07/10/11

Il cancro al tempo dell'iPod.

Se lo chiedete a me, io credo che Steve Jobs abbia avuto il grande merito di sdoganare e rendere universalmente utilizzate delle innovazioni che rischiavano di restare poco conosciute, se non unicamente appannaggio di qualche appassionato.

L'idea di semplificare una tecnologia e di renderla esteticamente affascinante (guardate soltanto la differenza tra i primi lettori MP3 e un qualsiasi modello dell'iPod) è il vero genio ed è stata la vera rivoluzione portata avanti da Jobs, visto che ormai determinati prodotti li conoscono e li possiedono tutti.

Credo che l'eredità di Jobs non si perderà facilmente, e che la spinta che ha dato all'innovazione tecnologica ci porterà in pochi anni ad avere in tasca degli oggetti sempre più rifiniti, funzionali e - tutto sommato - sempre più indispensabili in una società così veloce e informatizzata come la nostra.

E poi, dall'altro lato, c'è il cancro. Un qualcosa che può arrivare e ucciderci, senza che nessuno di noi possa opporsi. Il cancro al Pancreas che uccide Steve Jobs, una delle persone più grandi, famose, geniali e influenti del pianeta, è come la conferma - firmata e sottoscritta dalla scienza moderna - che dietro ai nostri schermi da milioni di pixel, nonostante le tonnellate di dati che possiamo scambiarci a distanze incredibili, e avendo in tasca un concentrato di tutta la tecnologia mai sviluppata dall'umanità, siamo solo degli esseri deboli, indifesi e in balia di una natura che può calpestarci in ogni momento.

Insomma, la morte di Steve Jobs, come la morte di un numero enorme di altre persone ogni anno, mi lascia sgomento. Mi fa pensare alla vita che facciamo come a una messa in scena: il lavoro, il divertimento e tutta questa tecnologia che ci sommerge fino al punto che abbiamo tanti di quei gadget e computer da non sapere più dove metterli, sembrano quasi uno stratagemma per distrarci dal nostro destino. Alle volte abbiamo quasi l'impressione che gli oggetti che riusciamo a comprare ci realizzino, ci rendano belli e importanti, quando invece siamo indifesi e senza armi contro un nemico invincibile.

È facile davvero, di fronte a certe notizie, abbandonarsi allo sconforto e al fatalismo: che ci vogliamo fare? La vita è questa, e di fronte alla malattia non resta che la rassegnazione e - per chi ci crede - la preghiera.

E invece non è vero.

La medicina non è come l'informatica, dove lavori su un qualcosa che hai inventato tu, e dove puoi gestire tutte le variabili. La medicina non è come la fisica, dove un evento può essere riprodotto uguale e identico a sé stesso, infinite volte.

La medicina interagisce con la biologia e con la vita. Va a mettere le mani in un meccanismo tarato, ripulito e selezionato da milioni di anni di evoluzione, quando di un maledetto telefono cellulare - 100 anni fa - uno non riusciva nemmeno a immaginarsi l'esistenza.

Eppure - piano piano - anche in medicina qualcosa succede. Vi faccio un esempio: negli anni '70, soltanto il 20% dei pazienti con un tumore alla prostata era ancora in vita a 10 anni dalla diagnosi della malattia. Oggi, invece, questa percentuale si avvicina al 70%. Lo stesso vale anche per tante altre forme di cancro, dove le statistiche si sono spostate sempre più a favore degli ammalati. Rimangono, purtroppo, alcuni tumori che ancora oggi sono particolarmente difficili da affrontare. Proprio come quello - come si vede dall'impietosa statistica qui riportata - che ha colpito Steve Jobs.


Ma ogni anno vengono sperimentati nuovi farmaci. E se sono migliori dei precedenti vengono immessi sul mercato e messi a disposizione dei pazienti e dei loro medici. Un farmaco migliore, se parliamo di chemioterapici, è anche solo un qualcosa che allunga la vita di un paziente di altri due mesi. E a leggerlo così fa gelare il sangue: due mesi in più - e basta - grazie a un composto chimico che ha richiesto anni di sperimentazione.

Ma anche un solo minuto in più, vicino a una persona cara, può voler dire tantissimo. E ogni un singolo istante strappato alla malattia significa che un altro po' siamo andati avanti. Che questo male terrificante non è realmente imbattibile, e possiamo davvero arrivare a sconfiggerlo.

Io sono convinto che - un giorno o l'altro - ci riusciremo. E anche prima di quanto pensiamo.

