09/01/10

Una specie di musica.

Se prendete un libro di Anatomia, e leggete la descrizione di una qualsiasi cellula a caso, troverete scritto vita, morte e miracoli del più piccolo organello citoplasmatico in essa contenuto.

Adesso magari il dettaglio non sarà proprio così assoluto e privo di dubbi e incertezze, ma - bene o male - come è fatto lessere umano in sé l'abbiamo quasi non dico tanto capito, ma per lo meno osservato a dovere.

Su ogni libro di Fisiologia, invece, vi spiegheranno a livello effettivamente microscopico come il singolo ione di Sodio, Potassio o Calcio possa legarsi a dei recettori cellulari (roba grande magari pochi nanometri) per modificare la pressione arteriosa o l'andamento del battito cardiaco.

Parliamo insomma di una conoscenza scientifica quasi assoluta, in cui niente - o quasi - di quello che avviene nel corpo umano rimane ancora da scoprire.

Se invece torniamo ad aprire il solito libro di Anatomia, ma questa volta nella parte del sistema nervoso, ci troveremo di fronte a una descrizione del genere: l'area sensitiva primaria (stiamo parlando del cervello, almeno per quello che c'ho capito io) tramuta in sensazioni coscienti gli impulsi della sensibilità generale. Punto.

Ed ecco, voglio dire: ma non sembra un po' poco anche a voi? Fino a poco fa ci hanno spiegato tutto, atomo per atomo, e adesso? Gli impulsi sensoriali arrivano al cervello. E il cervello li tramuta in sensazioni coscienti così, senza accennare neanche minimamente e alla lontana cosa succede davvero.

E pensare che, in fin dei conti, quello che più viene ignorato è per certi versi l'aspetto più importante di tutti: gli esseri viventi potrebbero benissimo funzionare come degli automi, e vivere, morire e riprodursi tranquillamente e senza tante storie obbedendo alle 4 o 5 leggi fisiche che governano tutto quanto. Invece però c'è questa storia strana, la coscienza, che come lo spettatore in un cinema si rende conto di tutto quello che sta succedendo al proprio corpo.

La differenza tra un uomo e una macchina è proprio questa, no? Potrei costruire un pupazzo identico a me, programmarlo per scrivere cazzate su un blog e poi distruggerlo, magari schiacciandolo sotto i libri che ho abbandonato a metà. E insomma il pupazzo non è che soffrirebbe davvero: sarebbe come buttare un cellulare, rottamare la macchina o interrompere un film che ci sta annoiando.

Invece c'è di mezzo questa roba del rendersi conto, della coscienza, che cambia tutto e della quale però non sappiamo quasi nulla. Come fa un impulso nervoso, un segnale elettrico portato da un mucchietto di ioni, a diventare un sentimento? Se potessi spiegarvelo, allora forse sì che scriverei qualcosa d'ìnteressante davvero.

Se non fossimo coscienti di noi stessi, agendo insomma come gli automi di cui parlavo poco sopra, faremmo in ogni caso tutte le stesse cose e staremmo anche qui a ripetere lo stesso, identico, esatto discorso. Soltanto che non ce ne renderemmo conto.

E io a questa cosa c'ho pensato davvero, mentre studiavo Anatomia. E, chissà come, m'è venuta in mente la musica: anche la musica infatti la gente la scrive, la vende, la compra e l'ascolta. Ma a cosa serve? La nostra vita andrebbe avanti anche senza. La musica è solo una cosa in più, che non serve a niente. Eppure esiste, e quando l'ascolti sembra tutto un po' diverso.

Purtroppo, adesso non riesco a trovare una conclusione degna di queste premesse. Forse perché, in effetti, c'è davvero poco da dire: la nostra esistenza, quello che proviamo nell'essere vivi, paragonata a una specie di musica. E la sensazione che un ragionamento tanto strano abbia colto, alla lontana, qualcosa di molto più difficile da definire.

Che poi non serviva a niente nemmeno questo, immagino. Eppure, in qualche modo, scriverne mi ha fatto piacere.

Simone

6 commenti:

Mr. Lunastorta ha detto...

