27/12/09

Riflessioni di un (quasi) scrittore.

In questi giorni ho ricevuto il commento di un agente letterario su uno dei miei romanzi. Senza stare qui a spiegare tutto troppo nei particolari, in linea di massima il concetto è che il libro andrebbe rivisto su più punti, alcune cose si dovrebbero chiarire ulteriormente e altre parti andrebbero semplicemente eliminate.

Ora io sono il primo a dire che, parlando di contatti editoriali, quando qualcuno che potrebbe aiutarti ti chiede esplicitamente di scrivere o di modificare qualcosa bisognerebbe ascoltarlo, e non escludo appunto che probabilmente lo farò (anche se si tratta di molto lavoro, e forse il libro faccio prima a buttarlo e a riscriverlo da capo).

Quello che mi ha fatto riflettere, al punto di sentire il bisogno di scriverci un post per chiarirmi anche un po' le idee, è che in buona parte i cambiamenti includono quelli che io ritenevo - o per lo meno speravo - essere i punti forti del libro nella sua interezza.

Per chiarire meglio la cosa: io pensavo di scrivere una storia con l'idea che un certo stile particolare, per certi versi ripreso da quello dei miei blog, potesse apparire originale e di conseguenza essere apprezzato dai lettori magari un po' stanchi di un certo modo di scrivere un po' standardizzato, o comunque in grado di identificare altri autori.

Ancora, delle idee che avevo fin dal principio e che tutto sommato mi parevano anche ben esposte nel corpo dell'intera trama, sembrano essere proprio i punti più deboli e che andrebbero per questo revisionati o - tanto per togliersi il problema più facilmente - direttamente rimossi.

E insomma, secondo me se un agente letterario ha visto certe cose, è piuttosto probabile che si tratti delle stesse cose che avranno visto anche tanti altri editori e valutatori ha cui ho inviato ilmanoscritto, e che avranno portato alla decisione di non pubblicarlo. Non penso infatti che chi lavora con gli editori non sappia cosa cercano e cosa vogliano queste persone, e mi pare evidente che da un punto di vista del giudizio sui manoscritti inediti, ci sarà una forte omogeneità di idee in tutto il mondo editoriale.

La cosa bella... be', non proprio bella in senso positivo, è che per tante cose io ero conscio di rischiare un giudizio negativo. Per fare un esempio, quando in Primo Mazzini me ne esco con un commento personale in una scena in cui - evidentemente - il punto di vista dell'autore non c'entra nulla, mi pare assurdo stare lì a spiegare che io per primo ho la chiara consapevolezza che questa cosa non andrebbe fatta.

Nella mia idea, cercare di scrivere un testo più divertente inserendo delle battute anche in maniera arbitraria, poteva compensare il danno che in un certo senso questo arrecava al romanzo inteso invece come insieme omogeneo di personaggi, trama e ambientazione. Tra l'altro l'unico libro che ho pubblicato è un po' tutto così (io che in fin dei conti parlo e mi rispondo anche da solo) e l'idea che qualcuno piaccia un libro anche per le stronzate che ci scrivo dentro io non mi pareva così fuori dal mondo.

Questo non è ovviamente l'unico appunto che mi è stato fatto. Ma in ogni caso sarebbe facile, anzi, quasi scontato forse, buttare la lettera che mi è arrivata nel grosso secchione gigante dei rifiuti editoriali, catalogando l'autore come il solito tizio che non ci capisce niente e che vuole solo roba di un certo tipo per meschini fini commerciali e bla bla bla bla. È una vita che lo faccio, e non è che richieda poi tutto questo sforzo.

