27/08/13

Codice rosso.

Codici colore fatti di scotch colorato per rallegrare il DEA.
Solito turno in pronto soccorso.

E all'improvviso il solito casino, la confusione e quella punta di adrenalina di quando arriva un codice rosso: è il 118 che ci ha portato Vincenzo.

Vincenzo respira male. Che poi c'è male e male, e tanto per chiarire diciamo che respira molto male tendente al malissimo. Se proprio vogliamo allargarci e dire che respira, ecco.

È un bagno di sudore. Lo vedi che è spaventato mentre ansima e si sforza con lo stomaco di tirare dentro l'aria. Ha la febbre, un cuore che sta lì lì per mollarci e dei parametri vitali che ricordano più un pesce rosso che quelli di un essere umano.

Particolare non poco degno di nota, Vincenzo ha 100 anni suonati compiuti un mese fa.

«Ci sono arrivato perché non mi sono mai fatto toccare da un dottore» dice regolarmente ai parenti, in quello che potremmo un po' definire il suo motto.

Questo ovviamente finché stava bene e fuori dall'ospedale. Perché poveraccio adesso in meno di 5 minuti lo toccano il medico internista, un paio di anestesisti, non so quanti infermieri e specializzandi, il personale del 118 e puranco perfino io... che forse come dottore non valgo e potrei ancora far valere quel suo assunto riportato poco sopra, ma tutti gli altri - decisamente - no.

Con una certa dose di speditezza si fanno i prelievi, l'elettrocardiogramma, si prendono i parametri vitali. Ausculta il cuore, senti il torace, chiama i raggi X, controlla l'ossigenazione del sangue (la cosiddetta saturazione, iniziate a imparare qualcosa pure voi!)

Non ricordo tanto bene di cosa mi occupo di preciso, o forse nemmeno me ne rendo conto. Comunque faccio la mia parte pure io e mi pare - in tutta sincerità - di non essere nemmeno poi così troppo d'intralcio.

Si prosegue con test, indagini e analisi. E cos'avrà e cosa non avrà, alla fine viene fuori che Vincenzo ha un edema polmonare. Gli danno la terapia (che, un domani, potrei addirittura ricordare), si attacca il monitor, si rivaluta di continuo la situazione. E piano piano, anzi piano pianissimo, lo vedi che migliora.

Migliora lentamente e gradualmente, ma lo fa. Fino al punto che non ha più l'affanno, respira in maniera normale, non ansima e non suda.

Dopo un po' la saturazione (vi ricordate?) è tornata a valori per lo meno da mammiferi. La pressione è scesa, il cuore si sforza di meno... l'emergenza è completamente rientrata.

E a questo punto voglio essere sincero: è un anno che frequento con una certa consistenza, diciamo, i reparti. Ma questa è la prima volta che vedo un paziente migliorare in un rapporto di causa ed effetto assolutamente evidente tra assistenza sanitaria e miglioramento dei sintomi. La prima volta che vedo - chiaramente - stare meglio qualcuno che fino a poco prima stava invece malissimo.

Non che non sia mai successo altre volte, questo ci mancherebbe: ma mai prima d'ora il contributo della medicina mi è parso così ineluttabilmente chiaro.

Più tardi spostiamo Vincenzo in un'altra parte del reparto.

«Non pensavo che ce l'avrei fatta» dice a suo figlio, che è lì a aspettarlo.

Tante volte mi sono detto che, dopo una certa età, hai avuto tutto quello che potevi avere, e che curare una persona di 100 anni non sia come curarne una di 20, o anche di 70.

Eppure Vincenzo ora sta lì che parla col figlio. Ha una mascherina per l'ossigeno, e dietro di questa la sua espressione mostra il sollievo di chi si sente meglio dopo essere stato davvero, davvero male.

Sono contento per lui. E sono contento - anche - un po' per me.

Simone

10 commenti:

paroleperaria ha detto...

Che storia Simone. Bravi.
Mi fai pensare a tempo fa, quando una persona cara arrivò al pronto soccorso "più di là che di qua" (come il nonnino della tua storia) e la tirarono via alla morte per i capelli, con miglioramenti tipo quelli descritti da te.

Simone ha detto...

Eh sì, temo purtroppo che sia una situazione piuttosto frequente. Grazie! :)

Simone

fa' ha detto...

ciao Simone..ti seguo sempre sul blog. Mi rivedo nella tua situazione: ho iniziato Medicina all'età di 29 anni,dopo una laurea in scienze motorie e un lavoro che nn mi dava soddisfazioni. Ora sono al terzo anno e sono in regola con gli esami. Mi auguro di finire in regola. Credi che ci siano possibilità dopo la laurea per noi "vecchietti"? Ti faccio una grande in bocca al lupo per tutto..continua così! Un abbraccio

Simone ha detto...

Le possibilità penso ci siano. Ne ho parlato spesso in passato, o almeno o parlato di quello che proverei a fare io... magari ne parlerò di nuovo.

Ciao e in bocca al lupo!

Simone.

MatteoCuturello ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
MatteoCuturello ha detto...

La prospettiva di chi ci aspetta in Ps, una volt spenti i lampeggianti. Grande, davvero interessante (e affascinante!)!! Ciao!
Matteo

Simone ha detto...

Matteo: vero, magari un giorno viene fuori un cross over te l'immagini? :)

Simone

Nimbus ha detto...

la parte più bella del post è leggere tra i commenti di qualcuno che ha iniziato medicina a 29 anni :P
ma non ci si impanica un po' durante un codice rosso? avete seguito una procedura standard? sarà angosciante avere i minuti contati e dovere azzeccare la giusta diagnosi...

Simone ha detto...

Nimbus: una parte del pronto soccorso (non so se è così anche in altri ospedali però!) è esclusivamente dedicata ai codici rossi.

Questo vuol dire che quando stai lì vedi solo 2, 3, 5, anche 10 codici rossi in un giorno... e il panico c'è durante i primi tempi ma poi un po' ti abitui e un po' ti accorgi che 9 codici rossi su 10 non richiedono tutto sommato di fare cose più velocemente e meglio che con un codice giallo meno grave.

Si usano sempre delle linee guida, direttive, regole, indicazioni, normative... la medicina è tutta così non è che ci sia grosso spazio decisionale. Capire cos'ha un paziente invece non è facile, diciamo che il 90% delle capacità secondo me stanno tutte lì.

Simone

MatteoCuturello ha detto...

Sarebbe davvero splendido!
Magari..iniziamo col fare il test il 9 :)
Ciao!