31/05/12

La musica ha vinto.

L'ultimo disco dei Guns 'n Roses. Tipo.
Oggi ho fatto un tirocinio fino a verso le 3 e mezza - quattro. Era in un ambulatorio interessante, e ho fatto cose interessanti. Magari però ve lo racconto meglio un'altra volta.

Esco dall'università che devo ancora mangiare, e mi fermo a prendere un panino. La giornata è bellissima, e mi godo quella serenità che mi porto fuori quando lascio l'ospedale dopo un turno che mi è piaciuto.

Mi dico che avrei potuto fare più tardi mentre tutto sommato ho tempo, per cui allungo un po' e mi fermo davanti al super mega media-store che sta dalle parti di casa mia. Il problema è che ogni volta che ci vado mi fanno la multa: o mi fregano i vigili che ho parcheggiato davanti ai cassonetti, oppure gli ausiliari se ho preso un posto blu. Ma che cavolo ci posso fare?! I parcometri sono a un miglio l'uno dall'altro, e faccio prima a comprare quello che voglio comprare che a fare avanti e indietro, che fa pure un caldo boia.

Vabbe'. Entro nella superlibreria, ma i libri è qualche tempo che manco li guardo. Mi viene in mente il blog di uno che ho trovato giorni fa: questo non ha evidentemente nulla da fare, ma invece di iscriversi a medicina o trovarsi un lavoro passa le giornate a leggere brutti libri e a spiegare online che i suddetti libri sono - per l'appunto - brutti. Ma io pure facevo così?! Brrr... speriamo di no!

Passo davanti agli scaffali dei blue ray, e pure lì non me ne può fregare di meno: credo di avere in tutto tre o quattro film in DVD, e solo perché me li hanno regalati. Il cinema mi piace con gli amici, così, per passare un paio d'ore. Ma non mi ha mai appassionato. I film sono un po' una rottura di palle, ecco, per dirvi proprio come la penso. Potrei aprirmi un blog e scrivere tutto il tempo di quanto i brutti film che vedo al cinema mi fanno cagare... ma insomma, tutto sommato: e chissene frega?!

Giro di qua e di là, e becco il settore videogiochi. Il mio Supermario è fermo da tanto di quel tempo che ha messo su una trippa che manco entra più dentro ai tubi. L'Xbox sto per regalarlo dopo mesi che non lo accendo, e sul PC ho installato Diablo 3 ma lì sta e lì rimane. Cioè: mi conviene uccidere Diablo, oppure passare Urologia? Che palle.

Alla superturbolibreria c'è pure il settore di libri fotografici. A studio ho una piccola collezione dei miei fotografi preferiti, ma la mia reflex sta lì a prendere polvere e se una volta era un modello che ad andarci in giro ci facevi quasi bella figura, ora è uno scatafascio vecchio 10 anni e c'ho paura che se la vado a riprendere manco si accende e la gente fa foto migliori col telefono e poi mi piglia pure per il culo.

Certo era bello fare il fotografo. Io adoro vedere le immagini ultradefinite di qualche reportage sul mio tablet quando sto spaparanzato sul divano, prima di andare a dormire la sera tardi. Ma di mettermi lì a farle di mio e ritoccarle con Photoshop e poi stamparle e fare il portfolio e prepararmi per le mostre (che a suo tempo ho fatto)... eh sì, lallero! E chi c'ha tempo?!

Ma ecco che ci siamo: il settore musica!

Erano settimane che lo aspettavo, e giorni che non trovavo il tempo di andarmelo a prendere. Però ce l'hanno: il CD di uno dei miei musicisti preferiti. Che poi è sempre il solito hard rock. La solita roba che è sempre quella da quando sono ragazzino... ma tant'è: tutto sommato, forse mi piace proprio per quello.

Scopro che dentro alla confezione ci sta pure il DVD. E sticazzi?! Io il DVD non lo voglio, perché me li devono sempre appioppare per forza questi dischi aggiuntivi inutili del cavolo? Ma vabbe', hanno solo questo e chi si accontenta gode: avete vinto voi, maledetti venditori di DVD superflui!

Pago alla cassa, esco, e sulla macchina non trovo nemmeno la multa. Oggi è proprio il mio giorno fortunato, sarebbe il caso di comprare pure un gratta e vinci e giocarmi la schedina!

Metto in moto. CD nello stereo, e la musica parte nel modo migliore possibile: quattro colpi di bacchette, e poi giù con basso e chitarra.

Parto anche io, e alzo il volume. Faccio attraversare un tizio col cane e alzo il volume. Mi fermo al semaforo e alzo un altro po' il volume.

Scatta il verde, e sono nel traffico con la musica a palla. Mi sento come quindici anni fa, quando tornavo a casa dopo le lezioni di ingegneria. Per tanti, troppi versi, non è cambiato niente.

Solo di tante passioni me n'è rimasta una sola. Una e mezza forse. Le altre sono state tutte spazzate via dal tempo, dallo studio, dall'età, dalla noia o dal semplice rendersi conto che non me ne fregava poi così tanto davvero.

Ma la musica no. La musica non è invasiva, non è noiosa e non ti fa perdere tempo. La musica può essere la colonna sonora assordante di un momento di rabbia, può riportarti a casa a fine giornata, e può farsi leggera leggera per tenerti compagnia mentre studi o lavori.

Parte il solito assolo scontatissimo e telefonato, ma io per la milionesima volta credo nella mia vita alzo ancora più a cannone e mi gaso troppo, mentre i vicini di macchina al semaforo iniziano a guardarmi strano.

Non potrò mai davvero fare a meno della musica, e di momenti come questo.

La musica ha vinto.

Simone

28/05/12

Lasciare Medicina... ma poi? La domanda di Carla.

