10/04/14

Le abilità pratiche per fare il medico: aggiornamento.

Reperto di antico prelievo venoso venuto male.
Non so quanto tempo fa (non mi va di cercare il post) avevo parlato delle cose che stavo facendo in reparto, delle prime e banali abilità pratiche che stavo "assumendo" un po' per osmosi dalle persone più esperte che stavano attorno a me, e di quelle che - a parere mio - erano le cose che un laureato in medicina dovrebbe saper fare.

Ora dubito molto di aver raggiunto le capacità manuali anche minimamente necessarie per fare un qualsiasi lavoro sanitario (dal chirurgo a quello che pulisce i bagni) ma visto che il blog è più uno spazio di riflessione che altro riscriverei questa sorta di checklist, farei il punto della situazione e proverei a capire dove è possibile spingere un po' di più per migliorare.

Immagino di essere stato adeguatamente confuso, tuttavia andiamo avanti:

Elenco delle capacità pratiche che dovrebbe avere un medico neo-laureato... e delle mie:

1) Prelievi venosi, emogas, cannule e buchi vari.

Il prelievo è la cosa base che si pensa un dottore debba saper fare. A lezione/tirocinio in 6 anni ci hanno fatto fare un prelievo virtuale su un manichino senza nemmeno il sangue finto che usciva fuori (dovevi capire da solo se avevi preso la vena o no) e ora si vocifera che organizzeranno forse degli incontri aggiuntivi per andare in reparto a fare un prelievo sulla gente vera... ma tutto sommato spero di laurearmi prima.

Se pensiamo che il prelevatore (dottore che fa i prelievi alla gente nei laboratori) è un mestiere, potremmo facilmente fare 1 + 1 e pensare che forse anche se non te lo insegnano un prelievo conviene saperlo fare lo stesso... e insomma, io in reparto ho provato tanto a fare pratica coi seguenti risulati.

- Prelievo stupido (quello con l'ago e basta): infili l'ago e tiri via il sangue. Vabbe'. In reparto in realtà non si fa quasi mai. Ho provato una volta e ci sono riuscito, direi che non sia l'abilità medica più complessa del mondo.

- Prelievo con l'agocannula: infili la cannula nella vena, e da quella cacci fuori il sangue. In reparto si fa sempre così (perché poi la cannula rimane e puoi usarla per fare le terapie), ma è la cosa più difficile al mondo.

Cioè prima c'è la microchirugia dei vasi, poi c'è il trapianto combinato cuore polmoni e solo dopo - quando uno è bravo bravo bravo - puoi riuscire a mettere le agocannule.

Io un po' ne ho messe, e diciamo che se il paziente ha le venone giganti in genere ci riesco pure. L'ultima volta ho giusto scordato di togliere il laccio emostatico al momento giusto e ho allagato il pronto soccorso col sangue che spruzzava e pioveva lungo i muri... ma per fortuna il paziente era simpatico, e non s'è incazzato.

Con le vene difficili e che non si vedono invece chiamo gli infermieri, e la cannula la mettono loro. Che pure questa è una fantastica soluzione per saper lavorare benissimo... anche se poi all'infermiere lo pagano a lui.

Emogas: vi ho parlato per mesi dell'emogas, quando stavo imparando. Diciamo che lo so fare e lo so pure leggere e mi viene sempre. Quasi. E non ne parlo più. Quasi.

Accessi arteriosi: sarebbe l'emogas con l'agocannula, un mix delle 2 cose. Forse di interesse più specialistico che di un semplice medico laureato (anche pure questi li mettono gli infermieri), ho provato qualche volta e direi che è più facile delle cannule venose. Bisogna fare patica, ma insomma: se po' fa'.

2) ECG: l'elettrocardiogramma lo so fare e lo so all'incirca leggere. A parte quando ancora sbaglio a leggerlo e finirei in galere... ma sono sottigliezze.

3) EEG: l'elettroencefalogramma da noi lo fa un tecnico appositamente preparato. Io so riconoscere giusto se il paziente è deceduto... e insomma il vostro EEG - nel caso - fatelo leggere a un neurologo.

