29/04/14

Un po' preoccupato.

E vabbe': non COSI' preoccupato!
È già da un po' che vado in giro dicendo che ho quasi finito gli esami.

Che la tesi è praticamente finita (a questo ho dedicato un post proprio 2-3 giorni fa), che sto in dirittura di arrivo, che manca poco... e che insomma questa specie di sogno o miraggio o delirio psicotico (a seconda di come lo volete vedere) della seconda laurea in medicina, sta incredibilmente per avverarsi.

E a questo punto credo - o immagino - che tutti pensino che io mi senta strafelice.

Realizzato, contento, euforico... quante ne volete dire? Avevo un obiettivo lungo, importante e difficile, e sono quasi arrivato a raggiungerlo: come altro dovrei sentirmi?

Be', il titolo la dice tutta, no?

Sono - un po' - preoccupato.

Preoccupato perché sì, ok, tutti i discorsi che abbiamo fatto sulle possibilità post laurea anche senza una specializzazione. Corsi, master, reparti da frequentare e tutta una serie di alternative. Ma se poi, nella pratica gira tutto storto?

Non è che pensi davvero di non trovare lavoro come medico. Anzi: come dirò tra un attimo, trovare lavoro sarà anche fin troppo facile. Ma il pensiero comunque di non trovare qualcosa che mi gratifichi appieno c'è sempre in un angolino del cervello, e - insomma - non è piacevolissimo.

Sono anche preoccupato perché ho passato tanto tempo in reparto. Ho studiato, mi sono appassionato di molte cose, e ce l'ho davvero messa tutta per imparare a essere un dottore per lo meno decente.

Però - in tutta sincerità - non mi sento davvero così pronto a mettermi lì e a fare le cose completamente da solo. Non mi sento così autonomo e preparato all'idea di dare una terapia, nell'eventualità dover seguire un paziente con tante patologie, o al pensiero di affrontare un'urgenza medica senza la supervisione di qualcuno più esperto.

Ci vorrebbe un lavoro o un'occupazione post-laurea che mi consentisse di fare pratica ed esperienza senza avere direttamente io tutte le responsabilità. Magari come assistente di qualcuno, o in un gruppo già affiatato, o non so che altro.

Invece la sensazione è che una volta laureato o entri in specialità (della quale penso abbiamo parlato anche troppo) oppure rischi di finire a lavorare in dei posti dove ti sparano praticamente da solo in mezzo alla guerra, e se sai fare le cose bene o se no: arrangiati.

Davvero penso che sarà facile trovare un lavoro qualsiasi. Molto meno facile trovare un lavoro che invece sia proprio quello che potremmo definire "giusto".

E sono un po' preoccupato anche perché - alla fine - tutta questa trafila di studiare per prendere una laurea, andare al tirocinio, fare gli esami e tutto il resto è anche una cosa che mi ha riempito la vita più di quanto potessi immaginare.

Certamente sarà faticoso e a molti potrà non piacere avere tanti impegni da seguire: le giornate buttate dietro alle lezioni, l'ospedale giorno e notte, e non avere mai un buco di tempo libero in cui rilassarsi con calma, senza il pensiero che - invece di stare lì a poltrire - forse faresti meglio a studiare.

Però poi penso che magari dopo la laurea non troverò subito da fare chissà cosa. Non ci sarà motivo di chiudersi sui libri per giornate intere, non avrò pomeriggi prenotati dalle lezioni o mattine in cui alzarmi di corsa perché sono già in ritardo per il tirocinio.

Ma io senza un obiettivo, senza un impegno e senza qualcosa a lungo termine di cui occuparmi non ci so stare. E se poi, dopo la laurea - semplicemente - mi annoio?

E insomma: qualcuno potrebbe dire che, ora che l'obiettivo si sta avvicinando, me la sto facendo sotto. E forse è davvero un po' così.

