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20/12/13

Grande entusiasmo natalizio!

Quest'anno è Natale anche per gli studenti!
Doppio post consecutivo in 2 giorni... ma, vista la situazione, ci stava! :)

Babbo Natale è già passato, e insieme all'esame di Sanità Pubblica dell'altro giorno (di cui non so ancora il voto, ma in ogni caso: "lo prendo") mi ha portato anche la promozione per Pediatria.

E insomma: meglio di così non poteva andare. E la cosa comporta un sacco di fattori positivi che vanno a sommarsi nel più meraviglioso dei Natali (vabbe') del tipo:

- Sto in "vacanza", posso comprare i regali ai nipotini e prendere un po' d'aria. Anche se - eccheccavolo - piove.

- Spinto dalla deriva pediatrica (?) del momento, sono andato al pronto soccorso pediatrico a chiedere se posso frequentare un po' lì.

Mi hanno detto di mandare una mail al prof incaricato, cosa che farò ormai nel fine settimana. Vi terrò al corrente.

- Mi mancano - scusate ma quasi non mi pare vero - dicevo mi mancano 5 esami alla fine... degli esami, appunto. Che non dico "alla laurea" perché c'è pure la tesi, e non è mica tutto ancora per niente detto. Però i cinque esami sono effetivamente cinque, e cinque è un numero che inizia a suonare benissimo.

- Questo semestre devo dare Medicina e Chirurgia 2, e Ginecologia. Ho praticamente tutta la sessione per prepararli e posso anche organizzarmi il tempo in una maniera da tale da non ritrovarmi a studiare la notte con l'acqua alla gola.

Cosa che di sicuro invece al contrario - e come sempre - si verificherà. Ma vabbe', la possibilità comunque ce l'avrei.

- Sto un po' più tranquillo, e posso andare in reparto a frequentare e a rimettere un po' le mani sulla tesi, che al momento langue in alto mare senza manco mezza riga di introduzione ancora scritta. Ma le tempistiche - credo - sono nella normalità e nella media di quelle di qualsiasi studente.

- Visto che per l'appunto si respira un minimo d'aria fresca, a Gennaio dovrei anche fare un breve tirocinio in un ambulatorio di medicina generale, con uno dei medici che hanno tenuto il corso di Sanità Pubblica.

Ora che mi interessi davvero la medicina generale non lo so, ma passare un po' di tempo oltre che al pronto soccorso dove vado di solito, in quello pediatrico (se riuscirò a organizzare) e anche in un ambulatorio "di base" mi sembra un bel sistema per ravvivare l'apprendimento di cose un po' più pratiche (che al momento è un po' in un mezzo stallo) e anche un pochino la passione che in questo periodo si stava piuttosto affievolendo.

Ammetto - ma si sarà notato anche dal blog - che tra materie che mi piacciono poco e tirocini non sempre interessanti, questo sesto anno stava passando veramente un po' fiacco... e invece di punto in bianco sono contento, entusiasta, e quasi non vedo l'ora che passino le feste per rimettermi il camice in qualche ambiente nuovo.

Grazie, Babbo Natale, mi hai fatto proprio un bel regalo! Adesso, però, voglio dormire per 3 giorni.

Simone

22/09/13

Domani inizia il sesto anno di medicina.

Vi ho già detto che faccio la tesi con... ?!
Sono finite da un pezzo le vacanze, praticamente conclusa l'estate... e domani iniziano i corsi del sesto anno di Medicina.

E io volevo fare un post drammatico e strappalacrime così da chiudere in malinconico romanticismo questo ultimissimo giorno del quinto. Ma invece, niente.

Sarà che alcuni dei post precedenti sono già stati sufficientemente pesanti da portare tutto il drammatismo sufficiente a riempire un intero corso di studi.

O sarà - in maniera molto più semplice - che non mi sento affatto vicino alle lacrime nel terminare questo anno terribile per iniziarne uno che - si spera - dovrebbe essere più bello.

Insomma, in questo ultimo giorno da studente del quinto anno subito precedente al primo giorno da studente del sesto, sono andato in reparto. Di Domenica mattina. Fico, no?

Dipende.

Perché, ammettiamolo: ho un sonno mortale (e la cosa andrà aggravandosi adesso che iniziano i corsi, temo) ma mi sono divertito e sono contento.

Divertito è la parola giusta. E se ti diverti ad alzarti la domenica mattina per andare a fare un certo - chiamiamolo - lavoro, senza che nemmeno ti paghino o ti torni indietro nulla se non un po' di esperienza... be', forse qualcosa di buono dal buco abbiamo iniziato a cavarlo. Se mai quest'ultima espressione avesse un senso.

Per il mio primo giorno da studente del sesto, invece, mi sto preparando psicologicamente, anche se preferisco magari parlarne in maniera più approfondita da domani, senza voler anticipare per forza i tempi.

Diciamo solo che mi sto organizzando per seguire, per il tirocinio, per la tesi e per chiedere di frequentare in altri reparti oltre al mio... insomma c'è tanto da dire, ma abbiamo anche tanto tempo e possiamo fare con calma.

Vi lascio infine con una mezza riflessione, anche se nelle prime righe promettevo di non scivolare lungo una china del genere... ma invece vi tocca: ogni anno, all'inizio delle lezioni, esce un calendario degli esami e un libretto elettronico (un pdf) con gli orari delle lezioni e tutto quello che potrebbe interessare agli studenti.

E io ogni anno vado a leggere le cose che mi riguardano, no? Immaginate allora che al primo anno, quando ti sei appena iscritto, apri il libretto e leggi i tuoi orari e gli esami e magari pure i tirocini che ti toccherà fare.

Però poi insomma sei curioso, e sfogli anche quelli degli anni successivi che stanno nelle pagine dopo. E così ti accorgi che gli ultimi anni distano una decina di pagine, e devi scrollare un sacco con la rotellina del mouse per raggiungerli e ti viene l'angoscia, perché ti sembrano lontanissimi.

Poi passa il tempo. Passi un po' di esami, e arrivi a frequentare il terzo e il quarto anno del corso di laurea.

Stai un po' più avanti, e scorrere fino agli orari del sesto anno richiede un po' meno tempo ma insomma, gli studenti più "grandi" stanno sempre lì: lontani, nel loro mondo dove l'università è quasi finita mentre te stai - forse - a malapena a metà.

E io fino a ieri/oggi stavo al quinto anno di medicina: mi ero avvicinato molto, ma mancava ancora uno scalino. Ma adesso, invece, eccomi qui.

Apro il libretto dell'università, cerco le pagine del mio anno, e per farlo devo scorrerlo tutto.

Devo andare giù con la rotella non so quante volte, e ripassare davanti a tutto quello che ho già fatto: gli orari del primissimo semestre, i primi esamacci. Istologia, Biochimica, Anatomia... le patologie integrate. Anatomia Patologica, che era la bestia nera e l'esame che faceva più paura di tutti. E ancora dopo Organi di senso, l'ultimo scoglio insuperabile e gigantesco, che non avrebbe mai passato nessuno... e invece - pure quello - è andato.

Ultima scrollata verso il basso, ed eccoci qui: ora, e adesso. Finalmente, siamo al sesto anno di Medicina. Le ultime pagine del libretto. Pulite e ordinate, con gli orari e gli esami belli stampati.

E, da domani, vediamo di sfogliare anche queste.

Simone

15/09/13

La mia tesi di laurea in Medicina.

Ecografia prenatale semplificata per ginecologi alle prime armi.
L'altro giorno, Sabato mattina, ho iniziato più o meno ufficialmente a lavorare per la tesi.

Il titolo - indicativamente - sarà: l'ecografia polmonare d'urgenza. Sempre che non cambi tutto di botto e all'improviso... cosa che del resto con le tesi il più delle volte succede.

Ok. Siete super curiosi di sapere altri dettagli? No? Peccato, perché sebbene anch'io ritenga di aver già detto ben più di quanto possa interessare a chicchessia, un aggiornamento di 3 righe è troppo poco e bisogna necessariamente aggiungere altro per allungare:

La tesi inizierà con un'appassionante introduzione sulle basi tecnico-scientifiche dell'ecografia, e sugli studi dei suoi primi utilizzatori: il Dottor Karl Theodore Dussik d'Austria, e il Dottor Ian Donald di Scozia. Buona parte di questa introduzione è - curiosamente - già stata pubblicata qui.

Dopo di questo e altre cose che immagino andranno ad aggiungersi col tempo, si passerà alla vera e propria parte sperimentale: un confronto tra le immagini (ed eventuali relative diagnosi, ovviamente) ottenute con l'ecografo e i risultati acquisiti invece con un'altra metodica.

Per spiegarlo un po' meglio: facciamo un po' di ecografie e un po' di raggi X, e vediamo se un metodo è più preciso o più accurato o più affidabile rispetto all'altro per diagnosticare determinate condizioni mediche.

