18/02/11

Racconto - L'archeologo.

Il professore accarezzò la cassa di legno che gli avevano appena consegnato. Accanto all'indirizzo dell'università, attaccata col nastro adesivo, c'era una busta di carta con dentro le generalità dei nuovi reperti e varie scartoffie burocratiche che staccò e mise da parte. Fatto questo prese un piede di porco, e lo usò per sollevare il coperchio.


Una nuvola di polvere riempì il laboratorio. Il professore tossì, e prese a smuovere l'aria per allontanare quella sorta di nebbia. Poi si infilò un paio di guanti, e iniziò a controllare il materiale.


Estrasse per primo un oggetto nero, dalla forma ovale.


Con questo non ci facciamo niente” disse, mettendolo da parte.


Poi tirò fuori una busta di plastica sigillata. Dentro c'era un orologio che il professore guardò con un certo disappunto: il cinturino di metallo era schiacciato e pieno di ruggine. Il vetro del quadrante era spaccato, e le lancette si erano perse.


Al museo abbiamo già di meglio” commentò, posando anche quello.


Tornato con le mani nella cassetta, spostò il materiale da imballaggio che copriva gli altri reperti e il suo sguardo si illuminò.


Ecco!”


Aveva trovato un oggetto rettangolare, di colore scuro. Lo prese dalla cassa, e tenendolo con entrambe le mani lo portò in un altro punto della stanza, dove lo poggiò con delicatezza su un tavolo più grande. Poi prese una piccola spazzola da una rastrelliera di attrezzi appesa alla parete, e la usò per ripulire il reperto dalla terra che lo copriva.


Fatto questo prese un tubo flessibile collegato a un piccolo motore, e con quello aspirò i detriti che riempivano gli angoli e le fessure sui bordi.


Finalmente, portò le mani sulla faccia anteriore dell'oggetto e lo aprì. Le cerniere consumate dal tempo scricchiolarono, rompendosi, mentre la plastica spaccata cadeva dai bordi come piccole schegge scure.


Ok”.


L'interno del congegno era composto da una tastiera con caratteri per la maggior parte mancanti o illeggibili, e uno schermo consumato dall'umidità.


Preso uno scalpello, lo usò per spaccare gli angoli del reperto e scavare letteralmente al suo interno. Prima tolse la tastiera, poi una scheda color verde scuro e completamente polverizzata. Poi dei cavi di collegamento e altri componenti elettronici consumati dal tempo. Si fermò quando trovò un piccolo congegno rettangolare, di metallo.


Piano adesso” disse, prendendolo con delicatezza.


Dopo averlo portato in un angolo della stanza, lo posizionò sotto una campana di metallo collegata a un elaboratore. Schiacciò un tasto alla base della campana, e sullo schermo del calcolatore apparve la scritta ricerca dati in corso.

Passarono pochi secondi, e un campanello annunciò la fine dell'analisi.


Dati recuperati 0.23%, comunicò lo schermo.


Fammi vedere”.


Il professore si accostò al computer, e iniziò a esaminare quello che aveva individuato.


“Inutile” grugnì, cancellando parte dei dati. Poi scosse la testa, ed eliminò qualcos'altro. “Illeggibile”.


Di fronte ad alcune pagine di testo con dei grafici, invece, sembrò più ottimista.


Questo è interessante” disse, spostando il documento in un archivio. “Inquadra perfettamente il periodo storico”.


Aprendo il file successivo diede avvio alla riproduzione di un brano musicale, che però il professore interruppe subito.


Tipica musica popolare dell'epoca” commentò, con scarso interesse.


Poi si irrigidì.


Sullo schermo era apparsa l'immagine di una spiaggia, con delle persone. Evidentemente, aveva rinvenuto una serie di foto. Forse i ricordi di qualcuno vissuto vicino al mare, oppure le immagini di un viaggio.


Il professore osservò le fotografie una alla volta, poi tornò indietro e si fermò su una in particolare: un uomo con un ragazzino in braccio. L'uomo gli fa una pernacchia, e il ragazzino ride.