Che poi non è che non sia contento, anzi! Questa seconda laurea in medicina mi ha cambiato la vita a un punto tale che mi sentivo già realizzato uno o due anni fa. Voglio dire: c'è stato un periodo in cui non avevo neanche lontanamente finito, ma nel quale ho capito di aver fatto la scelta giusta. E in quel momento - probabilmente - avevo già raggiunto un qualche traguardo intangibile che stava nascosto tra l'iscrizione e la laurea.

Nel rileggere il blog, riesco anche quasi a identificarlo, questo periodo. Probabilmente un po' prima e un po' dopo di quando ho scritto questo post. O forse è arrivato più tardi, o ancora forse era così già da un po' di tempo, ma è più o meno in quell'epoca che me ne sono accorto.

Vabbe', forse ho fatto un po' troppi giri di parole un po' campati in aria. In ogni caso la laurea vera e propria, il voto che prenderò e la pergamena che mi daranno, sono solo formalità burocratiche che devo portare a termine. Ma quello che cercavo nell'iscrivermi a medicina, per tanti versi, credo di averlo trovato già da un bel pezzo.

Certo è che sarò contentissimo il giorno della discussione della tesi. E se ce la faccio davvero per Luglio, vuol dire che questa estate la passerò in una sorta di beatitudine mentale tra mare, viaggi, vacanze, feste e baccanali e che chi più ne ha più ne metta.

Però - insomma - un po' di preoccupazione per davvero c'è, e un po' di pensieri continuo a farmeli. E credo anche che questa riflessione fosse necessaria.

Simone

25/04/14

Seconda laurea in medicina: ho finito la tesi!

Non trovate esaltante l'ecografia polmonare? Lo immaginavo...
Aggiornamento breve e intra-festivo, solo per dirvi che l'altro giorno ho fatto l'ultima revisione del lavoro con il primario.

Il prof mi ha dato qualche piccola correzione che ho fatto al volo, e - insomma - ho finito.

Adesso metto tutto da parte per concentrarmi sugli ultimi esami. Poi, finiti quelli, bisognerà giusto preparare le diapositive per la presentazione... ed è fatta.

Perciò alla fine finita pure la tesi restano da fare Medicina Legale (a fine Maggio). Medicina d'urgenza a inizio Giugno, e Medicina e Chirurgia 3 a fine Giugno.

Se va tutto bene e se per questo riesco a laurearmi a Luglio posso prendermi l'estate - come già dicevo tempo addietro - per farmi una bella vacanza... e a Settembre/Ottobre riattaccare con la trafila per il tirocinio ed esame di stato da fare a Febbraio 2015.

Tutto sta allora togliermi ste ultime materie del cavolo. Ammetto che l'interesse per lo studio è ormai esaurito (ma da anni) e davvero l'unico stimolo a mettermi sui libri me lo dà il desiderio di prendermi 'sta laurea e non doverci pensare mai più.

Mancano tre esami, e tre esami in 2 mesi che si possono fare... o meglio si devono fare.

Non c'ho voglia, gli appelli sono tutti appiccicati, le materie non mi piacciono e tutto il resto, ma ce la farò.

E così poi sta cosa assurda della seconda laurea ce la siamo tolta... che - dopo 6 anni - iniziava ad andare per le lunghe.

Simone

22/04/14

Iniziare l'università, e poi "arenarsi": cosa consigliereste voi?

Bimbo terrorizzato in vista del test del 2026.
L'altro giorno ho ricevuto questo commento (non firmato) all'interno di uno degli ultimi post, e mi piacerebbe farlo leggere anche a voi:

Salve, sono una studentessa di medicina al primo anno (entrata al secondo tentativo).

Al primo semestre ho dato solo un esame, e non sto facendo nulla per recuperare. Ho subito un grave lutto familiare, e questo forse sta aggravando il periodo di "crisi".

Mi sono accorta di aver scelto medicina solo perché non ho alternative lavorative. Tuttavia non me la sento di portare avanti questo percorso (andando sicuramente fuori corso) con un solo stipendio in famiglia.

Papà mi incoraggia perché dice che così forse lavorerò, che qualunque altra facoltà mi getterà per strada (anche perché ho già 21 anni), ma sono davvero in profonda crisi.

