dico niente.

Alla fine insomma niente di che. Però già dopo qualche minuto mi pare che Mario si sia un po' calmato, e l'idea che da qualche parte c'è una moglie che deve arrivare consola un po' anche me e torno tra gli altri tirocinanti senza troppi sensi di colpa.

Più avanti vediamo altri pazienti, proviamo qualcosa di pratico tipo polso e pressione e mi fanno anche prendere l'elettrocardiogramma a una signora anziana. Sto in mezzo al gruppo, ma continuo a sentirmi lontano e la realtà di non essere proprio amalgamato né con gli studenti e né coi professori non mi è parsa mai tanto evidente.

Se resti nel gruppo puoi fare tutte le cazzate che vuoi, ma tutto sommato non puoi davvero sbagliare. Segui il binario, stai con la massa e alla fine avrai quello che hanno tutti, senza pensieri e senza problemi. Io quando ho fatto quel cavolo di test di ammissione lo sapevo che il binario ormai era perso di brutto, e che un gruppo mio - inteso come insieme di persone nelle quali riconoscersi per trarre sicurezza - non ce l'avrei avuto mai più.

Ma questa non è una lamentela, un dispiacere o una preoccupazione. E' solo un dato di fatto che ora che scrivo queste righe mi pare assolutamente chiaro. Che cosa comporterà, questo, nel lungo periodo, forse posso presagirlo ma non posso davvero immaginarmelo più di tanto. E vorrei dire che non me ne frega niente, perché un po' tutto sommato è così, ma non è davvero così facile.

Per lo meno, oggi, non mi è parso facile per niente.

Simone

23/11/10

Oggi.

NOTA: quello che segue è il seguito di questo post.

E di quest'altro.

Questi 3 brevi racconti, e probabilmente un quarto (fantasiosamente intitolato ieri) saranno una sorta di struttura portante del libro-raccolta che vorrei fare con tutti i vari post autobiografici che ho pubblicato in questi mesi. Vedremo che ne viene fuori...


Oggi.

Questa mattina non è diversa da tante altre: sveglia prestissimo (almeno per i miei gusti) chiudo gli occhi per quello che mi pare appena un istante, ma quando li riapro l'orologio mi dice che sono improvvisamente in ritardissimo su ogni possibile tabella di marcia. Colazione di corsa, poi in bagno, mi vesto in un minuto e scappo via lasciando la casa che è il consueto disastro.

Fuori piove che pare un'alluvione biblica, e anche il traffico sembra una specie di piaga divina in chiave moderna. Arrivo all'università che la lezione è iniziata da poco. Entro in aula in punta di piedi e cercando di sembrare invisibile, poi passo a lato dei banchi e vado a sedermi tra le ultime file.

Si fanno le dieci, poi le undici. Caffé e sigaretta. Poi mezzogiorno, l'una e finalmente le due.

Il ritorno è sempre più piacevole dell'andata: sarà che c'è meno traffico, o che allontanarmi dall'università mi mette sempre di buonumore. Alla fine arrivo a casa che sono le due e mezza: il tempo di un panino, un po' di frutta e già si sono fatte le tre.

Adesso dovrei uscire di corsa senza pensare a nient'altro, ma non resisto e mi siedo alla batteria. Provo Back in black, Smells like teen spirit, e un pezzo dei Coldplay che a suonarlo è piacevole come quel coso ghiacciato che il dentista ti mette sui denti per capire quante parolacce conosci... ma me lo sta facendo studiare il maestro, e allora mi tocca. Poi faccio un po' di esercizi sui raddoppi: ta ta ta ta, tata tata tata tata, per 10 minuti, e poi basta. Ci starei anche tutto il giorno, ma devo passare in banca e se perdo ancora un po' di tempo va a finire che trovo chiuso. Poi devo andare in ufficio, per cui prendo la borsa e tutto quanto. Mi porto anche il libro di Microbiologia: come sempre finirà che non lo apro nemmeno, ma non si sa mai.

