30/05/11

Università a 30 anni (e rotti): e rieccomi sotto esami.

Come avevo già anticipato qualche giorno addietro, le lezioni sono terminate venerdì scorso e adesso sono sotto esami.

Per chi non segue sempre il blog, o che magari se l'è scordato, non sa nemmeno chi accidenti io sia o ha trovato questo link solo adesso, specifico che devo dare gli esami del secondo semestre del terzo anno.

In particolare si tratta di: Metodologia (sarebbe semeiotica più statistica, vattelappesca che c'azzeccano insieme) Patologia 1 (cardiologia e pneumologia, che per lo meno c'azzeccano) e quattro esoneri di Farmacologia.

Scendendo più nel particolare, il 9 Giugno provo a dare (è proprio il caso di dire "provo") Metodologia. Poi che farò dopo ancora non lo so, ma penso che finirà malissimo con esami fino a quasi la fine di Luglio e pure qualcosa che per forza di cose mi trascinerò fino a Settembre.

A parte gli esami, non ho smesso del tutto di andare in reparto, e questa settimana ci sono stato oggi e penso di fare un salto anche mercoledì. Sarà anche per il fatto di essere già passato per una prima laurea, ma studiare e basta per poi dare gli esami è un qualcosa che mi rimane astratto, poco utile ai fini pratici e tutto sommato tremendamente noioso. Almeno in reparto magari m'imparo anche qualcosa... nonostante poi ai fini della valutazione contino di più argomenti puramente mnemonici.

Parlando di memoria, c'è da dire che gli esami di questo semestre sono impegnativi, ma che rispetto a quelli dello scorso anno (in particolare Biochimica, Microbiologia e Anatomia) c'è stato un forte calo dell'impegno di studio. Magari come pagine e lunghezza del programma stiamo sempre lì se non di più, però sono cose più facili da memorizzare e con meno dettagli da ripetere a memoria, e insomma alla fine mi pare ci voglia meno fatica.

E vabbè, non è che ci sia molto altro da dire o da aggiungere: tra poco ho questo esame e poi tutti gli altri, e poi si ricomincia a Settembre col quarto anno e così via tutto da capo.

Ma nel mezzo, spero almeno di farmi una bella vacanza...

Simone

23/05/11

364 racconti horror per un anno... più il mio.

365 racconti horror per un anno - sottotitolo: Il racconto horror di Navarra più altri 364 (che un libro di una pagina era corto) - è un librone di quasi 400 pagine che contiene non so quanti raccontini horror scritti da 365 autori diversi, tra i quali pure il sottoscritto.

Che ora che non faccio più lo scrittore posso anche essere sincero, e confessarvi che le raccolte di racconti di autori vari (non le monografie di un singolo autore) non mi sono mai piaciute troppo, e meno che mai tutte quelle robe tipo "scriviamo tutti insieme su uno stesso argomento, che la scrittura collettiva è, uhm, collettiva".

Perché, diciamocelo, a fare le cose in 2, 3, 10 o 500 vuol dire che se pure ti capita il caso miracoloso di scrivere una volta tanto qualcosa di decente, è sicuro che qualcuno degli altri farà talmente pena da rovinare tutto.

Però l'idea del libro horror scritto da me e corredato da altri 364 autori ad arricchirne un po' il contesto non è male: alla fine l'horror come la fantascienza richiede un'idea, un'intuizione, sulla quale poi sviluppare un racconto. E in un libro così per forza di cose si troverà qualcosa di buono, interessante e in grado di stimolare l'immaginazione.

E allora insomma a questi della raccolta gli ho mandato prima questo racconto riciclatissimo che a parer mio è perfetto e bellissimo, ma che chissà perché tutti gli editori me lo rifiutano sempre. Solo che me l'hanno rifiutato pure alla Delos, e allora ne ho mandato un altro scritto ex-novo che invece è stato preso. Per cui insomma se volete leggerlo mi sa che vi toccherà comprarvi il libro, perché non è una cosa che io abbia mai messo online e non saprei come mettervi il link. Oppure andate in libreria e ve lo leggete a scrocco dallo scaffale... solo che in realtà è un libro maledetto, e se lo leggi e non lo pagi dopo 3 giorni muori.

Se l'hai pagato - invece - quattro.

Proprio come questo post che avete appena letto.

E l'assassino è proprio dietro di voi.

Ma quando ti giri in realtà il mostro era nel monitor (tipo quelle boiate di film giapponesi) e allora la telecamera zooma tutta avanti e si sente un suono paurosissimo e amen.