Passo le giornate tra cibo e divano, e sono arenata in questo stato psicologico orribile! Leggo spesso questo blog, vi seguo con piacere e vorrei tanto ricevere un parere: è una crisi passeggera?

Tutti pensano che l'unica motivazione per cui io non voglio continuare è che non voglio più studiare in generale, a prescindere da medicina, ma io non riesco a crederci. Amo conoscere nuove cose (anche l'anatomia, ma non ai fini dell'esame, per esempio) informarmi su tutto, e sono sempre stata apprezzata da chi mi conosce.

Ora questa crisi mi fa impazzire. Lasciare medicina sarebbe disoccupazione a vita! Economia e giurisprudenza mi lascerebbero per strada a piangere miseria con un mercato così giovane e competitivo.

Ho un futuro da donna delle pulizie. Emigrerò per lavorare, perché forse non è medicina ma è proprio un'apatia verso lo studio... o forse questa crisi mi ha fatto perdere i miei veri obiettivi.


Letto? Ok.

Quello che mi sento di rispondere io (sperando in qualche vostro - e più saggio - intervento) è, sostanzialmente:

- Non capisco chi ti ha messo in testa che l'unico lavoro possibile al mondo sia fare il dottore.

- Non c'è niente di male a fare le pulizie, o a fare qualsiasi altro mestiere anche senza una laurea.

- Se stai con un paio di esami indietro a 21 anni non necessariamente è la fine del mondo. I "giovani competitivi" in Italia hanno 30 anni suonati, e laurearsi 1-2 anni dopo non è reato.

- Se fai medicina perché pensi sia l'unica possibilità lavorativa di una persona, forse la crisi nasce dall'essere partita con dei presupposti sbagliati e con delle aspettative forse malriposte.

- Se fai medicina perché ti piacerebbe fare il dottore cerca di recuperare e vai avanti, che alla fine per ottenere ciò che vuoi nella vita tocca anche affrontare dei momenti un po' del cavolo.

Ora ti lascio "nelle mani" dei lettori del blog, che magari daranno qualche consiglio più significativo.

Ciao e in bocca al lupo!

Simone

17/04/14

Un turno un po' da schifo.

Questa può essere una protezione adeguata.
L'altra sera arrivo in Pronto Soccorso col mio classico spirito da idiota tutto contento che gli piace andare lì, e non vedeva l'ora che arrivasse il turno.

Immagino che arrivi un punto in cui uno si è talmente abituato e ne ha talmente sopra ai capelli da non poterne più... ma fino al fatidico giorno in cui diverrò insomma una persona normale, lo stato d'animo con cui vado in reparto è questo.

Entro nel box medico. Saluto strutturati, infermieri, pazienti in barella e specializzandi, e non ho fatto nemmeno in tempo a guardarmi intorno che un paziente deve dare di stomaco.

Mi metto i guanti, di corsa alla testa per aiutarlo a girarsi su un fianco mentre gli infermieri lo tengono di lato... e il paziente mi vomita addosso esattamente nello spazio del mio braccio rimasto scoperto tra il guanto e il camice.

«Simo', vatte a lavà!» consiglia intelligentemente un infermiere.

«Visto che faccio bene a portarmi sempre un camice di riserva?» commento io... anche se poi in realtà il camice è intonso, e quello tutto svomitazzato sono io.

Vado a pulirmi, e per prudenza mi immergo nell'amuchina e nel sapone medicalizzato. Tempo 10 minuti, e mi fanno:

«Prendi l'ecografo, che serve per il paziente Tal dei Tali, nell'altra stanza».

Io vado a cercare l'ecografo. Lo sollevo per spostarlo... ed evidentemente qualcuno che l'ha usato prima non l'aveva pulito bene, perché mi ritrovo addosso tutta una roba viscida e appiccicosa.

«Era solo il gel» mi dico, mentre spando acqua ossigenata sull'appiccicume che imbratta il camice (e a questo punto l'esistenza di quello di riserva si fa più interessante). «Il gel è mio amico».