Detto così potrebbe non sembrare chissà che gran cosa. Eppure in questa semplice idea iniziale ci sono almeno 2 punti che trovo positivi:

1) Sull'uso dell'ecografo in emergenza c'è ancora molto da vedere e da dimostrare. In letteratura non c'è poi ancora tutto questo materiale, e un confronto tra diverse metodiche non è affatto un'idea stupida o dalla quale aspettarsi dei risultati così scontati.

2) Usare l'ecografo e confrontarlo con altre immagini mi pare un gran modo per imparare qualcosa che poi - da medico laureato e abilitato - userò quotidianamente. Cioè non si tratta di fare una tesi solo per dire "ho finito" e laurearsi, ma è davvero un argomento che mi sarà utile.

Insomma, grande entusiasmo per una tesi che mi piace e che è allo stesso tempo anche interessante e tutto il resto: che altro potrei volere di più? Di non farla per niente e laurearmi senza fatica? Di essere pagato? Di farmi riconoscere la tesi che ho fatto a ingegneria? In effetti, ora che ci penso, potrei fare almeno un tentativo...

E vabbe': l'altra mattina insomma mi sono messo a provare un po' con le ecografie cardiache... e lo so che la tesi è sul polmone, ma che volete? In reparto stavano facendo quelle.

Sul cuore comunque mi sono studiato un po' di cose anche grazie a del materiale fantastico che ho trovato in rete, e ho capito (in teoria) come si vedono alcune sezioni e come si calcola la Frazione di eiezione, un numeretto che si potrebbe dire che vale un po' come indicatore della funzionalità cardiaca generale.

Nella pratica però ho scoperto che se il paziente è piccolino (metà dei pazienti) far passare gli ultrasuoni in mezzo alle costole è difficile, e non si vede una mazza.

Se invece il paziente è corpulento (l'altra metà dei pazienti) ho scoperto che far arrivare gli ultrasuoni in profondità è ancora più difficile che con i pazienti piccoli di prima, e non si vede una mazza ancora peggio.

Insomma sulla carta e in teoria è tutto bello e tutto semplice, ma nella pratica è un altro paio di maniche e prima di raggiungere una ragionevole capacità pratica ci vorrà un bel po' di tempo.

Io per fare la tesi ho circa un annetto. Altri 3 mesi per l'iscrizione all'albo, e infine un anno in più anche dopo con il master e i corsi che vorrei fare.

Vorrà dire che dovrò farmeli bastare.

Simone

12/09/13

Università passati i 30 anni: ho finito il quinto anno di medicina.

Cristallo di Litio: ci crediate o meno, è un medicinale.
Oggi (ma forse il post lo pubblico domani, non lo so ancora) ho fatto Psichiatria.

Con lo psichiatra mi ha detto benissimo, perché mi ha chiamato il prof quello un po' più "tranquillo" e mi ha chiesto cose che tutto sommato erano semplici, e insomma alla fine è andata bene.

Un po' meno bene l'orale con la psicologa clinica, secondo la quale ho appena dato una letta alle slide e non sapevo bene le cose e insomma mi ha abbassato un po' il voto. Che già solo per questo blog come psicologo clinico dovrei prendere 40 e due lodi, ma tant'è: quando la psicologa clinica avrà una crisi d'identità e vorrà iscriversi a medicina pure lei troverà queste pagine, leggerà queste parole e si renderà conto della grande ingiustizia che si è compiuta oggi ai danni del più grande ingegnere psicologo medico blogger vivente: e vi sfido ad asserire il contrario.

Crisi maniacale scatenata dallo stress da esame a parte, dei voti non mi frega una minchia (o meglio, sono contento del voto che ho preso) e insomma abbiamo raggiunto il grande traguardo da me più volte espresso, sofferto e agognato:

Stare in vacanza fino all'inizio dei corsi.

Oltre a questo importante raggiungimento, c'è il non proprio secondarissimo fatto che ho terminato gli esami del quinto anno di medicina.

Quelli del primo, secondo, terzo e quarto - ricorderete - li avevo già dati. Con questo qui è finito pure il quinto, e se non ho fatto male i conti mi resta solo da iniziare, seguire, fare, studiare e terminare il sesto anno, e poi è andata.

Vorrei dirvi di essere estremamente contento, ma sono così distrutto che non è che riesca davvero a provare tutte queste emozioni particolari. Diciamo che sto in quella situazione nella quale non mi rendo ancora molto bene conto che le cose siano andate meglio del meglior modo in cui potevano andare. E insomma io lo so che sono contento, ma sono troppo stanco per esprimere questa contentezza in una qualsiasi altra maniera.

Adesso insomma riposo totale. Se tornerà un po' di bel tempo mi farò qualche ultimo giorno di mare, e dovrei sistemare un po' del lavoro di ufficio ma vabbe' troverò il tempo.

Dal punto di vista della mia preparazione medica (che a questo punto inizierei a scindere da quello della mia preparazione universitaria) ho già visto i prossimi turni da fare in reparto. Ho preso un paio di libri di ecografia, e fermo restando che se studio anche il retro della scatola dei cereali mi si ingrippa il cervello e muoio, sono comunque pronto a darli un'occhiata e ad attaccare con ecografie e tesi appena mi chiederanno di farlo... sperando però che mi lascino prima un po' di tempo per rifiatare.

Simone

06/09/13

Ho iniziato a usare l'ecografo!

Quello che uso io, è del tutto diverso.
Il 2 Settembre ho fatto dermatologia, e questo lo sapevamo.

Il 3 ho fatto la notte in reparto, e hanno iniziato a farmi usare l'ecografo per preparare la tesi oltre che (si spera) per imparare semplicemente a usarlo ed applicarlo nella mia futura pratica clinica.

Prendi la sonda, ci metti sopra quella gelatina appiccicosa che praticamente in reparto ritrovi attaccata a qualsiasi cosa (sperando sempre che sia SOLO il gel dell'ecografo, appunto) la punti nel punto giusto del torace... et voilà: vedi di tutto.

Il cuore che pompa con le arterie, le valvole che si aprono e si chiudono, le pareti che si contraggono. Vedi i polmoni nello spazio tra una costa e l'altra. Vedi il diaframma che sale e scende, con sotto la milza. Il fegato, e se sei bravo anche la colecisti, i dotti biliari, i reni...

L'ecografo è come una finestra aperta sull'essere umano. Sembra il coso di Star Trek che fa tipo uuuuuuuuuu (ok, non so di preciso come fa) mentre il dottore lo guarda con un occhio aperto e uno mezzo chiuso e capisce subito che cosa ha l'ammalato.

Solo che non fa nessun rumore e capire cos'ha il paziente è tutto un altro paio di maniche... però, insomma, pure la versione che abbiamo noi non è del tutto da buttare.

Piccola nota per chiedermi: ma quanto sono fortunato di aver trovato dei professori che mi fanno fare queste cose, già da studente? Io penso di esserlo molto, perché i reparti non sono tutti così.

E vabbe', digressioni a parte: wow, fantastico, meraviglioso. Come è eccitante la vita degli studenti universitari, non vorreste iscrivervi a medicina prima di subito pure voi?

Solo che poi però è finita lì: praticamente per studiare psichiatria non sono partito, non sono andato al mare, non sono entrato in letargo e insomma niente. Il fatto poi che non c'ho voglia di studiare e sto facendo pochissimo la dice lunga su come stia sfruttando bene queste giornate. Praticamente, la cosa su cui mi sto impegnando di più è il blog... e anche questo post fa un po' schifo, almeno secondo me.

Come se non bastasse, il mio professore questa settimana non c'è. E io avrei voluto chiedere ad altri strutturati se posso frequentare quando ci sono loro, ma ancora non l'ho fatto e insomma non posso nemmeno andare in reparto perché non c'è nessuno che mi si caghi.

E dunque, penso di aver toppato: avrei dovuto farmi qualche giorno di vacanza prima dell'esame, col rischio di non passarlo, piuttosto di puntare all'esame posticipando la pausa a dopo, col rischio di non passare l'esame lo stesso e di beccare pure il brutto tempo e rimanere fregato 2 volte.

E ok, insomma: che lagna. Si vede che terrò a mente la cosa per la prossima volta... con la speranza però che questa sia l'ultima estate che passo da studente universitario e che una prossima volta - semplicemente - non ci sarà.

Simone

02/09/13

Ce la possiamo fare!

Tipica visita dermatologica. Credo.
Inspiegabilmente, o forse facilmente spiegabile grazie a una grande botta di culo, l'esame di dermatologia è andato bene.

Così bene che l'ho superato, ho già messo i libri nello scaffale degli esami passati (potrebbe essere il titolo di un film) e per tutto il resto della vita non voglio mai più fregarmene di dermtatologia e chirurgia plastica mai più, più, più, più e più.

Con il giusto impegno, questa sera uscirò a bermi una birra e al mio ritorno l'avrò già completamente dimenticato.

Ok. Festeggiamenti alcolici da amnesia a parte, per finire il quinto anno mi resta un esame solo: la cara e vecchia Psichiatria con annessa psicologia clinica, già preparata a Luglio e nella quale mi hanno già felicemente bocciato.

