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20/07/11

La mia (prima) mezza laurea in Medicina.

Oggi ho dato Patologia Integrata 1.

Sinceramente non sono troppo soddisfatto: ho dovuto studiare come un forsennato cose che per essere metabolizzate richiederebbero anni, e all'orale anche un po' per semplice sfiga (ma poteva sempre andare peggio) ho preso un voto tutt'altro che entusiasmante.

Che poi quando stavo a Ingegneria e prendevo un 18 ero felicissimo, qui prendo un 24 e rosico da morire per due giorni, forse tre. Forse anche per sempre, chi lo sa.

E insomma, comunque sia, è andata. Tra qui e Settembre mi restano ancora da fare alcuni esoneri di Farmacologia. Però, sulla carta, gli esami che dovevo dare li ho dati tutti, per cui il terzo anno di Medicina è praticamente oncluso.

Conclusi 3 anni ne restano altri 3, dei sei iniziali. E insomma: ancora non so bene che ne sarà di me in futuro, ancora non ho capito se sono completamente fuori di testa oppure la persona più sana del mondo, però a fare le divisioni ancora sono capace e 6-3 (che è una sottrazione) fa di nuovo 3, e questo vuol dire che ormai sono a metà.

Ho preso mezza laurea in Medicina.

Che poi, certo, mezza laurea non vuol dire nulla. Non è che puoi prescrivere un farmaco sì e uno no, oppure prendere metà stipendio. Mezza laurea, o anche solo un esame di meno, vuol dire nessuna laurea. E hai pure fatto un sacco di fatica per non ottenere ancora nulla.

Però, a questo punto... cioè, ricordo ancora quando dovevo fare il test di ammissione. I dubbi, la strizza totale di fare un'orecchietta minuscola sul foglio e di ritrovarmi col compito annullato. Pure il corso estivo coi ragazzi appena uscito dal Liceo mi sono fatto! Appena arrivato una delle insegnanti mi ha detto, chiaramente: ma tu, qui, che cavolo ci stai a fare?

E poi dirlo ai miei, la gente che mi criticava, l'ansia per le Anatomie e tutte le altre materie così mnemoniche che, a 33 anni, non sapevo se sarei stato in grado di affrontare oppure no. Qualcuno mi ha detto che mi sarei rotto i coglioni entro Natale. Qualcun altro era sicuro che avrei bazzicato un paio d'anni attorno all'università, e poi niente.

Però c'è stato anche un grande appoggio e molto incoraggiamento da tante persone, devo ammetterlo. Alla fine era un 50 e 50, e se senti solo il 50 che ti fa comodo la cosa non è per niente male. E a suo modo è stato bello anche rientrare all'università: tornare indietro, ricominciare da capo, riempirsi le giornate con qualcosa di nuovo. Non è che sia stato in fondo sempre faticoso, o pesante. Questo no.

E adesso diventa tutto un po' più facile. Ora mi faccio questi esoneri, poi a Settembre ricominciano i corsi e i tirocini, e via avanti per un altro anno. Con l'idea però che ormai è una routine, che ormai è tutto già visto e già fatto, e tocca solo continuare a spingere un altro po'.

Un'altra mezza laurea, così, nel giro di tre anni. E poi anche 'sta cosa è fatta.

Simone

30/06/11

Seconda laurea in Medicina: 8 libri (otto) e dispense varie, per preparare un solo esame.

Io non so se con questo post riuscirò a darvi un'idea dello stato mentale totalmente confuso nel quale mi trovo... ma voglio comunque provarci. Sto parlando dell'esame di Patologia Integrata 1 (Cardio e Pneumo) e di tutto il materiale che ho dovuto prendere per (provare a) prepararlo. Come vedrete, è una cosa che - personalmente - fa una certa impressione.

Iniziamo l'Harrison, "fondamentale" manuale di Medicina Interna. Formato da 2 tomi scritti piccolissimi e con le pagine di carta velina, la parte da sapere per questo esame si attesta attorno alle 300, 400 pagine. Forse meno, perché non mi ricordo.

Prezzo = 230 (duecentotrenta) euro. Scontato che se no sono 300.

L'ho chiamato fondamentale perché, in realtà, è assolutamente inutile: secondo me è un buon manuale da consultazione per uno specializzando, ma per uno studente che parte da zero manca completamente delle nozioni basilari ed è tutto troppo, troppo dispersivo.

Per la parte di clinica di Cardiologia, molto meglio studiare sulle dispense della copisteria... che in realtà sono le fotocopie di un altro manuale del quale forse - finché non me lo compro - conviene omettere il nome. In totale saranno 250 pagine, ma sembra che non ci sia tutto quello che bisogna sapere.

Prezzo = 15 euro.

La parte di Cardiologia va (ovviamente) ampliata con lo sudio dell'elettrocardiogramma, che ho fatto sul Dubin.

Il Dubin è uno dei migliori libri mai scritti, e non solo per quel che riguarda la Medicina. Saranno un 400 pagine scritte molto larghe con le foto e i disegni.

Qui trovate la mia recensione.

Prezzo = 40 Euro.

Passiamo alla parte di Pneumologia. Qui me la sono cavata con un libro solo, 750 pagine per fortuna non troppo dense.

Prezzo = 60 Euro.

E secondo me, essendo un esame di Cardiologia e Pneumologia per studenti del terzo anno, a questo si sarebbero anche potuti accontentare. Ma io sono ignorante, perché non sapevo che ogni patologia non è completa senza la sua parte di Anatomia Patologica:

In questo caso sono altri due libri che tutto sommato mi piacciono pure (le foto sono agghiaccianti) e dei quali la parte da sapere per questo esame si attesta attorno alle 300 pagine.

Costo = 125 Euro.

E vorrei dirvi che adesso basta, ma invece no... perché manca tutta la parte di Farmacologia.

Farmacologia è una materia spalmata su due anni di corsi e suddivisa in 12 esoneri. Però te la chiedono pure durante gli altri esami, per cui devi saperla anche prima di averla studiata... perché funziona così.

Per prepararla avevo preso questo libro che vedete nella foto. Pagine per Cardio/Pneumo saranno circa 200.

Prezzo = 80 Euro.

Ho detto avevo preso, perché in realtà è molto più facile studiare sulle fotocopie delle sbobinature delle lezioni di un altro professore, che si trovano in copisteria:

Le dispense sono un po' confuse, ma quelle ti chiedono per cui il libro mi sa che posso anche buttarlo.

Prezzo = 20 euro.

E vorrei dirvi che stavolta è davvero finita. Invece no, perché io sono un po' stupido e già che c'ero tempo fa ho comprato anche questo:

Il dottor Netter è uno dei miei eroi personali, il suo manuale di Medicina Interna è meraviglioso (peccato che con tutta 'sta roba da studiare non avrò mai il tempo di sfogliarlo) e a suo tempo ho parlato di lui anche qui.

Prezzo = 105 Euro.

Facciamo due conti, e alcune considerazioni:

Pagine totali per un singolo esame (anche se con le dispense è un po' complicato) = circa 1900.

Soldi effettivamente imprescindibili (ma l'ho scoperto dopo) = 260 euro.

Soldi per testi che potevo risparmiarmi (ma l'ho scoperto dopo) = 415 Euro.

Le 1900 pagine sono all'estremo superiore degli esami di medicina, e mi sa che questo è l'esame più "lungo". O di sicuro lo spero vivamente.