Finito il lavoro con l'ecografo, decido di fare un salto alle macchinette del caffè. Anche se poi siccome è notte non prendo il caffé (che poi non dormo) ma una bottiglietta di aranciata o coca cola o quello che deciderà lo sponsor.

La bevanda rotola giù nel cassetto del distributore. Io la prendo, l'apro... e come del resto potevo aspettarmi la bottiglietta esplode e mi fa una mezza doccia. E rispetto alla roba che mi ha inzuppato finora potrei anche dire che mi sono lavato e non vedere la cosa come un particolare negativo del turno... ma comunque - questo è innegabile - oggi era proprio giornata.

Bevo quel poco che è rimasto nella bottiglia. Poi torno in reparto, e becco un altro infermiere.

«Mi aiuti a sistemare il respiratore del paziente intubato?» mi fa.

"Certo!" penso io.

«Certo!» dico io, in un fisiologico comportamento egosintonico (tanto per far vedere che ho studiato psichiatria).

Andiamo dal paziente, io mi metto di lato alla barella, l'infermiere stacca il tubo dal raccordo che lo porta alla macchina che ventila... e quello che c'era dentro esce tutto fuori e mi fa l'ennesima doccia della serata.

Io riguardo il tubo e il paziente 200 volte per controllare che nel respiratore non ci fossero sangue, vomito o altri agenti mortali. Per fortuna pare pulitissimo, e dentro c'era solo vapore acqueo condensato.

«Era solo condensa» mi ripeto, facendo lo shampoo con la soluzione iodata e spruzzandomi l'amuchina negli occhi. «Solo schifosissima e ripugnante condensa».

Alla fine torno a casa che, sì, sono ancora contento e felice come dicevo prima. Be', magari un pochettinino-ino meno, che oggi è stata tosta. Magari anche un po' più stanco e chiedendomi se mi verrà la polmonite nosocomiale, una recrudescenza di Vaiolo oppure - semplicemente - la peste. E diciamo che non fatico a capire perché certa gente il pronto soccorso lo odia, e non ci farebbe un turno manco morto ammazzato.

Io però già domani ci torno. E pure a Pasqua ci sarebbe un turno, per cui se finisco presto di ingozzarmi magari un salto lo faccio.

La prossima volta però ci vado con la tuta e cappuccio quelli che si chiudono sigillati, stile guerra batteriologica.

Così il camice, nel frattempo, lo lavo.

Simone

14/04/14

Sesto anno, secondo semestre: un dottore - quasi - preparato.

Leggere l'epitaffio, grazie.
Aggiornamento sulle ultime novità universitarie, che ogni tanto ci vuole:

Esami: gli esami iniziano a maggio/giugno. Devo dare come dicevo medicina legale, medicina e chirurgia 3 ed emergenze.

Sarei il solito lamentoso piagnone e ripetitivo a dirvi - per l'ennesima volta - che queste materie non mi piacciono, che sono noiose e che il sesto anno di medicina è una perdita di tempo. Per cui non dico nulla, anche se poi invece l'ho detto lo stesso... vabbe'.

La cosa che forse non immaginavate (ma probabilmente sbaglio) è che se do subito tutti e 3 gli esami tra primo e - massimo - secondo appello, allora vuol dire che mi laureo a luglio, e ho sconfitto - per la seconda volta - l'università.

Se invece c'è anche un minimo intoppo... be': se ne riparla settembre. E l'università ha sconfitto me. Vedremo.

Tesi: la tesi - l'ecografia polmonare d'urgenza - è a ottimo punto. Così ottimo che l'ho già fatta vedere al primario, che lui me l'ha già distrutta e che ho già fatto le varie riscritture e correzioni da fargli rivedere.

Se riesco a finire tutto entro o poco dopo la fine di Aprile, poi posso davvero metterla da parte e concentrarmi sugli ultimi esami. Speriamo bene.

Tirocini obbligatori: i tirocini "allegati" ai vari esami dell'ultimo semestre sono - invero - un tantinello deludenti.