Mi pizzicano gli occhi e ho quella specie di febbre che mi sento quando ho dormito poco e vorrei tornarmene a letto, e sì: chiamarla sonno forse era più semplice. Mentre finisco di preparmi penso che sarebbe ora di sistemare quelle carte che ho sulla scrivania da un mese. Sarebbe anche il caso di fare la spesa, visto che in frigo mi restano solo surgelati e poi magari se ci riesco faccio anche un salto dai miei, così vedo i nipotini. Domani ho quella cavolo di cena fuori... e speriamo che non mi trascinino nel solito locale stracolmo di gente e casino e talmente noioso da far rimpiangere i blog degli scrittori emergenti. Se invece oggi torno presto, magari un'oretta sui libri - prima di andare a dormire - riesco anche a passarcela... vedremo.

Prima di uscire mi do una guardata allo specchio. Ho la solita trippa che sembra che c'ho la maglietta in 3d, ma meno di quella che avevo qualche anno fa. Ho l'aspetto pulito di una persona giovane che si cura decentemente, e l'aria di chi è allegro e senza troppi pensieri dai quali farsi angustiare.

Ed è quasi una sorpresa quando mi rendo conto che mi piace: mi piace essere la persona che sono. Non avrò grossi meriti, non avrò grosse capacità, ma sto cercando di far fruttare le possibilità che ho avuto. In questo momento, non ho rimpianti.

Non mi sentivo allo stesso modo qualche anno fa. Certe cose, certi momenti e addirittura certi libri che ho scritto... anche il blog, il lavoro e i rapporti con alcune persone, il modo in cui vivevo col desiderio bruciante di cambiare ma senza il coraggio di farlo. A ripensarci mi sembra tutto annebbiato, stanco, confuso... come i ricordi che ti restano di quando hai avuto la febbre e stavi male. Come se avessi avuto chissà che strana malattia, che rendeva tutto difficile, complesso e spaventoso.

Non so che cosa avessi realmente, e che cosa mi stesse accadendo. So solo che, adesso, mi sento come se fossi guarito.

Adesso mi sento bene.

Simone

E aspetto ancora i vostri consigli per l'elenco dei migliori ebook gratuiti!

19/11/10

Il punto della situazione, a Novembre 2010.

Rieccomi con il consueto resoconto dei miei vari svaghi hobby impegni studi volontariati attività e lavori vari, che del resto non facevo da un po':

Medicina passati i trent'anni: il primo semestre di quest'anno inizia ad avvicinarsi alla conclusione (che segnerà l'inizio degli esami con un tremendo periodo di secchionaggine pre e post natalizio). Tra un po' spero di scrivere qualcos'altro a riguardo dei tirocini, preannunciandovi soltanto che - tutto sommato - non è che fino a questo momento mi senta particolarmente entusiasta.

La mia impressione è che l'università italiana dia una pista (e anche di brutto) a tante altre per quanto riguarda conoscenze e ricerca teorica, al punto che all'estero i ricercatori italiani sono decisamente apprezzati. Ma poi quando si tratta di passare alla pratica i problemi e l'immancabile burocrazia minano severamente il risultato finale. Sicuramente a Ingegneria era così: in 10 anni da ingegnere iscritto all'albo non mi è mai capitato di fare - per lavoro - qualcosa che avessi effettivamente studiato a lezione. E io non dico che sia neanche sbagliato, come approccio (meglio avere una mente in grado di apprendere in maniera autonoma piuttosto che saper fare benissimo un numero di mansioni limitato, secondo me) ma io non è che posso aspettare di avere 50 anni prima di saper visitare per davvero un paziente. Ma come dicevo, spero di parlarne un po' meglio più avanti.

