03/07/14

In bianco e nero.

Farei qui la mia vacanza post-laurea... se solo sapessi dov'è.
Riccardo: 27 anni, sempre stato in ottima forma. Mai un intervento, mai una malattia, mai un cavolo di niente: una salute perfetta.

L'altra mattina esce di casa per andare a lavorare. Arriva alla macchina, prende le chiavi... e cade per terra con gli occhi girati che non respira e la gente intorno che s'impressiona e grida e svengono pure loro uno dietro l'altro, stile domino.

Veronica: 50 anni, professione sanitaria non meglio definita, che si occupa di non so che cosa. Pressione alta, qualche problema cardiaco, ma in sostanza niente di che.

Sta lavorando in sala operatoria: tutto tranquillo e secondo routine, quando a un certo punto prende e crolla per terra pure lei in mezzo a ferri, dottori, paziente intubato e tutto il resto.

Sembra quasi l'inizio di una puntata di un qualche avvincente telefilm sui dottori, non trovate? E adesso per continuare a leggere vorrei farvi pagare l'iscrizione al blog... ma - purtroppo - non ho ancora capito come si fa, e mi tocca lasciarvi proseguire gratis.

Riccardo arriva in ospedale con l'ambulanza del 118. Si è già ripreso, e racconta - come già vi dicevo - di non avere mai avuto problemi di salute particolari.

Veronica, invece, è arrivata in pronto soccorso accompagnata dai colleghi: durante il tragitto hanno preso la bella iniziativa di riempirla di farmaci a caso, senza correlazione ai segni, ai sintomi, alla situazione o a una benché minima eventuale linea guida di qualcosa... dando effettivamente adito a pensare che Veronica non fosse poi realmente così tanto amata da tutti. O anche che se ti senti male e arriva subito un dottore - tutto sommato - non è necessariamente una cosa positiva.

In tutto questo, non v'ho ancora detto che in reparto c'era già anche Mario, un signore molto anziano: Mario ha la febbre. Le gambe gonfie. I polmoni arruffati. L'elettrocardiogramma fa quello che gli pare, e quando respira sembra una macchina del caffé.

Mario è un dottore anche lui. 60 anni di professione - o magari un po' meno, non sono stato a contare - sempre dall'altro lato della barricata. Adesso invece è lì, al posto del paziente, e si lascia visitare e curare senza lamentarsi o dire una parola. Un piacevole caso di paziente-dottore non rompipalle: vi assicuro che è - veramente - rarissimo.

Insomma, 3 pazienti: Riccardo che è svenuto che ancora non si sa perché. Veronica che ora vediamo, ma sta davvero davvero messa male, e Mario che avrà una polmonite e sta con noi già da un po', nel limbo dei pazienti in osservazione.

Riccardo non lo visito io, perché finisce in un'altra ala del pronto soccorso e insomma ci arrivano solo notizie indirette. Cos'ha e cosa non 'ha, pare comunque più una crisi epilettica che un problema cardiaco o altro. Magari ha battuto la testa e non si ricorda. Magari ha preso qualcosa che non ci ha detto... comunque sia lo spediscono alla TAC, nella speranza di chiarire l'arcano.

Veronica invece viene da noi. O meglio ce la portano: ha la metà destra del corpo completamente paralizzata. Pressione arteriosa a livello Goodyear. Oscilla tra una semi-incoscienza e uno stato di rincoglionimento più moderato.

«Mi può stringere le mani?» chiedo io, verificando che effettivamente un braccio e una gamba non accennano minimamente a muoversi.

«Io sto benissimo» risponde lei, biascicando le parole e ignorando completamente che metà dei suoi arti sono appena andati a puttane.

Questa cosa del perdere totalmente la cognizione di una parte del proprio corpo, in neurologia, ha anche un nome ben preciso: e se avete voglia di cercarlo su google - magari - ditelo anche a me.

Veronica pare di gran lunga il paziente più grave, e la TAC se la becca per prima. Torna su in reparto che già abbiamo le sue immagini, e queste risultano negative. E con "negativo" - in medichese - si intende in genere una cosa bella:

«Io ti amo perché sei sempre negativa» disse il dottore alla dottoressa. «Vuoi sposarmi?»