Questo significa che ce l'ho pure mezzo pronto. L'appello è vicino ma insomma, ce la posso fare.

Ce la posso fare a iniziare il sesto anno con tutti i cappero di esami in assoluta regola, e senza niente di arretrato.

Sarebbe bello, no? Seguo, studio, tirocinio, reparto, tesi, poi la sessione di Dicembre, poi la sessione di Luglio e poi... poi basta.

Poi è finita.

E però il rischio è proprio quello di montarsi la testa, e pensare "è andata" quando invece è ancora troppo presto. Cavolo, manca ancora un esame più tutto il sesto anno, la tesi e non so nemmeno io che altro. Per cui, insomma: l'esame è andato, e il sesto anno potrebbe partire col piede giusto.

Ma non montiamoci la testa, non pensiamo che il peggio sia passato, non ci aspettiamo che quest'ultima parte del percorso sia in discesa, perché non sarà certamente così.

Riprendiamo fiato quel tanto che basta, e poi di nuovo sui libri. A ri-studiare Psichiatria. Con calma e determinazione.

Ce la possiamo fare.

Simone

27/08/13

Codice rosso.

Codici colore fatti di scotch colorato per rallegrare il DEA.
Solito turno in pronto soccorso.

E all'improvviso il solito casino, la confusione e quella punta di adrenalina di quando arriva un codice rosso: è il 118 che ci ha portato Vincenzo.

Vincenzo respira male. Che poi c'è male e male, e tanto per chiarire diciamo che respira molto male tendente al malissimo. Se proprio vogliamo allargarci e dire che respira, ecco.

È un bagno di sudore. Lo vedi che è spaventato mentre ansima e si sforza con lo stomaco di tirare dentro l'aria. Ha la febbre, un cuore che sta lì lì per mollarci e dei parametri vitali che ricordano più un pesce rosso che quelli di un essere umano.

Particolare non poco degno di nota, Vincenzo ha 100 anni suonati compiuti un mese fa.

«Ci sono arrivato perché non mi sono mai fatto toccare da un dottore» dice regolarmente ai parenti, in quello che potremmo un po' definire il suo motto.

Questo ovviamente finché stava bene e fuori dall'ospedale. Perché poveraccio adesso in meno di 5 minuti lo toccano il medico internista, un paio di anestesisti, non so quanti infermieri e specializzandi, il personale del 118 e puranco perfino io... che forse come dottore non valgo e potrei ancora far valere quel suo assunto riportato poco sopra, ma tutti gli altri - decisamente - no.

Con una certa dose di speditezza si fanno i prelievi, l'elettrocardiogramma, si prendono i parametri vitali. Ausculta il cuore, senti il torace, chiama i raggi X, controlla l'ossigenazione del sangue (la cosiddetta saturazione, iniziate a imparare qualcosa pure voi!)

Non ricordo tanto bene di cosa mi occupo di preciso, o forse nemmeno me ne rendo conto. Comunque faccio la mia parte pure io e mi pare - in tutta sincerità - di non essere nemmeno poi così troppo d'intralcio.

Si prosegue con test, indagini e analisi. E cos'avrà e cosa non avrà, alla fine viene fuori che Vincenzo ha un edema polmonare. Gli danno la terapia (che, un domani, potrei addirittura ricordare), si attacca il monitor, si rivaluta di continuo la situazione. E piano piano, anzi piano pianissimo, lo vedi che migliora.

Migliora lentamente e gradualmente, ma lo fa. Fino al punto che non ha più l'affanno, respira in maniera normale, non ansima e non suda.

Dopo un po' la saturazione (vi ricordate?) è tornata a valori per lo meno da mammiferi. La pressione è scesa, il cuore si sforza di meno... l'emergenza è completamente rientrata.

E a questo punto voglio essere sincero: è un anno che frequento con una certa consistenza, diciamo, i reparti. Ma questa è la prima volta che vedo un paziente migliorare in un rapporto di causa ed effetto assolutamente evidente tra assistenza sanitaria e miglioramento dei sintomi. La prima volta che vedo - chiaramente - stare meglio qualcuno che fino a poco prima stava invece malissimo.

Non che non sia mai successo altre volte, questo ci mancherebbe: ma mai prima d'ora il contributo della medicina mi è parso così ineluttabilmente chiaro.

Più tardi spostiamo Vincenzo in un'altra parte del reparto.

«Non pensavo che ce l'avrei fatta» dice a suo figlio, che è lì a aspettarlo.

Tante volte mi sono detto che, dopo una certa età, hai avuto tutto quello che potevi avere, e che curare una persona di 100 anni non sia come curarne una di 20, o anche di 70.

Eppure Vincenzo ora sta lì che parla col figlio. Ha una mascherina per l'ossigeno, e dietro di questa la sua espressione mostra il sollievo di chi si sente meglio dopo essere stato davvero, davvero male.

Sono contento per lui. E sono contento - anche - un po' per me.

Simone

24/08/13

Mille malattie tutte uguali.

L'inconfondibile spiaggia di Ostia. Almeno così me la ricordo.
I primi giorni di questa settimana ho avuto anche problemi a trovare una matita per studiare.

Che di matite ne avevo tante, ma tutte quasi finite e corte corte.

Però la cartoleria era chiusa, il tabaccaio era chiuso, il giornalaio pure e mi è toccato studiare i primi capitoli di dermatologia coi mozziconi di matita che a tenerli mi veniva quasi un crampo alla mano, eppure... no! Non mi potevo arrendere: dovevo andare avanti.

Perché il primo appello della sessione è il 2 Settembre, capite? Il 2 settembre li mortacci loro. E allora la vita del tipico studente 38enne è anche questa: tutti al mare e in vacanza e a divertirsi, e tu solo a Roma col libro aperto e intorno a te il vuoto e le fiamme, che questo Agosto ha fatto e fa ancora quasi 40 gradi.

C'è da dire che non è tanto lo studio in sé, a pesarmi, quanto la sensazione che le vacanze d'estate sono (o sarebbero, se non fossero finite) più belle di vacanze fatte in altri periodi. Mi manca il fatto di buttarmi in acqua e stare spaparanzato al sole, mettere le foto dei piedi su Facebook e aspettare i commenti estasiati degli amici. Passeggiare sul bagnasciuga e - soprattutto - non stare sotto esami e non studiare.

Ho realizzato che mi piacerebbe anche solo 1 ora al giorno al mare, magari prima di cena, per sentirmi contento e soddisfatto come se le vacanze non fossero mai finite. Ma per passare 1 ora a Ostia o Fregene tra andata e ritorno ce ne vogliono tre, tempo che parti prima di cena quando arrivi è buio e il sole manco lo prendi... e allora, niente.

Dovrei trasferirmi in un paese tropicale con il mare sotto casa e l'università a due passi. Ecco, quella sarebbe una bella idea. Tropici e mare tutto sommato potrebbero anche bastare, facendo a meno dell'università nel caso che non ce ne fosse una come talvolta accade in certi posti. Però senza università non avrei più necessità di studiare, e allora tanto varrebbe andare a Fregene senza trasferirmi... vedete? I grandi problemi irrisolti della mia vita.

Tropici a parte, dopo lo studio della dermatologia penso che si difficile per un essere umano schifarsi ancora di qualsivoglia altra cosa. Se cercate dermatologia con google uscirà fuori un avviso tipo parental advisory che va da kids, a teen, ad adult, a blog di Navarra, a VM18 XXX explicit e infine, solo se proprio togliete ogni filtro e certate il peggio del peggio, vi apre pure le pagine con le malattie dermatologiche.

E questa è la cosa positiva, perché insomma almeno con le immagini disgustevoli tutto sommato non ti annoi più di tanto, anche se ti annoi comunque. La cosa negativa della materia è che queste cacchio di malattie dermatologiche sono praticamente tutte identiche: viene la pelle rossa, poi ci si fanno le bolle, poi le croste e poi bo' - non lo so - altre robe del genere che non sto troppo a descrivere perché non sono proprio bellissime e poi il parental advisory mi filtra pure a me.

Solo che nel libro ogni lesione identica alla precedente è descritta con parole leggermente diverse che vogliono dire più o meno la stessa cosa di prima, ma che per l'esame scommetto varranno come se si trattasse di una differenza clamorosamente inconfondibile e se non te le ricordi perfettamente tutte a memoria tutti si scandalizzano, la gente sviene come all'esame scorso, i professori s'incazzano e - soprattutto - mi bocciano.

Io giurerei anche che tra un capitolo e l'altro anche le foto sono le stesse, per quanto sembrano sempre tutte uguali. Che poi nella pratica voglio proprio vedere chi le distingue tutte senza fare istologici, colture, test, e tutto il repertorio diagnostico del caso.