Per il resto, a Dicembre ricominciano gli esami: devo ridare Microbiologia che purtroppo non riesco tanto a studiare, perché non mi piace proprio ed è troppo mnemonica. Devo fare Immunologia che mi piacicchia, è interessante ed è troppo mnemonica, e poi dovrei fare Patologia nella quale sto indietrissimo (visto che devo dare prima Immuno e Micro) mi piace molto ed è pure quella troppo mnemonica... ma del resto stiamo a Medicina, che vi aspettavate? ^^

Insomma sto messo un po' male ed è ora di mettersi seriamente sui libri... solo a trovare la voglia.

Scrittura e blog: la mia ricerca di ebook gratuiti da consigliare è andata così così. Ho spammato la cosa su siti dedicati agli ebook, forum di scrittori esordienti, facebook, altri forum di ditte che vendono ebook... insomma l'ho fatto girare un bel po', e alla fine ho tirato fuori un breve elenco di cose interessanti.

Certamente poteva andare molto peggi. Ma l'impressione che ho ancora una volta è che non è che ci sia poi un sostanziale interesse per autori nuovi e per editoria digitale. Magari molte persone compreranno (o scaricheranno da emule) l'ebook dell'autore famoso, ma nell'ambito dei nuovi autori e dei testi gratuiti non c'è veramente né da un lato molto materiale degno di nota, e né dall'altro un gruppo corposo di lettori effettivamente interessati. Penso comunque che l'ebook resti uno strumento necessario per farsi vedere come scrittore, e io continuero a usarlo... ma ormai lo vedo più come una sorta di biglietto da visita virtuale piuttosto che come un mezzo per dare il giusto risalto a uno scritto che si ritiene valido.

Forse si potrebbe lavorare per creare degli ebook che la gente abbia più interesse a leggere: magari scritti meglio (ma questo è un problema serio! ^^) che attraggano come testo e copertina e che magari siano in qualche modo adatti a chi ha solo intenzione di dare uno sguardo rapido: testi brevissimi? Caratteri giganti? Più disegni? Io qualche idea ce l'ho, vedremo.

Cose belle sulla scrittura: la presentazione a Venezia di Io scrivo è andata benissimo, e ve ne ho già parlato. Ci tenevo a ripeterlo, perché effettivamente è stata un'esperienza positiva. Una delle migliori probabilmente da quando ho iniziato a scrivere.

Ancora, non dico nulla perché non è che ci sia in effetti molto da dire, ma mi pare che l'aria da queste parti stia un po' cambiando e comunque sono contento anche solo per un paio di email che mi sono arrivate. Insomma un giro di parole assurdo solo per dirvi che sto tornando appena un po' più ottimista, e spero che prima o poi qualcosa si concretizzi sul serio.

Volontariato: in questo momento, con la Croce Rossa, mi occupo solo di corsi di Basic Life Support. Sarebbe la rianimazione cardiopolmonare (il classico massaggio cardiaco) con e senza defibrillatore.

In genere vado anche sulle ambulanze del 118, ma è un po' che non mi segno turni nuovi. Sarà che non ho tutto questo tempo libero (diciamo che non ne ho quasi per niente ^^) e se non mi chiamano loro non è che in genere mi faccia avanti io. La speranza è di trovare presto una sorta di turno fisso in ospedale, o con la Croce Rossa o anche solo con l'università, così da vedere un po' sul serio come si fa il dottore e non solo quello che defibrilla oppure il barelliere. Speriamo.

Penso di avere anche altre cose da dire, ma facciamo che non vi tedio troppo e mi fermo qui. Rimaniamo che prometto di parlarvi ancora dei tirocini, e magari se riesco ci scappa anche qualche altro racconto di quelli divertenti.

E spero tanto che vi farà piacere tornare a leggermi. ^^

Simone

14/11/10

Gli ebook gratuiti che dovete assolutamente leggere.

E' un po' che ci penso: ormai di ebook e scrittori emergenti è piena la rete.

L'unico inconveniente, almeno secondo il mio parere, è che non basta prendere un testo qualunque, passarlo in PDF e metterlo in rete per aver fatto un bel libro. Ci vuole anche la qualità, il contenuto, le idee, la forma... insomma, trovare un bell'ebook non è facile, e si rischia di perdersi in un mare di cose che sembrano promettenti ma che poi, dopo le prime pagine, deludono.