«Negativo!» rispose lei.

E vissero per sempre felici e contenti.

Per Veronica si pone una diagnosi di ischemia cerebrale. Siamo nei tempi giusti, e il neurologo decide per la cosiddetta "trombolisi": una specie di idraulico liquido in versione biochimica, che toglie i coaguli dalle arterie e - per lo meno nelle intenzioni di chi lo propone - rivascolarizza il tessuto cerebrale.

Per Riccardo, invece, la TAC dà una risposta che non si augurava proprio nessuno:

Gli hanno trovato un edema di 7 cm nel cranio. E sotto all'edema ci sta un tumore. E sotto al tumore ci sta il cervello sano. E togliere tutto il tumore lasciando lì quello che invece non devi toccare è una di quelle cose che i dottori ancora non riescono a fare bene per niente.

Il neurochirurgo parla di operare tra un paio di giorni: deve aprire, togliere tutto quello che riesce a togliere, fare la chemioterapia, e poi mettere il cronometro per vedere quanti minuti ci mette a recidivare un tumore aggressivo come quello.

Passa il tempo in reparto, e per Veronica c'è una processione di amici, colleghi, parenti e chi più ne ha più ne metta. Pare che in ospedale conosca mezzo mondo, e che mezzo mondo voglia venire a trovarla per sapere come sta... oltre che - incidentalmente - a rompere le palle a noi.

Attorno agli esami di Riccardo, invece, si forma un viavai un po' diverso: c'è chi è sconfortato dalla notizia. Chi guarda e riguarda la TAC, che un caso così non l'aveva mai visto. Qualcuno tira in ballo Dio e non so che discorsi sui preti e cose del genere.

Un parente del ragazzo che lavora con noi ci spiega che dovrà parlarne con la sua famiglia, ma non sa nemmeno da che parte cominciare.

Alla fine Riccardo viene ricoverato in neurochirurgia, mentre poco più tardi torno a vedere Veronica:

La trombolisi non ha funzionato. Che poi non è proprio esatto: adesso un pochino il braccio e la gamba li muove, mentre prima erano paralizzati. Solo che è totalmente rintronata: gli dici una cosa e ti risponde fischi per fiaschi, ed è convinta di stare bene e vuole alzarsi e andarsene non si sa dove e non si sa come. Che se solo prova a mettersi in piedi - di sicuro - casca.

Il neurologo spiega che il tappo che chiude l'arteria è talmente grosso che il farmaco non basta, e allora proveranno per via endovascolare: in sintesi prendono un tubo, lo infilano in un'arteria, arrivano - minchia - fino a dentro al cervello, e con quello provano ad aspirare via tutta la robaccia che non ci dovrebbe essere. E insomma parte pure Veronica, alla volta della neurochirurgia endovascolare, angiologia interventistica o vattelappesca come si chiama il posto dove la operano.

Il pronto soccorso però è sempre pieno, perché come va via un paziente ne arrivano altri due, e non c'è tempo di stare a pensare a molto più di quello di cui devi occuparti al momento. Così il tempo passa e la giornata, rapidamente, finisce.

Di Riccardo, so che l'intervento - almeno quello - è andato bene. Da lì in poi farà il suo percorso, e io gli auguro che arrivi di botto tutta quella fortuna che finora gli è mancata. Vorrei dirvi che siamo ottimisti, che ci sono ottime possibilità e che abbiamo molte speranze. Vi giuro che vorrei potervelo dire davvero.

Io credo in Dio un po' a mio modo, in una maniera che non è semplice spiegare in poche parole. Ma credo anche che se abbiamo abbastanza missili da bruciare mille volte ogni essere vivente della Terra, però nemmeno un farmaco per fare secche 4 cellule del cazzo, tutto sommato tirare in ballo Dio come nei discorsi che faceva qualcuno ha poco senso. Mi sembra più il caso di guardare in faccia la realtà, ed ammettere che il male - il più delle volte - gli uomini se lo fanno da soli.

Veronica sono andato a trovarla in neurologia, dove era ricoverata.

«Ero in pronto soccorso ieri, quando è arrivata» le ho detto, dandole la mano.

Ho notato subito che adesso il braccio lo muoveva normalmente, e anche la gamba.