La vita è come un viaggio... o non ho trovato una foto migliore.
Sarà che anche sul blog è un po' di tempo che tira un po' di ariaccia con questi esami che non li passavo prima (argh, maledetto gastro!) e che mi fanno schifo adesso (maledetta patologia 2, 6 o non so più che numero è!).

Insomma, dicevo, sarà che è colpa mia che sto un po' in fase che non c'ho voglia di studiare e magari influenzo chi mi legge oppure è più facile farmi trovare da google se uno scrive parole chiave sull'odio per l'università o sulla depressione pre-esame.

Veramente spero di no. Comunque sia, mi è arrivata un'altra lettera di una ragazza un po' in crisi con Medicina che chiedeva qualche consiglio... e che io vi rigiro a voi sperando che facciate di meglio di quello che le ho già detto io in privato (riassumo: be', penso che dovresti rifletterci).

Sicuramente è una persona con i piedi ben piantati per terra e che si pone i problemi giusti e con la dovuta lucidità mentale. Se vorrete darle una vostra opinione, io ne sarò sicuramente felice.

Simone

Ciao, mi chiamo Carla.

Frequento il secondo anno di Medicina, e come altri che ti hanno scritto da un po' di mesi nutro dei dubbi sulla mia scelta.

In realtà fin dal primo anno ho avuto difficoltà con gli esami, nel senso che non ero abituata ai ritmi dell'università: seguire fino al venerdì e studiare... per cui ho fatto l'errore di rimandare continuamente lo studio a due settimane prima dell'esame.

Come risultato al primo anno ho dato solo 4 esami e ora mi trovo a doverne recuperarne 7 tra quelli rimasti del primo e del secondo, anche a causa di un esame (istologia) che mi ha bloccata per una sessione.

Il problema non è il numero degli esami, perché so che con l'impegno riuscirei a recuperare, un po' ora, un po' al terzo anno. Il fatto è che mi chiedo ogni giorno se questa è la strada che fa per me, se sono adatta a questo tipo di studio, se sono disposta ad aspettare altri 4-5 anni (forse di più) per laurearmi e altri anni ancora per la specializzazione.

È un dubbio che mi tormenta da mesi, al quale non riesco a dare una risposta. Perchè se pure lasciassi Medicina non avrei idea di cos'altro fare. Sono sempre stata una persona indecisa e alla fine del liceo i dubbi su quale strada scegliere erano forti, ma viste le opportunità di lavoro migliori mi sono buttata sull'area sanitaria, pensando che sarebbe stato un campo interessante.

Così ho provato i test per fisioterapia e per medicina. Sono entrata subito a fisioterapia, poi dopo qualche settimana sono entrata anche a medicina grazie allo scorrimento. Allora scelsi di provare la seconda, pensando che fosse un'opportunità meravigliosa, che avrei studiato cose interessanti seppur difficili.

E se avessi fatto una scelta superficiale? Se avessi scelto senza soppesare i lati negativi? Non voglio lasciare Medicina senza una valida alternativa sul mio futuro, ma mi rendo conto che non sarebbe giusto rimanere solo perchè non si sa cos'altro fare.. ho capito che serve una forte passione, pazienza e umiltà per studiare in questa facoltà e per fare il medico soprattutto. E se non avessi queste qualità?

Non pretendo che tu mi dica cosa fare. Questo è più che altro una ricerca di confronto, o magari solo uno sfogo.

Ciao, Carla

24/05/12

Seconda laurea in Medicina: lo stress degli esami.

Tutta la poesia degli aghi cannula.
Sembra una specie di ruota che gira e che torna sempre allo stesso punto (un po' come le cose che ci fanno studiare), ma tant'è: tra meno di un mese ci sarà il primo appello della sessione estiva, e io dovrei di nuovo mettermi sotto a studiare come si deve.

Purtroppo, a differenza di altre volte, mi sento particolarmente stanco e non ho proprio una gran voglia di stare sui libri.

Quattro anni di studio (dopo ovviamente i cinque della prima laurea) iniziano a farsi sentire. Poi gli esami che sto preparando non mi piacciono per niente: non mi piacciono le materie, non mi piace il modo in cui sono proposte, non mi piace dover memorizzare l'ennesimo elenco di cose che molto probabilmente scorderò in fretta. E inizio a non poterne più di fare tutta questa teoria quando invece la pratica è continuamente relegata a uno o due tirocini ogni tanto che - generalmente - non fanno nemmeno parte dell'esame.

Direi in sintesi che il termine migliore per definire il mio stato mentale sia, semplicemente: "scazzato".

Credo che sia un periodo passeggero. Cioè più che altro lo spero, ma non vedo perché non debba essere così: una volta passato lo scoglio delle patologie integrate e una volta iniziato il tirocinio per la tesi, probabilmente avrò più chiari gli obiettivi a cui puntare e mi sentirò meno schiacciato dall'ansia del dover rimanere in regola con gli esami.

Ora come ora però non so quanta anatomia patologica o farmacologia o microrganismi bastardi o glomerulonefriti dovrei sapere ma non mi ricordo assolutamente per niente, e diventare medico mi sembra più una specie di procedra per trasformarsi in un backup vivente di Wikipedia piuttosto che un percorso per apprendere come fare qualcosa di pratico usando le mani e qualche strumento adeguato.

Ma insomma, vabbe', quando siamo sotto esami stiamo scazzati un po' tutti, e mi sa che se rileggo qualche post passato esce fuori che ho scritto le stesse identiche cose a ogni sessione. La cosa strana sarebbe se dovendo studiare io mi dichiarassi al contrario felice e contento... perché in questo caso ci sarebbe proprio da preoccuparsi sul serio.

Comunque sia a metà giugno ho patologia integrata 5 (sarebbe malattie infettie e medicina della riproduzione) e poi patologia integrata 2 che sarebbe Urologia e Nefrologia. Le sto preparando insieme e poi deciderò se provare entrambe, provarne una, provarne l'altra, fare gli scritti, non fare niente e non so quale altra permutazione non ho ancora nominato, ma potrebbe andar bene anche quella.

