Io sarò - sicuramente - così. |
Un paese un po' fuori mano, magari in campagna. Qualche casa, a malapena due o tre negozi per le cose essenziali, una corriera che passa poche volte al giorno.
Qualcuno che sta male. Giovane o vecchio, sano o già malato. Non si sa che cos'abbia: sta semplicemente male.
Si chiama il dottore. E magari di dottore ce ne sta uno a un'ora di viaggio di distanza, o magari ce ne sta uno che abita proprio nella casa lì dietro, a un tiro di schioppo. In certi paesi del nord è ancora un po' così: se c'è l'ambulanza dei volontari di un paese vicino magari arriva subito, mentre se deve arrivare dalla città è capace che aspetti anche un'ora.
E insomma, va bene, torniamo al nostro discorso: posto un po' isolato, qualcuno sta male, e arriva il dottore.
E a quel punto, che ha un medico a sua disposizione? Che può fare?
Prima di tutto, la semeiotica: saper riconoscere una malattia, dal suo aspetto. Da come si comporta il paziente. Da dove è localizzato un dolore, da una rigidità, da come si muove l'ammalato.
Ora a noi sembrano minchiate, ma la tomografia assiale computerizzata - la cosiddetta TAC - è stata usata per la prima volta nel 1975. E ve l'immaginate a fare tutto senza una TAC? Senza endoscopia, senza ecografo, senza magari nemmeno una miserissima lastra del torace?
La semeiotica, appunto, e nient'altro.
Non che oggi come oggi la semeiotica si studi chissà quanto, intendiamoci. C'è che da un lato tante cose ancora sono importanti: e allora fai il Mingazzini, fai il Babinsky, fai il Murphy... e insomma una mezza idea ancora te la fai.
Però oggi se arriva uno in pronto soccorso e la TAC non gliela fai... apriti cielo! Se poco poco aveva una costola incrinata e non gliel'hai detto è capace che ti denuncia. Oggi ci sono le linee guida, le direttive dell'ospedale, i colleghi che se fai una cosa fuori dal comune ti guardano con gli occhi di fuori dalle orbite. La TAC se c'è anche mezzo dubbio la devi fare e basta. Per cui la semeiotica: sì, ok, tutto bello e interessante. Però facciamo la TAC e nella semeioica al limite vedremo i segni che confermano quello che si vede con le immagini.
Ma torniamo al nostro dottore di campagna. Solo, in un buco sperduto di paese, col paziente che sta male.
Lo visita col potere della semeiotica e trova, mettiamo, che il paziente ha una roba... che ne so: il segno del Giordano positivo.
Fico, no? Il paziente sta male, Giordano positivo... e insomma che avrà? I calcoli!
E ok. Qui finisce la semeiotica, e comincia tutta un'altra parte della medicina.
- Se ha i calcoli, perché il paziente sta male?
- Ci sono dei farmaci che possono aiutarmi?
- Il paziente può restare a casa, o andrà ricoverato?
- Devo dare un antibiotico? E se sì, che tipo? In quali dosi?
La parte mnemonica. La cultura medica. Il fatto stesso che vuol dire che sei dotto, e gli altri ti chiamano dottore. E magari ti pagano pure... ma non ci giurerei.
Che una volta era così, no? Se lo sapevi, lo sapevi. Se non lo sapevi ti attaccavi al tram: che magari sì un manualetto da qualche parte te lo portavi pure, ma più di tanto non è che poteva esserci scritto e l'idea stessa che da qualche parte ci potessero essere delle nozioni più aggiornate rispetto alle tue - apprese magari 20 o 30 anni prima - era già difficilmente concepibile: il paziente ha i calcoli e i calcoli si curano così. Se lo sai, lo sai. Se non lo sai - semplicemente - non sei un dottore.
E ok. Bello. Ma oggi?