Quello che però questa volta mi sto chiedendo, invece, è se davvero valga la pena di continuare su questa strada, o se forse non dovrei provare a uscire da questa sorta di loop in cui mi sono infilato. Dai miei primissimi lavori fino anche agli ultimi, è evidente (almeno a me, quando li rileggo) il mio tentativo - per non dire la mia pretesa - di apparire in un certo modo originale. In quasi tutti i miei romanzi c'è uno sforzo per distinguermi anche nello stile e nella tecnica utilizzati, che poi inevitabilmente finisce per balzare all'occhio di chi giudica il mio lavoro apparendo però, il più delle volte, come un difetto.

Adesso mi sto domandando se, magari, nel mio tentativo di dare in un certo senso di più alla mia scrittura, non finisca piuttosto per dimostrare di valere di meno. Fino a prova contraria, se una persona fa di più ed è anche capace, magari qualcuno lo apprezza. Io forse, semplicemente, non sono poi così bravo a scrivere come mi piacerebbe pensare, e quando provo a strafare finisco per impiccarmi con le mie stesse mani.

Insomma adesso non voglio dire che le cose stanno proprio così. Questa è e rimane una riflessione, e non un giudizio definitivo. Quello che so è che l'ultima cosa che voglio leggere sono i libri di certi autori che se la tirano come fossero chissà quali grandi artisti, ma che poi a leggerli ti rendi conto che non valgono poi così tanto. Il problema non è il valore, che magari un livello accettabile lo raggiungerebbe anche, ma la pretesa di essere chissà chi che ha scritto chissà cosa. Quello che sto facendo ora, insomma, è domandarmi questo: quando qualcuno mi legge, gli sembra di avere davanti un autore mediocre che se la tira pure? Perché ecco, questo davvero non vorrei mai che accadesse, ma inizio a pensare che le cose stiano proprio così.

Quello che vorrei, allora, sarebbe riuscire a scrivere senza rischiare più di dare questa impressione. Mi piacerebbe un OK da parte di editori, agenti o quelli che siano, e un semplice OK anche da chi legge. Senza stare lì a litigare, a pensare di non essere capito o a domandarmi se quello che ho voluto fare funziona davvero o se ho fatto semplicemente la figura del cretino.

Sono mesi ormai che cerco di spremermi per tirare fuori un'idea da mettere su carta, e ogni volta mi blocco perché una cosa tira l'altra e da ogni spunto che ho ne viene fuori un guazzabuglio incredibile di personaggi, situazioni e imprese letterarie che a questo punto non so più se sarei in grado di affrontare oppure no. Forse, in fin dei conti, la riflessione che ho fatto adesso mi frulla per la testa già da un bel po' di tempo, ed è per questo che ho scartato tutte le idee che mi sono venute in mente nell'ultimo anno.

Penso che dovrei provare a scrivere una storia semplice. Un personaggio interessante, un conflitto e la sua risoluzione. Niente strane figure retoriche, nessuno stile arzigogolato con passaggi tra prima, terza e settima (?) persona, tanto per paura di non sembrare abbastanza bravo, originale o nemmeno io saprei dire cosa. Almeno per un po' basta ambientazioni assurde, personaggi troppo complicati e battute fuori luogo che magari nemmeno fanno ridere.

Mi piacerebbe tanto avere un'idea che sia bella e basta, senza dover stare lì a costruirci sopra chissà cosa.

E speriamo che l'anno nuovo me la porti.

Simone

NOTA: non scordatevi di scaricare il mio ultimo ebook!

30 commenti:

Mirco ha detto...

Credo che gli agenti letterari guardino anche la pubblicabilità, non soltanto la bellezza. Meglio dargli retta, almeno un po'.

Ho delle idee che vorrei già buttare giù, ma ho paura che poi ridiventino troppo complicate. Anch'io vorrei scrivere storie semplici, lineari e poco pretenziose.

Unknown ha detto...