A me invece piacerebbe mettere in risalto cose veramente degne di nota: degli ebook gratuiti che non mi diano l'impressione di "l'ho messo online perché era una monnezza" ma piuttosto dì "l'ho messo online perché mi andava di farlo".

Ancora, io vorrei fare una lista di ebook che siano non tanto semplicemente carini, o leggibili. Vorrei trovare qualcosa di estremamente valido. Addirittura magari il capolavoro, un libro bellissimo e che non dovreste perdervi ma che - chissà perché - si trova online e gratuitamente.

Vi confesso che tutto questo è un po' una provocazione: io ho conosciuto tanta gente che scrive online, ma a parte qualcosa di abbastanza buono tipo alcuni degli ebook che ho recensito anni fa non vi saprei consigliare a cuor leggero qualcosa da leggere assolutamente.

Quello che spero, insomma, è che lo facciate voi: che veniate qui e consigliate a me e a chi passerà da queste parti dei testi reperibili gratuitamente online e che - tra le migliaia ormai disponibili - valga veramente la pena di scaricare e leggere.

Potete farlo? Io spero di sì, e anzi sono convinto che alla fine avremo un gran bell'elenco. Però adesso non fate tutti il giochetto di dire che i libri migliori sono i miei, così che chi non mi conosce se li scarica e prova a leggerseli davvero: sarebbe uno scherzo davvero un po' pesante...

E non vorrei che qualcuno ci restasse male. ^^

Simone

ELENCO (PROVVISORIO) DI EBOOK GRATUITI CONSIGLIATI:

Medium - di Giuseppe Genna

Il meccanismo della forchincastro - di Fabrizio Venerandi

Black Millennium - di Simonetta Santamaria

L'editore - di Nanni Balestrini Nota: questo è un testo leggibile solo online. Ne esiste una versione in formato ebook?

Alice senza niente - di Pietro De Viola

Non desiderare la pecora d'altri - Strumm

Q - Wu Ming

Turkemar - di Simone Sarasso

Vi ricordo che questo è un elenco di libri consigliati da chi li ha letti, per cui si può sperare che siano di un livello paragonabile a quello di un qualunque prodotto editoriale valido.

Se avete altro da consigliarmi e da aggiungere alla lista inseritelo nei commenti!

10/11/10

Gli anni Inutili... e qualche foto.

Conoscere, dopo anni di amicizia, Matteo Scandolin e i ragazzi dell'Associazione Inutile (perché con la scrittura online prima ci si scambiano complimenti cortesie e amicizia virtuali e poi - eventualmente - ci si conosce di persona) è stata allo stesso tempo una conferma e una sorpresa.

La conferma è che bene o male quello che facevano l'avevo capito, e vederli indaffarati per presentare la loro rivista e il mio libro era una cosa che tutto sommato mi ero già prefigurato.

La sorpresa è che sono tutti molto più giovani di quanto mi aspettassi. Il più grande credo che sia proprio Matteo, del quale non vi dico l'età (sarebbe forse poco elegante) ma che è comunque qualche annetto più giovane di me. Gli altri avranno tutti 18, 20, 22 anni o qualcosa del genere.

E allora, lo confesso, io lì per lì ho pensato: ma questi, a 20 anni, dove vogliono andare? Uno per fare l'artista, per fare cultura, per tirare fuori anche 4 righe al mese che dicano qualcosa di importante, deve avere una certa età. O o?

Ecco, sì, all'inizio ho pensato quello, provando una punta di perplessità. Ma poi, subito dopo, mi sono decisamente incazzato. Ma non con loro, ovviamente:

Un po' ce l'avevo con me stesso per aver fatto un ragionamento simile: in fondo non ho iniziato pure io, intorno ai 20 anni o anche prima, a scrivere chiacchierare e sproloquiare a destra e a sinistra? E adesso io potevo permettermelo, e loro no?