4) Visite mediche: in generale ho praticato un bel po' il fatto di vedere e valutare i pazienti. Credo di saper più o meno distinguere uno scompenso cardiaco da un ictus o da una crisi epilettica... so facicchiare un esame neurologico, inquadrare alla meno peggio un paziente e vedere insomma come sta.

La divisione netta tra pazienti medici e chirurgici fatta dall'ospedale comporta che la valutazione di patologie di interesse chirurgico non mi è toccata praticamente mai (per dire, se un ernia va operata o puoi mandare a casa il paziente. Vedere endoscopie, valutare la TC di un trauma eccetera). Penso sia un problema grave che l'università ignora totalmente, formando chirurghi che non sanno nulla di medicina (letteralmente) e medici che per metterti un cerotto devono chiamare l'ambulanza.

L'unica soluzione che ho trovato è risolvere la cosa da me, frequentando i box chirurgici del pronto soccorso, anche se non vale sempre la pena passare lì una giornata intera: magari vedi solo codici verdi che manco vanno visitati, oppure capita solo gente che va dritta in sala operatoria, e non vedi una mazza lo stesso. Probabilmente avrò più tempo per fare pratica in questo senso nel primo anno dopo la laurea, se continuerò a frequentare sempre gratis e sempre per conto mio in aggiunta a tutto il resto... ma insomma: è un po' deprimente, come cosa.

5) TAC, RX, Ecografia e immagini varie: penso che sull'ecografia - grazie alla tesi che sto facendo - sto iniziando a prenderci un pochettino. Anche questa non è una capacita medica di base e si potrebbe dire che poteva essere lasciata al post-laurea... anche se - per come la vedo io - non saper usare l'ecografo, oggi come oggi, inizia a essere una lacuna abbastanza letale.

RX e TAC ne ho viste tante, e diciamo che me la cavicchio. Il problema è che magari se stai in un dato reparto vedi sempre immagini relativi a certe patologie... mentre per le altre dovresti 1) girarti altri reparti 2) trovare il medico che si guarda EFFETTIVAMENTE le immagini invece che leggere solo il referto. Insomma: il solito mega-lavoro da fare per conto proprio... ma più o meno sono quasi parzialmente soddisfatto.

6) Punti, suture, medicazioni: come al punto 4. Ogni tanto vado dai chirurghi e vedo qualcosina. Tempo 35-40 anni e sarò diventato bravissimo...

7) Il punto sette? Bo'?! Che altro deve saper fare - di base - un medico appena laureato, secondo voi? Io penso di aver detto sutto.

Ma se avete qualche idea, fatemi sapere: che da qui alla laurea c'è ancora tempo per fare qualche altro tirocinio.

Simone

49 commenti:

Nimbus ha detto...

Beh, le fft ;)

Simone ha detto...

No :)

Anonimo ha detto...

e il minimo locale di una funzione, no?

Affezionato lettore

Anonimo ha detto...

Simone scusa l'OT ma non resisto: io non ho ancora capito se Nimbus ci è o ci fa... nel frattempo posso fargli sapere che non mi risulta per nulla simpatico?
E credo di non essere l'unico; poi magari lui vuole proprio che sia così, in tal caso, bravo!
Per il tuo post di oggi, che altro devi saper fare? Sai affrontare gli ustionati?
Let us know.
Ciao e buon proseguimento.
Roberto.

Anonimo ha detto...

Leggere e interpretare esami ematochimici non richiede la manualità per un emogas ma è fondamentale! Sono sicuro che starai facendo del tuo meglio per migliorare sempre di più anche su questo fronte.

Affezionato lettore

Simone ha detto...

Roberto: non mi mettete in mezzo, io voglio bene a tutti i commentatori del blog! (A parte quelli che mi insultano :) e preferirei che qui nessuno litigasse! Per il resto no, gli ustionati non li so trattare. Sarà una capacità medica di base?! Spero di no! :)

Lettore: ok gli esami me li ero scordati. Devo dire che qualcosina alle volte ancora mi sfugge. Grazie del consiglio!