Ma insomma gli esami sono esami e proverò a ricordarmi più cose possibile, da qui al 2 settembre, mentre fuori c'è il sole che spacca le pietre e il rumore delle pagine del libro mi ricorda lo sciabordio delle onde che mi chiama come per dirmi: ma a quasi 40 anni passi Agosto a studià?! Certo che sei proprio coglione!

Scusa, Mare: hai - effettivamente - ragione tu.

Simone

19/08/13

Esami di Settembre a babordo!

Tipica situazione d'esame a Settembre.
Due settimane piene completamente fuori dallo studio, dall'università e dai libri con appena una singola passata in reparto tra una partenza e l'altra, visto che sono stato in vari posti con diverse tappe.

Soltanto che - più che sentirmi riposato - quello che provo ora è come se avessi appena iniziato, a riposarmi. E che cioè di giornate lontane dagli esami e dalla facoltà di medicina in generale, invece che 10-15, me ne servirebbero 20 o 30. In modo tale da disintossicarmi completamente anche solo dall'idea di avere nozioni da memorizzare e professori dai quali essere interrogato.

Ma bisogna ammettere che mi è andata più che bene anche così: tra amici, parenti e bei posti che ho visitato non posso davvero lamentarmi. Sono state delle belle vacanze.

Ora sto qui a rimettere mano al blog (praticamente chiuso per ferie anche questo, se non lo aveste notato) e a ricominciare a fare una sorta di progetto di studio per l'ormai più che imminentissima sessione autunnale.

Se ricorderete (ma tanto ve lo ricordo io) devo ridare Psichiatria. Devo anche dare - per la prima volta - Dermatologia, e qui è un po' un guaio perché il primo appello è il 2 settembre e io la dermatologia non so manco di che parla. E tra l'altro nemmeno ci capisco niente che tra papule, rash, eritemi, brufoli e puntini arrossati mi pare davvero che siano sempre tutti uguali.

Immagino poi che i miei colleghi di corso siano tutti più o meno in condizioni analoghe (per amore e fiducia nell'essere umano e nei giovani in generale, voglio credere che nessuno abbia studiato prima di Ferragosto e dei giorni subito successivi) per cui si parla del solito primo appello stile arrembaggio dei pirati sperando che l'esame faccia meno morti possibile... e che soprattutto durante la dura battaglia muoia qualcun altro, e non me.

Dopo di questo come dicevo tocca rifare Psichiatria, che in queste due settimane ho ovviamente completamente dimenticato e rimosso. Visto quanto ci avevo capito, sarà un problema o un vantaggio? Bo'?!

In tutto questo il primum movens o anche il motore principale oppure ancora semplicemente lo stimolo e l'incoraggiamento maggiore a fare il possibile per superare questi due benedetti esami, è che se riesco a togliermeli subito poi ho qualche giorno di buco per andarmene al mare prima dell'inizio delle lezioni.

Qualcuno direbbe: ma non sei contento se fai gli esami, e puoi iniziare il sesto anno di medicina in pari?

E io risponderei: sì. Pure quello.

Però, davvero, io voglio andare al mare adesso: gli esami - alle brutte - li posso ridare pure più avanti e durante l'inverno... mentre il mare, d'inverno, fa generalmente un po' schifo.

Simone

06/08/13

Un tirocinio d'estate.

La giornata perfetta da passare... in reparto.
Visto che almeno sulla carta sarei in vacanza, decido di fare un gesto di forte anarchia presentandomi in ospedale verso le 9 e mezza.

Non che qualcuno stia lì a controllare i miei orari o che gliene freghi qualcosa se ci vado oppure no, questo sia chiaro. Però in genere arrivo comunque più presto.

Insomma alle 9 e 30 apro l'armadietto, prendo il camice che ho lasciato appeso il giorno prima con tutta la roba tipo fonendoscopio, saturimetro, penna, spillatrice e compagnia bella in tasca già pronta, e alle 9 e 30 e 20 secondi - istante più o istante meno - entro in pronto soccorso.

C'è la tipica aria infuocata di quando c'è il sole ad Agosto a Roma. Immaginatevi poi di mettervi pure il camice sopra ai vestiti, e vi farete un'idea ancora migliore di quanto faccia caldo.

Altre volte invece che col camice mi presento con la casacca quella verde da ospedale, solo che 1) mi prendono tutti per un cardiochirurgo che si è smarrito e provano ad accompagnarmi fuori dal reparto 2) anche se stai a maniche corte quel tessuto ispido e pizzicoso ti fa sentire ancora più caldo. Non ci crederete, ma è così.

Ma insomma, comunque sia, arrivo e saluto il professore, gli specializzandi, l'altro studente mio collega e non so quanti pazienti già ricoverati. E con tutto il caldo e le fiamme e il casino che c'è sembra davvero di entrare in quel posto in cui - nelle mie letture adolescenziali - erano ambientate le avventure di Virgilio e tutta un'intera serie dei Cavalieri dello Zodiaco.

E non so se è perché oggi c'era un infermiere con cui vado d'accordo (ma vado d'accordo con tutti, in genere) se è perché c'era un casino di lavoro da fare o se è perché mi sto semplicemente iniziando a muovere un po' meglio, ma comunque sia prendo e inizio a fare un po' di tutto.

Comincio col mettere una cannula. Solo che ci riesco e non ci riesco con l'infermiere che mi aiuta e col sangue che prima non esce per niente e poi esce troppo tutto insieme... e insomma, un macello.

Poi faccio un emogas di quelli che dicono che parlo sempre degli emogas e allora non ne ho parlato più (tengo un blog a parte specificatamente dedicato, adesso) ma non mi viene e alla fine lo fa un altro, e lo fa del tipo che ci riesce istantaneamente come se fosse la cosa più semplice del mondo, e io lì accanto che mi vorrei sotterrare.

Poi metto un catetere, e tutti lì a dirmi di quanto lo sto mettendo male anche se poi invece l'ho messo bene ed era evidentemente una specie di prova emotiva per decidere se ne ero degno, oppure no.

Poi faccio un ECG e dico "ah ma qui c'è un sottoslivellamento" e il professore invece risponde che "no".

Poi mi guardo una TAC, ma toppo che tipo non c'avevo capito niente e la neurologa mi fa lo spiegone con cazziatone incorporato. E volevo dirglielo che "ma guardi che un suo collega all'esame mi ha dato 30!" ma credo che alla fine ho fatto meglio a starmene zitto.

Più tardi c'è una coronarografia. Vado in emodinamica perché vorrei vederla, ma c'è un intoppo e si fa tardi e devo tornare da me e allora niente coronarografia: me la sono persa.

La mattinata finisce a sorpresa con l'ultimo prelievo arterioso a un signore, che invece mi viene - tac - al primo colpo.

«Mi ha fatto molto meno male del prelievo che mi hanno fatto prima» mi dice il paziente, ridendo. E questa cosa devo dire che mi ritira un gran bel po' su.

Torno al mio armadietto e raduno le mie cose, che per qualche giorno non ho altri turni e voglio dare una sistemata e una lavata a tutto. Esco dall'ospedale e raggiungo la macchina: sono rimasto più del preventivato, e il parcometro è scaduto da un po', ma per fortuna non mi hanno fatto la multa.

Tutto sommato, direi che oggi è andata alla grande

Simone

04/08/13

Studiare dopo i 30 anni: da dentro a fuori.

Proprio uguale al mare dove vado io...
L'esperienza più difficile in ospedale l'ho avuta - credo - l'altro giorno.

In reparto arriva Stefano, un vecchietto di 80 e rotti anni che respira male, coi reni fuori uso, il cuore anche peggio e un'infezione di quelle che studi sul libro e pensi non si verificherà mai e invece, guarda un po', lui ce l'ha. Con lui la figlia che l'accudisce durante il giorno e che - prima di andarsene - viene da me.

«Io lo lascio in ospedale massimo una settimana» mi dice. «Non voglio che gli fate troppi prelievi, iniezioni e tutti quegli esami dell'ultima volta che è stato ricoverato».

Sua figlia ha le idee chiarissime, insomma: non si fida tanto dei dottori (e a maggior ragione non si fiderà di me) e non vuole interventi inutili e fastidiosi su suo papà e se le cose non si risolvono in fretta se lo riporta comunque a casa.

E però quando lei se ne va, nel momento che il vecchietto rimane da solo, succede che c'è da rivedere e aggiustare la terapia, come del resto è normale. E qua vi avevo messo tutta una descrizione di fisiologia, clinica, farmacologia e non so quanti altri esami di medicina condensati in un solo post, ma ho concluso che non ce ne frega niente a nessuno e passo semplicemente al fatto concreto: aiuto a dare la terapia a Stefano, e tra tutte le cose che deve prendere c'è una roba che quando te la iniettano fa un male cane e la storia finisce con Stefano poverino che si lamenta mentre io faccio quello che mi hanno detto di fare sentendomi - intensamente - una totale merda.