Sono un bel po' di passi indietro rispetto a te, ma mi ritrovo a fare le stesse riflessioni.
Ho sempre avuto la tendenza a complicare volontariamente le idee che mi venivano perché così mi sembravano più "geniali", più "originali", per poi scoprire che più semplificavo più venivano apprezzate.
Di fatto c'è sempre il dilemma del voler stupire senza strafare.
Non per niente la bravura, quella vera, è tutta lì. :)

شجاع ∂i∂i شجاع ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
شجاع ∂i∂i شجاع ha detto...

io penso che tu non debba farti tutti questi problemi, sei uno scrittore. Tu scrivi quello che vuoi, poi se devi farlo leggere a qualcuno faglielo leggere e se non gli piace che ti frega? :)
Ne farai un altro, e prima o poi ne uscirà uno che piaccia ad un editore e te lo pubblicherà.
Non devi cambiare la tua storia o il tuo modo di scrivere solo perché agli editori non piace.
I più grandi autori della storia hanno scritto cose che al principio non piacevano a nessuno, e nessun editore voleva pubblicarle.
Se proprio "vuoi venderti" devi vendere quello che sei e quello che fai, non quello che vogliono loro.
A me non piace l'idea di dover scrivere in base a quello che richiede il mercato dell'editoria, sarà un'utopia, lo so, però la penso così.
Secondo me devi scrivere e basta, ti blocchi perché pensi continuamente a questa cosa e invece non ci devi pensare, non devi pensare a nulla mentre scrivi, né agli errori né al fatto che quella frase possa sembrare priva di significato. In un unica parola "Follia". Risveglia il folle che c'è in te quando scrivi.
Un folle non fa caso a ciò che dice, dice "la verità", è come un bambino: dice le cose con naturalezza senza pensarci troppo, e fregandosene del parere altrui :D

forse è tutto sbagliato quello che ho detto, io agisco così perché scrivo per il piacere di scrivere,
non scrivo per pubblicare, non so se un giorno lo farò. Non sono un'esordiente come te

ciao ^_^

Glauco Silvestri ha detto...

Secondo me dipende da ciò che cerchi. Se vuoi essere pubblicato allora ti conviene ascoltare i consigli dell'agente letterario. Come afferma anche Mirco, gli agenti letterari esaminano il testo in base a parametri di marketing ben precisi. Ciò, probabilmente, porta a una certa omologazione dei testi che escono nei bookstore ma... in fondo siamo in un paese dove gli editori difficilmente amano sperimentare/rischiare/proporre cose nuove. Quando lo fanno, spesso e volentieri, promuovono prodotti innovativi che arrivano dall'estero e non "made in Italy".

Se invece pensi alla tua passione per la scrittura, al tuo desiderio di evolvere nello stile, di costruire qualcosa che ti descriva, allora conviene che ascolti DiDi... segui il tuo cammino, scrivi ciò che il cuore ti comanda, sperimenta, inventa, crea anche cose molto diverse da ciò che trovi in libreria.
In quel caso, se ricevi commenti come quello dell'agente letterario, sarai perfettamente conscio che stai tentando di andare contro corrente e... beh, questo potrebbe portarti a essere incompreso... e poi riscoperto quando sarai novantenne o già morto!

Dipende da te, da ciò che cerchi veramente.

Falilulela ha detto...

Mio caro Simone, scrivere è una passione, una dipendenza, un'ossessione...Chi nasce con questo dono e/o dannazione non può, né potrebbe, smettere di scrivere. Si scrive sperando di essere letti, ma non per essere letti; penso non si possa "scegliere" di essere originali... Si sceglie una storia, le si dà un certo ritmo, una tecnica narrativa e magari, a romanzo finito, l'originalità emerge...
Ho scoperto la scrittura molto tardi, ma l'ho inseguita per tutta la vita come un'innamorato ostinato e quello che mi sento di dirti è: non affannarti a cercare storie o scritture valide per gli altri, cerca la tua storia e la tua modalità espressiva. Ti interessa scrivere o pubblicare?
Se sei convinto di quello che hai scritto, difendilo, fallo leggere a qualcuno di cui ti fidi. Gli altri esprimeranno critiche e/o complimenti, e il tuo romanzo lo vedrai con gli occhi del lettore e verificherai se ciò che avresti voluto esprimere è quello che viene percepito...
Se ami veramente la scrittura anche lei non potrà non amarti.
In bocca al lupo, falilulela

شجاع ∂i∂i شجاع ha detto...