Oggi il paziente prende il cellulare, va a cercarsi su internet la propria patologia, trova un sito pieno di una montagna di cazzate... e metà del lavoro del medico è litigare coi pazienti e convincerli a dargli retta e a espletare operazioni burocratiche assolutamente inutili da un punto di vista sanitario, ma che minimizzano il rischio di essere denunciato.
Oggi se pure sai tutto l'Harrison a memoria non è che hai realizzato chissà cosa: perché la gente non è più formata (unicamente) da contadini e analfabeti: le persone hanno una cultura mediamente abbastanza elevata da essere in grado di trovare lo stesso materiale che trovi tu, e capirlo magari allo stesso modo con dei limiti dettati solo dalla minore esperienza.
Ho visto pazienti curarsi da soli, e poi andare dal medico a chiedere prescrizioni con valore retroattivo. Ho visto parenti di persone ammalate ascoltare quello che diceva il dottore, e due secondi dopo correre su Internet con l'iPad a cercare qualcosa di meglio, perché comunque di lui più di tanto non si fidavano. So di amici che vanno dallo specialista e si trovano loro a spiegare le cose a lui, oppure lo vedono controllare su google prima di dargli una risposta.
E insomma, la tecnologia moderna ha cambiato la mia - forse - futura professione fino a un punto che rende quasi ridicola, obsoleta e fuori tempo quella che era l'immagine classica del dottore di una volta. E se togliamo la semeiotica, se le immagini che abbiamo sono sempre più illuminanti e se la cultura medica è di giorno in giorno di migliore accessibilità, nonchè azzerata e completamente riscritta in cicli di pochi anni... della professione medica, cosa rimane?
Chi è il medico bravo? Cosa è? Cosa sa fare e cosa si aspettano le persone da lui? Vi chiederò di più: cosa può fare di concreto un medico per i propri pazienti?
Da un lato, penso alla chirurgia e dico: ok, questo è uno. Un tipo di medico. Che la gente comune non sa certamente fare un intervento chirurgico. Ci vuole esperienza, ci vuole manualità... e mi pare scontato: un chirurgo bravo, non ha paura di google, della TAC o dell'applicazione del prontuario farmacologico che puoi portarti sempre in tasca. Il chirurgo è il chirurgo, e nessuno può addormentarsi e operarsi da solo. La chirurgia - sempre più moderna e raffinata - rimarrà sempre.
Poi penso a tutte queste nuove tecnologie. Penso all'ecografo tascabile che ho visto su Youtube e che rende un inutile pezzo di plastica pure il fonendoscopio. Penso alla Risonanza Magnetica che da un lato pare tanto semplice, ma che uno deve essere poi in grado di saper leggere e interpretare. Penso ai computer e a Internet con una infinità di informazioni di carattere medico. Studi e pubblicazioni di ogni tipo, forma e genere. E pure lì: se sai gestire le cose, se sai cercare, se sai cosa devi trovare di preciso... allora ok. Però devi esserne capace.
E insomma: un chirurgo che è anche bravo a usare Internet. O un bravo diagnosta che sa leggere ECG TAC ECO RMN e tutti gli altri acronimi di 'sto mondo. E allo stesso tempo un po' burocrate, e un po' avvocato. Con la mentalità aperta di uno che gli dicono: ehi guarda c'è una cosa meglio di quella che facevi tu! E lui, tranquillo, se trova una cosa meglio se la impara. Senza stare lì a farsi chissà quali problemi.
Eccolo qua: il dottore del futuro. Prossimo. Di domani, o già di oggi stesso magari. O addirittura anche di ieri, che qualcuno così è già da un po' che farebbe comodo.
Ci ho preso? Ho sbagliato? Una via di mezzo? Non lo so, io penso - un pochino - di sì. Ma dite la vostra anche voi.
Simone
25 commenti:
Interessante il tuo blog.