Il problema è che avendo 4 esami da dare (solo quelli nuovi sono 3) con sopra anche due esoneri di Farmacologia, è impensabile preparare una materia alla volta senza il rischio di rimanere pesantemente indietro con lo studio. Qui tocca studiare un po' tutto e poi vedere che cosa ci portano il destino e la fortuna. Poi al prossimo anno avrò 10 esami divisi in 2 semestri, per cui la situazione di affollamento andrà sempre peggiorando, per cui tanto vale farci l'abitudine il prima possibile.

Nella migliore delle ipotesi (cioè se passo entrambe le patologie al primo appello) a luglio dovrei poi dare medicina di laboratorio e infine igiene e sanità pubblica a settembre. Solo che appunto fare 2 esami attaccati è difficile, medicina di laboratorio è un esame del cazzo col solito scritto con le crocette assurde... e igiene invece dovrebbe essere più facile, ma come tutti gli esami facili alla fine verrà fuori che invece non è per niente così e che è difficile pure lui.

Ok, scusate: mi sento stressato per voi soltanto a rileggere queste cose che ho scritto... per cui provate a farvi un'idea di quanto possa essere realmente stressato io me stesso medesimo. Ma alla fine in un modo o nell'altro arriverà Agosto, e anche il caldo e il mare e un bel po' di tempo senza lezioni e senza tirocini né appelli...

Peccato solo che mi toccherà passarlo a studiare.

Simone

21/05/12

La mia seconda laurea... in Economia e Commercio!


Eh sì, alla fine ce l'ho fatta a prendere una seconda laurea!

Ieri è stato il mio compleanno, e tra i tanti regali più o meno apprezzati ho ricevuto pure questo bel diploma di laurea, fresco fresco di stampa.

E pensare che a Economia e Commercio non ci avevo pensato mai... ma tutto sommato invece è una laurea interessante e forse ho finalmente trovato quello che voglio davvero fare nella vita.

Certo adesso continuare a lavorare come ingegnere mentre studio medicina e faccio il praticantato da commercialista non sarà semplicissimo... però, dai: quando c'è la passione nulla ci può fermare, e sono convinto che con tutto l'impegno che ci metterò sarò in grado di superare ogni problema e ogni difficoltà.

Sì, ce la farò. Altri due o tre anni di gavetta, e poi avrò le mie 3 laure e le 3 professioni che ho sempre desiderato.

E grazie davvero a tutti i miei amici per questo bellissimo regalo! :)

Simone

17/05/12

Lasciare Medicina dopo 4 anni... oppure è solo paura? La lettera di Tina.

La scala verso il luogo dove studiare è piacevole: l'altro mondo.
Tranquilli! Lo so che dal titolo poteva sembrare che parlassi di me e di miei eventuali dubbi, ma io no: io mi laureo e ormai sono abbastanza determinato e non ho un ripensamento alcuno che sia uno... per lo meno fino ai prossimi esami, tra un mese. ^^

Invece vi riporto uno scambio di e-mail tra me e una ragazza - Tina appunto - che mi ha espresso alcuni suoi dubbi rispetto ai quali forse vorrete commentare anche voi.

La mia risposta è in corsivo mentre le sue lettere sono scritte a caratteri normali, sperando insomma che si capisca chi parla e di non aver fatto troppa confusione. Comunque spero di no:

Ciao Simone, mi chiamo Tina.

Sono iscritta al quarto anno di medicina, e spesso sto male perché non riesco a capire se quella che sto seguendo è davvero la mia strada. Ho lottato con i miei genitori per poter studiare medicina, per poter inseguire il mio sogno di diventare medico ed aiutare gli altri. E ora? Ora non so se sto inseguendo il sogno giusto. Come si fa a capire se il sogno è quello giusto? Forse tu, che hai cambiato strada nella tua vita, sapresti darmi un consiglio.

Ho avuto tante delusioni d'amore finora, e adesso finalmente ho incontrato un ragazzo, anzi un uomo speciale, e questo mi aiuta tantissimo. Ma con lui stanno venendo fuori tutte le paure che avevo nascosto finora perché mi sento libera di essere davvero me stessa. Sto bene quando sto con lui, quando sto con le persone che amo,e quando scrivo poesie. Adoro scrivere, mi aiuta a tirar fuori le mie emozioni più nascoste e a lenire i miei dolori, le mie ansie.

Questa terribile ansia è subentrata soprattutto perché da domani iniziano le attività professionalizzanti nei reparti. E sai, mi spaventa molto ad esempio dover andare nel reparto di ematologia. Solo sentir parlare di malattie come la leucemia mi mette ansia, ho paura di svenire. Ebbi la stessa reazione nel primo semestre di quest'anno, ma poi ogni giorno tornavo a casa contenta per ciò che avevo fatto nel reparto, con una grande voglia di non arrendermi. Spero che anche questa volta sia così. A volte ho paura del sangue, e delle malattie (non posso sentir parlare di malattie all'utero, perché mi sento male, è come se mi riguardassero personalmente, è come se sentissi una fitta proprio dentro di me).

Però ho assistito a un'autopsia, ho guardato e toccato preparati di anatomia patologica conservati in formalina, dall'odore sgradevole, ho frequentato diversi reparti, mi sono fatta forza e non sono svenuta. Sono svenuta una volta che dovevo assistere ad un intervento di tracheotomia, prima che l'intervento cominciasse, a causa della mia suggestione. Mi sono accorta che è solo paura, è solo un fattore psicologico. Sono sempre stata molto ansiosa. Quando mi faccio prendere dall'ansia va male tutto e non riesco nemmeno a fare gli esami. Sono 2 giorni che ho un rifiuto totale verso lo studio.