Che non fosse colpa mia e che era una cosa che andava fatta mi pare evidente. Però c'è questo terrore di fare più male del dovuto a qualcuno perché magari sbagli oppure hai capito male o perché semplicemente era meglio se lo faceva qualcun altro meno impedito di te. E probabilmente è necessario che uno si senta così, perché altrimenti farebbe solo casini. Però, ecco: la figlia che mi fa quel discorso, io che ce la metto tutta, ma alla fine... vabbe'. Suppongo che sia andata come doveva andare.

Il giorno dopo vado al mare, passeggio sul bagnasciuga e ci penso ancora, a Stefano. Mi chiedo se è migliorato. Mi chiedo se invece è morto, o se non è cambiato nulla e sta sempre come ieri, in quel letto d'ospedale. Mi domando se avrà detto qualcosa su di me a sua figlia, e mi chiedo quale sarà adesso la loro opinione sui medici, e su di me.

Le onde mi accarezzano i piedi, e in lontananza qualche barca che segue il litorale mi dà l'idea per un'ardita metafora, e per dire cioè che forse ho passato l'ennesimo giro di boa: ai primi tempi, durante i primissimi tirocini, quando vedevo la gente che stava male, avevo paura per me. Paura - che so - di svenire, di non reggere la tensione o di non ricevere un buon giudizio dai miei professori.

Adesso sto pensando a un paziente, e mi preoccupo di quello che sente lui e di quello che potrebbe accadergli. Il mio ruolo alla fine invece resta sempre lo stesso, e quello che devo fare è anche piuttosto scontato: le terapie del resto non lasciano molto all'inventiva personale, ci sono le linee guida da seguire e le cose da fare sono più o meno sempre le stesse. Ma il risultato sui pazienti, no: quello può variare. E quando varia in peggio, allora è lì che sta tutta la fregatura.

Riflettevo, proprio pochi giorni fa, su cosa fosse cambiato davvero in questi anni. Be', tante cose. Ma più di tutte quell'ansia, quella sensazione di incompletezza, di qualcosa di assolutamente fuori posto che avevo dentro di me e che mi ha spinto ha rimettermi in gioco, adesso è come se l'avessi proiettata al di fuori.

E lo so che suona più come il secondo stadio di una grave malattia mentale. Ma quell'idea di avere io qualcosa che non va, di aver sbagliato delle scelte nella mia vita, si è trasformata nel tempo nella sensazione che è il mondo in cui viviamo ad avere qualcosa che non va, a volte. E che insomma non sono io l'unica causa dei miei problemi, fallimenti e frustrazioni, ma che sono cose che fanno parte del gioco, della vita, dell'interagire semplicemente con le altre persone.

Un me stesso un po' più sereno, in un mondo un po' più cupo. Questo ho barattato con 5 anni di studio, più il prossimo che deve ancora arrivare. Non era questione di fare l'ingegnere e fare il dottore e decidere quale delle due fosse meglio, ma questo almeno per me era chiaro già da un bel pezzo.

Il sole mi scotta la fronte mentre guardo l'orizzonte con l'acqua che fa su e giù e il vento tra i capelli e i gabbiani e tutta la più scontata immagine del tizio che passeggia sulla spiaggia che potete farvi venire in mente. Raccolgo una conchiglia per sentire il rumore del mare, e così vi ci ho messo anche questa, che mancava.

Continuo la mia passeggiata, sentendomi per l'ennesima volta una persona diversa. Inizio a pensare al futuro, e a quello che mi aspetta dopo quest'ultimo anno di università. E mi rendo conto di non averne la minima idea.

Simone

31/07/13

Pausa.

A forza di stare lì a pensare... se ne so' andati tutti.
Pausa tra 2 vacanze, una già passata e una che sta per iniziare.

Pausa tra 2 diverse sessioni di esami.

Pausa tra un anno di università che è stato difficile, e l'ultimo anno di università che potrebbe essere il più faticoso di tutti.

Pausa dallo studio, che per altre 2 settimane come minimo non voglio dover leggere manco la ricevuta del ristorante (e già mi immagino le fregature che mi aspettano!) e pausa un po' anche dal blog, che è un pochino che come avrete notato sto aggiornando meno.

Pausa.

In questi giorni ho preso aria. Ho passeggiato in riva al mare, ho oziato sotto l'ombrellone, ho giocato coi nipotini e insomma ho mollato finalmente davvero un po' tutto.

Ma ho anche pensato, e riflettuto, molto. Sul passato, sulla situazione di questi giorni, sul prossimo futuro che mi aspetta.

Alla fine ho avuto la sensazione di andare incontro a una ennesima nuova fase della mia vita: prima ingegnere, poi scrittore, poi studente... e adesso piano piano finalmente e con gli ultimi 12 mesi di tortura che mi aspettano, se tutto va bene anche dottore.

E quello che ho capito è che mi immaginavo un certo futuro, ma che il me stesso che vedevo in quel futuro era diverso da quello che ci è arrivato.

Che poi avete presente la fantascienza, no? Uno nel futuro si immagina un miglioramento del presente, come per dire le macchine che volano, ma poi il futuro arriva e porta facebook e i telefonini con internet e insomma cose che nessuno si sarebbe realmente immaginato.

Lo stesso insomma sono io con questa seconda laurea che inizia ad avviarsi verso la sua fase di atterraggio: in 5 anni sono cambiate un sacco di cose, come del resto pensavo che sarebbe accaduto, ma non sono cambiate proprio le stesse cose che mi sarei aspettato all'inizio.

Ora non preoccupatevi, che non starò qui a farvi un elenco dei miei pregi e difetti o ad auto-psicanalizzarmi: mi parrebbe oltre che stupida, come cosa, anche relativamente noiosa. Penso solo che da qui in avanti mi aspetti una vita più difficile, più combattuta, più sofferta anche per situazioni che dovrò vivere e scelte che dovrò affrontare. Ma sarà anche una vita più serena, più utile e tutto sommato di gran lunga più felice.

Che poi scusate, penso di avervi un po' ammorbato con semplici riflessioni da ombrellone, venute fuori guardandomi avanti e indietro in un momento di ormai sempre più rara calma. Non voglio manco rileggerle per non ammorbare da solo anche me stesso, e ve le lascio così come non faccio mai: scritte e pubblicate, come un sasso gettato in mare dalla spiaggia.

Un po' di pausa, in ogni caso, ci voleva. Buone vacanze a tutti voi.

Simone

19/07/13

Quasi finiti gli esami, quasi.

E adesso vacanze!!!!! Ah, no, giusto: un altro esame :(
La prossima settimana devo dare Psichiatria, nell'ultimo rush finale decisivo della sessione.

Che poi gli esami a questo giro sono andati benissimo, e posso tranquillamente farmi bocciare (cosa probabile, visto il tempo nullo che ho da dedicare a questa materia) senza battere davvero ciglio.

Da Giugno a oggi ho dato Neurologia, Ortopedia e Organi di senso. Se ci aggiungiamo questo diventano quattro ma comunque male che vada a Settembre dovrò rivedere Psichiatria già mezza pronta, e Dermatologia subito dopo.

Così, nella ipotesi di una sfiga mediamente moderata (che mi boccino pure, cioè, ma solo una volta :) a Settembre finirei gli esami del quinto anno iniziando poi prontamente il sesto anno di Medicina con:

- Esami in regola.

- Frequenza in medicina d'urgenza per il secondo anno.

- Tesi in medicina d'urgenza già chiesta e approvata con tanto di titolo più o meno ufficiale.

- Frequenza in chirurgia d'urgenza da chiedere e iniziare per imparare a mettere i punti e a vedere qualche altro tipo di paziente.

- Meno esami di quest'anno da dare, di cui un paio si spera davvero semplici o fotocopie di esami già fatti.

- Varie ed eventuali, che ora non mi vengono in mente.

E insomma avrete notato una certa positività che magari fino a qualche giorno addietro mi ero un po' perso per strada. C'è che quello che è stato forse l'anno più impegnativo (non il più difficile, ma più impegnativo probabilmente sì) del corso di laurea sembra si stia finalmente per concludere, e il sentirmi più o meno con le spalle abbastanza coperte grazie al lavoro già fatto è una sensazione che un po' mi rilassa.

Avevo sentito tanti discorsi secondo cui al quinto anno di Medicina tanti studenti (e molti che ho conosciuto) si impantanano nelle cliniche, restano indietro, e vanno anni fuori corso senza riuscire a riprendere il ritmo degli esami. Pare invece insomma che per una buona percentuale nel mio caso non sia finita così, e se anche rimane una buona parte del lavoro ancora da finire diciamo che sono molto ottimista e spero che l'umore continui su questo livello anche per tutto il prossimo anno.

L'idea poi che più mi tolgo gli esami, più mi avvicino alla laurea e più mi sento di poter fare quello che davvero mi piacerebbe fare (il dottore, per chi non avesse proprio ben colto il senso del blog :) mi dà davvero un po' di carica in più e non vedo quasi l'ora di arrivare a Settembre e ricominciare da capo... anche se stiamo a Luglio e non ho nemmeno ancora finito.