Ovviamente è così ma sino a un certo punto. Certo, l'approccio paternalistico (del tipo "io so cosa è meglio per te") che il medico (o qualunque altro professionista sanitario e non) poteva avere un tempo è ormai sempre meno usabile; ma facendo da sè si trovano spesso informazioni errate, distorte e contraddittorie, e uno stesso segno/sintomo può dipendere da una dozzina di patologie diverse, e possono esserci approcci terapeutici differenti (oltre il dettaglio che parecchie cure richiedono la prescrizione)...insomma, i professionisti preparati serviranno sempre, quelli un po' approssimativi saranno sempre più in difficoltà.
Ciao Simone, che bella questa discussione.
Il cambiare idea se qualcuno gli fa capire che c'è un modo migliore del suo per fare qualcosa, è una bellissima caratteristica che sarebbe bello fosse distribuita un po' per tutti, non solo ai medici. E che rimanesse quando si invecchia.
Io tra le cose che buon medico dovrebbe fare ci metto non spazientirsi se il paziente (che gioco di parole!) cerca si Google la sua diagnosi, la sua cura, la sua malattia. Aiutarlo semmai a capire meglio quello che legge anche su internet. Pretendere che i pazienti si fidino ciecamente è, come dici tu, anacronistico. E se questo può comportare diversi problemi, come trovare notizie inattendibili su internet, credo che sia comunque un passo in avanti rispetto al Sapere che sta tutto da una parte. E che possa portare anche al vantaggio di curare un paziente più collaborante in senso attivo, più consapevole. Capisco sia più "rognoso" rispetto ad avere qualcuno di più obbediente, ma penso sia comunque comunque meglio. Ecco io un bravo medico lo vedo sicuramente preparato, ma anche disposto a diminuire la distanza tra quello che sa lui e quello che sanno i suoi pazienti, senza considerare questo un affronto alla sua professionalità.
Ciao :-)
e lo sai di chi è la colpa? degli ingegneri e dei matematici che hanno creato internet, tac, ecografie e compagnia bella! (perché non credo che esista un medico che sappia davvero come funzionino queste cose e che non si metta le mani tra i capelli quando gli vai a spiegare le trasformate che stanno dietro ad un esame diagnostico così complesso)
ad ogni modo, il dr Octopus è uno dei cattivi, non mi sembra il migliore dei modelli =)
Enrico: grazie! Devo leggere qualche tuo fumetto.
Valerio: certamente. Però penso che la medicina sia cambiata talmente in fretta che molti ancora non se ne sono accorti.
Chesogni: certamente bisogna avvicinarsi ai pazienti. Però non tutti i pazienti vogliono il dottore vicino. A volte sono aggressivi e non si fidano e pensano che li vuoi fregare. Se poi qualcosa su internet gli fa credere che non sei nemmeno preparato è proprio la fine :)
Nimbus: eh eh, ma chi è quello intelligente? Quello che risolve le trasformate o quello che le fa risolvere agli altri e si becca i soldi per il risultato?! :) ho amici ingegneri che se gli racconto le cose che faccio in pronto soccorso svengono! :)
Simone
Che commento strano, stai già diventando un medico attaccato ai soldi? ;) quello intelligente, secondo me, è quello che cerca la conoscenza e non il guadagno. Piuttosto parlerei di furbizia, nel caso dei soldi, ma ho sempre trovato poco interessanti le persone che mirano solo al guadagno.
Si becca i soldi, per dire ne fa un uso pratico... o salva le vite umane e lenisce le sofferenze. Così è meglio?! Risolvere teoremi per la conoscenza di come si risolvono è un po' poco. Poi scusa se te lo dico anche qui, sembra che i medici non li sopporti proprio! :)
In generale direi che non sono i miei eroi, ma neppure gli ingegneri.
Non parlavo di teoremi, ma di applicazioni pratiche, dovresti sapere che è diverso ;)
Ho scoperto da poco il tuo blog, complimenti!