Simone

10 commenti:

Temistocle Gravina ha detto...

Io voglio essere ottimista, e pensare che effettivamente tra qualche decina di anni i tumori che oggi sembrano invincibili, possano essere sconfitti in un niente.
E non voglio essere fatalista (per restare nelle statistiche più dell'80% dei miei parenti sono morti per un tumore, dai nonni a due cugini giovanissimi a svariati zii ai genitori), ma penso che alla fine una malattia che porta alla morte, ci fa stare coi piedi per terra e ci fa pensare che siamo di passaggio. Questo non per consolarsi (non accetto le argomentazioni della fede) ma per darci la giusta misura della nostra esistenza. E' brutto a dirlo per chi è condannato alla fine dopo aver magari goduto poco della vita (mio cugino aveva 44 anni ed era sposato da neanche uno!) ma viviamo in un unicum, dove la vita di uno è parte della vita del tutto e il tutto impara dalle vittorie e dalle sconfitte dell'uno.

Matteo ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Matteo ha detto...

Sarebbe bello tra qualche decennio poter dire: "...e pensare che solo all'inizio del secolo si moriva ancora di cancro". Sarebbe davvero bello.

Comunque fa impressione anche a me vedere come contro certe cose non si può ancora fare nulla. Puoi avere tutte le risorse del mondo, ma non c'è ancora nulla da fare.

Spero si investirà tutto il possibile nella ricerca medica...perchè è importante.

Simone ha detto...

Grazie per i vostri interventi.

Secondo me la cura per il cancro sarà un po' una specie di "botto" che arriverà da un giorno all'altro.

Se gli studi attuali avranno fortuna si potrebbe arrivare a un vaccino in pochi anni. Io so di almeno 2 sperimentazioni, una con un virus mutato (l'adenovirus) e un'altra con cellule di ratto (!) che dovrebbero spingere il sistema immunitario ad aggredire i tumori. Vedremo.

Simone

Bum Bum ha detto...

Se lo scorso 3 settembre ci fosse stato un farmaco che avesse prolungato anche solo di 1 minuto la vita di mio padre morto per un infarto improvviso avrei potuto dirgli quel ciao che non ho potuto dirgli tutto il resto non ha importanza restano i ricordi e la speranza che ci sia qualcosa dopo che mi fa credere che lui è vicino a me anche quando mi sento sola e un pò spaventata dalla vita.

Simone ha detto...

Bum Bum: e già... alla fine resta solo quello :(

Simone

paroleperaria ha detto...

Anche secondo me la sconfitta del cancro è probabile in un prossimo futuro. Forse non ci sarò io, ma forse la vedranno i figli delle mie amiche che oggi hanno pochi anni.
Faccio spesso pensieri tipo a cosa serve "tutto questo", se tanto una malattia può toglierci dalla faccia della terra in un secondo? .
E poi penso che sono anche d'accordo con Tim, che la consapevolezza che tutto finisce in un attimo ci fa anche dare una regolata, ci ricorda che non siamo immortali, che nulla è scontato.

Simone ha detto...

Fra: vedo che tutto sommato siamo "ottimisti", nel senso che nessuno si aspetta che una cura per il cancro non venga mai scoperta.

Riguardo alla consapevolezza di dover morire, quella me la danno i capelli bianchi che aumentano sempre di più quando mi guardo allo specchio... e per me è sufficiente.

Simone

Matteo ha detto...

Pure io farei volentieri a meno delle malattie come mezzo per mettere i piedi a terra (come penso chiunque).
Tutti sappiamo di essere fragili, semplicemente rimane una consapevolezza in background rispetto ai pensieri di tutti i giorni. Senza arrivare ad essere malati per capirlo, è tremendamente utile riuscire ad acquisire consapevolezza di questa caducità e accettarla come vincolo di un "contratto" che alla fine è la vita.
Quando si ha consapevolezza che ci sono miriadi di cose che possono spezzarti ci sono due atteggiamenti possibili: dare il 100% o arrendersi al fatalismo.

Inutile dire che il fatalismo non porta a nulla di buono..

Sarà utopico, ma finchè ci saranno malattie che possono toglierci dalla faccia della terra in un secondo, ci saranno da ricercare modi per sconfiggerle. Chi lo sa, magari sarà una scoperta del tutto casuale come è già successo in tanti casi...

Dama Arwen ha detto...

Grazie per questo bellissimo post.
Non ho altro da aggiungere :-)