;) si è vero, essere scoperti dopo la morte non è il massimo, però se ami scrivere ci sono diversi modi per promuoversi, hai mai pensato che potresti diventare uno scrittore famoso anche se non vieni pubblicato?! assurdo :D
infondo uno scrittore viene letto, giusto?
Cambia la quantità di persone che ti leggono e il fatto che ti pagano per mettere il tuo libro in vetrina?
Io non credo che sia questo uno "scrittore", colui che pubblica non è uno scrittore.
Se pensi ai "ghost writer" allora? come si devono sentire loro?
di cacca direi, dato che la loro faccia non comparirà mai da nessuna parte, e non verranno mai riconosciuti come legittimi proprietari della loro opera, eppure loro scrivono, sono scrittori, giusto?
difendi quello che sei, difendi il tuo amore per la scrittura, e difendi il tuo stile.
: D

Simone ha detto...

Grazie a tutti per i commenti, anche piuttosto incoraggianti.

Quello che ho pensato io, comunque, non è tanto se convenga o meno scrivere o non scrivere per "piacere" o anche solo per essere pubblicati.

Quello che mi chiedo è se questo scrivere in maniera volutamente non convenzionale, senza seguire certe "regole", sentendosi artisti o geni incompresi, non sia semplicemente un modo arrogante di porsi.

Come ho detto nel post, magari volevo fare l'artista ma ho solo dimostrato di non essere a un livello adeguato. Forse non si può sempre e solo puntare a quello che piace a noi, che a un certo punto magari diventa solo una fissazione.

Io credo di avere qualcosa da dire, e il farlo in maniera più facile e che arrivi a un pubblico più vasto non lo trovo semplicemente "svendermi". Ma il guaio, come già detto, è che il dubbio non era nemmeno su quale scelta fare, ma sull'essere o meno effettivamente capace a raggiungere gli obiettivi che mi pongo.

Comunque poi è vero che bisogna anche difendere il proprio lavoro. Ho sempre detto anche questo fin dai tempi in cui dicevo di mandare a quel paese editori e criticoni vari ^^.

Grazie di nuovo a tutti!

Simone

شجاع ∂i∂i شجاع ha detto...

io penso che comunque in ogni scrittore o artista ci sia un pizzico di arroganza, quale scrittore o artista che si rispetti non desidera ricevere tutte le critiche migliori e i complimenti?
Quale artista non vuole che si metta la sua opera in primo piano e venga acclamata?

E' solo che quando non sei "famoso", non sei nessuno, questa "arroganza" viene evidenziata, e uno magari pensa che non se lo possa permettere.
Ma non c'è nulla di male, credo, nell'imporre il proprio stile, anche con arroganza.
Che ti fischino pure, che ti lancino pomodori addosso.
Oscar Wilde diceva:
"Al mondo c'è una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di sé"
Infondo non puoi pretendere di piacere a tutti, e di non risultare arrogante a quelli a cui non piaci, ma puoi farli parlare di te, e questa è una soddisfazione eheh :P
quindi manda, manda le tue opere, cambia quello che è giusto, ma non cambiare per loro :D

baci

L ha detto...

Mi pare che l'agente ti abbia fatto un bel regalo di Natale.

Se fossi in te seguirei le tue ultime riflessioni.
Voler essere originali è bellissimo, ma lasciamo le sperimentazioni estreme agli autori già affermati: loro possono permetterselo.
A noialtri, una bella iniezione di umiltà, tanta voglia di fare bene, e pedalare in silenzio.

Anonimo ha detto...