La spesa è paragonabile a quella affrontata per Anatomia, anche se qui per fortuna molti testi (Anatomia Patologica, Farmacologia, il Netter) serviranno per molti altri esami. Insomma è una specie di investimento, anche se è evidente che non è una spesa che tutti possono affrontare e che molti studenti devono accontentarsi di libri usati, fotocopie o semplicemente di facoltà meno onerose.

Da un punto di vista della preparazione complessiva, di quanto cioè mi aspetto di imparare davvero da questo esame, mi trovo un po' in dubbio.

- Da un lato, grazie anche ai tirocini e alle cose imparate con altre materie, credo che alla fine di questo terzo anno avrò effettivamente appreso qualcosa di concreto.

- Dall'altro lato, sono fermamente convinto che 1900 pagine siano troppe per qualsiasi esame, e che sparpagliare temi e argomenti porti alla fine a un peggioramento della preparazione finale.

Un esame "grosso" la metà, per assurdo, porterebbe secondo me a studenti più preparati.

Simone

27/06/11

Tornato a lavoro. A studio. Allo studio, anche.

Eh sì, 4 giorni al mare bellissimi e rilassantissimi sono volati, e rieccomi a studiare... ma c'è anche un po' di lavoro all'orizzonte.

In questi giorni ho pensato che sto facendo gli ultimi esami del terzo anno, per cui se mi faccio due conti veloci e considero la tesi al pari del test di ammissione, posso dire che - più o meno - mi trovo a metà strada.

Di riflessioni da fare su questa metà percorso ce ne sarebbero un sacco: da cosa è cambiato nel mio lavoro, da cosa mi aspetto nel futuro e da come mi "sento" adesso. Penso perciò che dedicherò alcuni dei prossimi post a raccontare e riassumere questi 3 anni, o anche solo per fare un po' un punto della situazione come si deve. Cosa è cambiato, e cosa mi aspetto nei prossimi 3 anni?

Ora però non ho la concentrazione che mi serve, per cui mi limito a informarvi che sono tornato e ora sono a studio - inteso come ufficio - e dovrei studiare. O lavorare.

E invece - mannaggia a me - sto aggiornando 'sto cavolo di blog!

Simone

19/06/11

Gli esami del futuro... e qualcosa sulla scrittura.

Traduco la didascalia dell'immagine: il fantasma del Natale Futuro va da Scrooge, che stava preparando l'esame di Analisi 1... ma lo interroga invece su Scienza delle Costruzioni.

E adesso qualche parola sulle ultime novità di questi giorni:

Medicina:
l'altro giorno ho fatto il primo pezzo di Farmacologia, la parte della cosiddetta farmacocinetica.

Ora vi spiego un attimo meglio: l'esame di Farmacologia è diviso in 12 pezzetti. Ogni volta che c'è un corso di Patologia Integrata (c'è quello sul cuore, quello sull'apparato respiratorio, quello sul sistema nervoso eccetera) poi devi sostenere a parte anche un mini esame sui farmaci inerenti a quelle determinate patologie.

E insomma io ho fatto il primo, che se è vero che a prepararlo c'è voluto poco è anche vero che alla fine andare lì e aspettare il tuo turno è sempre un po' come un esame normale, e fare il tutto 12 volte diventa davvero pesante oltre ogni possibile definizione di pesantezza... ma il bello di studiare è proprio questo, no? ^^

La cosa più bella di tutte è che, anche se la parte di Farmacologia ancora non l'hai fatta, i professori degli altri esami si aspettano che tu la sappia comunque e te la chiedono. Cioè devi sapere prima una cosa che studierai dopo, perché secondo i docenti è talmente importante che non ci può essere un momento che ancora non la sai, in tutta la tua vita.

E questo è un po' il leitmotiv (l'avrò scritto bene?) di tutti gli esami di quest'anno: a Immunologia mi hanno chiesto Fisiopatologia. A Fisiopatologia pensano che già conosci tutte le Integrate. A Metodologia ti chiedono Cardiologia e a Cardiologia vogliono che sai - appunto - Farmacologia. Il top si raggiunge con Medicina di laboratorio e Diagnostica per immagini, due esami del quinto anno che però - a detta di tutti i professori - voi queste cose sono importanti, perciò le dovete sapere lo stesso. Anche se siamo al terzo.

Ma insomma, di che posso lamentarmi? Adesso mi faccio 4 giorni 4 contati di mare, e poi torno a Roma e mi rinchiudo davanti ai libri di Cardio e Pneumo, che ce l'ho a fine luglio. Saranno 1500 pagine sparpagliate su 6 libri, appunti, slide e dispense, più altri esami dei prossimi anni che secondo loro dovrei già sapere. Insomma è un esamone, ma durante il corso ho già letto un po' di cose e sono ottimista. E male che vada c'è la sessione di Settembre... e poi quella di Natale ^^.

Scrittura: 365 racconti horror per un anno, il libro a tema western all'italiana (se non sbaglio) pubblicato con altre 300 e sessanta quattro persone, è ormai disponibile. Se abitate vicino a qualche grosso megastore libraio magari lo troverete pure. Io devo ancora prenderne una copia, ma quando lo beccherò in libreria lo farò di certo, anche perché ormai leggo soltanto i libri miei ed è un po' che non ho niente di nuovo.

Oltre a questo, sempre con la Delos è in uscita Il magazzino dei mondi, una raccolta di fantascienza sempre con non so quante centinaia di autori (meno di 365 però, stavolta). Anche lì c'è un mio raccontino con Primo Mazzini, di quelli però che già avevo messo sul blog, per cui voi mi sa che l'avete già letto. In ogni caso, ne riparlerò un po' meglio tra qualche giorno.

A parte queste cosette e i due romanzi (i gatti e Primo Mazzini) che ho mandato in visione a un editore che forse potrebbe addirittura considerare di leggerli, il lato narrativo è morto e sepolto. Ma come vi ho già detto altre volte se devo essere sincero non è che la scrittura mi manchi: alla fine in questi anni è un po' come se avessi barattato la narrativa con l'università, e come serenità, allegria, soddisfazione e crescita personale sento di averci guadagnato infinitamente. Anche se poi quando studiavo Ingegneria in realtà scrivevo pure e mi sa anche meglio della roba che scrivo adesso...

Ma chissà come facevo?! ^^

Simone

09/06/11

Il mio quarantesimo esame.

Questa mattina ho dato Metodologia Clinica, e l'esame è andato molto bene.

E ora io non sono solito né dare troppo peso ai voti (anche perché non è che io abbia una media alta) e nemmeno vantarmi per il risultato di qualcosa che dipende anche dalla fortuna o dalla faccia da cuore che uno riesce a tirare fuori in un determinato momento.

Però a questo esame alla fine ci tenevo più che ad altri: un po' perché ci lavorano alcuni professori con i quali ho fatto tirocini e internati, e se facevo una figura del cavolo in reparto chi ci tornava più.

Un po' anche perché questa era una materia tutto sommato facile (nulla a che vedere con Biochimica o - che ne so - Microbiologia) sebbene con un programma misterioso e un orale che dipendeva anche dal fatto di essere interrogati da questo o da quell'altro docente. Però su quaranta esami che ho fatto (28 a Ingegneria, e per ora 12 di Medicina) in questo c'è stato il primo approccio al paziente con l'esame obiettivo, il riconoscimento dei segni, la decisione sugli accertamenti da fare e - in forma molto embrionale - la ricerca di una diagnosi.

E insomma alla fine questo esame era semplice ma conteneva anche un qualcosa di diverso con cui prima non mi ero mai cimentato: il primo "giro" in reparto, la prima volta che usi un fonendoscopio, il primo contatto reale con i pazienti e con le malattie. E il fatto di averlo superato cambia poco o nulla in un'ottica di una laurea infinita come quella in Medicina, ma mi sembra un ottimo punto di partenza.