Avete visto che succede, a fare gli spilorci? ^^

Simone

Link: per acquistare il libro online.

P.S.

Se lo compri online muori dopo una settimana intera, o forse anche due. Purtroppo non è colpa della Delos, ma è una cosa che dipende dalle poste... e comunque ci stanno lavorando.

21/05/11

36 anni, le interviste, Facebook, e la medicina interna.

Veramente la mia festa era il 20 Maggio, ma ieri non mi andava di aggiornare il blog per cui lo faccio oggi.

Se vedete l'immagine, credo riconoscerete l'effetto compleanno che ha Facebook sulle nostre caselle di posta elettronica. Con centinaia di messaggi di auguri che arrivano tutti di fila (molti addirittura da persone che conosco realmente! ^^) uno si sente letteralmente sommerso, e alla fine rispondere piano piano a tutti è anche un qualcosa che mi ha fatto piacere.

Secondo regalo, che avrete già notato, è il nuovo header del blog che mi ha fatto Luca Morandi. Luca lo conosco di persona, è un grafico bravissimo, e il suo blog lo trovate qua.

Altro bellissimo regalo di compleanno online è stata questa intervista che mi ha fatto Demetrio, Temistocle, TIM o come preferite chiamarlo. Non so sinceramente a che titolo io sia stato intervistato (non sono più uno scrittore emergente, un autore online e cose del genere) ma è bello sapere che c'è sempre qualche amico che ti legge e vuole sapere qualcosa in più di te.

Terzo regalo, ma in maniera un po' da secchione rimbambito nel quale mi sono ormai trasformato, è che ieri pomeriggio ho fatto un internato al solito reparto di Medicina Interna. Essendo per l'appunto pomeriggio c'ero solo io (avvalorando l'ipotesi di essere diventato un secchione) e alla fine sono stato lì appena un paio d'ore.

Però, davvero, io arriverei a dire che mi sono divertito: quando vado in reparto mi metto il camice, e se non c'è il giro visite sto lì a leggermi le cartelle cliniche e a vedere qualche paziente. Poi la professoressa mi chiede se ho capito dove sta il problema mentre io regolarmente non c'ho capito una mazza, ma piano piano mi sembra che così qualcosa te l'impari sul serio. Poi vado a casa e penso che dovrei passare in ufficio, penso che dovrei mettermi a studiare e penso che insomma dovrei fare qualcosa di noioso e deprimente perché mi sto divertendo troppo e dopo che hai fatto l'ingegnere per 10 anni ti vengono quasi i sensi di colpa a fare qualcosa che invece ti piace.

Ma poi ti dici che insomma, vabbe', per una volta si può anche fare: in fondo, oggi è pure il mio compleanno.

Simone

17/05/11

Qualcosa a cui aggrapparsi.

Se fai una vita al di fuori di certe regole o seguendo dei comportamenti generalmente criticati, lo sai bene anche da te che corri dei pericoli davvero grossi. Mica ti serve che te lo spiega il dottore. Però non tutti gli appartenenti a una cosiddetta categoria a rischio si prendono automaticamente l'epatite C: ci vuole chi te la passa, ci vuole la situazione sbagliata, e ci vuole insomma un bel po' di sfiga.

Poi non è che - necessariamente - l'epatite C deve diventarti cronica e non andarsene più. Anche qui, tra guarire e non guarire, c'è di mezzo una certa sfortuna che non capita necessariamente a tutti.

Ancora: non è che l'epatite virale ti porta per forza rapidamente a una cirrosi epatica. In effetti le possibilità sono elevate, ma puoi anche prendere i tuoi farmaci e bene o male camparci fino a una certa età, senza grossi problemi o momenti di crisi.

E infine non è che a tutti i malati di cirrosi viene anche un tumore. C'è una percentuale di casi in cui questo si verifica ma - come ho detto - non succede sempre, e comunque non in tempi brevissimi.

Eppure è venuto fuori che una paziente che ho conosciuto durante il tirocinio ricade proprio in tutti i sotto-gruppi di colpi di sfiga elencati qui sopra. Come se non bastasse, non è che l'esito di un cancro al fegato è sempre tale e quale per tutti: magari lo scoprono presto, te lo tolgono e ti è andata bene. Oppure invece sei ancora più iellato, e quando arriva il risultato della risonanza magnetica è troppo tardi e non ti operano nemmeno.

Così a questa persona non rimane che starsene un'altra settimana in ospedale: il lunedì dopo andrà in visita da un altro specialista, e questo gli dirà se c'è almeno qualcos'altro da tentare, oppure no.