Per il sesto anno di medicina io mi immaginavo giornate intere in reparto a operare pazienti e curare ammalati, mentre nella realtà il tirocinio finale totale ultimo e definitivo prima di diventare medico consiste in lezioni in aula, casi clinici in aula, ripasso in aula e un paio di mattine - solo due su 20 giornate di tirocinio o quante sono - in un reparto di chirurgia... dove ci hanno chiesto di intervistare un paziente e scriverne l'anamnesi.

Mi avevano già detto più persone e più volte che alla fine sarebbe andata così, e di non avere troppe aspettative. Però devo ammettere di essere comunque un po' deluso: come dicevo già anni fa, all'università ti danno almeno il doppio della preparazione teorica richiesta, ma poi quella del medico è una professione praticamente autodidatta: quello che sai fare te l'impari da te, mentre l'università è una grande e continua fatica per realizzare poi non si sa bene cosa.

Ripenso alla prima laurea in ingegneria, e provo a ricordarmi come fossero le cose lì, a suo tempo: in linea di principio non è che nessuno ti seguisse o ti insegnasse a lavorare davvero neanche come ingegnere, e per tutti i lavori che ho fatto in seguito ho dovuto comprarmi i libri e studiarmi le cose da me.

Ricordo esami assurdi dove usavo software complicatissimi per calcolare le oscillazioni di una torre di controllo, o giornate intere a disegnare autostrade o altre cose lontane anni luce dalla realtà che mi aspettava nel mondo reale.

Il lavoro dell'ingegnere è fatto delle cose che - incidentalmente - a volte capitavano a margine degli impegni folli imposti dai nostri professori, ecco: le cose inutili che ti obbligavano a fare per laurearti in ingegneria erano più facilmente "riciclabili" in un lavoro vero. Era un inutile che - magari non volendo - ti portava ad acquisire anche competenze dotate di una utilità reale.

A medicina invece ti dicono "non vi portiamo in reparto, perché siete troppi", e la cosa finisce lì. E forse questo discorso andrebbe approfondito in altri post... ma per ora forse è meglio cercare di guardare solo gli aspetti positivi, e lasciar perdere.

Internato per la tesi: passando insomma alle cose positive, la tesi come già detto va bene e l'internato in pronto soccorso prosegue - o sarebbe da dire "si va concludendo" - alla grande.

Contrariamente ai tirocini di cui borbottavo qui sopra, la frequenza in reparto mi ha dato una preparazione che io reputo "non sufficiente, ma quasi" a poter fare qualcosa anche da solo dopo la laurea.

Potremmo poi anche ammettere che l'internato per la tesi sia una parte inscindibile del corso di laurea, e che - in definitiva - il giudizio complessivo sull'aspetto pratico della formazione medica potrebbe anche rivelarsi a sorpresa positivo.

Il fatto però che tutto questo lavoro sia stato principalmente volontario, non obbligatorio e per certi versi controproducente per la mia (eventuale) carriera da dottore - visto che avrei speso più fruttuosamente lo stesso tempo a studiare per avere voti più alti e maggiori possibilità di entrare in specializzazione - conferma in sintesi quello che dicevo prima: si può uscire da medicina essendo dei dottori - quasi - preparati. Assolutamente sì. Ma è un lavoro che bisogna portare avanti per conto proprio.

E vabbe'. Per la prossima volta basta lagne e discorsi sull'università, che ci siamo rotti: direi che sarebbe il caso di provare a raccontarvi un altro tirocinio divertente (nel senso che ho fatto ridere tutti e ancora mi prendono per il cu...ore) che ho fatto l'altro giorno.

Poi - non so - di che altro volete parlare? Sentitevi liberi di proporre qualcosa... che - ora come ora - le idee un pochettino scarseggiano :)

Simone

10/04/14

Le abilità pratiche per fare il medico: aggiornamento.

Reperto di antico prelievo venoso venuto male.
Non so quanto tempo fa (non mi va di cercare il post) avevo parlato delle cose che stavo facendo in reparto, delle prime e banali abilità pratiche che stavo "assumendo" un po' per osmosi dalle persone più esperte che stavano attorno a me, e di quelle che - a parere mio - erano le cose che un laureato in medicina dovrebbe saper fare.