Mi pare un discorso da rincoglionito, di quelli della serie che solo lui, ai tempi suoi, faceva bene tutte le cose perché lui sì che capiva tutto, ma se te vuoi imitarlo allora no: ti devi fare tutta la gavetta e poi aspettare il turno tuo, quando arriverà, e possibilmente passati i 60 anni.

Poi me la sono presa anche un po', ok un bel po', ok tanto, con certa gente e certi discorsi che si fanno per strada, su Facebook, al telegiornale... non so, li avrete sentiti anche voi, immagino: i ragazzi di oggi sono ignoranti, i giovani non leggono, il futuro è nero e triste e che sfiga e che palle. E poi, il qualunquismo per eccellenza che si ricicla di anno in anno, di generazione in generazione, peggio delle repliche di certi film a Natale: ah, i giovani d'oggi! Dove andremo a finire?

Ecco, invece sapete la verità? La verità è che Einstein ha tirato fuori quelle robe per cui ha vinto il Nobel quando aveva 27 anni. Salinger ha scritto il Giovane Holden quando di anni ne aveva 32, e a 40 Mozart era già morto da un pezzo. Ok, Tolkien un sacco di roba l'ha scritta passati i 60 anni per cui non sarà una regola inviolabile, ma è comunque chiaro che se devi combinare qualcosa nella vita magari è il caso che cominci presto, senza star lì a cercare chissà che scusa per rimandare a domani.

La verità è che a Venezia, Mestre e Maerne ho trovato persone giovanissime desiderose di fare e conoscere, e che con l'aiuto di qualcuno appena un po' più grande (Marco Garbin, che ci ha messo a disposizione la sala, ha all'incirca la mia età) magari ci riescono pure.

La presentazione del libro, infatti, è andata una bomba: c'era un sacco di gente (evento più unico che raro, quando si parla di libri) mi sono divertito, si è detto qualcosa spero di utile e un trafiletto su di noi è anche uscito su un giornale importante... e anche questo fatto non è che capiti spesso.

Eppure, alla fine, per quanto strano, da tutto questo rimane anche un po' di rimpianto: penso che ci sono un sacco di ragazzi ai quali magari piacerebbe partecipare ad associazioni e iniziative analoghe, ma che non si sentono motivati o non ne hanno le possibilità. Penso ai discorsi di cui parlavo poco sopra, alla gente negativa che magari se la becchi all'età mia la mandi affanculo, ma quando sei un po' più piccolo finisce che ti spaventa, e ti scoraggia.

Penso a quanto è facile sedersi davanti a una TV, a uno schermo, o anche a un libro brutto - perché anche quelli purtroppo ci stanno - e piano piano diventare più grande, più stanco, più pessimista e semplicemente più vecchio. Penso ad amici che quando andavamo a scuola sembrava che dovessero diventare chissà chi, ma che poi li rincontri e sono tali e quali a prima, solo più ingrassati e più lenti. Perché combinare qualcosa non era facile, a loro di fare quel passo in più non gli andava e nessuno si è messo lì a spingerli.

Ripenso ai miei 35 anni, e mi domando quanti ne ho spesi bene e quanti, invece, sono stati inutili, stavolta con la "i" minuscola. E alla fine decido che - tutto sommato - non ha senso fare certi discorsi, o forse non lo voglio semplicemente sapere.

Quel che è fatto è fatto, e il passato è passato. Ma magari, per il futuro, si potrebbe prendere il buon esempio. Fare come i ragazzi di Inutile, e mettere su qualcosa di vero, invece di star sempre ad aspettare chissà che e chissà chi.

Un futuro meno inutile... o più Inutile, a seconda che vi piacciano o meno i giochi di parole. Questo sarebbe da augurare a chi è giovanissimo adesso, e che si guarda intorno indeciso su cosa fare e su dove concentrare i propri interessi.

E lo stesso - credo - sarebbe da augurare anche a noi stessi.