Adesso tra un mese ho Patologia Integrata Uno, e si ripiomba sui nomi da imparare a memoria, lo scritto con le crocette (veramente c'erano le crocette pure a Metodologia, ma erano poche) e circa 1500 (mille-e-cinque-cento) pagine sparpagliate su sette libri, che se solo hai capito cosa bisogna studiare stai già un bel pezzo avanti.

Nel frattempo penso che andrò qualche altra volta in reparto, a Medicina Interna, e vorrei frequentare un po' anche l'ambulatorio di Cardiologia: così magari mi imparo anche qualcosa di Cardiologico, appunto. O almeno spero.

Però adesso per qualche giorno libri e ospedali non li voglio nemmeno vedere, che sono un po' cotto. E domani me ne vado proprio al mare.

Simone

La foto che ho usato nel post è di questo autore.

07/06/11

L'internato a Fisiopatologia Respiratoria.

L'internato a fisiopatologia respiratoria comincia alle 8 facciamo 8 e mezza, che tanto prima non c'è nessuno.

Noi siamo sei studenti del terzo, due o tre dell'ultimo anno, due specializzandi e un professore. Lo stesso professore che poi dovrà farci l'esame, per cui insomma meglio non farsi notare troppo.

I pazienti entrano uno alla volta, parlano un po' dei loro problemi e delle terapie che stanno seguendo. Poi fanno la spirometria (un esame che devi soffiare in un tubo) nel caso serva fanno anche un emogas (un esame che ti prendono il sangue da un'arteria del polso: attenzione ho scritto ARTERIA) e alla fine gli vengono dati farmaci, indicazioni e tutto il resto.

Il professore è uno di quelli bravi. O meglio, diciamo che è uno di quelli che si filano gli studenti, nel senso cioè che invece di fare le cose senza cagarti di striscio e non vedendo l'ora che te ne vai, si mette lì e prova a chiederti le cose e a vedere se hai capito.

Per prima cosa ci chiede cosa sono le patologie ostruttive e restrittive, e noi ovviamente non sappiamo una minchia e ci si mangia vivi. Dopo ci domanda che vogliono dire quei numeretti che vengono fuori dopo che soffi nel tubo, nessuno c'ha capito una mazza e ci si mangia di nuovo. Poi ci porta nello studio e ci fa leggere gli emogas da un librone dove li tiene archiviati, ma noi ovviamente non siamo capaci e lui ci fa capire che se ci sbagliamo all'esame forse era meglio non essere nati... o per lo meno non essersi iscritti a Medicina, o nel suo corso.

E insomma 'sto tirocinio a fisiopatologia respiratoria alla fine è un po' stressante. Però visto che come ti sbagli il professore ti si inalbera, dal secondo giorno a leggere l'emogas siamo diventati tutti bravissimi e non ci sbagliamo mai. Quasi mai, forse. Oppure diciamo a volte, ecco. Verrebbe quasi da desiderare che ci fossero più professori desiderosi di riempirti di domande e farti a pezzi ogni cinque minuti, ma a pensarci un po' meglio forse conviene che ci siano anche un po' di quelli che non ti si filano nemmeno... che se no ogni volta che vai in reparto ti viene un esaurimento nervoso.

Il terzo giorno stiamo nuovamente lì alle 8 facciamo 8 e mezza, che tanto se no non c'è ancora nessuno. Vediamo i pazienti che fanno la spirometria: certi numerini ancora non l'ho capiti, però mi sembra di stare lì da otto anni invece che da 3 giorni soltanto. Chiedo se possiamo provare a fare noi il prelievo di sangue, che nella pratica come dicevo equivale a bucare l'arteria a un paziente con tutte le funeste conseguenze del caso. Solo ci dicono di no, mentre gli altri tirocinanti - chissà perché - c'hanno paura di farmi da cavia e allora niente.

Arriva pure il professore col temuto librone degli emogas. Solo che ormai (più o meno) a leggerli me lo sono imparato, e non è che ci sia questa enorme varietà di situazioni e numeretti da decifrare.

Ma se lo dico apertamente pare così brutto? Fisiopatologia respiratoria è una gran rottura di palle, come tutto l'esame di Pneumologia. Sono 4 formule di fisiologia espanse per 750 pagine di libro, con definizioni da sapere a memoria e gli stessi 3-4 test da ripetere all'infinito. E magari se uno fa il chirurgo o l'internista o qualcos'altro può essere anche interessante, ma a me che sto solo lì a guardare la noia mi ha sconfitto dopo 3 giorni.

L'ultimo giorno arriva un paziente giovane. Avrà 20 anni, più o meno. Massimo 25. In sintesi ha fatto una cura radio e chemioterapica per la Leucemia, e come spesso capita in questi casi radioterapia e chemioterapia gli hanno danneggiato i polmoni.

Adesso si sente bene, e in questi casi la cosa più difficile è convincere il paziente che la cura non è ancora terminata e che deve continuare a seguirla. Comunque sia il ragazzo gioca a calcetto. Ha un lavoro, e una vita come quella di qualsiasi suo coetaneo. Deve solo stare un po' attento ai polmoni, perché se certe cose le trascuri da giovane, poi quando sei vecchio finisce che hai un sacco di problemi... ma è un discorso che credo che valga un po' per tutti.

La Leucemia, invece, non ce l'ha più.

Simone

30/05/11

Università a 30 anni (e rotti): e rieccomi sotto esami.

Come avevo già anticipato qualche giorno addietro, le lezioni sono terminate venerdì scorso e adesso sono sotto esami.

Per chi non segue sempre il blog, o che magari se l'è scordato, non sa nemmeno chi accidenti io sia o ha trovato questo link solo adesso, specifico che devo dare gli esami del secondo semestre del terzo anno.

In particolare si tratta di: Metodologia (sarebbe semeiotica più statistica, vattelappesca che c'azzeccano insieme) Patologia 1 (cardiologia e pneumologia, che per lo meno c'azzeccano) e quattro esoneri di Farmacologia.

Scendendo più nel particolare, il 9 Giugno provo a dare (è proprio il caso di dire "provo") Metodologia. Poi che farò dopo ancora non lo so, ma penso che finirà malissimo con esami fino a quasi la fine di Luglio e pure qualcosa che per forza di cose mi trascinerò fino a Settembre.

A parte gli esami, non ho smesso del tutto di andare in reparto, e questa settimana ci sono stato oggi e penso di fare un salto anche mercoledì. Sarà anche per il fatto di essere già passato per una prima laurea, ma studiare e basta per poi dare gli esami è un qualcosa che mi rimane astratto, poco utile ai fini pratici e tutto sommato tremendamente noioso. Almeno in reparto magari m'imparo anche qualcosa... nonostante poi ai fini della valutazione contino di più argomenti puramente mnemonici.

Parlando di memoria, c'è da dire che gli esami di questo semestre sono impegnativi, ma che rispetto a quelli dello scorso anno (in particolare Biochimica, Microbiologia e Anatomia) c'è stato un forte calo dell'impegno di studio. Magari come pagine e lunghezza del programma stiamo sempre lì se non di più, però sono cose più facili da memorizzare e con meno dettagli da ripetere a memoria, e insomma alla fine mi pare ci voglia meno fatica.

E vabbè, non è che ci sia molto altro da dire o da aggiungere: tra poco ho questo esame e poi tutti gli altri, e poi si ricomincia a Settembre col quarto anno e così via tutto da capo.