Mi permetto umilmente di lasciarti il mio parere: secondo me il succo della questione sta tutto in questa tua frase:
"il mio tentativo - per non dire la mia pretesa - di apparire in un certo modo originale."
ecco, forse cercare di essere diversi in tutti i modi invece che portare originalità rischia di dare un risultato "artefatto" e poco convincente..questi erano i miei due cents.
La storia del gattino nessuno era molto dolce comunque, mi è piaciuta! Se fossi un editore ti pubblicherei :)

Saluti, Santiago

Unknown ha detto...

Secondo me è abbastanza semplice e la risposta già ce l'hai.

Se tu hai scritto in quel modo perché TI PIACE e te lo senti come il tuo modo naturale di scrivere, è un conto.

Se tu hai scritto in quel modo (e mi pare tu affermi questo) per ottenere un risultato, forzando quindi su certi punti la narrazione, allora l'idea che quello che è buono è il resto del libro, quindi la parte dove non ha agito in questo modo, è una notizia BUONA.

Il mio parere ce l'hai già su altri commenti. A me le lezioni di scrittura come molti post volutamente sopra le righe piacciono molto meno di altri dove invece ti lasci andare a descrivere situazioni e ricordi.
Forse, come per il grassetto nei post, stai ancora cercando di dire al lettore cosa leggere, dove andare a leggere, uscendo come narratore dal contesto.

Dovresti, a mio avviso, semplicemente scrivere, affinando il talento che hai, senza star dietro a regole auto imposte, soprattutto ora che il cammino è appena iniziato.

Nessuno dice che provare cose nuove non sia costruttivo, ma se tu cerchi anche la distribuzione verso il pubblico allora anche il fare un passo indietro e riconsiderare le proprie scelte è segno di maturità e coraggio.

Ariano Geta ha detto...

Fai un tentativo: prova a scrivere qualcosa "per il lettore medio", poi fai sempre in tempo a scrivere (per tuo conto e in attesa di trovare un editore pronto a rischiare) qualcosa per un "lettore meno medio".

Simone ha detto...

Ariano: credo che il lettore medio sia molto più intelligente e soprattutto di mentalità aperta di quanto qualche volta non pensiamo. Comunque sì, vorrei scrivere una cosa non troppo complicata... per vedere tra l'altro se tutto sommato ne sono anche capace.

Simone

Unknown ha detto...

Punto primo: non ti crucciare troppo, perché fior fior di editori hanno pubblicato delle vaccate inenarrabili, solo perché rientravano nei generi che vanno di moda. Non è che si cia proprio questa selezione qualitativa all'ingresso, credimi.

Punto secondo: scrivere storie semplici ma che funziona è - in linea di massima - sempre una buona idea.

Punto terzo: si vede che sei alla ricerca di qualcosa, eppure mi pare che la scelta di "generalizzare" troppo i tuoi post non abbia procurato effetti positivi alle cose che ci proponi sul blog (senza offesa, eh!)

Punto quarto: se la scrittura diventa una cosa così cervellotica da dover starci a pensare cosa proporre per "essere piaciuti", forse vale la pena di ripensare tutto da capo. Ma su questo punto la vediamo proprio diversamente, lo sappiamo entrambi ^_^

In ogni caso, buona fortuna DI CUORE!

Valery ha detto...

Ciao e buone feste!
sul mondo deglie ditori non mi pronuncio...però se posso dire una cosa...quasi tutti gli scrittori/sceneggiatori/registi, hanno inziato con storie semplici, lineari, niente id complicato, ma che si sono fatte notare...DOPO si sono presi il lusso di esagerare e fare film/libri/scenggiature che volevano.

In esempio Alfonso Cuaròn(se non lo conosci è grave!!) ha inizato con film semplici, si è fatto notare con un film come "y tu mama tambièn" che racconta la storia di un viaggio di due 17enni e una donna matura, un film bellissimo e che si è fatto notare in tutti i festival del cinema indipendente.anni dopo girerà film come "I figli degli umini" e il terzo episodio di "harry potter", ma secondo te da sconosicuto questi film li avrebbe mai fatti? ti rispondo io:Semplicemente, no.