Martedì sono in reparto. Butto un'occhiata al letto della paziente e vedo che è ancora lì, anche se mi aspettavo che l'avessero dimessa: chiedendo informazioni scopro che il consulto è stato fatto, ed è risultata inseribile in un programma di chemioterapia sperimentale, con dei nuovi farmaci.

La chemioterapia sperimentale. Che se solo ci pensi ti vengono i brividi, ma se ci pensi un altro po' è comunque molto meglio di niente: ti svegli la mattina, e sai che sei malato. Però hai i tuoi farmaci da prendere, le tue analisi da controllare, e i tuoi dottori da sentire per sapere come vanno le cose.

Sai che sei malato, ma almeno hai qualcosa alla quale aggrapparti per arrivare fino al giorno dopo.

E puoi ancora pensare che magari, se Dio vuole... chissà.

Simone

13/05/11

Un percorso un po' diverso: da Ingegnere a - forse - scrittore.

Vio riporto l'email che mi ha inviato Gianluca:

Ciao Simone,

mi chiamo Gianluca e ho 20 anni. Mi sono interessato al tuo blog soprattutto per la parte dedicata al mondo della scrittura, passione che condivido in pieno, ma sono rimasto colpito dalla tua storia, così simile alla mia! Così ho deciso su due piedi di scriverti per chiederti un consiglio.

Sono al secondo anno della triennale di ingegneria, ma sento di non aver intrapreso la strada più adata a me. Al momento della scelta, mi pento di non averci pensato più attentamente e di essermi lasciato trascinare dalle maggiori possibilità lavorative più che dalla passione. Più vado avanti e più capisco che non è questo che voglio fare per tutta la vita, che ciò che studio non mi interessa e che ormai sempre meno del mio tempo e votato a questo.

Avrei così tanta voglia di cambiare, di dedicarmi a ciò che veramente mi appassiona... ma che sembra così illusorio! Vado avanti col pensiero che sono già al secondo anno e che manca poco per concludere la triennale, ma cosa me ne faccio di una mezza laurea? Pensare di proseguire con la specialistica, e di essere quindi ai soli 2/5 del percorso, è una cosa che mi fa rabbrividire e di certo non sopporterei tanto.

Ma vale la pena fermarsi senza intraprendere la specialistica? Dovrei dedicare il mio tempo a ciò che sento possa essere un futuro per me apprezzabile - e quindi fermarmi ora - o proseguire fino alla mini-laurea in modo da avere qualcosa in mano?
Ma ciò che mi blocca, oltre alla ricerca della concretezza più che dell'evanescenza, è che dei risultati comunque li sto ottenendo, per cui mi sembra ancora di più un peccato! Ma se spendo sempre meno tempo nello studio, finirò di certo per essere un ingegnere mediocre e infelice.

È quindi meglio che mi dedichi alle mie passioni in modo da creare il mio futuro salla base di queste? La scrittura mi ha sempre affascinato, fin dai tempi del liceo. È un mondo liberatorio in cui mi sento bene, ma è anche una strada incerta da intraprendere. Penso di possedere le basi, ma non so se questo basti. In generale apprezzo il mondo dell'animo e dei sentimenti, per cui anche la psicologia sarebbe interessante.

Ecco è questo che mi manca: l'interesse. Ogni tanto vado a spulciare informazioni e notizie sulla psicologia, alla maniera in cui gli uomini agiscono in determinate circostanze, oppure mi capita di pensare cosa è dovuto a cosa. Poi la mia mente viaggia creando storie e situazioni, similmente a trame di ipotetici libri.
Questo non accade con le materie a cui dovrei veramente interessarmi. Ma il mondo della scrittura è troppo insicuro, quello della psicologia difficile da conciliare con le reali possibilità lavorative. Cosa allora mi consigli di fare?

Gianluca.

La mia risposta - in sintesi - è stata di non puntare tanto a una carriera di scrittore (che reputo quantomai improbabile per chiunque) quanto al limite a un lavoro nell'editoria che comporti anche - ed eventualmente - la scrittura.

Sempre a voler rimanere con i piedi per terra, Ingegneria è un percorso più "sicuro" da un punto di vista lavorativo, ma forse con una reale passione la strada di un lavoro dopo una laurea in Psicologia sarà un po' meno faticosa.

Resta il fatto che si tratta di una scelta importante, e non si dovrebbe dare ascolto a una sola campana... per cui giro la lettera a voi, e aspetto - come sempre - i vostri commenti.

Simone

10/05/11

Seconda laurea in medicina: si avvicinano gli esami!