Ma nel mezzo, spero almeno di farmi una bella vacanza...

Simone

21/05/11

36 anni, le interviste, Facebook, e la medicina interna.

Veramente la mia festa era il 20 Maggio, ma ieri non mi andava di aggiornare il blog per cui lo faccio oggi.

Se vedete l'immagine, credo riconoscerete l'effetto compleanno che ha Facebook sulle nostre caselle di posta elettronica. Con centinaia di messaggi di auguri che arrivano tutti di fila (molti addirittura da persone che conosco realmente! ^^) uno si sente letteralmente sommerso, e alla fine rispondere piano piano a tutti è anche un qualcosa che mi ha fatto piacere.

Secondo regalo, che avrete già notato, è il nuovo header del blog che mi ha fatto Luca Morandi. Luca lo conosco di persona, è un grafico bravissimo, e il suo blog lo trovate qua.

Altro bellissimo regalo di compleanno online è stata questa intervista che mi ha fatto Demetrio, Temistocle, TIM o come preferite chiamarlo. Non so sinceramente a che titolo io sia stato intervistato (non sono più uno scrittore emergente, un autore online e cose del genere) ma è bello sapere che c'è sempre qualche amico che ti legge e vuole sapere qualcosa in più di te.

Terzo regalo, ma in maniera un po' da secchione rimbambito nel quale mi sono ormai trasformato, è che ieri pomeriggio ho fatto un internato al solito reparto di Medicina Interna. Essendo per l'appunto pomeriggio c'ero solo io (avvalorando l'ipotesi di essere diventato un secchione) e alla fine sono stato lì appena un paio d'ore.

Però, davvero, io arriverei a dire che mi sono divertito: quando vado in reparto mi metto il camice, e se non c'è il giro visite sto lì a leggermi le cartelle cliniche e a vedere qualche paziente. Poi la professoressa mi chiede se ho capito dove sta il problema mentre io regolarmente non c'ho capito una mazza, ma piano piano mi sembra che così qualcosa te l'impari sul serio. Poi vado a casa e penso che dovrei passare in ufficio, penso che dovrei mettermi a studiare e penso che insomma dovrei fare qualcosa di noioso e deprimente perché mi sto divertendo troppo e dopo che hai fatto l'ingegnere per 10 anni ti vengono quasi i sensi di colpa a fare qualcosa che invece ti piace.

Ma poi ti dici che insomma, vabbe', per una volta si può anche fare: in fondo, oggi è pure il mio compleanno.

Simone

17/05/11

Qualcosa a cui aggrapparsi.

Se fai una vita al di fuori di certe regole o seguendo dei comportamenti generalmente criticati, lo sai bene anche da te che corri dei pericoli davvero grossi. Mica ti serve che te lo spiega il dottore. Però non tutti gli appartenenti a una cosiddetta categoria a rischio si prendono automaticamente l'epatite C: ci vuole chi te la passa, ci vuole la situazione sbagliata, e ci vuole insomma un bel po' di sfiga.

Poi non è che - necessariamente - l'epatite C deve diventarti cronica e non andarsene più. Anche qui, tra guarire e non guarire, c'è di mezzo una certa sfortuna che non capita necessariamente a tutti.

Ancora: non è che l'epatite virale ti porta per forza rapidamente a una cirrosi epatica. In effetti le possibilità sono elevate, ma puoi anche prendere i tuoi farmaci e bene o male camparci fino a una certa età, senza grossi problemi o momenti di crisi.

E infine non è che a tutti i malati di cirrosi viene anche un tumore. C'è una percentuale di casi in cui questo si verifica ma - come ho detto - non succede sempre, e comunque non in tempi brevissimi.

Eppure è venuto fuori che una paziente che ho conosciuto durante il tirocinio ricade proprio in tutti i sotto-gruppi di colpi di sfiga elencati qui sopra. Come se non bastasse, non è che l'esito di un cancro al fegato è sempre tale e quale per tutti: magari lo scoprono presto, te lo tolgono e ti è andata bene. Oppure invece sei ancora più iellato, e quando arriva il risultato della risonanza magnetica è troppo tardi e non ti operano nemmeno.

Così a questa persona non rimane che starsene un'altra settimana in ospedale: il lunedì dopo andrà in visita da un altro specialista, e questo gli dirà se c'è almeno qualcos'altro da tentare, oppure no.

Martedì sono in reparto. Butto un'occhiata al letto della paziente e vedo che è ancora lì, anche se mi aspettavo che l'avessero dimessa: chiedendo informazioni scopro che il consulto è stato fatto, ed è risultata inseribile in un programma di chemioterapia sperimentale, con dei nuovi farmaci.

La chemioterapia sperimentale. Che se solo ci pensi ti vengono i brividi, ma se ci pensi un altro po' è comunque molto meglio di niente: ti svegli la mattina, e sai che sei malato. Però hai i tuoi farmaci da prendere, le tue analisi da controllare, e i tuoi dottori da sentire per sapere come vanno le cose.

Sai che sei malato, ma almeno hai qualcosa alla quale aggrapparti per arrivare fino al giorno dopo.

E puoi ancora pensare che magari, se Dio vuole... chissà.

Simone

10/05/11

Seconda laurea in medicina: si avvicinano gli esami!

Il 27 Maggio (o giù di lì) termineranno le lezioni del secondo semestre di questo terzo anno... e ovviamente inizieranno gli esami.

A questo giro ho da dare "Metodologia medico scientifica VI - epidemiologia e semeiotica clinica", "Cardio barra Pneumo" e un po' di pezzi di Farmacologia.

Metodologia eccetera eccetera col nome che non finisce mai sarebbe il corso che ti insegna a visitare il paziente (almeno sulla carta, che nella pratica è tutto un altro paio di maniche) dove fai i primi tirocini nei reparti, impari un po' di nozioni apparentemente scorrelate di fisiopatologia, e poi c'è una parte di statistica tanto per, che di fare l'esame di statistica a parte si vede che non gli andava.

Personalmente, data la mole praticamente infinita di cose che sarebbero in teoria da sapere, temo che l'esito di questo esame dipenderà - più che dallo studio in sé - principalmente dal professore che ti interroga. Comunque è un esame semplice, qualcosa credo addirittura di averla appresa durante i tirocini in reparto, e dopo le mazzate dell'anno scorso con Biochimica e Microbiologia qui non dovrei faticare troppo.

Cardio barra pneumo invece è un altro paio di maniche. Nella meravigliosa tradizione dei corsi integrati, l'esame consiste di un po' di Fisiopatologia, un po' di Anatomia Patologica, un po' di Farmacologia, un po' di Radiologia e un po' di Medicina di Laboratorio. Il tutto appunto "integrato" nelle varie parti che parlano delle varie patologie di cuore e polmoni (da cui il nome dell'esame, appunto).

Il problema è che avendo mescolato tutte le materie, anche solo capire cosa bisogna studiare diventa un'impresa: alla fine ho qualcosa come SETTE libri diversi, ognuno di lunghezza variabile dalle 100 alle 750 pagine.

E questo Cardio/Pneumo è l'esame che punto a dare per primo. Tutto sommato non è difficile (anche se pare che lo scritto non sarà proprio semplice) ma è il solito mega-mattone di migliaia di pagine che solo a ripetere tutto ci vogliono 2 settimane, per cui spero di non portarmelo appresso per tutto Luglio.