Tornando al tema del giorno, ho sentito dire che il 50% della conoscenza medica si rinnova in 5 anni, ciò significa che un medico neolaureato ha già un bagaglio di informazioni obsolete (non azzardo una percentuale) prima ancora di iniziare a esercitare!
Nonostante ciò, questi 6 e passa anni devono pure servire a qualcosa, e infatti oltre che un minimo di esperienza, secondo me servono soprattutto a formare un metodo.
Il metodo è quello che renderà un medico tale anche nel futuro.
La medicina non è un elenco di sintomi, un elenco di referti strumentali, un elenco di farmaci o un elenco di qualsiasi altra cosa, così come viene intesa dalla maggior parte dei siti specializzati o pseudotali. Non lo è soprattutto quando il paziente è grave e non si ha il tempo materiale di cercare sullo smartphone.
La medicina è ragionamento: è saper riconoscere un segno o un sintomo, fare la domanda giusta, ipotizzare una causa, immaginare tutti i modi possibili con cui quella causa potrebbe manifestarsi, utilizzare con criterio i mezzi a disposizione e infine individuare la terapia migliore per quello specifico paziente.
Nessuno di questi passaggi è facile, impararli richiede tempo e soprattutto ci si deve avere a che fare quotidianamente. Se qualcuno ha così tanto tempo a disposizione per cercare su internet, tanto vale che si laurei in medicina!
Ps. Un mio professore dice che conoscere una malattia è come conoscere tutti gli aspetti del carattere di una persona, si impara a farlo dopo tanti anni.
Quello che dice Azimuth dovrebbe essere ampiamente compreso da tutti i docenti di ogni facoltà. Oggigiorno è IMPENSABILE pensare di non aggiornarsi, l'università deve fornire le basi teoriche e, magari, pratiche per capire come fare ad aggiornarsi.
Personalmente quoto Nimbus, l'università ti da le basi per riuscire poi a imparare a fare il tuo lavoro. E l'aggiornamento costante è fondamentale. La visione di Azimuth è bella, idealmente sarebbe anche giusta, ma alla fine spesso la medicina, per le troppe variabili, è più procedure e protocolli che ragionamento, poi è chiaro che certe situazioni il medico con "pensiero laterale" le risolve mentre altri continuano a sbattere come mosche sul vetro.
Si certo a volte i pazienti sono proprio difficili da gestire. Io però lavorando da logopedista ho sempre notato che più cose vengono spiegate e più si abbassa la soglia di aggressività, o la distanza (almeno questo succedeva con i genitori dei pazienti piccoli). Poi alcuni hanno anche un caratteraccio, così come alcuni medici, così come alcuni logopedisti :-)
Secondo me un buon medico di oggi parla tanto e ascolta di più, più di un buon medico di tempo fa.
L'aggiornamento medico in un certo senso già è regolamentato con i crediti che di devono acquisire ogni anno.
Dico "in un certo senso" perché tra convegni e offerte di ogni tipo credo che i crediti acquisiti non siano necessariamente i più validi e non trattino per forza gli argomenti più importanti... ma credo che uno specialista che segue i convegni della propria specialità sia generalmente abbastanza aggiornato anche dopo anni dalla laurea.
Anche secondo me la medicina purtroppo è spesso fatta di procedure e protocolli... ma conoscere per lo meno i protocolli più recenti non sarebbe male :)
Simone
Rileggendo i commenti mi sono accorta che il mio era proprio un commento da donna! :-) Tutti giustamente parlano di preparazione e aggiornamento, io invece mi sono fissata sul dialogo... differenze di genere!
Chesogni: be'... meno male che c'è pure qualche idea un po' diversa allora, se no tutti a dire le stesse cose che rottura! :)
Simone
Sono molto d'accordo con Chesogni sull'aspetto del dialogo e del rapporto con il paziente, che è fondamentale tanto quanto la preparazione accademica. Non dimentichiamoci che la medicina (almeno così la vedo io) ha aspetti scientifici ma anche umanistici.