Da un lato vorrei mollare tutto e liberarmi di questo peso, perché la strada che ho intrapreso è troppo difficile e non so se ne sono all'altezza. Dall'altro lato mi arrabbio con me stessa e voglio essere forte e affrontare tutto come ho fatto finora. Se lasciassi tutto me ne pentirei col passare del tempo e deluderei me stessa e i miei genitori che si sacrificano ogni giorno per me. E poi lasciare tutto per fare cosa? Boh. Le mie passioni sono la poesia e il teatro. Amo recitare.

Ma il mio ragazzo mi dice che posso coltivare comunque questi hobby continuando a fare il medico. E probabilmente ha ragione. In questo periodo di crisi, mollare un'opportunità del genere poi sarebbe un vero peccato: ho superato subito il test d'ingresso, ho iniziato il percorso in maniera brillante, ma mi sono andata spegnendo man mano (colpa anche dei prof. e della loro continua pressione psicologica).

Dov'è finita la mia passione per la medicina? Vorrei da te un consiglio che possa aiutarmi a fare chiarezza in me stessa e nella mia vita.

Un saluto affettuoso, Tina.

Ciao Tina!

Io sinceramente non so dirti molto più di quanto non ti abbia detto il tuo ragazzo. Teatro e altri interessi li puoi coltivare anche senza lasciare gli studi, anche se eventualmente volendo una professione come attrice teatrale dovresti dedicarti a quest'ultima a tempo pieno. Ma lo vuoi realmente? Il teatro a livello professionale non porta facilmente uno stipendio vero e proprio, ed è più facile credo avvicinarsi a livello amatoriale e poi eventualmente fare un passo ulteriore in seguito.

Mi sembra che ti spaventino i reparti, il sangue e le malattie... ma è così un po' per tutti. Tutti hanno paura di sentirsi male in sala operatoria o di non avere il coraggio di fare iniezioni, tagli, eccetera. Poi se vuoi fare quello col tempo la paura si supera, ma la scelta non è di avere o meno paura ma ovviamente se vuoi fare il dottore e superarla oppure se non ne vale la pena.

Durante le attività professionalizzanti, poi, se sono come le mie farai poco e niente. Per cui io non mi aspetterei chissà che... :)

Secondo me se decidi che medicina non ti piace dovresti almeno avere le idee chiare su cosa fare dopo. Fermo restando che non è che si debba prendere una laurea per forza, almeno smettere medicina con l'idea di un lavoro o di un interesse determinato da seguire. Ma se non hai le idee chiare forse medicina ti spaventa soltanto e stai semplicemente cercando una via di fuga.

Simone


Forse hai ragione, sto solo cercando una via di fuga perché sono spaventata dalle  responsabilità, dalle difficoltà, dai numerosi problemi che questo percorso comporta. Dovrei essere più ottimista e affrontare il tutto da persona matura, anche se non sempre è così semplice avendo lontani gli amici più cari, il proprio fidanzato, la propria famiglia. Tutta questa solitudine mi rende più fragile. Le mie stesse colleghe universitarie ormai le sento sempre più distanti: una ha chiesto il trasferimento, una non sta frequentando per problemi personali, l'altra non so che fine abbia fatto.

Parlo di colleghe, perché l'amicizia per me è un'altra cosa. E le mie amiche vere purtroppo sono sparse per l'Italia. In ogni caso è sempre meglio portare a termine i propri obiettivi, quindi sarebbe il caso di laurearmi e poi decidere se fare il medico o altro. Per esempio Schnitzler lasciò il mestiere di medico per fare lo scrittore e drammaturgo a tempo pieno dopo la morte del padre.

Il mio sogno è quello di prendermi una seconda laurea in psicologia, ma prima dovrei prendermi la prima!!!:) Ho sempre amato ascoltare gli altri, senza dir nulla, o dando loro qualche piccolo consiglio così come hai fatto tu con me. E io vorrei essere in grado di aiutare gli altri: come medico, come psicologa, come donna, fidanzata, sorella, e magari un giorno come moglie e madre. E ognuno di questi ruoli comporta un impegno da parte mia, un impegno più o meno costante, e tanta volontà. Dopo aver letto la tua e-mail mi sento meglio. Grazie mille davvero. Magari ti farò sapere nei prossimi giorni come stanno andando le professionalizzanti. Attendo con ansia quelle di allergologia e dermatologia.

Comunque anche noi non facciamo chissà che cosa: punti di sutura finti su qualche spugnetta, qualche volta misuriamo la pressione ai pazienti, qualche elettrocardiogramma (nel migliore dei casi e se si becca il prof o lo specializzando più disponibile e volenteroso), qualche vetrino al microscopio, organi in formalina e chi vuole può assistere a qualche intervento. Tutta la mia riflessione è nata da questa considerazione che ho letto pochi giorni fa sul nuovo libro di Baricco:

"Ho capito che non si cambia veramente mai, non c'è modo di cambiare, come si è da piccoli si è tutta la vita, non è per cambiare che si ricomincia da capo. Si ricomincia da capo per cambiare tavolo. Si ha sempre quest'idea di essere capitati nella partita sbagliata, e che con le nostre carte chissà cosa saremmo riusciti a fare se solo ci sedevamo ad un altro tavolo da gioco. Cambiare le carte è impossibile, non resta che cambiare il tavolo da gioco".

E credo che se lasciassi questo tavolo da gioco, per uno nuovo, avrei comunque la sensazione di essermi persa qualcosa, di essere stata una debole e di aver sbagliato tavolo per l'ennesima volta.

È così difficile capire se stessi e la strada giusta da seguire, ammesso che esista una strada giusta. Quando si sceglie una cosa, se ne escludono tante altre. Un po' come nell'amore: quando scegli di amare una persona, ne escludi tante altre che forse potrebbero essere altrettanto giuste per te o anche migliori. Ma se è quella la persona che hai accanto e che hai scelto di amare,  perché cambiare?