Insomma la prossima settimana Psichiatria, che come vada vada. Poi a settembre Dermatologia, e a seguire tutto il resto.

E nel mezzo, tra le due, ovviamente: vacanza! Ne ho davvero, davvero, davvero... davvero bisogno.

Simone

16/07/13

Quattro esami per una materia.

Giusto qualche professore che dovrà interrogarti...
Quattro interrogazioni, per un unico esame:

Comincio con la prima, che è pure la materia che mi piace di meno: parlo, e il docente mi riprende perché non uso un linguaggio medico corretto.

Parlo, e mi dice che non è proprio giusto quello che dico, anche se ripeto le loro cavolo di lezioni registrate e sbobinate.

Poi mi dice che una cosa che non so è importantissima, pure se durante il corso non è mai stata nominata... ma insomma, alla fine mi pare di cavarmela. Non piglierò un votone ma mi pare - tutto sommato - così così, ma è andata. E invece, il professore mi fa: "al massimo ti posso dare 21".

A quel punto, una studentessa del corso è scappata fuori dall'aula per non sentirsi male. Un'altra ha fatto un lungo grido tipo "aAaahAAAAhhhhA" tenendosi il petto, e poi è svenuta.

Che 21 a Medicina non esiste. La gente rifiuta i 28, e 21 è il voto di quello fuori corso che non sa niente e sono 3 volte che lo bocciano e allora gli fa pena e gli danno 23... che come ho detto 21 non si può dare.

Vabbe'. Io penso intanto vediamo come va con gli altri, ma stavo tutto incupito che probabilmente finivo a ristudiarmi tutto da capo a Settembre. Poi gli esami arretrati, poi vado fuori corso, poi mi laureo da vecchio e non entro mai in specializzazione... che cioè insomma non cambia un cazzo, ma l'esame non voglio ristudiarlo lo stesso.

Seconda interrogazione.

Questo è un chirurgo simpatico, sulla sessantina. Che poi i chirurghi sono simpatici in generale. Alcuni di loro, diciamo. Specie quando non devono operare me. E a parte quello che mi ha interrogato prima, ovviamente.

«Non sembri tu, sulla foto del documento» mi dice.

«È perché lì ancora ero giovane» rispondo io.

Lui ridacchia.

«Te la stai prendendo comoda...»

«Veramente no. Non sono fuori corso, ho iniziato tardi!»

Faccia spaesata del docente.

«Uh?!»

Che poi i professori fanno sempre così: vedono la gente morire per le malattie più assurde e le complicazioni più inimmaginabili. Funghi nel cervello (parte del programma d'esame è basata su questo, in effetti) gente con gli organi capovolti, batteri così grossi che fanno le poste in farmacia e se vedono uno che compra antibiotici lo assassinano... ma la cosa più strana che possa aver mai visto un medico - generalmente - sono io.

E vabbe'. Gli spiego i dettagli della mia vita e adesso magari me lo ritrovo pure sul blog, e poi facciamo l'esame.

Lui chiede cose facili, non critica come mi esprimo (forse perché pariamo uguale?) e a un certo punto mi dice pure "bravo" perché sapevo una cosa importante tipo che se non respiri muori. Alla fine insomma mi dà un bel voto, e pensando che 21 più bel voto diviso 2 viene già fuori un voto decente mi sento un po' risollevato.

Terzo orale, che è il peggio di tutti.

Non tanto per la materia, ma perché mi interroga uno che potrebbe essere amico di amici che secondo me non è materialmente possibile che non venga a sapere che sono amico degli amici o che non gli venga in mente che l'unico 38enne a fare l'esame in mezzo a una comitiva di ragazzine di 23 potrebbe forse essere l'amico dell'amico di cui gli hanno parlato e che studia medicina all'età in cui la gente normalmente la insegna.

E insomma se vado male poi tutti gli amici degli amici di amici ne sarebbero prontamente informati, e quando qualcuno dovesse dire "Simone studia Medicina" qualcun altro direbbe subito pure immediatamente in risposta obbligata: "sì, ma un amico di un amico mio gli ha fatto un esame, e ha detto che ha fatto una figura di merda" sputtanandomi per sempre la reputazione a vita.

Ma per fortuna insomma va bene pure questo e la mia vita è salva. Siamo a 3 orali fatti, e vorrei trovare qualcosa di interessante anche sul quarto ma non c'è davvero proprio niente da segnalare... e probabilmente forse gli esami migliori sono proprio questi.

È finita. 3 ore e rotte di interrogazioni per una cavolo di materia che mi sono sudato come una scalata dell'Everest.

Verbalizzo un voto finale tutto sommato alla fine insperato, e sono quasi commosso dall'idea di poter buttare nel secchio tutte quelle cavolo di sbobinature del cazzo che pesano 2 tonnellate e non so più dove mettere. Di non dover più ripetere come si apre il cranio con la sega rotante, perché la gente diventa cieca e sorda oltre che terribilmente rompicoglioni (è una patologia che si chiama restare in vita) e le letali e deturpanti complicazioni della gengivite.

A parte me, sembra non esserci alcun tipo di varianza tra uno studente e l'altro e come per altri esami pare che l'unico voto utile sia dal 29 e mezzo in su, in una sorta di catena di montaggio per il concorso di specializzazione.

Mi spiace se qualcuno di loro è deluso quando non raggiunge il risultato che voleva. Ma il fatto che a me non fosse mai fregato nulla dei voti se non da qualche tempo a questa parte, mi fa pensare a un qualcosa di patologico e profondamente diseducativo tra queste pareti universitarie che sta iniziando ad invadere anche me.

E forse è solo meglio laurearsi e andare via, il più in fretta possibile. E qualunque sia il voto.

Simone

12/07/13

Studiare dopo i 30 anni: un posto come dottore.

Il mio primo lavoro, a 70 anni: costruire bambine robot!
Cena con amici e parenti, non ricordo più per quale motivo.

«Ma poi, dopo la laurea, che fai?» mi chiede qualcuno. «Vuoi lavorare in ospedale?»

Le solite domande alle quali non so rispondere manco a me stesso: tra la specializzazione impossibile, la crisi e tutti i centomila imprevisti, secondo voi - per lavorare in ospedale - basterebbe, semplicemente, volerlo?

«Pensavo di fare un master». Rispondo, proponendo l'ultima versione giustappena aggiornata dei miei dubbiosi progetti per il futuro prossimo venturo. «Poi i corsi da ecografista e qualcos'altro... ma a lungo termine, vorrei avere uno studio con dei pazienti miei».

Risate generali:

«Ma uno va a farsi visitare dall'urgentista? Non fa prima a chiamare l'ambulanza?»

Che palle. Provo a spiegare quel solito discorso di stare in pronto soccorso per fare pratica, e che la medicina di base la dovrebbero fare tutti e che magari vai dallo specialista sbagliato e butti i soldi, eccetera eccetera, ma niente. Medicina d'urgenza = pronto soccorso = tipologia di medico che visita solo chi sta per morire. Che è sempre meglio della tipologia di medico che stai per morire DOPO che ti ha visitato, secondo me... ma vaglielo a far capire.

Altra situazione: notte in Pronto Soccorso.

Aiuto con un paziente che definire urgente vuol dire sottodimensionare molto il problema. Ne accompagno un altro in reparto, che i portantini stanno sovraccarichi ma serve la barella e non possiamo aspettare. Aiuto un'infermiera a fare i prelievi, poi leggo i risultati delle analisi e in linea di massima li capisco pure.

Dopo un po' faccio un elettrocardiogramma a un signore con un infarto. Riconosco sopraslivellamento, segni di ischemia e forse già anche di necrosi, e grazie al fogliettone che ho sempre in tasca so risalire alla coronaria interessata.

Ma saprei fare lo stesso anche da solo, senza sbagliare e senza combinare casini?

Mi rispondo di no, e visto che non riesco a immaginare di laurearmi senza saper riconoscere un infarto non mi resta che tornare lì finché non ne leggo altri dieci, cento, cinquecentomila anche... finché alla fine insomma non ho imparato meglio.

Qualcuno dice che in reparto ti sfruttano solo, e non impari nulla. Eppure io invece ho imparato tantissimo, anche se un reparto solo non basta e mi toccherà cercarmi per conto mio altri turni e altri impegni oltre allo studio e alle lezioni e a tutto il resto di roba obbligatoria che sta lì quasi a volerti impedire di diventare dottore per davvero.

Mi chiedo se questo lavoro varrà qualcosa quando si tratterà di cercare uno spazio, un minimo di autorevolezza, una qualunque forma di retribuzione. Vorrei rispondermi di sì, convinto, e invece non lo so.

Credo che - prima o poi - sarò bravo almeno quanto qualsiasi altro dottore in grado di fare il suo lavoro. Eppure so già che dovrò arrangiarmi a destra e sinistra, passando per quello in debito e per quello che ha sempre qualcosa da dimostrare o per quello che ha iniziato da vecchio e non ce l'ha fatta a stare al passo con gli altri.