Ora dubito molto di aver raggiunto le capacità manuali anche minimamente necessarie per fare un qualsiasi lavoro sanitario (dal chirurgo a quello che pulisce i bagni) ma visto che il blog è più uno spazio di riflessione che altro riscriverei questa sorta di checklist, farei il punto della situazione e proverei a capire dove è possibile spingere un po' di più per migliorare.

Immagino di essere stato adeguatamente confuso, tuttavia andiamo avanti:

Elenco delle capacità pratiche che dovrebbe avere un medico neo-laureato... e delle mie:

1) Prelievi venosi, emogas, cannule e buchi vari.

Il prelievo è la cosa base che si pensa un dottore debba saper fare. A lezione/tirocinio in 6 anni ci hanno fatto fare un prelievo virtuale su un manichino senza nemmeno il sangue finto che usciva fuori (dovevi capire da solo se avevi preso la vena o no) e ora si vocifera che organizzeranno forse degli incontri aggiuntivi per andare in reparto a fare un prelievo sulla gente vera... ma tutto sommato spero di laurearmi prima.

Se pensiamo che il prelevatore (dottore che fa i prelievi alla gente nei laboratori) è un mestiere, potremmo facilmente fare 1 + 1 e pensare che forse anche se non te lo insegnano un prelievo conviene saperlo fare lo stesso... e insomma, io in reparto ho provato tanto a fare pratica coi seguenti risulati.

- Prelievo stupido (quello con l'ago e basta): infili l'ago e tiri via il sangue. Vabbe'. In reparto in realtà non si fa quasi mai. Ho provato una volta e ci sono riuscito, direi che non sia l'abilità medica più complessa del mondo.

- Prelievo con l'agocannula: infili la cannula nella vena, e da quella cacci fuori il sangue. In reparto si fa sempre così (perché poi la cannula rimane e puoi usarla per fare le terapie), ma è la cosa più difficile al mondo.

Cioè prima c'è la microchirugia dei vasi, poi c'è il trapianto combinato cuore polmoni e solo dopo - quando uno è bravo bravo bravo - puoi riuscire a mettere le agocannule.

Io un po' ne ho messe, e diciamo che se il paziente ha le venone giganti in genere ci riesco pure. L'ultima volta ho giusto scordato di togliere il laccio emostatico al momento giusto e ho allagato il pronto soccorso col sangue che spruzzava e pioveva lungo i muri... ma per fortuna il paziente era simpatico, e non s'è incazzato.

Con le vene difficili e che non si vedono invece chiamo gli infermieri, e la cannula la mettono loro. Che pure questa è una fantastica soluzione per saper lavorare benissimo... anche se poi all'infermiere lo pagano a lui.

Emogas: vi ho parlato per mesi dell'emogas, quando stavo imparando. Diciamo che lo so fare e lo so pure leggere e mi viene sempre. Quasi. E non ne parlo più. Quasi.

Accessi arteriosi: sarebbe l'emogas con l'agocannula, un mix delle 2 cose. Forse di interesse più specialistico che di un semplice medico laureato (anche pure questi li mettono gli infermieri), ho provato qualche volta e direi che è più facile delle cannule venose. Bisogna fare patica, ma insomma: se po' fa'.

2) ECG: l'elettrocardiogramma lo so fare e lo so all'incirca leggere. A parte quando ancora sbaglio a leggerlo e finirei in galere... ma sono sottigliezze.

3) EEG: l'elettroencefalogramma da noi lo fa un tecnico appositamente preparato. Io so riconoscere giusto se il paziente è deceduto... e insomma il vostro EEG - nel caso - fatelo leggere a un neurologo.

4) Visite mediche: in generale ho praticato un bel po' il fatto di vedere e valutare i pazienti. Credo di saper più o meno distinguere uno scompenso cardiaco da un ictus o da una crisi epilettica... so facicchiare un esame neurologico, inquadrare alla meno peggio un paziente e vedere insomma come sta.