Simone



Anonimo ha detto...

Be' se volessi fare davvero il medico in medicina d'urgenza, credo che non ti possa esimere....o no?
Ciao.
Roberto

TripToFun ha detto...

Beh ci sarebbero le medicazioni e le fasciature visto che i malati ortopedici nel pronto unico se li becca il medico di medicina d'urgenza e a non saper curare neanche una distorsione fai davvero una figura barbina (anche se nel corso di laurea nessuno te lo insegna)

Alessandro ha detto...

Ciao Simone, mi chiamo Alessandro e sono un tecnico specializzato in risonanza magnetica. Nel corso degli anni ho potuto realizzare che tra il personale medico la conoscenza della risonanza magnetica è a livelli drammaticamente bassi. Penso che un laureato in medicina dovrebbe conoscere in modo approfondito la risonanza magnetica considerato che quest'ultima rappresenta, allo stato dell'arte, la tecnica di imaging più avanzata..

Simone ha detto...

Roberto: certamente! Intanto però pensiamo alla laurea e alle cose "semplici" :)

Triptofun: ciao! Qualche medicazione la sto vedendo seguendo quel poco che riesco gli ambulatori chirurgici. Come dicevo non è semplice seguire più campi in contemporanea... però hai ragione devo impegnarmi di più! :)

Alessandro: qualche RMN la vedo almeno per i pazienti neurologici. In pronto soccorso però non si usa molto, per cui mi rendo conto che anche questo sia un po' un limite. Proverò a rimediare...

Simone

Nimbus ha detto...

in pronto soccorso mi pare di capire che si vada di tc, no? ma le risonanze sono piuttosto interessanti =) ci sono tanti dati scaricabili e analizzabili sul pc di casa, se proprio vuoi farci l'occhio

affezionato lettore: sai bene che per me sapere cosa sia un minimo locale è alla base di ogni scienza, viene persino prima delle medicazioni! non dimentichiamoci del greco però ;)

roberto: un abbraccio :*

ThereseM ha detto...

misurare la pressione!!!!!!!!!!!!! che non tutti la sanno pigliare!

Simone ha detto...

Nimbus: in pronto soccorso in effetti si fa quasi sempre una TC. Però in caso serva (a volte nei pazienti neurologici, per esempio) si può richiedere anche una risonanza magnetica in urgenza.

Therese: certo, ci mancherebbe! Quella l'ho messa diciamo nella "visita"... pure mettere il saturimetro o misurare la temperatura, a questo punto. Ma spero che queste cose almeno le sappiano fare tutti! :)

Simone

chesognichefai ha detto...

Dal punto di vista del paziente (cioè dal mio), il medico è proprio bravissimo a fare i prelievi quando mentre infila l'ago, o due secondini prima, ti fa una domanda che non c'entra proprio niente per distrarti. Tipo cosa studi, dove vai in vacanza, come ti chiami. Io apprezzo tantissimo.

Simone ha detto...

Chesogni: grazie della dritta... la userò sicuramente! :)

Simone

Dama Arwen ha detto...

L'ultima volta ho giusto scordato di togliere il laccio emostatico al momento giusto e ho allagato il pronto soccorso col sangue che spruzzava e pioveva lungo i muri... ma per fortuna il paziente era simpatico, e non s'è incazzato.

MUAHAHAHAAHAH
La prossima volta scendo fino a Roma a farmi mettere un'agocannula da te (anche se spero sempre di non averne mai più bisogno).

Io ho le vene MINUSCOLE -.-" Mi han messo la farfallina da NEONATI. E l'agocannula me la misero bene, s, peccato mi facesse un male cane proprio xké la vena era troppo sottile. L'infermiera ha rinunciato, dopo averne buttate due…

Penso sia un problema grave che l'università ignora totalmente, formando chirurghi che non sanno nulla di medicina (letteralmente) e medici che per metterti un cerotto devono chiamare l'ambulanza.