Diede un comando, e l'immagine uscì da una stampante accanto a lui. Dopo averla presa lasciò il computer, e si spostò verso il fondo del laboratorio. In quel punto, appesi alla parete, si trovavano dei pannelli pieni di fotografie. Ritratti di persone comuni, momenti di affetto e scene di vita quotidiana. Una targa metallica, in alto, diceva: 1900 - 2100.


Il professore appese l'immagine appena stampata insieme alle altre, e si fermò a guardarla di nuovo, osservando il pannello nel suo complesso. Nel far questo annuì leggermente, con un sorriso appena accennato.


E poi ritornò a lavorare.

19 commenti:

Temistocle Gravina ha detto...

Bentornato nel mondo dei comuni mortali! E' un bel raccontino, semplice, una storia 'qualsiasi', ma il professore che colleziona la 'quotidianità' è illuminante. Io ci vedo la riscoperta delle cose semplici: sono queste che rimarranno ai posteri, di qualunque epoca. O forse mi sbaglio?
Temistocle

Simone ha detto...

Grazie Tim. Non so se le cose che dici possono essere "lasciate" ai posteri. Sicuramente però ci rendono simili agli uomini di tutte le epoche.

Simone

Anonimo ha detto...

Che bello sapere che la tua musa birichina è tornata a tormentarti!!!! Racconto avvolgente..
..attendo il seguito!!!
gresy

Simone ha detto...

Gresy: avevo partecipato a una selezione, non mi hanno preso e l'ho sistemato per il blog. Non credo ci sarà un seguito... ma non escludo altri raccontini del genere.

Simone

paroleperaria ha detto...

peccato che non ti abbiano preso, a me è sembrato molto carino! :)

Simone ha detto...

Fra: avevo mandato una versione diversa, questa è più lunga e forse scorre meglio.

Simone

Bruno ha detto...

Uhm... non suona male il racconto, ma chevvordì?

Simone ha detto...

Bruno: uhm... non c'e' una gran storia in effetti. Il professore colleziona foto che trova nei pc antichi, tutto qua.

Simone

Mr. Lunastorta ha detto...

Quando ho letto "aveva trovato un oggetto rettangolare, di colore scuro" ho pensato: cavolo ha trovato un'Iphone! Ma in effetti mancava il misterioso sigillo con la mela masticata... :-)

Simone ha detto...

Lunastorta: quello era il primo reperto che ha tirato fuori! ^^

Simone

Bruno ha detto...

@Simone: mi sono meritato la risposta :) ma quello che intendevo è che far vivere la storia senza alcun colpo di scena, o neanche qualche frase illuminante del prof alla fine... non è che sia sbagliato, ma quello che vogliono in questi concorsi è il colpo di scena finale, l'idea originale.

Simone ha detto...

Bruno: la vedo esattamente come te, probabilmente l'idea funzionerebbe meglio in una storia più lunga e articolata.

Simone

Unknown ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Dama Arwen ha detto...

Carino e piacevole.
Intuibile :-)

Hai mai letto Topolino?
Se sì, hai presente le short stories di una pagina? In cui Paperino e Paperoga di un futuro più o meno prossimo, ispezionavano i reperti del secolo (oramai) passato, il '900.
In una dovevano cercare e capire cosa fosse lo "scettro del potere" e a cosa servisse.
Si trattava del telecomando! ;-)

Simone ha detto...

iRS: terrò conto dei consigli, alcuni piuttosto interessanti. Grazie!

Dama: fantastici i fumetti di Paperino e Paperoga! Quelle storie di fantascienza assurde mi sono sempre piaciute, per cui diciamo che in effetti è proprio il mio genere.

Simone

Simone ha detto...

Dama: e il computerino portatile che ti trovava parcheggio te lo ricordi? Poi ovviamente mandava tutti a sbattere... ma tanto c'era la macchina di gomma inventata da Archimede che non si ammaccava! ^^

Simone

CyberLuke ha detto...

Dovresti pubblicarne di più, sul blog, di racconti brevi ma carini come questo. ;)

Simone ha detto...

Cyber: penso che lo farò. Lasciatemi solo tirare un po' il fiato, che domani c'ho st'ultimo esame della sessione del cavolo.

Simone

Anonimo ha detto...

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