«Non mi rendevo conto di stare male» mi ha spiegato. «Mi hanno detto che ero paralizzata, ma non me ne sono mai accorta».

Per quel poco che riesco a vedere, mi pare che i danni dell'ictus siano regrediti del tutto. Un successo che capita di rado: metti in moto un percorso, e ogni cosa cade al suo posto in una successione di eventi perfettamente in sintonia e allineati.

Nel turno successivo, in pronto soccorso, trovo di nuovo Mario. Il dottore di cui parlavo prima.

Sudato, ansimante, praticamente in coma. Attaccato a delle macchine che mandano responsi bruttissimi, qualche farmaco per far pompare il cuore quel poco che ancora può.

Mario sta morendo. Come avrà visto morire tanti suoi pazienti, in tutti i suoi anni di professione. Né più, né meno: stesse cause, stessa malattia, stesso risultato. Ha accompagnato tante persone lungo il medesimo percorso, e forse tutto sommato la sua calma di pochi giorni prima dipendeva anche da quello: dalla consapevolezza di qualcosa che deve accadere.

E un po' mi rivedo in lui: lo stesso lavoro, le stesse scelte. Io il medico e lui il paziente, all'interno di ruoli che vengono continuamente ribaltati.

Un po' mi rivedo in Veronica, nella speranza che vada tutto esattamente alla perfezione, il giorno che ne avrò bisogno. E un po' mi rivedo anche in Riccardo, per la paura di tutte quelle cose che uno non vorrebbe mai nemmeno lontanamente pensare.

Siamo tutti sulla stessa barca. In mezzo alla stessa tempesta. In un mondo in bianco e nero che ogni tanto ci sospinge dolcemente, e ogni tanto ci spazza via.

Facciamoci coraggio, e andiamo avanti.

Simone

35 commenti:

Giuliano ha detto...

Amico mio,
sto portando avanti il mio tirocinio nel reparto di Neurochirurgia quindi nessuno piu di me ti puo capire. Da "quasi Fisioterapista" so bene di cosa si parla e quali rischi si corrono con questo tipo patologie..........e mi cago sotto al pensiero che possano venire pure a me! Ma nella vita, prima poi, di qualcosa si deve pur morire!!!......Meglio poi che prima!!! Ad ogni modo,studiando il corpo umano e le varie patologie in cui si puo incorrere l'unica risposta che mi sono dato è: "siamo nelle mani di Dio"; ti puo dire bene e uscirne vivo anche in situazioni serie oppure..........è un fatto che bisogna accettare!!Io intanto vado a farmi una bella Total Body, non si sa mai!!! Un saluto.

Simone ha detto...

Giuliano: sì, alla fine non c'è altro da fare che accettare la cosa... ma la TC così per "prevenzione" non si fa mai, mi raccomando! :)

Simone

Giuliano ha detto...

Hai ragione!!! Meglio una Risonanza Magnetica. Niente raggi e solo campi magnetici. Lascio a te decidere se con o senza Gadolinio XD

Cristina ha detto...

L'ennesimo bel post. Ti seguo da poco e ti leggo sempre volentieri. Sei una persona saggia lo sai?

Simone ha detto...

Cristina: saggio saggio... per come mi vedo io, mica tanto. Forse sono saggio col senno del poi, quando scrivo! :)

Grazie!

Simone

Anonimo ha detto...

...credo che la maggior parte delle persone al tuo posto, a un passo dal conseguimento del sudato e desiderato titolo, probabilmente avrebbero spazio solo per la loro gioia personale..tu invece anche in questo periodo nel tuo stato d'animo hai spazio per le persone che soffrono e per riflessioni malinconiche...sei proprio una persona buona e umile!! .."Siamo tutti sulla stessa barca. In mezzo alla stessa tempesta...Facciamoci coraggio, e andiamo avanti."...questa frase è bellissima per la profondità che trasmette, e riflette quella che è anche per me la percezione della vita...la percezione di chi vive sempre ricordando che siamo qui "di passaggio"...credo che chi ha questa percezione però purtroppo spesso si sente un diverso e ci rimane malissimo quando incontra persone (tante!) che al contrario sembrano non dare alla vita alcun rispetto e non avere minimamente in mente a quali spade di damocle siamo tutti ugualmente soggetti e pensano solo a prevaricare sugli altri...ciao e grazie per il tuo bellissimo post!
Cecilia

dactylium ha detto...