Questa cosa mi lascia davvero interdetta… per quanto occuparsi della vita e della salute di una persona, le stesse lacune ci sono in molti mestieri. Troppo spesso gli studi sono troppo accademici e poi non puoi "fare" un tubo appena ti butti nel mondo del lavoro.

Anonimo ha detto...

Questo post mi da lo spunto per qualche considerazione di carattere generale. La prima cosa che mi è venuta in mente è l'inadeguatezza del percorso di studi in medicina che oggi offrono le facoltà di medicina italiane. O si comprende che è giunto il momento di riformare drasticamente il corso di laurea o si rischia di ''perdere'' la professione medica. Per me il medico non dovrebbe chiamare l'infermiere per mettere un ago-cannula! Ormai penso sia giunto il momento di equipararci un po' al resto dei paesi europei per ciò che concerne la formazione medica di base. Visto che tu tendi verso la medicina di urgenza non dimenticare di verificare la capacità di manovre semplici, quali saper mettere un collarino ad un traumatizzato, visto che, quando feci un turno come volontario CRI ad una manifestazione sportiva, il medico incaricato presente lì in palestra mostrò un certo imbarazzo nel mettere il collarino. Non credo che tutti gli studenti di medicina siano come te così solerti e ansiosi nell'acquisire competenze, in gran parte cercano solo di prendere 30 e lode. Insomma, riprendiamoci la professione!
Un abbraccio, Matteo.

Simone ha detto...

Dama: se te la metto io la cannula allora viene fuori una scena tipo profondo rosso!

Matteo: che la professione medica si stia un po' perdendo è anche la mia impressione. Tanti specialisti che fanno cose particolari e di nicchia... ma poi il dottore "vero", quello che ha una visione più generale e competenze più ampie, dove sta?

Io sono giunto alla conclusione che sia un percorso non obbligato e molto auto-didatta: ti metti da te a seguire e frequentare e a imparare altre cose. Altrimenti ti specializzi, trovi il tuo posticino e fai le tue 2-3 cose per 40 anni fino alla pensione. Credo che a molti vada bene così.

Simone

Anonimo ha detto...

A me ( e a te evidentemente ) la cosa non sta bene. A me proprio lo specializzarsi mi provoca l'orticaria. Io ( e anche tu, ormai è evidente ) amo la figura del medico ''condotto''! Un saluto
Matteo

Valerio ha detto...

La divisione tra area medica medica e area chirurgica che descrivi è, purtroppo ma forse necessariamente, verissima, la vaghezza delle nozioni dei chirurghi in ambito farmacologico è proverbiale (anche se non di rado anche quelli di area medica se escono fuori dal loro sottocampo di specializzazione tirano fuori delle perle niente male) così come è nota l'incapacità della maggior parte degli altri di mettere due punti. Tra le cose che devi imparare direi, da farmacista, che c'è senz'altro l'imparare a redigere correttamente una prescrizione, altrimenti i tuoi pazienti non avrebbero accesso alla cura.

Simone ha detto...

Matteo: già... siamo nati nel secolo sbagliato! :)

Valerio: punti, accessi arteriosi, medicazioni: niente. Dall'altra parte niente ECG, terapie... sembra che hanno preso i libri di medicina e se li sono divisi a metà.

Fare una prescrizione in ospedale, o almeno in pronto soccorso, non succede. Ho visto qualche ricetta... ma finché non farò parte del sistema sanitario nazionale (cioè probabilmente mai) non è che avrò il diritto/dovere di scriverne una. :)

Simone

Valerio ha detto...

Per "prescrizione" si intende anche la ricetta "bianca".

Simone ha detto...

Valerio: ok, quella dai è fattibile allora :)

Simone

Velerio ha detto...

Non è che scrivere una prescrizione "rossa" sia più difficile che scriverne una "bianca", anzi: in realtà è tutto molto semplice (almeno nelle linee fondamentali). Ma ci sono alcune semplici regole da conoscere, altrimenti si pasticcia e il farmacista a volte può aggiustare (mandando gli accidenti al medico) altre volte deve "rimbalzare" il paziente che dovrà magari andare (mandando gli accidenti al medico) dal mmg che farà una prescrizione corretta (sempre mandando gli accidenti al primo medico).