Simone

P.S.

No, no ho 90 anni come sembrerebbe da come scrivo. Mi era solo presa così. ^^

E qui trovate le foto dell'evento!

08/11/10

Appena tornato da Venezia.

Sono appena rientrato a Roma, e mi ci vorrà un po' per metabolizzare Venezia al punto da riuscire a raccontarvi decentemente come ho vissuto questi tre giorni.

Sicuramente posso dirvi che il viaggio è stato bellissimo, Marco Garbin e il comune di Maerne di Martellago ci hanno messo a disposizione una sala stupenda, gli amici di Inutile sono stati impeccabili e la presentazione di Io scrivo è andata anche meglio di quanto potessi sperare.

Intanto vi segnalo una breve relazione della serata presa dal blog di Matteo Scandolin, che tra l'altro mi pare talmente esaustiva da non lasciare quasi il bisogno di aggiungere altro. A questo punto, nei prossimi giorni potrei decidere di scrivere un raccontino su Venezia... e sul fatto curioso di come una persona in piedi su di un motoscafo sia leggermente più alta dei vari ponticelli che attraversano i canali. Tra l'altro Matteo ha detto già qualcosa anche su questo, per cui non vi resta altro da fare che seguire il link.

Simone

Link: la presentazione di Io Scrivo, su Grandi speranze.

02/11/10

Tutto sommato...

Tutto sommato, credo che sia valsa la pena di laurearmi in Ingegneria. Ora come ingegnere non è che faccia molto, ed è una laurea che avrei potuto sfruttare di più. Però ho imparato a riconoscere un problema e (a volte) a risolverlo. Ho imparato a studiare cose anche difficili, e ho capito che se inizi una cosa è per portarla a termine, o altrimenti è meglio che lasci subito stare.

Tutto sommato, sono contento anche di aver scritto su un blog per tutti questi anni. Certo ora mi sono un po' stancato, l'entusiasmo di una volta non c'è più, e aggiorno raramente. Però ne è uscito fuori un libro, e ho imparato un po' di cose di come funzionano la narrativa e la comunicazione. Ho capito anche che la scrittura oltre che uno strumento è un'arma, e che può farti crescere e imparare ma anche fermarti e lasciarti immobile lì dove sei, con l'illusione che sia già un traguardo.

Tutto sommato sono contento di aver scritto i miei romanzi. Forse non ne ricaverò nulla e forse non ne scriverò mai più un altro, ma mi hanno fatto viaggiare, conoscere altre persone, vivere esperienze e anche alle volte provare emozioni profonde. Oggi mi danno la soddisfazione di rivedere me stesso da lontano e pensare che, a voler essere proprio onesti, non ho scritto cose che cambieranno il mondo, ma nemmeno troppe cavolate.

Tutto sommato, è valsa la pena anche di iscriversi a Medicina. Questa seconda laurea mi sta costando una grossa fatica, e forse non è detto che quello che ci sto investendo darà tutti i frutti sperati. C'è la paura di bloccarmi a metà, la paura di non essere all'altezza e la paura che senza una specializzazione e senza altri anni di studio alla fine non sarò comunque un medico vero, ma solo uno con l'ennesimo pezzo di carta.

Però a Medicina ho studiato un po' come funzionano l'uomo e la sua biologia. Prima certe cose non le sapevo e non le capivo, mentre ora vedo il mondo in una maniera diversa. Adesso so che per quanto puoi uscire da certi schemi tutto sommato era prevedibile anche quello, e che in un meccanismo complesso è necessario che qualcuno, ogni tanto, faccia anche semplicemente un errore.

Quello che sento di aver guadagnato, da tutte queste cose che ho fatto, è di guardare alla vita con un misto di curiosità e paura. Di studiare il mondo restandone continuamente affascinato e forse - un pochino - sperare anche di averci capito qualcosa.

E insomma, alla fine, penso di sì: tutto sommato, ne è valsa la pena.

Simone