Di solito si vuol cambiare, se qualcosa non va come si vorrebbe, se non si è disposti ad accettare l'altro per quello che è. Ma l'amore, di qualunque natura esso sia, comporta dei sacrifici.

Grazie... e a presto!

Tina.

12/05/12

Ingegneria contro Medicina: scontro tra le facoltà.

A ingegnè, mo' te pijo e te spiezzo in due!
Quando dico che sono ingegnere e faccio medicina (che scrivo una volta minuscolo e una maiuscolo, visto che non ho ancora capito qual è la maniera giusta) in molti mi dicono cose tipo: ma chi te lo fa fare?! Ti sei scelte le peggio. Io non ce l'avrei mai fatta. Ma tu sei proprio scemo!

Scemaggine a parte (che magari non è influenzata dalla facoltà che scegli), queste due lauree hanno un po' la nomea di essere tra quelle difficili. Cioè Ingegneria e Medicina (visto?) sarebbero particolarmente impegnative, e prendersi una laurea in queste facoltà dovrebbe richiedere particolare fatica e studio e doti intellettevoli nonché molta, moltissima voglia di farsi del male.

Io penso che le facoltà più difficili siano altre: matematica, Fisica e in generale tutte le lauree dove ci sono un sacco di formule e teoremi e calcoli che vanno oltre le cose che uno può semplicemente leggere e comprendere con uno sforzo moderato. È vero che pure a Ingegneria si fa un sacco di matematica, ma io credo che anche gli ingegneri arrivino fino a un certo livello, mentre c'è tutto un mondo di calcoli e formule e teoremi insolvibili che fa parte della ricerca e che arriva al di là di quello che si utilizza poi nella pratica progettuale.

Insomma, tutta questa introduzione per dire che non penso di aver studiato cose particolarmente difficili. Certo: due lauree impegnative sono peggio di una, ma parliamo sempre di cose dove con un po' di impegno arrivano un po' tutti al contrario di certi exploit di Fisica e Geometria che - personalmente - trovo a dir poco inintellegibili.

Ma se torniamo a noi comuni mortali, la Medicina e l'Ingegneria sono delle facoltà di difficoltà media che hanno però delle caratteristiche ben precise che le rendono molto differenti... e insomma ora ve ne dico un po', nel caso foste indecisi se prendere l'una, l'altra o - come uno che conosco e che scrive un blog - tutte e due.

La quantità di studio:

A Medicina devi studiare di più. Cioè se una cosa non la sai, non la sai: i programmi d'esame sono enormi, e se non ti ricordi una nozione esclusivamente mnemonica non puoi certo arrivarci col ragionamento.

A Ingegneria il libro in genere non è proprio grande (rispetto a quelli di Medicina) e se capisci le cose in fretta non serve nemmeno ripetere tutto decine di migliaia di volte. Insomma se sei bravo e arrivi subito a certi risultati potresti studiare molto meno... ma poi molti passano tutto il tempo a studiare lo stesso perché non si sentono pronti, oppure perché ripetono gli esercizi fino a consumare il libro in attesa del giorno dell'esame.

Il tipo di studio:

A Medicina devi imparare a memoria senza pensare. È vero che i professori ti dicono che devi capire e imparare le cose col ragionamento e assimilarle, e insomma avere la mentalità da medico che sa e che capisce e che raggiunge la diagnosi... ma non è vero: all'esame chiedono nozioni mnemoniche o cose anti-intuitive che non puoi vedere a occhio nudo o comprendere realmente. Se non le hai memorizzate insomma non le saprai mai, e se ci ragioni sopra perdi pure un sacco di tempo e nemmeno ti conviene.

A Ingegneria- al contrario - dovresti "capire" le cose senza impararle a memoria. Può succedere (a me è successo) che a un esame rispondi a una domanda, ma il professore ti boccia lo stesso perché secondo lui non l'hai capita davvero, ma ricordavi solo la risposta. Il dovresti condizionale sta lì perché, nella pratica, certe cose da capire sono talmente astruse e incomprensibili che alla fine è meglio se te le impari a memoria lo stesso e poi speri che il professore non se ne accorga. Però diciamo che se parti con l'idea di memorizzare tutto stai messo male, perché poi gli esercizi non li risolverai mai.

Dal quarto anno di Ingegneria o giù di lì gli esami scritti si fanno spesso col libro, o col manuale dell'ingegnere. O comunque già dai primi anni hai una calcolatrice, e se non sei particolarmente idiota capisci pure che ci puoi scrivere qualche formula dentro da sbirciare nel caso che non te la ricordi. A Medicina invece devi memorizzare tutto sempre e senza aiuti, anche se poi il manuale ci sarebbe lo stesso e i dottori laureati lo consultano regolarmente. Sarà una facoltà che viene concessa insieme all'iscrizione all'albo...

La competività con gli altri studenti:

A Medicina c'è la psicosi che se non prendi tutti 30 poi non entri alla specializzazione e non trovi lavoro, perché i voti sono importanti e poi li guardano e poi se non ricordi una cosa sicuramente è proprio quella che ti servirà un domani e ucciderai un paziente con una terapia sbagliata. Così ci sono studenti con 29 e rotti di media e persone che rifiutano tutto quello che è al di sotto del 27.

A Ingegneria invece c'è la psicosi che se non prendi tutti 30 poi non entri alla multinazionale figa e non trovi lavoro, perché i voti sono importanti e poi se non ricordi una cosa sicuramente è proprio quella che ti servirà un domani e ucciderai mille persone con un progetto sbagliato.