Il 27 Maggio (o giù di lì) termineranno le lezioni del secondo semestre di questo terzo anno... e ovviamente inizieranno gli esami.

A questo giro ho da dare "Metodologia medico scientifica VI - epidemiologia e semeiotica clinica", "Cardio barra Pneumo" e un po' di pezzi di Farmacologia.

Metodologia eccetera eccetera col nome che non finisce mai sarebbe il corso che ti insegna a visitare il paziente (almeno sulla carta, che nella pratica è tutto un altro paio di maniche) dove fai i primi tirocini nei reparti, impari un po' di nozioni apparentemente scorrelate di fisiopatologia, e poi c'è una parte di statistica tanto per, che di fare l'esame di statistica a parte si vede che non gli andava.

Personalmente, data la mole praticamente infinita di cose che sarebbero in teoria da sapere, temo che l'esito di questo esame dipenderà - più che dallo studio in sé - principalmente dal professore che ti interroga. Comunque è un esame semplice, qualcosa credo addirittura di averla appresa durante i tirocini in reparto, e dopo le mazzate dell'anno scorso con Biochimica e Microbiologia qui non dovrei faticare troppo.

Cardio barra pneumo invece è un altro paio di maniche. Nella meravigliosa tradizione dei corsi integrati, l'esame consiste di un po' di Fisiopatologia, un po' di Anatomia Patologica, un po' di Farmacologia, un po' di Radiologia e un po' di Medicina di Laboratorio. Il tutto appunto "integrato" nelle varie parti che parlano delle varie patologie di cuore e polmoni (da cui il nome dell'esame, appunto).

Il problema è che avendo mescolato tutte le materie, anche solo capire cosa bisogna studiare diventa un'impresa: alla fine ho qualcosa come SETTE libri diversi, ognuno di lunghezza variabile dalle 100 alle 750 pagine.

E questo Cardio/Pneumo è l'esame che punto a dare per primo. Tutto sommato non è difficile (anche se pare che lo scritto non sarà proprio semplice) ma è il solito mega-mattone di migliaia di pagine che solo a ripetere tutto ci vogliono 2 settimane, per cui spero di non portarmelo appresso per tutto Luglio.

Infine - come dicevo - ho un po' di pezzi di Farmacologia da dare: per farla breve da qui al quinto anno ci sono una dozzina di esamini sui farmaci, e adesso dovrei iniziare a dare i primi. Il bello è che la Farmacologia è stupenda, mentre il brutto è che studiare la Farmacologia è orribile quasi quanto studiare Biochimica... visto che tutto sommato è la stessa roba con in più dei nomi di farmaci da sapere a memoria. Un sacco di nomi di farmaci da sapere a memoria.

Per il resto continuano anche i tirocini e gli internati vari. Al momento è già tanto se ci fanno visitare qualcuno CHE STA BENE, ma intanto sto iniziando più o meno a capirci qualcosa... e sulle varie esperienze in reparto vi scriverò a breve qualche altro racconto.

Simone

05/05/11

Una situazione (quasi) identica alla mia, e una laurea in area sanitaria passati i 30 anni.

Vi riporto la lettera di Marco, un ragazzo che si trova in una situazione decisamente simile alla mia e che mi ha scritto qualche giorno fa:

Ciao Simone,

è da un po' che leggo il tuo blog, e ho letto anche Il mondo quasi nuovo. (Nota di Simone: lo ammetto, questa è una auto-pubblicità occulta ^^).

Mi trovo in una situazione analoga alla tua di qualche anno fa: (quasi) 30 anni, una laurea e un lavoro nell'attività di famiglia assieme a mio padre e mio fratello. Il lavoro non mi ha mai entusiasmato, sono arrivato fino ad oggi cercando di guardarne i lati positivi.

L'approssimarsi dei 30 anni mi sta un po' aprendo gli occhi. Mi sono reso conto che la vita che sto vivendo non è la mia, che il mio lavoro non mi dà niente di più dello stipendio e che ho paura di arrivare alla pensione con troppi rimpianti.

Così ho cominciato a pensare di mollare tutto e prendermi una seconda laurea, in area sanitaria (ammesso di superare il test), settore che mi ha sempre attirato e in cui sento che potrei essere felice.

Farlo sarebbe veramente un salto nel buio. Dovrei dilapidare i miei risparmi che comunque non basterebbero, fare il cameriere o il barista nei fine settimana per i prossimi 3 anni, azzerrare tutte le spese e tutti gli svaghi per ritrovarmi sul mercato del lavoro a 33/34 anni. Di tornare a lavorare nell'attività di famiglia se le cose andassero male non se ne parla nemmeno, sarebbe la più grossa delle umiliazioni.