Anonimo ha detto...

Non pensare che sia facile ricettare con il ricettario rosso, soprattutto se devi farlo a mano:
Devi sapere esenzioni, note terapeutiche Aifa, se è' richiesto il piano terapeutico dello specialista...in alcune regioni e obbligatorio il quesito diagnostico in altre no...non è facile districarsi nella giungla burocratica se si è alle prime armi
Lorenzo

Simone ha detto...

Valerio: ho capito. Giuro che mi farò spiegare bene come si scrive prima di mandare la gente a fare 200 giri a vuoto allora! :)

Simone

Simone ha detto...

Lorenzo: infatti ho visto ci sono un sacco di codici e cose da aggiungere... i medici di famiglia hanno dei programmi che li aiutano, comunque.

Emanuela ha detto...

Io ti consiglierei di frequentare il pronto soccorso di un piccolo ospedale - o dell'ospedale di una piccola città. Io ci sono arrivata a 40 anni ( gli 8-9 anni dopo la specialità li ho passati in Africa...) e ti assicuro che si vede la casistica più varia. Niente PS chirurgico o ortopedico, le Rx di notte te le devi interpretare da solo a meno di gravi dubbi ( a proposito, mi sembra una discreta competenza da acquisire. Non ti deve mai bastare il referto, guarda le immagini!). Insomma vedi di tutto. Poi magari c' è il problema che non sei a contatto con la gestione più avanzata delle patologie, ma se il tuo obiettivo è avere una formazione di base il p iù completa possibile, credo sia il posto più indicato.
Certo che se abiti a Roma non sarà facile... Potresti passare le vacanze in qualche amena cittadina...
Ciao ciao e in bocca al lupo. Emanuela

Simone ha detto...

Emanuela: un piccolo pronto soccorso è nelle "ipotesi" del primo lavoro post-laurea. Come dici tu, però, da Roma tocca spostarsi un po' in provincia e può diventare problematico per tempi e distanze.

Riguardo alle immagini, conta sono rimasto a medicina d'urgenza anche perché - tra i vari motivi - lo strutturato che mi segue se le guarda sempre anche da solo e le ecografie le fa spesso anche lui.

Purtroppo in tanti altri posti guardano solo il referto, e convincerli ad aprirti il computer (io non ho le password) per guardare TC o RX non è facile.

Simone

Anonimo ha detto...

Scusa simone se approfitto ma vorrei chiedere a Emanuela se potesse raccontarci qualcosa in più sulla sua esperienza post- specializzazione in Africa. Mi piacerebbe saperne di più. Scusa dell'intromissione .
Matteo

Simone ha detto...

Matteo: in effetti interessa anche a me, grazie per averlo chiesto allora... e grazie a Emanuela se vorrà dirci qualcosa :)

Simone

Piergiorgio "The tropicalist" Bertucci ha detto...

Ciao! Sei molto simpatico e hai ragione da vendere. Io (che sono un Tropicalista che fa l'Internista che ha fatto l'Urgentista Medico-Chirurgo che ora lavora in DEA) ho avuto la fortuna di fare il Tutor per MMG in Formazione e mi sono divertito un sacco. Spero anche loro. Certo, loro erano in Specializzazione, quindi pagati, per imparare, ma tu prendi il fatto di andare "aggratis" ad imparare come se andassi a un Corso a costo zero. Cioè, impiegando "solo" il tuo tempo. Non tutti i Colleghi amano insegnare, ma magari qualcuno ne trovi. E anche gli Infermieri amano i giovani medici che, umilmente (come è giusto), chiedano loro di imparare a mettere cannule e cateteri vescicali (mooolto importante anche questa pratica!).
Ti mando un miliardo di auguri e se passerai nel mio DEA, io sarò lì, ad insegnarti le quattro cretinate che conosco.
Come diceva qualcuno, "Chi sa, fa e chi no sa, insegna". Io insegno.
PgB

Simone ha detto...