Chesogni ha perfettamente ragione, anche nella mia esperienza professionale posso dire che il saper comunicare e il saper ascoltare smussano tanti angoli.
@Simone: ribadisco che concordo che l'aggiornamento è vitale per ogni professionista, ma ti assicuro che il sistema degli ecm, obbligatorio anche per noi farmacisti, è una mezza pagliacciata; ovviamente il singolo evento può anche essere realmente utile, ma il sistema nel suo complesso è strutturato come solo la burocrazia italica poteva concepire. Non entro nei dettagli per non rovinarti la sorpresa quando sarai laureato ;-)
Chesogni ha perfettamente ragione, anche nella mia esperienza professionale posso dire che il saper comunicare e il saper ascoltare smussano tanti angoli.
@Simone: ribadisco che concordo che l'aggiornamento è vitale per ogni professionista, ma ti assicuro che il sistema degli ecm, obbligatorio anche per noi farmacisti, è una mezza pagliacciata; ovviamente il singolo evento può anche essere realmente utile, ma il sistema nel suo complesso è strutturato come solo la burocrazia italica poteva concepire. Non entro nei dettagli per non rovinarti la sorpresa quando sarai laureato ;-)
io dico: guardati "A young doctor's notebook". E' una miniserie con pochi episodi ispirata al libro di Bulgakov.
Qualcosa di meraviglioso.
Non so: visto il tuo stile di scrittura io mi sento che ti piace.
Ciao!
Agnese
Valerio: si mi immagino che non sia un sistema così efficiente...
Agnese: ho visto la pubblicità ma non l'ho mai beccato in TV. Rimedierò! :)
Simone
Anonimo: scusa il commento era finito tra lo spam... ogni tanto blogger fa come gli pare! :)
Grazie per il contributo. Certo anche secondo me il rapporto medico paziente è importante ma in fondo preferisco un medico bravo e scorbutico a uno tanto gentile ma poco capace.
Inoltre alcuni specialisti (tipo l'anestesista, i radiologi, i patologi ecc) con i pazienti non è che interagiscano davvero molto.
Simone
ti posso dire che se per "scorbutico" intendi quello un po' televisivo burbero ma in fondo una brava persona ok...ma purtroppo gira gente che è proprio irrecuperabile nel rapporto con il paziente e ti assicuro che fa danni peggio della grandine...a quel punto, santa pace, fai il ricercatore (o almeno una delle specializzazioni tipo quelle che hai elencato), no?
Vabbe se uno e proprio terribile magari fa il ricercatore e litiga con tutti i colleghi... per alcuni non c'è proprio speranza a questo punto :)
Devo dire che questo post, e quello di qualche settimana fa sul fidarsi o meno dei medici, mi hanno acceso una domanda: Simone, hai mai ascoltato la canzone "Un Medico" di De André?
Oppure letto l'Antologia di Spoon River?
Il mondo con internet è cambiato, nel tuo come in tanti altri ambiti lavorativi. Poi possiamo discutere in quali campi questo abbia portato più benefici che altro. Però sappi che oramai, basta avere in casa un PC, avere Gimp o Photoshop o un qualunque programma dove pasticciare graficamente e tutti pensano di poter fare il mio mestiere. Ma non è così. Ma il valore della professionalità lo si sta perdendo in molti campi, purtroppo.
Dama: il valore della professionalità è importante. Ma è più professionale chi si scarica gimp e ci si mette di impegno o chi lavora per la mega-società internazionale ma spaccia idee riciclate e lavora senza passione?
Alla fine l'accesso alla conoscenza e alle tecnologie ci ha "elevati" tutti, per cui per essere meglio bisogna trovare il modo di offrire qualcosa in più... e certo la professionalità data dall'esperienza è già qualcosa, sono d'accordo.
Simone
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