Infine - come dicevo - ho un po' di pezzi di Farmacologia da dare: per farla breve da qui al quinto anno ci sono una dozzina di esamini sui farmaci, e adesso dovrei iniziare a dare i primi. Il bello è che la Farmacologia è stupenda, mentre il brutto è che studiare la Farmacologia è orribile quasi quanto studiare Biochimica... visto che tutto sommato è la stessa roba con in più dei nomi di farmaci da sapere a memoria. Un sacco di nomi di farmaci da sapere a memoria.

Per il resto continuano anche i tirocini e gli internati vari. Al momento è già tanto se ci fanno visitare qualcuno CHE STA BENE, ma intanto sto iniziando più o meno a capirci qualcosa... e sulle varie esperienze in reparto vi scriverò a breve qualche altro racconto.

Simone

26/04/11

Tirocinio in cardiologia.

L'ambulatorio di cardiologia funziona così: i pazienti aspettano nel corridoio, e vengono chiamati uno alla volta. Quando arriva il loro turno una specializzanda gli domanda il perché della visita, eventuali patologie già diagnosticate, interventi chirurgici e insomma tutte quelle cose che andranno scritte nella cartella clinica.

Questo processo si chiama anamnesi, e la mia speranza è che le domande all'esame di semeiotica non vadano al di là di questa particolare nozione che ho appena espresso.

Dopo l'anamnesi, i pazienti vengono fatti sdraiare, e la visita prosegue con misura della pressione, auscultazione, controllo dei polsi ed elettrocardiogramma. Dopo un paio di volte gli elettrodi li fanno mettere a me, e uso addirittura il fonendoscopio che a questo punto iniziavo a credere ci chiedessero di portare più per fare scena che per altro.

Una vecchina di 90 e rotti anni si lamenta che per colpa dello sciopero dell'altro giorno gli è toccato farsi una bella scarpinata a piedi, e da quel momento ha l'affanno. L'elettrocardiogramma mostra una cosa che fino a quel momento avevo visto solo sui libri, mentre col fonendoscopio si sente tum tum tutum - pausa - tum tutum tututum. Io ammetto che a Cardio sto indietrissimo e non so quasi nulla, ma che non dovrebbe fare così mi pare sia evidente.

Poi c'è una ragazza che ogni tanto si sente il cuore che prende e parte per i cavoli suoi, e pure quello non ci vuole il cardiologo per intuire che sarebbe meglio non accadesse.

Finite le visite arriva il professore, e i pazienti vengono fatti entrare di nuovo. Adesso si discute di terapie, future visite, analisi più approfondite o controlli da ripetere in futuro. Sembra tipo quando uno va dal dottore e sta lì e aspetta che gli scriva la ricetta... solo che per qualche assurdo gioco di prospettiva sono andato a finire dall'altra parte.

La vecchina ha una cosa che si risolve solo col pacemaker, ma forse è colpa di un farmaco che intanto si prova a ridurre e poi si vedrà. La ragazza invece deve fare un controllo di 24 ore con un attrezzo che si chiama holter: se trovano una cosa e poi un'altra e un'altra ancora finisce che poi si deve operare, e insomma poverina non se ne va via tanto allegra e pure a me un po' mi dispiace.

Poi altre cose meno importanti: moglie e marito che fanno un controllo, un signore che dovrà fare una prova da sforzo, e poco altro. Io guardo cartelle e tracciati che ci mostra il professore, e ci capisco un po'. Sento spiegazioni su farmaci, terapie e interventi vari, e già ci capisco un po' meno ma comunque ci provo.

Terminato il tirocinio mi tolgo il camice e rimetto a posto il fonendoscopio, e sono sempre quello di prima, con i miei quasi 36 anni e non so quanti esami ancora da dare.

Ma forse un paio di cose, oggi, le ho imparate.

Simone

07/04/11

Università dopo i 30 anni: la Primavera, la cardiologia e la medicina interna.

Il secondo semestre del terzo anno è ormai in fase inoltrata, e mi pare il momento di fare un breve riassunto di come stanno andando le cose con la seconda laurea.

I corsi che sto seguendo sono "Metodologia medico scientifica di base n°VI: Semeiotica e Statistica Medica" (abbreviata: Metodologia) e "Patologia integrata 1: non ho nemmeno capito come si chiama" che invece si abbrevia con Cardio/Pneumo.

Già l'idea di abbinare la semeiotica con la statistica potrebbe lasciare perplessi i più razionali di voi (io non sono troppo razionale, ma sono perplesso uguale). Il bello è che in aggiunta ai corsi di Metodologia e Cardio/Pneumo (che a giugno/luglio avranno i corrispettivi esami) abbiamo fatto tre settimane di lezioni con materie che - non chiedetemi il motivo - poi riprenderemo al quinto anno. Inoltre ci sono lezioni di Farmacologia che verrano suddivise in qualcosa come 17 esoneri un po' scritti e un po' orali. Poi lezioni di Anatomia Patologica che verrà invece mescolata con le varie Patologie dei prossimi anni, e il tutto da studiare su libri separati, slide o semplici appunti.

Insomma, la confusione regna suprema e sono in pochi (se ci sono) gli studenti bravi e preparati al punto da aver capito PER LO MENO che cosa studiare per quale materia da dare in chissà quale data. E io non sono assolutamente uno di quelli.

Parallelamente ai corsi, sono ripresi anche i tirocini... che io non chiamerei tirocini veri ma più delle esperienze in reparto. Per ora ci fanno vedere Elettrocardiogrammi a riposo o sotto sforzo, coronarografie (dal monitor, fuori dalla sala operatoria) e insomma cose correlate alla Cardiologia, mentre tra un po' ci faranno vedere altre cose correlate invece alla Pneumologia (ricordate che l'esame è Cardio/Pneumo).

Tutti questi tirocini mi interessano molto, anche se in pratica fanno tutto i dottori (quelli veri) mentre noi ci limitiamo a guardare o a rispondere a qualche domanda. Per assurdo facevo molte più cose dopo 3 settimane in Croce Rossa che dopo 3 anni a Medicina... ma almeno sull'Elettrocardiogramma inizio a capirci qualcosina, mentre per le cose più complicate spero che ci sarà tempo più avanti.

Oltre ai tirocini, abbiamo iniziato a fare i cosiddetti internati elettivi. In sintesi si tratta di fare domanda (un foglio di carta) a un reparto, rompere le scatole a qualche professore fino a convincerlo per sfinimento e andare lì un totale di 25 ore. Visto poi che il tirocinio dello scorso semestre mi era piaciuto molto, per ora ho fatto domanda in un reparto di Medicina Interna.

Ora si tratta solo di trovare il tempo per andare in reparto oltre alle lezioni, all'ufficio e tutto il resto. Probabilmente farò qualche taglio alle frequenze di Cardio, e ancora più probabilmente - cosa più drammatica di una tremenda ecatombe - mi ritroverò al Policlinico anche di Sabato mattina.

Io il Sabato mattina in genere ho sonno. E visto che spesso durante il fine settimana ho anche la Croce Rossa inizio a domandarmi chi cavolo me l'ha fatto fare. Però, insomma... vado al reparto di Medicina Interna, con le infermiere, i dottori, i malati veri e tutto il resto. Non è male, no?

Cioè: se ci penso, era proprio quello che avevo in mente iscrivendomi a Medicina. Pensavo - speravo, sarebbe il caso di dire - di andare in un reparto, in pronto-soccorso o in ambulanza, nell'ottica di imparare qualcosa, con un obiettivo concreto. Le lezioni noiose, la burocrazia universitaria, la stanchezza, il sonno perenne e anche le alzatacce il fine settimana le avevo prese in conto, e alla fine sta solo accadendo quello che avevo programmato.