Cavolo, Simo, ma si riesce a convivere con situazioni del genere? Professionalmente parlando, intendo.
Grazie, ciao!
dacty

Simone ha detto...

Cecilia: grazie a te per il bellissimo commento! :)

Dacty: alla fine fa parte del lavoro anche quello, e se all'inizio ero molto scosso da certe situazioni adesso le gestisco un po' meglio. Credo che chi ha una maggiore esperienza riesca ancora di più ad affrontare certe cose in maniera professionale, e alla fine insomma penso che la domanda alla tua risposta sia "sì, con un po' di difficoltà".

Simone

Ciao ha detto...

Questo è stato il post più bello del blog. Potresti pensare di rimollare tutto e tornare a scrivere? ;D
Complimenti.

Simone ha detto...

Ciao: mi fa piacere che ti sia piaciuto così tanto :) per la scrittura probabilmente avrò sempre qualcosa come questo blog o altro, ma con gli editori e libri stampati non ha mai funzionato e non so se mi va di riprovarci.

Simone

Anonimo ha detto...

Wè wè, non me lo esaltate troppo Simone!!!!!! Dovesse mai montarsi la testa?????? HAHAHAHAHAH. Comunque sei proprio bravino a scrivere caro collega. Matteo

Simone ha detto...

Matteo: grazie! :)

Simone

Gaia ha detto...

Sei un essere umano meraviglioso; fortunati coloro che ti hanno nella loro vita, anche per un solo minuto!

dactylium ha detto...

Capisco, Simo, grazie.
In un certo senso alla fine ci si fa il callo (brutta espressione, in effetti), però credo molto dipenda dalla sensibilità personale di ciascuno.
Ciao!

Simone ha detto...

Gaia: oddio ora davvero mi monto la testa (cosa alla quale sono inclinissimo) non esageriamo... ma davvero grazie!!! :)

Simone

Simone ha detto...

Dacty: a dire il vero conosco qualcuno che ancora dopo anni non regge certe situazioni o comunque le vive malissimo.

Io credo che se ti senti pronto e portato certe cose puoi farle. Poi c'è chi semplicemente dovrebbe puntare a qualcosa di diverso ma per qualche motivo si fissa e non vuole cambiare... vuoi per il prestigio che danno certi posti, oppure per pressioni esterne o di familiari.

Insomma è un discorso complesso, io spero di riuscire a reggere sempre la pressione ma alle volte arrivano certe "botte" e le puoi solo accusare, credo.

Simone

Anonimo ha detto...

Mi hai commosso. Il post è molto profondo , sei una bella persona. Giulia

Anonimo ha detto...

Simo, non so se sai ( si che lo sai) che è in circolazione un libro di uno specializzando (mi pare) francese che racconta la sua vita in pronto soccorso.
acciderbolina, io insisto! se un editore non ti pubblica sto blog è un rincoglionito! ti laurei in medicina, e hai fatto 30... fai 31 e fai uscire un tuo libro di carta stampata, dai!
ancora una volta grazie... mi dai tanta grinta.
Valeria

Simone ha detto...

Giulia: grazie!! :)

Valeria: il libro (dello specializzando) non lo conosco. Sarebbe interessante, riesci a trovare il titolo?

Per il libro (mio) non so... conto di raccogliere un po' dei post sui tirocini eccetera in una sorta di ebook, ma non mi aspetto che interessi a qualche editore. Vedremo, grazie! :)

Simone

Anonimo ha detto...

Il libro si intitola "La vita non è grave" e lui si chiama Baptiste Beaulieu. L'ho comprato e conto di leggerlo a breve... ti farò sapere com'è. In Francia ha spopolato, pare.
L'orriginale però, ce l'abbiamo noi in Italia a quanto pare! :P

Valeria

Anonimo ha detto...

pardon, volevo dire l'originale, non l'orriginale :D

Valeria

Andrea ha detto...

Bellissimo post! Penso fra i migliori finora ;)

Gianlu ha detto...