Piergiorgio: io sono interno proprio al DEA e infatti ho conosciuto tante persone disposte a insegnarmi qualcosa... specie alcuni infermieri che come dici tu per cannule, cateteri, accessi arteriosi, prelievi, emogas e tutto il resto mi stanno insegnando tantissimo.

In che pronto soccorso lavori? Dopo la laurea vorrei trovare un DEA dove non c'è una divisione medico/chirurgico (se esiste) e fare un altro po' di pratica... anche se sinceramente non vedo tante possibilità lavorative nel pubblico (diciamo che ne vedo quasi zero) e mi sto un po' scoraggiando.

Simone

Anonimo ha detto...

Caro Simone anche quest'ultimo commento è davvero interessante. Abbiamo sete di maestri veri, qualcuno che ci insegni la medicina sul campo. Cmq ti volevo segnalare questo blog, se puoi e se vuoi dagli un occhiata. Pensa solo che questo fratel Beppe, medico, nasce infettivologo ma adesso fa chirurgia e anestesia senza nessun problema. Mi sembra che incarni un po' la nostra utopica figura di medico. Secondo me è un mito http://chaariahospital.blogspot.it/

Matteo

Simone ha detto...

Matteo: grazie della segnalazione, molto interessante!

Simone

Anonimo ha detto...

non è per dire ma se uno va a guardare nel sito di questi missionari come si fa a lavorare per loro...
vogliono solo specialisti, se tu sei un medico e basta non ti vogliono!!

a me questa cosa fa imbestialire...non contano i pezzi di carta ma quello che uno sa fare!!

lorenzo

Simone ha detto...

Lorenzo: in genere tutte le associazioni internazionali vogliono solo specialisti. Hanno personale e fondi limitati, e cercano persone che vadano lì a "fare" una cosa specifica... non sono interessati a formare personale nuovo.

Simone

Simone ha detto...

Poi i pezzi di carta non contano anche secondo me, ma se per dire progettano di operare 2000 bambini affetti da palatoschisi servirà un anestesista (per forza specializzato) un chirurgo maxillo-facciale (specializzato) e magari che so il chirurgo plastico (specializzato) eccetera... come fa uno a fare certe cose senza la specializzazione adeguata?

Simone

Anonimo ha detto...

ok ma non esistono solo queste cose!
uno va la a fare il volontario.. sei pur sempre un medico e puoi fare tante cose anche se non sei un superspecialista!
non c'è bisogno di un igienista per fare delle vaccinazioni
non c'è bisogno di un pediatra per trattare la dissenteria nei bambini
non c'è bisogno di un chirurgo per medicare, suturare
puoi sempre fare il secondo o terzo operatore negli interventi..ecc ecc
Lorenzo



Anonimo ha detto...

questa estate sono stato in africa e ci sono ospedali gestiti solo da infermieri!
e questi non vogliono un medico italiano che non sia un superspecialista??!??
Lorenzo

Simone ha detto...

Lorenzo: io che ti posso fare? Al limite chiedi a loro! :)

Simone

Valerio ha detto...

Probabilmente la specializzazione è per queste organizzazione garanzia del fatto che il volontario abbia un minimo di capacità operativa, altrimenti rischierebbero di trovarsi ad inviare personale con le migliori intenzioni ma del tutto inadeguato, e a quel punto meglio un infermiere pratico. A questo può ricollegarsi in generale l'importanza dei titoli: è chiaro che il "saper fare" conterebbe più dei "pezzi di carta", ma per chi deve fare una valutazione preliminare il titolo è una delle poche cose oggettivamente apprezzabili. Infine tenete presente che la specializzazione tende sempre più a soppiantare la figura del medico generalista (tanto che anche la medicina di base è ormai una sorta di specializzazione) non sono perché la mole di aspetti e nozioni è tale che nessuno potrebbe realisticamente gestire il malato a 360 gradi (anche noi farmacisti, che già saremmo di base una figura focalizzata sul campo farmacologico per lavorare in certi ambiti abbiamo bisogno di una particolare ulteriore specializzazione) ma anche perchè è la pratica che poi fa la sicurezza del paziente, e su questo c'è ampia letteratura, e anche un medico coltissimo che si interessasse di tutto non potrebbe materialmente eseguire con costanza pratiche eccessivamente disparate.