Un altro esempio che ti potrei fare è Tornatore...da sconosciuto secondo te avrebbe mai potuto fare un film così perosnale come "Baaria"?Risposta scontatissima anche qui, no, non avrebbe mai potutto farlo.
Leggiti pure il suo libro e capisci quello che intendo dire io ti linko il libro(
http://www.ibs.it/code/9788817035958/tornatore-giuseppe-calabrese-pietro/baar-igrave-a-il-film-della.html)

come scrittore di potrei fare l'esempio della Mazzantini, i libri che scrive ora, non avrebbe mai pottuto scriverli da sconosciuta.

Ma quello che ti voglio dire non è questione di fama, ma di umiltà( e bada bene che io non ti conosco quindi non posso dirti se lo sie o meno) e di fiducia, se vuoi scrivere i libri che ti interessano devi conquistare la fiducia delle persone che ti permattano di pubblicare qualcosa, se questo significa inizare con qualcosa di semplice e lineare, BEN VENGA, significare fare gavetta e di solita fare gavetta significa inziare dalle cose che non sempre ci piacciono, solo dopo si comicia a fare le cose che davveri ci piacciono o come vogliamo.
Perdonami la retorica, ma è vero.

Ora chiudo sto papiro, lol.
Ma perchè non scrivi un post, su come ci lavori su una storia, che so come inizi a buttarla giù, cose così, son curiosa.

Baci e buone feste!
Valery

Simone ha detto...

Alex: sì, ok, hai ragione su tutto. Solo che questa cosa di dire "tanto si pubblicano anche vaccate" - come del resto ho sempre fatto io (non pubblicare vaccate, ma dire che non è la qualità che conta!) - non mi pare costruttiva.

Alla fine si finisce col criticare gli altri, ma la roba mia non migliora di certo se abbasso il livello della "concorrenza".

Cioè io pure posso dire che non mi pubblicano perché non apprezzano le mie qualità, mentre piacciono altre cose che non sono belle come le mie... ma sarà vero?

Tutto sommato, mi pare legittimo restare nel dubbio, ma trovo comunque intelligente supporre che forse non è così. Forse alcune delle cose che ho scritto finora non piacciono agli editori perché fanno effettivamente cagare, o sono così lontane da quello che la gente vuole leggere che tanto non piacerebbero che a una minoranza di lettori. Riflettendoci un po' sopra, potrei provare a non schiantarmi di nuovo contro il solito muro la prossima volta che mi metto a scrivere qualcosa.

Riguardo al nuovo blog, mi pare evidente che non piace a qualcuno dei miei vecchi lettori (diciamo che un po' di gente è proprio scappata via! ^^) Altri invece dicono di preferirlo... io penso che dopo un po' in ogni caso bisogna sempre cambiare tema o stile o argomento, per non suonare come un disco rotto. Potrei approfondire alcuni temi del mondo quasi nuovo, e forse lo farò, ma ora come ora sono contento di aver scritto 2-3 di questi nuovi post.

Magari in futuro cambierò di nuovo, e qualche lettore si lascerà riconquistare... poi non è che abbia nemmeno scritto così tanto di recente, per cui per tirare le somme è ancora troppo presto. E poi ti ho pure messo un romanzo horror nuovo... ma che voi de più?!

Simone

Simone ha detto...

Valery: sì, bene o male la vediamo allo stesso modo.

Qualche post sulle storie che mi vengono in mente mi pare di averlo scritto... solo poi si finisce con la gente che mi distrugge il libro prima ancora di averlo scritto, non so se mi va di ripetere la cosa.

Comunque ovviamente posso provare a inventarmi qualcos'altro, vedremo.

E grazie davvero a tutti per i tantissimi commenti!