Tirando qualche somma, è vero che Medicina è lunga, mi mancano un miliardo di esami e non sto nemmeno a metà del percorso. Però mi pare anche un po' di avercela fatta.

Simone

01/04/11

Era tutta una balla!

Ok, lo ammetto: non e' vero che ho fatto tutti gli esami. In realtà ne ho dati solo un paio, e a questo punto stavo pensando di mollare e iscrivermi a un corso di economia domestica.

Non sono nemmeno ingegnere: ho un diploma preso 5 anni in 1 e poi ho fatto solo lavori saltuari come gelataio a domicilio o vendendo enciclopedie sulla spiaggia.

Pure i libri non sono i miei, e' roba che ho trovato su emule alla quale ho messo una copertina col mio nome... e a vedere la qualità mi sa che ho pure scelto male.

Scusate, mi era presa così. ^^

Simone

26/03/11

I miei libri preferiti, e l'interpretazione dell'elettrocardiogramma.

Dale Dubin è un medico americano. Ma non è un cardiologo, fate attenzione: è un chirurgo plastico.

Le storie su di lui dicono che ha scritto questo libro tre anni prima di laurearsi, perché i libri che trovava sull'elettrocardiogramma facevano cagare e allora si è scritto il suo, da solo, che così almeno un libro decente ce l'aveva.

E il libro sull'interpretazione dell'elettrocardiogramma scritto da Dale Dubin è fantastico: inizi a leggerlo che di certe cose non sai niente, e lo finisci che invece sai tutto. O almeno hai capito tutto - o quasi - anche se non te lo ricordi e dovresti rileggertelo altre sedici volte, che se no all'esame ti bocciano.

Il fatto è che il dottor Dubin ti spiega in maniera elementare cose che i grandi professoroni dell'università ti raccontano farfugliando, di fretta e senza fartici capire una mazza. Che poi finisce che gli studenti s'imparano a memoria quattro cavolate da ripetere all'esame, ma in realtà non sanno nulla e quando gli capita un problema vero vanno nel panico.

Invece questo libro è incredibile: ogni pagina è scritta larga, con un sacco di foto, così leggi velocemente e non ti sembra di fare tutta questa fatica. Poi in ogni paragrafo manca una parola, che è stata tolta dal testo e spostata sulla destra. Così puoi giocare a riempire gli spazi, e ogni 3 righe sei costretto a fermarti e concentrarti su quello che stai studiando invece di procedere a manetta finendo poi per non riflettere su nulla.

Il libro inoltre è pieno di battute, aneddoti, caratteri di stampa invertiti per farti ricordare le cose e altre idee strane. Ci sono citazioni interessanti, e poi è zeppo di frasi da medico megalomane, tipo: la vostra conquista sarà la conoscenza! Oppure: ricordate queste nozioni, e prima o poi salverete la vita a qualcuno. Che se ci pensi non è quasi assolutamente vero, ma quando lo leggi un po' alla fine ti ci credi pure... invece di sentirti un povero sfigato che passa le nottate a studiare.

E visto che nessun editore al mondo capisce un cazzo, 'sto libro a Dubin non voleva pubblicarglielo nessuno. Voglio dire: le righe con le parole tolte e gli spazi vuoti, i caratteri capovolti... ma siamo pazzi? Meglio morti che non omologati alle leggi del marketing!

E allora Dale s'è venduto la casa o non so che altro, si è stampato il libro da solo e poi andando in macchina per l'America ha lasciato il testo nelle librerie di Medicina, preoccupandosi che fosse sempre bene in vista. E questo interpretazione dell'ECG ha venduto più dell'anatomia del Gray, o del Grey (mi confondo sempre con quello schifo di telefilm) e lui è diventato super mega turbo ultra stra-milionario.

Ancora: Dale Dubin è uno che nelle note del copyright della sessantesima ristampa del testo ha scritto qualcosa come: se mi scrivete a questo indirizzo vi regalo la mia auto d'epoca. Su sessantamila copie vendute il copyright l'hanno letto in 5 (cinque) e a uno di loro effettivamente la macchina gliel'ha regalata.

Ma mica è finita qui. A un certo punto, Dale Dubin ha avuto un po' di casini con droga, minorenni e altre cose sulla falsariga di queste, si è fatto tre anni e mezzo di galera ed è stato radiato dall'albo. Cioè, io non è che tutte queste cose le so per certo: è semplicemente quello che si dice in rete su di lui, perché lui sul suo sito a parte provare a venderti il libro non è che ti dica altro, e chiederglielo via mail mi pareva brutto.

Insomma, dall'inizio alla fine la storia di Dubin pare più la biografia di un artista di quelli geniali e dannati, piuttosto che la vita di un dottore che scrive noiosi libri di testo. E io mi chiedo, mi domando e mi interrogo: posso mettere un trattato tra i miei libri preferiti? In mezzo ai romanzi e alle storie che in qualche modo mi sono rimaste impresse, dico. Fare un gran miscuglione, e rompere finalmente l'odiosa parete tra narrativa e libri seri?

La storia infinita, la collina dei conigli, il mondo nuovo... e dopo di questi: Interpretazione dell'ECG, di Dale Dubin Doctor of medicine. Ci sta o non ci sta? Non sarà troppo azzardato?

Riapro il libro, e cerco una frase che mi aveva colpito: a pagina 322, parlando dei pacemaker, il dottor Dubin dice: gli ingegneri intelligenti imitano la Natura nei loro progetti.

E questa è una cosa che io ho sempre pensato, fin dalle prime lezioni di biologia: se riuscissimo a imitare quello che già esiste, e che è perennemente in moto dentro di noi, potremmo creare qualcosa di incredibile. Solo che io l'ho pensato, e basta. Mentre Dale Dubin l'ha pensato e poi l'ha scritto davvero, in questo suo libro che - secondo me - è davvero bellissimo.

Simone

23/03/11

Studiare medicina e la paura del sangue.

Qualche giorno fa, in uno dei miei post sulla mia seconda laurea in Medicina ho trovato il seguente commento:

Ciao Simone, sono Ariel.


Sono in una situazione strana: mi piace studiare libri di anatomia, chimica, ecc... tutto ciò che è inerente la medicina ma quando entro in ospedale svengo!!! Non so che fare. Ho un forte desiderio di aiutare gli altri, di imparare "nomi terribili di malattie", le cure soprattutto ma la vista del sangue e l'odore di ospedale... mi fa stare male.

Penso che il lavoro del medico sia il più bello del mondo, perchè aiuta gli altri e da un senso alla propria vita. Io al momento sono una trentenne che fa l'impiegata e lavora tra le carte, e ogni giorno mi immagino che aiutare gli altri sia il giusto modo di vivere e non, come me, di fare buste paghe.

Cosa mi consiglieresti di fare? Avevo anche pensato di fare la scuola di osteopata. 6 anni, ma non è riconosciuta in italia questa figura. Bho?!

Help please!

Ariel.


Due parole da parte mia:

Ecco. Vi confesso che anche io, quando vado in ospedale per i tirocini, un minimo di paura ce l'ho sempre. Specialmente quando devo andare in un reparto nuovo, dove non so cosa aspettarmi e che cosa mi ritroverò davanti.

Paura ce l'ho anche quando ho un turno in ambulanza (cosa che ultimamente capita molto di rado) e chiamano per un incidente stradale oppure per un codice rosso.

Delle mie prime esperienze a contatto con un preparato anatomico ho già parlato in passato, mentre alla prima autopsia penso di non essere svenuto solo perché - dopo pochi minuti - al patologo-capo gli sono girate le palle e ci ha cacciati via tutti.