La differenza è che a Medicina un voto basso non ve lo daranno mai, e se andate così così piuttosto che darvi un 23 è possibile che vi boccino. A Ingegneria invece danno tranquillamente anche i 18, mentre al contrario capita più raramente che un professore metta voti particolarmente alti per cui le medie di tutti si abbassano un po'... anche se il supersecchione con la media del 29 lo trovate lo stesso.

Gli esami:

A Medicina capita che studi tantissimo, poi però ti chiedono proprio una cosa che non ti ricordi bene e ti rovinano l'esame, mentre chi ne sa meno di te magari prende un voto alto ed entrerà sicuramente alla specializzazione al posto tuo.

A Ingegneria capita che studi tantissimo, poi però il professore impazzisce e dà uno scritto impossibile dove boccia tutti quanti. Per lo meno, nessuno ti ha fregato il posto.

La sensazione è che gli esami di Medicina richiedano uno studio maggiore per essere affrontati (perché i libri sono semplicemente molto più lunghi) ma che poi nella pratica gli esami di Ingegneria siano più stressanti da sostenere. Uno scritto di Medicina dura 45 minuti, massimo 2 ore e devi mettere delle crocette. Uno scritto di Ingegneria dura 2 ore, anche 4 o 6, e devi riempire di calcoli interi fogli protocollo.

Si potrebbe dire che, a Ingegneria, per passare un esame devi effettivamente saper fare qualcosa e a Medicina no... ma detto così suona brutto.

Le capacità acquisite:

Per quanto io non abbia ancora finito di studiare Medicina, la cosa strana è che Ingegneria parrebbe dare un tipo di preparazione più teorica con un sacco di matematica, geometria, fisica e compagnia bella. A Medicina invece studi farmaci, interventi chirurgici, patologie e altre cose realmente esistenti in un qualsiasi ospedale e chiaramente applicabili nella realtà quotidiana.

Solo che quando ho finito Ingegneria avevo almeno una mezza idea di come si impostava un progetto, sapevo andarmi a cercare le normative necessarie e anche come stampare tutto per consegnarlo a un ufficio pubblico. A Medicina invece studi la versione teorica di cose pratiche che però non vedi e certamente non pratichi tu in prima persona, e il tutto sembra fermarsi a una gran fatica di studio per poi non saper fare realmente un gran che.

D'altro canto un ingegnere neo-laureato sa una frazione delle cose che può sapere un ingegnere con diversi anni di esperienza, visto che le conoscenze ingegneristiche non è che si aggiornino tanto rapidamente. Mentre sembra paradossale, ma a causa delle continue scoperte in campo medico se un dottore di una certa età non ha pensato ad aggiornarsi regolarmente rischia - almeno per quanto riguarda gli aspetti teorici - di sapere meno cose di uno studente che, avendo sostenuto da poco un esame, ha studiato su testi nuovi e aggiornati.

Insomma è un intreccio di vari fattori, e dire chi sta messo meglio (o peggio) specie a questo punto è difficile.

Giudizio personale:

Il periodo di Ingegneria lo ricordo come una parte della mia vita di forte stress, anche se in realtà io ero uno che puntava fortemente al 18 e a studiare il minimo indispensabile. In ogni caso certi esami mi sono pesati tantissimo, e certe materie pur essendomi laureato in corso me le sono trascinate per anni, e ogni volta che andavo a provarle era una fatica enorme.

Medicina invece mi stanca di più. Perché effettivamente studio di più e non punto al 18 anche perché - vogliamo chiamarla maturità? - di fare brutta figura agli esami semplicemente mi vergogno. Esami stressanti davvero ce ne sono anche qui, ma non allo stesso livello rispetto a Ingegneria e comunque non nella stessa quantità.

Ma forse Ingegneria non mi è mai realmente piaciuta, mentre Medicina la sento più come una cosa che voglio fare davvero e con una maturità diversa. E se andiamo a pesare le due facoltà tenendo conto di questo fatto può darsi che - tutto sommato - si equivalgano.

E voi: adesso che vi ho fatto tutta questa discussione comparativa lunga e (dubito) interessante... quale delle due scegliereste?

Non stavate proprio pensando a una seconda laurea?

Simone

10/05/12

Risposte per chi ha fatto domande (su Google).

Francobollo raffigurante un classico (?) enigma.
Causa mancanza di fantasia, rubo l'usanza (che tra l'altro ho sempre trovato irritante) di riportare le chiavi di ricerca più interessanti che hanno sospinto tanti intrepidi navigatori fino a questo blog.

Seconda laurea in medicina.

Ok, sì. Hai fatto una ricerca su Google.

Simone Maria Navarra.

Evidentemente, il mio blog è questo. Il fatto che tu cercassi proprio espressamente il sottoscritto medesimo, invece, è un po' inquietante.

Fabio Volo.

No, vabbe': magari.

Avere 30 anni e 5 esami alla fine università.

Questo immagino sarà stato inteso in senso disperativo. Cioè: a 30 anni ti mancano ANCORA 5 esami?! Mamma mia, che tragedia irreparabile! Io invece faccio 37 anni tra 1 settimana; di esami me ne mancano 40, e non me ne importa una mazza.

Però mi sa che non era la risposta che cercavi.

Come entrare a Medicina.

Ok, facile: questa la so! Per entrare a Medicina, devi fare il test di ammissione in una università pubblica o privata. Il casino però - una volta entrato - è uscirne.

La laurea in lettere/lingue/filosofia/storia/ingegneria (a seconda di chi ha fatto la ricerca) è inutile?

Eh sì, è davvero inutile. Cioè non è che è una brutta laurea, ma non troverai mai lavoro. Mi spiace, sì, insomma, non serve a niente. È davvero veramente inutile e hai sbagliato a studiare tanti anni certe cose che non ti serviranno mai nella vita. Lo so che è triste, ma qualcuno doveva dirtelo. Eh già. Proprio.