Al pari dell'origine del Cosmo e della vita (da dove veniamo e dove andiamo), il problema della coscienza (chi siamo) è una delle Domande con la D maiuscola, che da secoli tormenta schiere di pensatori e che (ahimè) difficilmente troverà una risposta! (risposta che per le sue implicazioni esistenziali e filosofiche magari molti preferirebbero non sapere)

Lo studio della mente è ancora in una fase che oserei definire pre-galileiana e tutti gli studi a riguardo sono insoddisfacenti.
La coscienza in particolare è qualcosa di elusivo: è più facile definire cosa NON sia di cosa sia e c'è addirittura chi afferma che non esista affatto! (non sono d'accordo, mi sembra solo un modo poco furbo per aggirare il problema) Man mano che componiamo i pezzetti del puzzle la questione si fa inoltre sempre più intricata ed inquietante: sto proprio leggendo in questo periodo il saggio di un neuroscienziato (tale Benjamin Libet - il saggio è "Mind Time") che ha scoperto, in una serie di esperimenti su pazienti umani, che la coscienza si manifesta DOPO l'inizio di un'azione volontaria. E il libero arbitrio allora dove sta? Ovviamente nel saggio non c'è nessuna ipotesi riguardo a COSA sia la coscienza.

Magari accadrà che, un giorno in un futuro prossimo o remoto, qualcuno salterà fuori con una spiegazione e tutto diventerà chiaro, ma nel frattempo?
Io vorrei proprio saperla la risposta a questa Domanda! Ma se nessuno verrà a dirmela, mi sa che dovrò cercarla per conto mio...

Simone ha detto...

Mi aspettavo un tuo intervento, visto che in genere sono i discorsi che fai anche sul tuo blog.

Io resto nel buio più totale per quanto riguarda il cosa e il come. Mi accontento di pensare che c'è tutto un aspetto dell'esistenza che è assolutamente inutile e superfluo se vediamo il mondo come semplice insieme di rapporti causa effetto.

Se cambiamo prospettiva invece cioè il cosmo come struttura per la coscienza, ha tutto quasi senso a parte tutte le implicazioni filosofiche del caso che sono difficili da mandare giù. Era un po' l'argomento di uno dei miei romanzi, Mozart di Atlantide.

Simone

Meequi ha detto...

Ci pensavo l'altro giorno prima di dormire. Una volta addormentato la coscienza è come se si spegnesse per poi riaccendersi ore dopo senza accorgersi di niente, a parte talvolta qualche residuo di sogni. E spegnendosi, o meglio sospendendosi, non c'è nient'altro, la coscienza è solo sé stessa che si fa domande su sé stessa. Quindi io sono conscio della mia coscienza ma non di quella degli altri, quello che posso vedere è solo il loro muoversi, parlare, emettere odori, percepirne la presenza fisica, cose che appartengono anche ad oggetti più o meno inanimati.
Se tu ad esempio programmi il pupazzo che scrive nel blog, io leggendo l'articolo (a patto che abbia senso) non posso sapere se dietro c'è una coscienza o no se non è il pupazzo stesso a dirmelo. In sostanza, magari anche un pupazzo, un oggetto, può essere che abbia una sorta di coscienza, magari parecchio diversa dalla nostra, solo che non può esprimersi e noi umani non lo sappiamo.

In caso contrario, penserei che la coscienza corrisponde in maniera più o meno diretta a quello che è la vita, quella cosa strana che può esserci o no in un corpo, che non è niente di fisico.

Ma è più sicuro che stia dicendo solo fesserie. Fra l'altro è una cosa che ho pensato la notte, quindi è altamente probabile.

Il libero arbitrio in effetti è una cosa molto più piccola di quanto si pensa. Studiando psicologia (ok, non sarà scienza esatta, ma sempre meno inventata di quanto ho scritto prima c'è) ho visto che più che altro è l'inconscio che pensa a tutto, e quello noi non possiamo controllarlo. Praticamente nel cervello tu hai le varie scelte (che puoi ampliare vivendo tramite le esperienze) e tra le tante prendi quella che va a soddisfare meglio quelli che sono i valori più importanti per te. Si faceva l'esempio con valori di onestà e ricchezza in una situazione di possibilità di guadagno illecito: dipende da quale valore importa di più alla persona è portato a fare la scelta più adeguata. Forse il libero arbitrio sta nel poter dire "Sarei portato a scegliere X, ma per questa volta voglio provare Y" che poi non accade neanche tanto spesso e, anche se volessi farlo dovresti fare i conti con te stesso ed è difficile. Che poi boh, il libero arbitrio mi sa di religioso, e io con la religione ho litigato.

Per quanto riguarda la musica forse è qualcosa di più tangibile di quanto possiamo pensare, i ritmi fanno venire anche delle sensazioni fisiche, e forse ne abbiamo bisogno come abbiamo bisogno di mangiare. Ok, forse un po' meno ^^

In ogni caso, questo articolo mi piace molto ^^

strumenti musicali ha detto...

ottimo blog

Francesco ha detto...

fatto sta che la neuro la odio! è quella che mi sta facendo pentire di aver scelto medicina... a parte questo, bel post! :)

Simone ha detto...

Mamma mia che brutti ricordi neuroanatomia!!!! :(

Simone