Simone

Valery ha detto...

Sì sì, li avevo letti quei post, ma a parte che mis embravano generici, io mi riferisco proprio a COME parti quando finalmente hai trovato l'idea, per scrivere, che so fai una scaletta, ti informi su qualcosa, frequenti un corso o che cavolo ne so.
voglio dire di concreto coem comici.
Magari ne scriverò anche io un post del genere così cpairai che intedo..devo solot rovare tempo(ora lo sto rubando dal lavoro di impiegata per cui scusate x l'italiano^_^"").

Valery

Simone ha detto...

Ho capito cosa intendi. Il fatto è che non credo di seguire un iter "standard". Ma forse potrei fare degli articoli su come ho scritto i vari ebook che ho messo online. Forse è un po' prematura come cosa (cioè, credo che la gente sia curiosa su come sono stati scritti magari i romanzi di successo) però non è una brutta idea, grazie per lo spunto.

Simone

Matteo Scandolin ha detto...

Simone caro, butto là due vaccate natalizie.

"Scrivi un po' ogni giorno, senza speranza, senza disperazione" (Isak Dinesen: non so chi sia, ma l'ha citata Carver e a me è sempre piaciuta)

"All'epoca ero restio a fare 1+1=2; preferivo fare 139-137=2, che fa più scena e ti dà un'aria competente" (Rocco Tanica)

Poi, un abbraccione e ci sentiamo presto (yez!)
MS

Simone ha detto...

Matteo: direi che, tra le due, la citazione di Rocco Tanica è molto più nelle mie corde ^^. Ciao!

Simone

patty ha detto...

Auguri di buone feste, ho sentito la tua intervista su scrittura creativa...complimenti

Roby ha detto...

Secondo me dipende da cosa vuoi tu, mi spiego.
Se il tuo obiettivo è di diventare uno scrittore letto e pubblicato, da libreria insomma, ti devi adattare a ciò che vogliono gli editori: storie e stili più che testati, 'semplici' dici tu.
Se invece scrivi per passione, come dovrebbe essere, usa lo stile che ti pare e le trame che ti illuminano. Nessun editore ti caga? Pazienza. Ottieni la fortuna di c. Paolini? Meglio.
Devi solo decidere che strada seguire...

Simone ha detto...

Patty: grazie! Ora metto il link sul blog così l'ascoltano tutti (be', almeno chi passa da queste parti ^^)

Roby: secondo me è un po' più complicato. Cioè, la passione sta anche nel raggiungere un pubblico più vasto possibile, sperando magari di fare una buona impressione.

Questa cosa dell'artista che scrive/dipinge da sé e lontano dal mondo a me non mi ha mai preso. Per me non è che uno sa e può fare una e una sola cosa in un solo e identico modo. Chi non vuole cambiare e non segue i consigli è come se si filtrasse da sé, mentre il rapporto con gli altri è importante in ogni cosa a meno che non si creda di essere diversi e speciali... e il credersi appunto speciali però a torto era proprio il dubbio che ha spinto a questa riflessione.

Comunque c'erto, uno non è obbligato a cambiare se vuole seguire una passione. Ci mancherebbe.

Simone

CyberLuke ha detto...

Secondo me, devi fare una sola cosa: ucciderti.
O, meglio: fare finta di.
Insceni una bella morte, spettacolare, magari durante la presentazione di un tuo libro con tanti finti spettatori (prezzolati magari, ma avrai pure amici e parenti compiacenti nel Grande Inganno), in un posto con tanta gente e dove è facile che sarai ripreso da qualche idiota col cellulare o, se hai fortuna, da una troupe di Sky che un tuo complice ha fatto accorrere là con la telefonata di un falso, imperdibile scoop.
Paga un finto assassino che prima di dileguarsi griderà frasi come "Maledetto, il tuo libro mi ha rovinato la vita!" oppure "Non dovevi scrivere una storia così, non dovevi!!!"
Fai in modo che un falso critico letterario rilasci una frettolosa intervista dove gli scappino fuori parole come "la più grande promessa della narrativa italiana" e "stroncato sul nascere" e "incompreso".
Esistono in commercio kit per ferite d'arma da fuoco di scena estremamente credibili.
Nel casino che ne seguirà, e con l'aiuto di un paio di compari che ti trasporteranno via dalla folla, ti sarà facile sparire.
E il mistero aumenterà ("dove cazzo è finito il corpo?? che storia è questa???")
Poi stattene rintanato per un po', e stai a guardare che succede.
Se non sfondi così, vengo a farti la punta alle matite gratis per tutto il 2010, te lo giuro.