La scelta sarebbe tra fisioterapia e tecniche di radiologia.

Fisioterapia è il mio primo amore, ai tempi scartata non mi ricordo neanche più perchè. La situazione lavorativa sarebbe però più incerta, il lavoro c'è ma per molti con stipendi da fame (così ho sentito).

Anche tecniche di radiologia mi piacerebbe. Sicuramente meno di fisioterapia, ma dopo i 3 anni il lavoro sarebbe garantito e con un ottimo stipendio. So che bisognerebbe seguire le passioni eccetera eccetera, ma alla mia età non me la sento di non pensare al dopo. La (quasi) garanzia di un lavoro ben pagato ammetto che mi fa gola.

Non so perchè ti ho scritto tutto questo. Non mi aspetto che sia tu a illuminarmi sul cammino da seguire. Probabilmente avevo solo bisiogno di parlare della mia situazione con qualcuno che sa come ci si sente perchè ci è passato.

Ciao e mi raccomando, continua a scrivere!

Marco

Senza ripetere tutto per filo e per segno, a Marco io ho detto che - dal mio punto di vista - Medicina dura 6 anni più non so quanti altri di specializzazione, per cui una "semplice" (sempre tra virgolette!) laurea triennale non è certo qualcosa della quale spaventarsi.

Gli ho detto anche che dovrebbe riflettere bene prima di scegliere tra l'una o l'altra professione, per non rischiare ritrovarsi - di nuovo - con un lavoro che in realtà non gli piace.

Come sempre, resto e restiamo in attesa delle vostre opinioni.

Simone

02/05/11

L'idea - forse - per un nuovo libro.

Da quando ho iniziato a raccontare questa mia esperienza della seconda laurea, medicina e tutto il resto, ho anche iniziato a ricevere lettere e commenti da parte di persone che si trovano in situazioni che - per molti versi - ricordano la mia: chi sta progettando di cambiare lavoro, chi vorrebbe riprendere l'università, e anche chi magari ha già fatto una scelta del genere e vuole raccontarmi la sua esperienza.

Quello che stavo pensando, è che se le cose che ho scritto su questo sito sono state uno stimolo per qualcuno, forse potrebbe valere la pena di farne una raccolta. Realizzarne un libro, insomma. In fin dei conti anche "Io scrivo" - l'unica cosa che ho pubblicato quando (da giovane) facevo lo scrittore - è nato dalle pagine di un mio blog. E certamente mi pare strano parlare in un libro di una cosa tutto sommato banale come iscriversi all'università. Però è anche vero che la storia dell'ingegnere trentenne che prende e va a fare il medico non suona male. Anzi.

A dire il vero, avevo un'idea del genere fin da quando ho aperto questo blog: scrivere una serie di racconti autobiografici, per poi realizzare un libro divertente. Solo che non mi aspettavo che l'aspetto medico/universitario prendesse così tanto il sopravvento, e che alla fine il tutto sia divertente davvero oppure una grandissima rottura di palle è un dubbio che mi sento di pormi. Eppure io credo che esista anche una forma di divertimento particolare, tipo che leggi una cosa e ti piace perché ti interessa, anche se non fa ridere per niente. Ma scrivere un libro interessante è un progetto un bel po' ambizioso, e in questo caso forse è meglio andarci con i piedi di piombo. ^^

Che poi pensavo anche di semplificarmi un po' le cose: il libro inizia quando faccio lo scrittore sfigato e sono triste, ingegnere e depresso, e finisce non con la laurea (che poi mi ci vogliono altri 3 anni, toccando ferro) ma quando ormai ho smesso di scrivere, ho dato Anatomia e Biochimica, ho iniziato a frequentare i reparti e non sono più né scrittore, né depresso e né triste. Ingegnere purtroppo mi sa che in qualche modo ci rimarrò a vita... ma vabbe': non si può pretendere di avere tutto.

In quest'ottica, mi domandavo se fosse o meno il caso di inserire nel libro anche le varie lettere che pubblico sul blog. A dirla tutta non mi sembra un'idea proprio grandissima: si rischia di tirare fuori un miscuglio di idee e opinioni che si amalgano poco. Oltre a questo, non tutti quelli che mi scrivono potrebbero essere contenti di ritrovarsi su un libro, per cui prima di pensare a qualcosa del genere dovrei almeno chiedere il permesso .

Ma insomma devo pensarci, e poi è tutto solo in fase embrionale e ancora da studiare ed - eventualmente - sviluppare e portare avanti con calma... insieme a un sacco di altre cose.

Simone