Ancora, in sala operatoria non mi hanno portato mai. Ma prima o poi succederà di sicuro... e non credo che sarà facile mantenere la calma mentre aprono il torace a qualcuno o rompono ossa e altre cose sanguinolente dall'aspetto dolorosissimo.

Cioè, arrivare a sentirmi male, dare di stomaco e anche perdere i sensi è una cosa che tutto sommato ho messo in conto (anche se per il momento non mi è mai successo, neppure in situazioni che comunque andavano un bel po' oltre alle cose che si vedono normalmente). C'è gente che può vedere e fare di tutto e magari non gliene frega niente fin dal primo impatto, mentre altri hanno bisogno di un approccio più graduale. Tutto qui.

Io sono dell'opinione che si può apprendere ogni cosa, e che con un po' di pratica e buona volontà alla lunga si possono fare anche cose che ci spaventano o che addirittura ci sembrano impossibili. Tant'è che la seconda volta in sala settoria è andata molto meglio della prima, e stavo molto più tranquillo. Vedere le autopsie è una cosa alla quale non mi abituerò mai fino in fondo, ma se mi tocca andare so che posso farlo, e amen.

Ma quanti medici e sanitari ci sono, anche già laureati, che hanno problemi ad affrontare certe situazioni? Ed è davvero così grave avere paura da studenti, oppure è un qualcosa che - alla fine - hanno superato tutti?

Voi che ne pensate?

Simone

13/03/11

Seconda laurea in Medicina: terzo anno, secondo semestre.

Le lezioni del nuovo semestre sono iniziate da qualche giorno, e devo dire che quasi non mi sembra vero di essere arrivato fino a questo punto.

Voglio dire: gli anni di Medicina sono (almeno) sei, più la tesi e tutto il resto. Il secondo semestre del terzo anno insomma non è nemmeno a metà di tutto il percorso, però sembra effettivamente di stare abbastanza avanti.

C'è che iniziano a cambiare molte cose. Gli esami iniziano a trattare argomenti relativi all'ambito medico (i primi due anni sono solo formule chimiche e qualche elenco di nomi da ricordare a memoria) i professori sembrano più tranquilli e meno fissati con frequenze e rotture varie. In aula siamo (mediamente) di meno, e andare a seguire e poi studiare per gli esami è diventata quasi una routine.

In sintesi ho 35 anni (quasi 36) ho una laurea in Ingegneria, studio Medicina e tutto sommato è la mia quotidianità, e mi pare una cosa normale.

Aggiungo anche che sono soddisfatto di questo blog e - anche se c'ho messo un po' a rendermene conto - anche del lato riguardante la scrittura. I commenti dei visitatori e le lettere che ricevo, sebbene non tantissime, mi hanno fatto capire che parlare di questa esperienza è stato utile, e che tutto sommato se intendiamo la scrittura come comunicazione e rapporto con qualcun altro allora non è che avendo mollato i romanzi ho smesso di scrivere: ho solo iniziato a scrivere altro... e magari è anche meglio così.

Scusate se vi ho un po' tediato, ma ultimamente sono stanco e credo che anche il modo di esprimermi ne stia risentendo: colpa dell'ultimo esame appiccicato all'inizio delle lezioni, e di un po' più di lavoro in ufficio che deve essere sbrigato.

Speriamo che il resto del semestre sia un po' più leggero! ^^

Simone

28/02/11

Seconda laurea: finiti gli esami, inizia il nuovo semestre... e una specie di ebook!

Oggi mi sono tolto l'ennesimo mattone: Patologia e Fisiopatologia Generale.

Alla fine ho preso 27, che per qualcuno forse non sarà niente di che (a Medicina hanno tutti la media del 29 e mezzo) ma per la mia mentalità da ex-ingenere è un super votone da appendere la ricevuta alla parete... cosa che non escludo di fare davvero.

E insomma, inutile dire che sono contentissimo. Tra l'altro mettere 2 volumi di 1000 pagine nello scaffale degli esami già dati è un piacere indescrivibile... e se poi lo scaffale ormai è talmente pieno che i libri non c'entrano più diventa anche un modo per rendersi conto che - piano piano - stiamo andando avanti.

Domani - sì, purtroppo già domani - ricominciano i corsi. Di sicuro ora come ora di studiare non c'avrei voglia manco morto ammazzato, e una settimanella di semplice lavoro di ufficio senza libri, studio, lezioni o aule universitarie mi sarebbe piaciuta. A vedere il lato positivo - visto che c'è sempre - dopo un anno di corse dietro ad Anatomia, Biochimica e Microbiologia finalmente inizio un semestre trovandomi perfettamente in pari con gli esami.

Cosa più unica che rara nella facoltà di Medicina (ma anche a tutte le altre, immagino) invece di seguire Fisiologia mentre studio Anatomia, seguire Biochimica mentre studio Fisiologia e seguire Patologia mentre studio Microbiologia come ho sempre fatto, posso seguire le lezioni delle stesse materie che devo effettivamente preparare. Quasi quasi, non mi pare manco vero.

Visto che forse avrò anche un minimo di più di tempo libero, mi piacerebbe fare un internato magari in Medicina Interna, o anche in Pronto Soccorso: sembra che la possibilità ci sia, e non sia mai che m'imparo qualcosa sul serio, invece dei soliti libroni da imparare a memoria e basta.

Vi lascio linkandovi il file della tesina che ho fatto per Patologia barra Fisiopatologia Generale. Non è che sia niente di che: l'esame non è stato solo su quella (purtroppo), se non c'è qualcuno che vi spiega il motivo di certe immagni o scritte magari non capite nemmeno di che sto parlando, e tutto sommato sono solo articoli scopiazzati a destra e sinistra, da bravo studente universitario copione.

Però ve la lascio lo stesso perché tutto sommato è un po' come se vi lasciassi un ebook, come facevo da giovane quando ero laureato e lavoravo e non avevo un cavolo da fare e scrivevo romanzi e aggiornavo il blog tutti i giorni. Eh, bei tempi quelli, prima di incominciare gli studi! ^^

Simone Maria Navarra - Malattie di origine iatrogena.pdf

Come sottofondo musicale immaginatevi Le nozze di Figaro, di Mozart: i professori 'ste cose le adorano. Poi verso la fine c'è anche una poesia che mi ha "prestato" il mio amico Franco Tutino, per l'occasione. Sicuramente, alza il livello complessivo di un bel po'.

Simone

16/02/11

La narrativa come creatività malata?

Per l'esame di Patologia e Fisiopatologia Generale, dobbiamo (possiamo? Bo', meglio farla) portare una tesina su un argomento del corso a nostra scelta.

Ora io per fare questa tesina mi sto spremendo molto. Vorrei fare bella figura, vorrei portare qualcosa di non troppo scontato e ovviamente vorrei anche riuscire a prendere un bel voto. O un voto decente, o almeno a livello della sufficienza, ecco.

Per fare questa cosa ho iniziato ad appuntarmi le idee sul libro mentre studiavo. Ora dovrei decidere definitivamente l'argomento, mettere insieme il materiale, scrivere la presentazione, sistemare il tutto e cercare in tutti i modi di non annoiare il professore o chi verrà ad assistere all'esame. Il rischio più grave di tutti, infatti, è che il docente si rompa le palle di starmi a sentire, mi interrompa e vada avanti con l'esame facendomi 100 mila domande.

Nel fare questo lavoro, mi sono reso conto di quante analogie ci sono con la scrittura, in tutto questo.