Valerio ha detto...

non solo

Valerio ha detto...

non solo

Anonimo ha detto...

Caro Valerio, comprendiamo la necessità che alcune persone si focalizzino su determinate aree della medicina però credo che il concetto di specializzazione sia stato abusato in campo medico. Io sostengo da sempre che in realtà il numero di specialisti sia eccessivo rispetto alle vere necessità assistenziali. Aver creato policlinici in cui si è separato, talvolta anche fisicamente ( vedi Federico II di napoli), i vari reparti per specialità si sta rivelando inefficace ed economicamente difficilmente sostenibile. Il medico deve ritornare a fare il medico e per fare questo deve prima di tutto riguadagnare la capacità di guardare il malato nella sua interezza. Gli ospedali dovrebbero essere organizzati in due livelli di base: medicina e chirurgia dove i medici dovrebbero essere prima di tutto ''generalisti''. Ovviamente gli ospedali poi sarebbero dotati di consultants, pochi, che essendo medici specializzati in particolari competenze mediche,vengono di volta in volta inseriti nei programmi assistenziali dei singoli pazienti. Questo ovviamente comporterebbe una rivisitazione totale del percorso formativo dei medici e soprattutto
comporterebbe fare la guerra alle varie lobby che si spartiscono cattedre e primariati. E questo è l'aspetto critico e più difficile della questione.
Matteo

Valerio ha detto...

Caro Matteo, a mio parere è difficle porre dei paletti esatti per definire preventivamente laddove divenga conveniente (in termini di risultato terapeutico)sbilanciarsi verso la specializzazione; è chiaro che il malato andrebbe visto il più possibile nella sua interezza, ma vista la complessità della medicina attuale (peraltro in un certo senso ancora molto pionieristica)oggi si tende a ottenere questo risultato grazie a un lavoro multidisciplinare (io per esempio sono stato testimone dei risultati veramente notevoli, lasciatemi spazio per un po' di orgoglio, delle prime introduzioni in Italia dei farmacisti clinici di reparto sul modello anglossassone. Onestamente non sarei in grado di dire se la settorializzazione e l'ultraspecializzazione in Italia siano arrivate all'eccesso, forse per farci un'idea dovremmo fare un confronto con quel che succede in paesi esteri con buoni livelli di assitenza strutturati in modo simile al nostro.

valerio ha detto...

riflettevo...non so... da spettatore "neutrale" più ci penso e più mi sembra ragionevole un approccio multidisciplinare tra le varie specializzazioni. certo poi bisognerebbe fare i conti con invidie e liti, e gestire dei team è complesoo....ma lavorando non riesco proprio più a vedere per un medico la possibilità capace di praticare campi non affini, oltretutto con la necessaria continuità

Sephitoth87 ha detto...

Caro Simone,

Complimenti per la tua volontà, sai fare moltissime cose. Io in confronto sono un vero scandalo, essendo al V anno. Non amo addossare le responsabilità sempre a terze persone (docenti) o alle istituzioni ma devo dire che negli anni, essendo a contatto con un ambiente poco stimolante, superbo e scortese, ho perso quasi del tutto la motivazione che possedevo. Ti dico solo di non preoccuparti perchè, almeno a mio parere, hai imparato diverse cose. Buona fortuna per tutto.

Simone ha detto...

Sephitoth: è vero, a volte mantenere la motivazione in alcuni ambienti è difficile. Però non c'è altro modo per imparare che sforzarsi e cercare di guardare gli aspetti positivi (persone che vogliono insegnare, reparti interessanti ecc) che comunque ci sono.

Simone