Terza scena, per concludere:

La Croce Rossa fa assistenza a un'associazione che segue bambini e famiglie con problemi di vario tipo. Che poi non è proprio la descrizione migliore della cosa, però va bene così e accontentatevi, che più o meno ci siamo.

Io chiedo di poter seguire le visite. Mi dicono di sì, e mi ritrovo a guardare qualche bimbo con l'otite, qualcun altro con le tonsille ingrossate, e altre cose forse anche un po' troppo banali ma che - insomma - in ospedale non si vedono mai.

Faccio la mia parte senza problemi: agli amici volontari viene da ridere a vedermi in questo ruolo un po' strano. Il dottore dell'associazione mi spiega le cose cazziandomi come se non sapessi una sega di niente (cosa che a tutti gli effetti non posso confutare) e nessuno dei pazienti si sogna di chiedermi in cosa voglio specializzarmi, quanto ho preso a Biochimica o in che reparto sto facendo la tesi.

Finito il turno mi ritrovo con i miei compagni della Croce Rossa. Un po' stanchi ma soddisfatti, che il servizio è andato bene. Saluto tutti. Baci, abbracci, sorrisi e qualche risata.

Monto in macchina e guido verso casa, tranquillo: almeno per oggi, il mio posto l'ho trovato.

Simone

01/07/13

Studiare per nulla.

Il mare è quello che vedete sotto al cielo.
Come tutti gli anni a partire dall'asilo fino a cinque minuti fa, andando fuori per un fine settimana durante il periodo d'esami ho pensato bene di portare con me libri e appunti... che come da regola aurea dello studente di qualunque età, credo o latitudine sono rimasti ben chiusi nella valigia.

In ogni caso, 2-3 giorni (quasi) pieni di mare mi hanno un po' ricaricato il cervello, e ora sono pronto a 2 settimane 2 di chiusa totale finale per cercare in qualche modo di concludere con organi di senso.

Piccola nota polemica, da cui il titolo del post: questo esame (come tanti di quest'anno) è formato da tante materie racchiuse in un unico malloppo di nozioni da apprendere in un tempo brevissimo.

Praticamente studi come un matto cose di cui non ti occuperai davvero (la chirurgia della retina o gli impianti dentali difficilmente saranno nel futuro del 99% degli studenti di medicina) in maniera veloce e confusa. Ma se anche prendessi 40 e due lodi (media media dello studente medio di questa facoltà) potrei comunque sentirmi in grado di rispondere a una domanda di un eventuale, futuro paziente?

Cioè, cosa posso imparare io in così poco tempo e senza concentrarmi sui singoli argomenti? E oggi, nel 2013, quando tutti hanno Internet e Google e Wikipedia e 100 mila altri siti con contenuti medici online, ha senso una preparazione così sciatta e frammentaria di fronte a pazienti che possono presentarsi con l'ipad e chiedere e controbattere e indagare su ogni mia minima indecisione?

Qualcuno dirà che io adesso ho le conoscenze di base per capire certe cose, mentre altri no. Qualcun altro dirà che questa è una sorta di infarinatura, e che tante cose le vedranno in dettaglio tutti i futuri dentisti e oculisti del mio corso. Altri ancora diranno che questi esami sono fondamentali tant'è che bisogna prendere un buon voto (30 e lode) pena la disoccupazione e la morte per inedia dopo la laurea.

E insomma credo che non mi darebbe ragione quasi nessuno. Sarà. Ma, dopo tutto, a che serve starci a pensare più di tanto? In ogni caso nel bene o nel male l'esame mi tocca darlo, e nel mio pragmatismo me lo studio e basta sperando - sempre in maniera pragmatica - di passarlo subito così da togliermelo dalle scatole il più presto possibile.

Per il resto, come dicevo, 2-3 giorni di mare me li sono fatti e mi sono anche sembrati un'esperienza piacevole. Per chi non lo sapesse, il mare è un corpo d'acqua molto vasto, generalmente salato, e con le onde formate da liquido che si muove.

Dentro ci stanno i pesci, sopra ci galleggiano le navi e se ti ci butti dentro senti un freddo cane... anche se poi dopo un po' ti ci abitui.

Penso che, prima o poi, potrei anche tornarci.

Simone

25/06/13

Niente di particolare.

Rappresentazione del vuoto: un po' come questo post.
Studio? A posto: continuo a preparare organi di senso, e non è che abbia molto da raccontare a riguardo.

L'esame è il 15 luglio, e poi subito dopo (il 25) avrò psichiatria. Insomma tutta vita, tutta l'estate! Se per vita intendiamo la morte.

Reparto? A posto: frequento la solita medicina d'urgenza almeno 2-3 volte a settimana (e in questo periodo di esami credo di essere uno dei pochissimi studenti in tutto l'ospedale) e non ho grosse novità da raccontare.

A dire il vero accadono tanti piccoli e grandi episodi, ma più che fare la telecronaca volta per volta credo sia più interessante scrivere una sorta di racconto/resoconto (resoCConto?) di tanto in tanto... possibilmente nei prossimissimi giorni da qui al fine settimana. Ma insomma: per ora, niente.

Tirocini? Tirocini niente, che sono finiti con le lezioni. Per fortuna. Che poi - per la cronaca - i tirocini di questo semestre hanno fatto davvero schifo, e se non ne parlo tutto sommato vuol dire che ne sto dando una rappresentazione in chiave positiva.

Volontariato? A posto. Che a posto vuol dire quasi niente. Quasi. Continuo a fare qualche turno ogni tanto, ma non c'è nulla di veramente degno di nota da raccontare. Magari a breve mi faccio un po' di ambulanza, e poi ve lo racconto. Del resto, fare volontariato per aggiornare il blog: questo sì che è lo spirito giusto!

Scrittura? A postissimo! Nel senso che con la narrativa ho definitivamente rotto, e all'idea di mettermi a scrivere un nuovo romanzo mi viene il mal di pancia. E comunque sia, il mondo ha bisogno di dottori, non di inutili scribacchini! Spero.

Ma insomma, questo blog sta diventando un mortorio e io sono una persona che non ha un cappero di niente da dire?

A giudicare dai commenti ai post passati direi di no, e anzi c'è stata pure troppa attività per quanto mi riguarda. Ma che volete? La triste vita dello tristo studente sotto esami non è esattamente la migliore ispirazione per una serie di aggiornamenti continui e pieni di potente carica emotiva.

Mi interessava giusto dirvi che anche se non aggiorno da un po' le cose vanno avanti più o meno bene, e più o meno come al solito. Come dicevo nel titolo, insomma, si va avanti... ma niente di particolare.

Simone

18/06/13

Quinto anno, secondo semestre: esami estivi, tesi e - ancora - cosa fare dopo la laurea.

Sega circolare batte bisturi 10 a 1, comunque.
Qualche aggiornamento sui discorsi delle ultime volte e sugli esami di questi giorni.

Allora non molto tempo fa, come ricorderete, ho dato Neurologia ed è antata bene. Un bel voto, un esame che - una volta tanto - nel mio canale risulta più fattibile rispetto ad altri dove ci sono professori cattivissimi e anche la rara sensazione di aver imparato qualcosa sul serio.

Sarà che in pronto soccorso vedo molti pazienti con problemi di natura neurologica, a differenza di altri reparti dove ovviamente ci si occupa di altro. Però conoscere e saper usare tutte quelle cose coi nomi strani tipo Babinsky, Mingazzini o Bell (che non sto qui a spiegarvi, se no vi annoierei da morire) mi fa pensare che qualcosina inizio a capirla davvero e che alle volte - qui lo dico e tra 2 righe lo nego - studiare è pure utile.

Altro risultato per Ortopedia, che ho dato pochi giorni fa. Intanto ho studiato di fretta (ma questo vale per ogni esame, credo) poi ho preso un voto poco entusiasmante, e alla fine non è che mi pare di aver imparato poco... ma al contrario mi pare quasi di saperne meno di prima.

Ortopedia per dire contiene parti di Reumatologia, Anatomia e Neurologia assolutamente identiche a quella fatte negli esami passati. Talmente identiche che me le sono ristudiate sugli stessi libri, ma solo per ritrovarmi alla fine con un voto che mi abbassa la media. Evidentemente col passare del tempo le mie capacità si deteriorano e ri-studiare non aiuta i miei neuroni agonizzanti... e meno male, che in Reumatologia ho rischiato pure di farci la tesi e a quest'ora, a forza di rivederla, chissà quanto la sapevo male!

Ma insomma: chissene frega. Ortopedia è andato nel gruppo degli esami che ho superato prima ancora di capire che lo stavo preparando. Tanto rapido quanto indolore, ciao e uno di meno verso l'agognata laurea in Ingegneria. Ah, no, vero: Medicina. Che quella in Ingegneria - se non ricordo male - ce l'ho già.