Se scrivi un racconto devi trovare un argomento interessante. Devi avere una storia da raccontare, poi devi documentarti, mettere insieme il materiale, scrivere tutto e anche preoccuparti di stile e presentazione... perché se il lettore si rompe le scatole allora sei fottuto.

Solo c'è un ma. Un sacco di ma, veramente:

- Il contenuto di un racconto non nasce sempre sulla base di contenuti reali (una malattia e la sua eventuale cura) ma anche sulla base di parametri prestabiliti da un editore, da gusti personali o da semplici suggestioni momentanee date da cronaca, pubblicità, o altre storie che al momento hanno successo.

- Intrattenere il lettore è primario rispetto al contenuto, e non più semplicemente funzionale a un buon esito della comunicazione.

- Soprattutto, molti pensano di scrivere per raccontare quello che si sentono dentro, come una semplice espressione artistica interiore, piuttosto che qualcosa rivolta verso l'esterno e verso chi legge.

Qualcuno verrà a dirmi che scrivere la tesina per Patologia non è come scrivere un racconto, ma è diverso: diverso perché una cosa è un lavoro per un esame, tutt'altra cosa è un'attività creativa fatta allo scopo di realizzazione personale, alla ricerca del bello e delle emozioni.

Eppure a me preparare questa cavolo di tesina piace. Mi gratifica, voglio che piaccia, mi sento messo alla prova... insomma io tutta questa differenza non ce la vedo. Arrivo a dire che sto utilizzando la stessa tecnica e i medesimi processi mentali. Soltanto che poi se leggi un capitolo di un libro di medicina finisce anche che hai imparato qualcosa (se leggi la mia tesina, magari, non è detto ^^). Se però leggi un racconto su qualche roba inventata e senza senso diventi esperto di invenzioni senza senso anche tu... e poi nient'altro.

Ma insomma, ok, il punto non è distruggere la narrativa, ma fare un distinguo.

Secondo me c'è una narrativa cattiva, la creatività malata del titolo. Raccontare storie stupide e senza scopo, senza contenuti, senza idee, senza studiare e insegnare nulla. Qualcuno potrà obiettare che c'è anche spazio per divertirsi e pensare a cose meno importanti... ma io penso che questo è vero soltanto in parte:

- Un po' perché, come ho spiegato, scrivere una cosa seria o un racconto idiota richiedono più o meno lo stesso lavoro.

- Un po' anche perché non è che viviamo tutti per sempre e abbiamo tutti infinito tempo a disposizione, per cui potremmo impiegare meglio quel poco che abbiamo.

- E infine si può scrivere una cosa intelligente, profonda e valida, e in grado anche di intrattenere. Non è che una cosa debba perforza escludere l'altra.

Insomma, mi domando: si può parlare di narrativa buona? C'è una scrittura paragonabile allo studio? Ma certo che c'è. Tutti quei libri, quei film, quelle storie che rielaborano la realtà e propongono delle idee, delle soluzioni. La scrittura che ti insegna a pensare, che ti aiuta a capire e a prendere delle decisioni. I libri belli, puliti, intelligenti, che te li ricordi anche 100 anni dopo averli letti.

Secondo me c'è una narrativa sana, anche se a volte mi pare che sia un po' schifata da un sistema che è andato un po' fuori controllo fatto di politica, marketing, arroganza, superficialità e cento altre cose che servono all'opposto della comunicazione. Però dovremmo - scusate, qui nessuno è obbligato a fare nulla - potremmo comunque provarci: scrivere per intrattenere e allo stesso tempo mostrare qualcosa di vero, sincero e importante.

Ecco, mi rendo conto che non è una cosa da tutti. Creare una scrittura sana capace allo stesso tempo di arricchire e divertire è un obiettivo ambizioso. Magari non ne sarò mai capace, nemmeno dopo una vita di studio e pratica e tentativi andati male.

Però, insomma... l'idea sarebbe quella.

Simone

09/02/11

Seconda laurea in medicina: Patologia e suggestioni varie.

Sto studiando Patologia barra Fisiopatologia Generale già da un po'.

Patologia è un esame troppo vasto e frammentario per sperare di sapere tutto e ricordarsi ogni cosa. Soltanto il mio libro (e quello che ho scelto io è uno tra i più piccoli) supera le 1700 pagine, e in più ci saranno una cinquantina di file contenenti dispense e appunti di tre professori diversi.

Alla fine io mi metto lì, studio un'intera giornata (con tutte le interruzioni e distrazioni del caso) e all'una di notte passata magari chiudo il libro che sto solo un tantinellino più avanti del giorno prima, e mi pare che non finirò mai nemmeno di dare una prima lettura.

Come se non bastasse, a forza di leggere per ore di malattie, deformità, mutazioni sballate e altre cose del genere, sentendomi letteralmente affogare in un oceano di disturbi e patologie che solo a leggere i nomi ti metti paura, succede anche che la notte mi sogno ospedali, anziani, e persone malate di cose terribili e inguaribili.

Che da un certo punto di vista non è il massimo non dormire bene perché hai studiato troppo una cosa tutto sommato deprimente (cioè, 2000 pagine di MALATTIE) ma io ci trovo anche un punto di vista positivo. Ai tempi in cui studiavo Ingegneria (ormai mi pare una vita e mezzo fa), di quello che imparavo non m'importava assolutamente nulla. Facevo i miei integrali doppi e le mie equazioni differenziali perché mi toccava farlo, e poi quando chiudevo il libro era chiuso e tutto quel mondo di strutture e numeri poteva anche sparire per sempre.

E certo che è anche normale: non è che pilastri, canali di scolo o circuiti elettrici siano queste cose eccitanti o che stimolano l'immaginazione. Su medici e malati invece avranno fatto 100 mila film e serie televisive, per cui si vede che un po' tutti sono più colpiti da certi argomenti piuttosto che da altri. Ma ciò non toglie che dover apprendere una materia in grado di suggestionarmi a questo modo non mi era mai successo, ed è una cosa che mi ha fatto riflettere.

Cioè, alle volte quando sto lì a sottolineare e rileggere, con lo stereo bassissimo che suona in un angolo e la TV accesa nell'altra stanza per farmi un po' compagnia, mi sembra che studiare non sia tutto questo gran sacrificio.

Si direbbe quasi, addirittura, che mi piaccia.

Simone

26/01/11

Seconda laurea in Medicina: una decisione importante e - se volete - il vostro parere.

Riporto da un commento a uno dei post dei giorni passati:

Ciao, mi chiamo Rita ed è la prima volta che lascio un commento in questo blog.

Scrivo in un momento di profonda crisi, dopo una nottata passata a pensare anzichè dormire... ho bisogno di un vostro parere che mi aiuti a prendere una decisione importante.

Ho 29 anni, sono laureata in CTF, specializzata in farmacia ospedaliera e da 3 anni lavoro in una farmacia part time. Mentre valutavo l'idea di fare un master in farmaci oncologici ho iniziato a pensare: "e se invece prendessi la seconda laurea in medicina, continuando nel pomeriggio a fare la farmacista?".

Mi son subito detta: "ma sei pazza. Così riprendi a studiare, contemporaneamente lavori e magari ti sposi e fai anche un figlio?"

Ho tanta confusione e non riesco a decidere cosa sia meglio fare. Vi prego ditemi che non sono pazza e che queste cose sono realmente conciliabili... grazie aspetterò il vostro parere con ansia.

Rita.


La mia risposta la trovate nel primo commento, mentre l'invito che vi faccio è di dire la vostra lasciando magari qualche consiglio o - semplicemente - quelle che sono le vostre impressioni.

Grazie a tutti.

Simone