La divisione netta tra pazienti medici e chirurgici fatta dall'ospedale comporta che la valutazione di patologie di interesse chirurgico non mi è toccata praticamente mai (per dire, se un ernia va operata o puoi mandare a casa il paziente. Vedere endoscopie, valutare la TC di un trauma eccetera). Penso sia un problema grave che l'università ignora totalmente, formando chirurghi che non sanno nulla di medicina (letteralmente) e medici che per metterti un cerotto devono chiamare l'ambulanza.

L'unica soluzione che ho trovato è risolvere la cosa da me, frequentando i box chirurgici del pronto soccorso, anche se non vale sempre la pena passare lì una giornata intera: magari vedi solo codici verdi che manco vanno visitati, oppure capita solo gente che va dritta in sala operatoria, e non vedi una mazza lo stesso. Probabilmente avrò più tempo per fare pratica in questo senso nel primo anno dopo la laurea, se continuerò a frequentare sempre gratis e sempre per conto mio in aggiunta a tutto il resto... ma insomma: è un po' deprimente, come cosa.

5) TAC, RX, Ecografia e immagini varie: penso che sull'ecografia - grazie alla tesi che sto facendo - sto iniziando a prenderci un pochettino. Anche questa non è una capacita medica di base e si potrebbe dire che poteva essere lasciata al post-laurea... anche se - per come la vedo io - non saper usare l'ecografo, oggi come oggi, inizia a essere una lacuna abbastanza letale.

RX e TAC ne ho viste tante, e diciamo che me la cavicchio. Il problema è che magari se stai in un dato reparto vedi sempre immagini relativi a certe patologie... mentre per le altre dovresti 1) girarti altri reparti 2) trovare il medico che si guarda EFFETTIVAMENTE le immagini invece che leggere solo il referto. Insomma: il solito mega-lavoro da fare per conto proprio... ma più o meno sono quasi parzialmente soddisfatto.

6) Punti, suture, medicazioni: come al punto 4. Ogni tanto vado dai chirurghi e vedo qualcosina. Tempo 35-40 anni e sarò diventato bravissimo...

7) Il punto sette? Bo'?! Che altro deve saper fare - di base - un medico appena laureato, secondo voi? Io penso di aver detto sutto.

Ma se avete qualche idea, fatemi sapere: che da qui alla laurea c'è ancora tempo per fare qualche altro tirocinio.

Simone

05/04/14

L'etica dei test di ammissione.

Tra un anno, niente test: iscrizione a una facoltà a caso.
È di nuovo quel periodo dell'anno in cui si tengono i testi di ammissione per la facoltà di Medicina.

In realtà, non è proprio lo stesso periodo: per la prima volta da - credo - sempre, il test di ammissione è stato anticipato da Settembre ad Aprile.

Se questa cosa dell'anticipo può tutto sommato non essere male per chi lo aveva già provato e va a tentare per la seconda volta (credo che aspettare "solo" sei mesi invece di un anno intero sia meno opprimente), per chi si sta per diplomare adesso e deve fare gli esami di maturità immagino che sia un mezzo disastro.

Adesso se vuoi entrare a medicina devi studiare per il test durante le lezioni di scuola. Farti le prove degli anni passati invece di preparare le ultime interrogazioni, e insomma mettere in secondo piano il diploma rispetto a un futuro ma tutt'altro che assicurato accesso all'univeristà.

Così, dunque, la prova di maturità è ufficialmente e istituzionalmente un impegno minore rispetto all'iscrizione all'università. Questo è il senso etico della cosa: non mi va di starci a pensare o di farmi un'opinione, e nemmeno di decidere se sono favorevole o contrario. Sono ormai talmente lontano dagli anni del Liceo che non penso nemmeno di avere la posizione adeguata per farlo... e perciò la accetto così: iscriversi a medicina (o architettura, o quello che sia) è più importante che andare bene a scuola.

Tutto bene e tutto - come dicevo - da non prendere troppo in considerazione... se non fosse che solo lo scorso anno c'era la proposta (e poi messa in pratica grazie a migliaia di ricorsi vinti) di dare un peso enorme al contrario all'esame di maturità.