Ora sto preparando Organi di Senso. Esamone gigante con 4 materie e innumerevoli libri, dispense, slide e lezioni, che non si capisce nemmeno da che parte lo devi cominciare. Organi di senso è come un immenso hamburger di quelli giganti che non riesci a mordere... e io in questo momento non ho nemmeno minimamente fame, sempre a voler concludere con la stessa immagine.

Comunque come vedete si va a vanti. Si va a vanti e si continua a frequentare il reparto, dove parlando con il professore che mi segue a riguardi di tesi, laurea e futuro più o meno prossimo siamo giunti a una serie di conclusioni all'incirca del genere:

- Farò una tesi sull'utilizzo dell'ecografia in emergenza, e questo credo di avervelo detto già qualche mese fa.

- Dovrei iniziare la tesi attorno a ottobre, finita la sessione di esami autunnale.

- Anche secondo lui master, corsi da ecografista e altre cose ("altre cose" non ancora definite) nel caso di uno della mia età gli sembrano una soluzione migliore rispetto a una specializzazione che potrebbe impegnare il resto della mia vita.

Gli ho detto che in questo modo ho paura di trovarmi sempre indietro rispetto a chi è specializzato, e che la strada sarà sempre tutta in salita... ma secondo lui invece non sarà così. Stava per farmi degli esempi e spiegarmi meglio il suo punto di vista, ma in quel momento non so che è successo che ci hanno interrotti e per ora non ne abbiamo più riparlato.

Ma comunque, insomma: sarà un'opinione in mezzo a tante, e bisognerà capire bene come cosa e quando e tutto il resto. Ma devo dirvi che la mia idea resta quella, e in questo momento mi sento molto, molto rasserenato.

Simone

15/06/13

Il dolore degli altri.

Immagine di dubbia attinenza presa da Wikipedia.
In reparto c'è una signora, giovane, con un linfoma.

Ha fatto una terapia che non ha funzionato. Poi un'altra che non è servita a niente, e infine la terza e ultima che non ha cambiato un bel tubo.

Ora sta a letto con una mascherina a pressione che l'aiuta a respirare. Sembra stanca, e ha le gambe magre magre di chi non sta più bene da troppo, troppo tempo.

Con lei una sorella che l'accudisce. Parla coi professori, e poi di nascosto la vedo cercare su internet su siti che parlano di terapie, anticorpi monoclonali, possibilità ancora da tentare.

Arriva lo pneumologo per il consulto, e vado dietro a lui per vedere le radiografie: nelle immagini del torace si vede solo bianco insieme a opacità e iperintensità e a spazio occupato da qualcosa che non serve a respirare. Un pezzettino di polmone nascosto da una parte resta lì a fare il suo lavoro, ma dopo di quello è finita.

«Che si fa a un paziente in queste condizioni?» domando io.

E la risposta è un laconico: "niente".

Sono pochi mesi che frequento l'ospedale con una certa regolarità, e di storie del genere potrei già elencarvene un'altra dozzina e rovinarvi per sempre il resto del 2013. Ma a che scopo? Il copione è sempre quello di una brutta puntata di qualche serie TV: qualcuno sta male, qualcun altro si occupa di lui, e tu sai già che siamo arrivati oltre il punto in cui la medicina può fare qualcosa, e che le cose finiranno malissimo.

Ho sentito spesso dire che il dottore migliore è quello con tanta empatia. Quello che si interessa dei pazienti e quello che si preoccupa per loro. Ma sarà vero? Penso a qualcuno freddo e distaccato che fa la sua parte, e una volta tornato a casa si scorda del lavoro e di tutto ciò che può essere successo, e - tutto sommato - lo invidio.

Io invece tante cose me le sento tutte addosso. Ci penso la notte, e diversi giorni dopo mi rendo conto che sono ancora con me.

E immagino che col tempo impari a gestirle meglio e a mettere un freno a queste emozioni alle quali assisti ma che - tutto sommato - non ti appartengono davvero. Penso che alla fine uno, semplicemente, finisca con l'abituarsi. Ma non so fino a che punto puoi diventare realmente così distaccato se non lo eri già un po' di tuo.

Poi l'altro giorno arriva una donna sotto chemioterapia. Con lei l'oncologa che la segue e che ha visto che qualcosa che non va e - insomma - dovrà fare un piccolo intervento.

La dottoressa si muove per il reparto, veloce e leggera come se non avesse peso. Chiama chirurghi, cardiologi e internisti e tutti sono inconsuetamente gentili e fanno quello che chiede lei.

Parla con gli infermieri per la terapia, rassicura la sua assistita. Sorride sempre, e vorresti stare tutto il giorno a sentirla parlare. Me l'immagino mentre incoraggia qualcuno che non ce la fa più, mentre spiega come comportarsi a una famiglia sconvolta. Mentre piange di nascosto per una brutta notizia da dare a un paziente... e nel giro di pochi minuti, credo già di innamorarmi di lei.

Dopo un po' è tutto organizzato: la situazione è sotto controllo, i colleghi hanno fatto il loro dovere e quando la ragazza va in sala operatoria la dottoressa la saluta con una carezza sul viso.

«Qui ho finito». Dice subito dopo, rivolgendosi a noi.

E in un attimo saluta, e sparisce oltre la porta del reparto. Leggera come una farfalla.

Simone

05/06/13

Studiare passati i 30 anni: 25 esami.

Neurologia: la scienza che dà un nome a qualsiasi cosa.
L'esame di Neuro è andato più o meno così:

Ultimi giorni chiuso sui libri e a rosicare per gli amici che organizzano il calcetto e io non ci vado, o perché semplicemente avrei fatto qualsiasi altra cosa piuttosto che studiare.

Il giorno prima provo a ripetere tutto il ripetibile. Che poi io non ripeto ma rileggo, ma vabbe': qualche argomento è ancora lì che proprio in testa non mi entra, e ci provo e riprovo mentre impazzisco andando avanti e indietro tra libro, slide e appunti ogni volta che o qualche dubbio da rivedere.

Alla fine arriva l'una di notte, quando l'esame è la mattina alle nove: ok. Vado a dormire. Ormai è andata.

Il giorno dopo sono i soliti sette, otto, dieci o non so quanti professori che interrogano. Fisiatri, neurochirurghi, neurologi, patologi... a un altro esame c'avevano pure l'ingegnere, con l'assurdo che devo seguire con frequenza obbligatoria delle lezioni che potrei tenere io... se solo ovviamente ne sapessi qualcosa.

Aspetto il mio turno nella solita ansia pre-esame. Sento fare domande alle quali in genere so rispondere. Ma ogni tanto, qualcosa... uhm: mannaggia a quello schifo di libro che non ci si capiva niente. Speriamo bene.

Tocca a me. Mi siedo davanti al docente che intanto firma verbali e libretti per chi è appena stato interrogato.

«Speriamo che mi chiede le sindromi extrapiramidali» mi dico, mentre aspetto. «È la parte che mi ricordo meglio».

Il docente finisce di scartabellare. Poi prende un foglietto, scrive il mio nome, e mi guarda.

«Mi parli del Parkinson».

E allora... colpo di scena! Il Parkinson è una sindrome extrapiramidale. Non lo sapevate, vero? E così, oltre al potere della telepatia e del controllo mentale, ho anche la capacità di far sapere le cose alla gente mediante la scrittura. Un potere incredibile che battezzerei: insegnamento.

Cavolate e colpi di sedere a parte, l'esame prosegue con altre 2-3 domande e il risultato finale è molto al di sopra del voto minimo al di sotto del quale mi sono imposto di non accettare mai un voto d'esame. E questo voto minimo - fin da quando facevo ingegneria - è ovviamente 18.

Tornato a casa, devo già ricominciare a studiare per Ortopedia, che è tra pochi giorni. Domani non riesco ad andare in reparto ma venerdì ho anche quello, e insomma anche con un esame appena dato non posso ancora mollare il piede dall'accelatore... o semplicemente sbracarmi sul letto e dormire 78 ore, come realmente vorrei.

Nelle 3-4 ore di vacanza che decido comunque di prendermi, mi arriva la comunicazione dall'università che l'esame è stato registrato a tempo di record. Altro che i bei tempi di Analisi 2, quando il professore consegnava i verbali dopo un anno e intanto alla gente scadeva il rinvio e partiva militare.

Faccio un salto sul sito dela segreteria a dare un occhiata, e guardando tra le varie statistiche rimango un attimo così così tra il perplesso e il senza fiato e il bo', vabbe', non saprei cosa pensare: da quando sono iscritto a Medicina, ho dato 25 esami.

25 è un numero un sacco grosso. Un numerone. E anche se manca ancora un bel po', un bel pezzo', con in più la tesi prima e l'esame di stato poi e chissà quante imprevedibili rotture di coniglioni nel mezzo, per la prima volta forse da quando ho ripreso a studiare mi rendo conto che una parte importante del lavoro è già fatta. Che è alle mie spalle, e ormai è andata.

Ho fatto 25 esami. Ne mancano ancora un bel po'. Andiamo avanti.

Simone