PS Allora, 'sta birretta?

Simone ha detto...

Cyber: mi sa che funziona meglio se sei già famoso... o se uccidi qualcuno che lo è.

Per la birretta, speriamo che il 2010 ti porti almeno un giorno in cui non sei super-impegnato! ^^

Simone

La Zia ha detto...

Passo di qua e ti do anche la mia (non-richiesta) opinione:
cambia o almeno provaci.
Se te l'ha detto più di qualcuno, se effettivamente non hai il riscontro che meriti, allora cambia qualcosa.
Non è necessario che tu stravolga il tuo stile o che rinneghi te stesso, si può apportare qualche modifica senza perdere il proprio significato.
Secondo me tutto l'impegno che ci metti, tutta la fatica e il sacrificio ma soprattutto tutto il talento che hai dimostrato di avere, meritano tentativi più mirati, secondo i suggerimenti che ti hanno dato.

Buon Lavoro e Buon Anno!

La Zia che crede in Simone Maria Navarra.

Meequi ha detto...

Da quanto ho capito leggendo articolo e commenti, tu hai le risposte a tutte le domande che ti fai, solo che sarebbe meglio una conferma esterna.
Per quanto poco possa valere il mio parere, nel libro (Primo Mazzini) qualcosa di azzardato (in senso di 'arroganza') mi sembra che c'era, ma conoscendoti dal blog so che è solo un'impressione, che non è mica arroganza per niente. Forse uno che parte dalla sola lettura del libro può non pensare che la cosa sia un'impressione, ma in ogni caso non è niente di così eclatante da starci a riflettere tanto.
A me il libro è piaciuto tantissimo e, visto che non ho avuto mai niente a che fare con editori, il fatto che non te l'hanno voluto pubblicare semplicemente mi sembra strano.
Magari dovresti scrivere qualcosa di attuale di quelle che restano attuali per un bel po' (2012, crisi economica...) e metterci lo stile che vuoi. Ad esempio 2012 (il film) l'hanno visto in tanti e tutti hanno detto puntualmente che non gli è piaciuto. Il fatto è che, comunque, l'hanno visto. Ora il cinema non è la stessa cosa della scrittura, però mi sa che se uno scrive qualcosa che incuriosisce, la gente ne è attratta a prescindere dal contenuto.

Simone ha detto...

Zia: ero già passato dalle tue parti a salutare, grazie di nuovo e un abbraccio!

Meequi: infatti proprio Primo Mazzini mi ha un po' buttato giù. Alla fine credo che sia un lavoro almeno divertente (senza avere chissà quali pretese) e su cui poter costruire magari anche un seguito correggendo errori e difetti che possono esserci. Solo non se l'è proprio filato nessuno (a livello editoriale), e credo che sia per come è scritto e mi chiedo se valga la pena continuare così oppure no.

Forse è vero, anzi lo è sicuramente, che bisogna anche attirare l'attenzione. Dovrei cercare qualche tema più "attuale", questo sì. È che non è affatto facile come dice qualcuno: se tutti sapessero rendersi commerciali e appetibili tanto per vendere in libreria sarebbe pieno di best seller... ma non mi pare proprio che sia così ^^.

Grazie davvero, ciao!

Simone