Seconda laurea dopo lettere/lingue/filosofia/storia/ingegneria (a seconda di chi ha fatto la ricerca).

Ma che sei quello di prima?!

Biologi specializzandi non retribuiti.

E infatti è così: ai medici specializzandi li pagano, mentre ai biologi specializzandi no. È profondamente ingiusto, ma una volta tanto che nella mia vita l'ingiustizia avvantaggia me, cappero... non rompete, ok? ^^

Da Biologia a Medicina.

Eccheppalle?! Ma scusa: nel tempo che ti laurei in medicina non fai prima a specializzarti come biologo e a cercare lavoro lì?

Biologia laurea esami convalidati Medicina.

Oh, ma fai come ti pare...

Come e' l'esame di fisiopatologia respiratoria.

Bellissimo: pensa che un esame con questo nome nemmeno esiste! Oppure forse magari parlavi di PNEUMOLOGIA? Perché quello invece è proprio una m--da, mi dispiace.

Paura dei prelievi del sangue.

Qui forse non sei stato troppo specifico: i prelievi hai paura di subirli, o di farli? No perché secondo me sono due fobie differenti...

Anche se - comunque - potresti tranquillamente averle entrambe.

Ok, basta così. Però facciamo che è la prima parte di altre parti che seguiranno, così magari aggiorno il blog solo con le chiavi di ricerca di chi legge il blog e non devo più scrivere altro... e secondo poi esce fuori che alla fine ho molti molti molti più lettori.

Secondo me, andrebbe sicuramente così.

Simone

07/05/12

Tirocini: il tempo a Medicina Interna.

Uguale identico al mio. Solo un'altra marca e colore diverso.
Sono tornato in un reparto di Medicina Interna per un nuovo internato, e trovo il solito casino: un primario, sotto di lui cinque docenti, sotto di loro dieci specializzandi.

Ci sono i cardiologi che vengono a fare non ho capito cosa, gli studenti spagnoli dell'Erasmus, gli specializzandi di altri reparti che fanno il giro.

Poi un numero imprecisato di interni che preparano la tesi, e infine dopo di tutti come centoventiduesimo camice del giro visita mattutino ci sto io: l'unico studente del quarto anno, che sta lì a fare non lo sa bene nemmeno lui cosa.

Questo particolare reparto mi piace perché è vicino a dove facciamo lezione, per cui la mattina devo scarpinare un po' di meno. Poi il giro visite lo fanno dopo le 9, e non devo alzarmi prestissimo per arrivare puntuale.

Insomma, da un punto di vista puramente logistico potrebbe essere l'indirizzo perfetto: e lo so che uno dovrebbe scegliere in base a quello che vuole fare eccetera eccetera, ma di Medicine Interne al Policlinico ce ne staranno una decina, e potendo scegliere non vedo perché devo andarmi a infilare da una parte dove sto più scomodo.

C'è infine il dettaglio - tutto sommato comune all'intero corso di laurea - che nessuno dei miei "superiori" (cioè tutti e centoventuno gli altri camici di cui parlavo sopra) mi si fila neanche un minimo lontanamente, anche solo per far finta di avere a che fare con qualcuno che considerano all'interno della loro medesima dimensione fisica.

Cioè io potrei mettermi davanti a un professore, e quello senza nemmeno rendersene conto mi passerebbe da parte a parte con la siringa per fare la puntura al paziente che sta dietro di me. E magari se uno non c'ha tutta questa voglia di stare lì a farsi vedere e vuole solo fare 'sta cavolo di tesi per laurearsi tutto sommato è un vantaggio, perché fai un po' come ti pare e nessuno ti viene a rompere le scatole. Ma se invece vai lì in ospedale con l'idea d'imparare chissà che... be', allora fai come ti pare lo stesso ma trovare qualcuno con la voglia di spiegarti le cose diventa un po' più complicato.

Ma questa è la normalità del reparto o anche della vita lavorativa di chiunque, e non me la prendo e nemmeno mi preoccupo più di tanto: devo solo stare attento a seguire le persone che mi si filano un po' di più, ed evitare i posti dove davvero la gente nemmeno ti parla.

L'unica cosa che davvero mi mette un po' in difficoltà, della medicina interna, sono i pazienti molto complicati. Quelli anziani, magari di 90 anni, che hanno tutte le malattie di questo mondo e che nemmeno si tirano più in piedi. Quelli che stanno lì per mesi e che un giorno gli fanno un test, un giorno un'analisi, un giorno una lastra... e ogni volta esce fuori che hanno qualcosa di nuovo e sembrano sempre più messi male anche se uno le ha provate veramente tutte.

Tra tanti, c'è un signore che vedo ormai da tanti giorni: durante la visita sta disteso su un fianco davanti ai dottori che lo guardano e parlano delle sue terapie. Ha cateteri e drenaggi vari che entrano ed escono da tutte le parti. Respira a malapena, ha la pelle sottile come un foglio di carta ed è così magro che sembra uno scheletro. Ogni giorno gli curano una nuova infezione o patologia, e il giorno dopo ecco che ne spunta fuori un'altra e si ricomincia da capo.

Ma insomma, l'ospedale è anche questo ed è retorico e anche irritante secondo me parlare di accanimento o terapie inutili: nessuno ha in mente di fare chissà quali interventi a una persona di 90 anni... ma nessuno pensa nemmeno di poterle lasciare lì semplicemente con le sue sofferenze: si fa quello che si può e che si deve fare, e poi il tempo ci mette il resto.

E io come sempre dopo qualche giorno di frequenza in reparto ho già socializzato un po' con gli altri studenti e specializzandi. Arrivo lì sul presto, prendo pressioni e saturazioni per aggiornare le cartelle. Se c'è qualche emogas o elettrocardiogramma o non so che altro da fare sto lì appresso ai medici più esperti (o meno esperti, o esperti medi... comunque insomma vedo i medici che fanno le cose che non so fare io) e dopo una cert'ora me ne vado a lezione che se no gli altri professori mi cazziano pure: non vorrai mica perdere una lezione per stare in reparto? Siamo matti? Non sia mai che t'impari troppo.