Non so se il discorso è chiaro, per cui lo ripeto: lo scorso anno c'era l'inappellabile l'idea era che, prima di tutto, un giovanotto italiano dovesse eccellere nello studio delle materie delle superiori. E poi - eventualmente e se "meritevole" (parola che detesto e mi fa venire la gastrite) - potesse incamminarsi verso l'eventuale studio di una professione attraverso l'università.

Ora, già solo un anno dopo, l'esame di maturità è solo un intralcio da mettere da parte e risolvere alla meno peggio, mentre la capacità di un giovane e il suo "merito" si misurano su quanto sia bravo a fare il pianto con i professori del liceo per convincerli a lasciargli la possibilità di chiudersi in biblioteca e provare e riprovare e riprovare tante belle domande a crocette di chimica, biologia, cultura generale e quant'altro.

Non vi sembra tutto un po' una grande accozzaglia di prese di posizione, idee, proposte e riforme tutte sostanzialmente antitetiche e contrapposte? Ma come si fa a capire dove sta il fantomatico "merito"? Cos'è giusto fare? E chi è il futuro medico "bravo" se le regole e le caratteristiche su cui avviene la selezione variano completamente di anno in anno... e anzi di 6 mesi in 6 mesi, come in questo caso?

Stesso discorso per l'ingresso in specializzazione:

Hanno fatto una sorta di incontro di ricapitolazione al ministero, e il risultato - in sintesi - è stato: bo'?! Non abbiamo ancora deciso.

A 6 mesi da quella che forse pare che potrebbe essere la data del prossimo concorso, le regole sono destinate a cambiare ancora una volta e - al momento - non si sa se e cosa e come verrà valutato del curriculum di un dottore per dargli o meno dei punti bonus che lo avvantaggino nella prova. Non si sa quanti saranno i posti, non si sa quante saranno le domande, non si sanno gli argomenti e non si sa chi e come dovrà correggere le prove.

Ma alla fine la specializzazione è poco importante: si parla di medici già laureati, e uno bravo sul serio (e non secondo i canoni universitari) una volta sfuggito alle briglie della burocrazia italica troverà certamente un posto che lo accetti, e qualcosa di importante da fare.

Ma gli studenti delle superiori?

Io credo che uno che stia finendo il liceo adesso rischi di farsi l'idea che tutto il mondo in cui vive sia una gran presa per i fondelli, e che convenga semplicemente mirare subito al guadagno e a quello che conviene di più visto che - ovunque ti giri o qualunque cosa fai - è lo stesso paese in cui vivi che vuole fregarti e metterti i bastoni tra le ruote o che ti cambia le regole 3 volte in 2 concorsi, rendendoti di fatto impossibile organizzarti in anticipo.

A che è servito studiare tanto il Greco, o appassionarsi di Filosofia, o faticare su tante altre cose... se poi 2 mesi prima della prova finale l'unica cosa SENSATA da fare è mandare a fanculo tutto e concentrarsi di colpo su qualcos'altro? Serve a selezionare gli studenti più bravi ad adattarsi in fretta a una situazione stressante? Ok, ci posso stare.

Ma se fino all'anno scorso avere tutti 10 in Storia e Italiano era un vantaggio quasi indispensabile, ora d'improvviso - invece - nulla? Come lo giustifichiamo adesso che aver studiato certe materie ha tolto il tempo ad altre, e volerle ripetere bene fino alla fine ti rende sostanzialmente un pollo?

Bo'?! Oggi mi sento davvero un po' come il ministero, e la mia opinione è davvero questa: bo'.

Ogni anno arriva il periodo di questi test, e a me viene solo una gran tristezza.

Mi limito ad augurare un enorme in bocca al lupo a chi deve provarci. O ri-provarci... o ri-ri-riprovarci, ancora, per l'ennesima volta: comunque vada, siete chiaramente migliori voi del meccanismo che vi giudica. Almeno ci mettete del vostro, e la responsabilità dei vostri risultati ricade solamente su di voi.

Una minuscola soddisfazione, puramente dal punto di vista etico... ma spero che vi tiri un po' su :)

Simone