Che poi ci stanno pure certi specializzandi un po' acidi o che capiscono tutto loro... ma insomma per certi fa parte del personaggio fare il dottore che si dà un sacco di arie e io non sto lì a discutere quando, tipo:

"Come mai avete un fonendoscopio diverso?" gli chiedo, notando che hanno un fonendoscopio con la campana più grossa che gli altri dottori non hanno.

"Perché questo è cardiologico: serve a sentire il cuore".

Il fonendoscopio per il cuore, capito? E io pensavo servisse solo per metterselo al collo e rassomigliare ai dottori fighi di Grey's Anatomy. Oppure:


"Che cosa fate voi, se non riuscite a trovare il polso del paziente?" domando, impiccandomi come sempre per prendere la pressione. Ma l'unica risposta che ottengo è che - se capita a LORO di non trovare il polso - è certamente il caso di chiamare i rianimatori.

Gente che mi prende per il culo a parte, l'internato va piuttosto per il meglio. Diciamo che a differenza di altri reparti non mi pesa per niente, e le ore che ho deciso di fare passano sempre piuttosto in fretta. L'ultimo giorno arrivo presto come al solito, e attraverso il corridoio per raggiungere la saletta dove di solito lascio la giacca per mettere il camice.

Passando davanti alle stanze dei pazienti noto il letto vuoto del signore anziano di cui vi parlavo prima. Mi dico che sarà a fare una TAC, un test per il cuore o qualche altra ennesima valutazione clinica. Intanto rifletto che - anche se orari e percorso dal parcheggio sono favorevoli - ho già deciso che la tesi la farò da un'altra parte (a sapere dove) e sto lì con lo spirito di chi vuole andarsene, ma non vuole, e alla fine forse ancora non lo sa.

Nella saletta trovo una specializzanda che scrive le cartelle. Mi metto il camice, prendo il fonendoscopio, ormai ho anche il mio saturimetro nel taschino e sono pronto.

"Dov'è il signore anziano" chiedo. "Quello del letto che poco fa ho visto che era vuoto?"

Lei scuote appena la testa, e con due dita disegna nell'aria un segno della croce.

Amen.

Simone

02/05/12

Ebook: Il gatto che cadde dal Sole.

Non ritrovavo manco la copertina e l'ho rubata a un altro sito.
Rendo nuovamente disponibile, in maniera del tutto gratuita, questo mio romanzo breve.

Il famigerato libro dei gatti che ricorderà chi mi conosceva come scrittore emergente (ma c'è rimasto qualcuno? :) non è complesso come Mozart di Atlantide. Non cerca atmosfere particolarmente inquietanti come Codice Aggiunto e non ha la tramona (vabbe') e l'ironia di Primo Mazzini.

Allo stesso tempo, credo che dei miei tanti lavori come scrittore questo sia il più rifinito e il più romanzo, nel senso classico del termine. E se dovessi scegliere un solo libro per presentarmi a qualcuno che non mi conosce, e andare il più possibile sul sicuro, probabilmente sceglierei questo.

Ve lo ripropongo nella stessa stesura non corretta e non riveduta che avevo messo online ormai cinque anni fa (non ho voglia di lavorare di nuovo su impaginazione e copertina, e non voglio aggiornare decine di link sparsi in rete) e in due formati PDF semplici semplici precedenti all'era degli ebook standardizzati per i diversi lettori:

Il romanzo in formato A4 (per un lettore con lo schermo grande come iPad o il Kindle per quelli ricchi, o per la stampa su carta).

Il romanzo in formato A5 (per un lettore con lo schermo piccolo, come Kindle da poveracci e aggeggi cinesi vari).

Se qualcuno vorrà realizzare un epub o altro può chiedermi i file originali e glieli farò avere. Io di queste cose non mi interesso più, e credo che i formati che ho utilizzato siano un buon compromesso tra la leggibilità sui vari lettori e il mantenimento di immagini e impaginazione corrette.

Concludo dicendo che - forse al pari solo di Primo Mazzini - tra tanti miei personaggi il piccolo Nessuno mi sta particolarmente a cuore, e credo che tutto sommato sia valsa la pena di fare il mio percorso di autore anche solo per dargli vita. E mi sarebbe piaciuto un giorno scriverne un seguito, o anche raccontare la storia di una sua sorella, scampata anche lei alla malvagità degli umani (i gatti parlano così, che vi posso fare?!) in quello sfortunato giorno d'estate.

Ma il destino come dicono gli scrittori fighi che vediamo in TV non vuole sempre quello che vogliamo noi, e se cinque anni fa mi immaginavo a quest'ora davanti alla tastiera a sfornare l'ennesimo best seller, mi rendo conto che la persona che sono adesso è talmente lontana e diversa da quel sogno che non so più nemmeno io se il non aver mai trovato un editore per i miei romanzi sia stata una disdetta o - semplicemente - un bivio che mi ha portato particolarmente in culo alla luna, come diciamo noi artisti altolocati.

Certo io avrei preferito il meglio di entrambe le cose: fare lo scrittore famoso e il medico, come Conan Doyle o qualche altro pazzo che di sicuro ce ne saranno a bizzeffe. Ma non è ancora detto niente, e al prossimo bivio che arriva magari mi ritroverò più vicino a entrambe le cose e con la sensazione di non essermele nemmeno sudate tanto come mi aspettavo di dover fare.

Oppure starò ancora da tutt'altra parte, a fare chissà che e chissà come. Però, insomma: speriamo che sto benedetto destino inizi anche un minimo a chiarirsi le idee... e che alla fine si dia una calmata.

Simone