Leggo questo post e penso che, se ce ne fossero molti di più di medici come te forse non starei scegliendo di lasciar perdere medicina

Simone ha detto...

Valeria: l'ho preso e ho iniziato a leggerlo. Grazie! :)

Andrea: ultimamente ammetto che mi sto impegnando di più :)

Gianlu: troppo buono... non so, forse io ho ancora l'entusiasmo di chi é ancora all'inizio? Vedremo...

Simone

Gianlu ha detto...

Forse avevi già scritto qualcosa a riguardo nel blog, ma non sono riuscito a trovare nulla... Volevo sapere come mai hai optato per medicina e non per una cosa più breve come infermieristica. Cioè cosa non ti convince di quest'ultima?
Ed ora che hai cmq avuto modo di frequentare abbastanza l'ambiente ospedaliero rifaresti la stessa scelta?
Te lo chiedo appunto perchè sto seriamente valutando di ripiegare su infermieristica, visto che si tratta di un percorso estremamente più breve e meno stressante (riferito al periodo degli studi). E poi credo che se non altro dal punto di vista umano possa dare altrettante soddisfazioni. (senza contare che forse lascia maggior tempo libero per chi come me vorrebbe anche vedere qualcos'altro nel proprio quotidiano oltre alle mura di un reparto)
Certo mi rendo conto che le differenze tra i 2 percorsi non si limitano a questo, però volevo sentire un tuo parere

Unknown ha detto...

il post più intrigante e sincero che abbia mai letto!! complimenti davvero!! :)

Simone ha detto...

Gianlu: io penso che infermiere dottore siano due professioni diverse. L'infermiere assiste i malati molto più fa vicino, il medico fa diagnosi e dà i farmaci. Io volevo fare il medico e ho scelto medicina... e col senno di poi penso che specie in pronto soccorso non ci sia poi una enorme differenza tra medici e infermieri, ma sceglierei comunque di nuovo medicina.

Per il tempo libero, mi spiace deciderti, infermieri e medici in pronto soccorso fanno gli stessi orari :)

Francesco: grazie!

Simone

Anonimo ha detto...

ma che orari di lavoro fanno i medici...x curiosità..? Cecilia

Simone ha detto...

In reparto credo tutti giorni 8-16, ma non lo so di preciso. In pronto soccorso 8-14 oppure 14-20 oppure 20-8 a seconda dei turni. Gli infermieri fanno più spesso anche 8-20 ovviamente non tutti i giorni.

Simone

Anonimo ha detto...

Ciao! Bel post, mi suggerisce che medicina d'urgenza potrebbe essere la mia futura specializzazione...sono uno studente del IV anno (che tristemente non finirà mai in tempo, c'est la vie) ed è un po' che mi gira in testa quest'idea! Volevo chiederti semplicemente quali sono gli esami attinenti nella tua sede, o almeno quali erano fino a poco fa! Grazie mille e in bocca al lupo per la tua meritatissima laurea!

Simone ha detto...

Gli esami attinenti non si sanno perché non è uscito il bando del concorso. Prima erano biochimica, medicina d'urgenza, fisiologia... gli altri non me li ricordo ma comunque ormai non contano più le vecchie regole.

In bocca al lupo!

Simone

Anonimo ha detto...

Crepi e altrettanto!

Dama Arwen ha detto...

Un post davvero bello e toccante.
Ecco, tu parlavi di chiudere questo blog alla fine del tuo percorso di studi, magari anche di aprne uno nuovo e diverso.
Io credo che la cosa più preziosa che tu possa fare, e che potrebbe anche aiutare te e mantenere vivo lo spirito con cui fai tutto questo, è continuare a raccontarci di quei casi che ti capitano, che aiutano noi profani a capire chi/come/cosa succede e a imparare a trovare una sorta di "normalità" in tutto questo anche per i comuni mortali.

Non so se ho scritto in italiano e se hai capito cosa intendo dire…

Simone ha detto...

Dama: si, ho capito... ma "da ingegnere a medico" parlava di altro, no? Se vedi i vecchi blog parlavano sempre di cose totalmente diverse, e credo che cambierei ancora.

Simone

paroleperaria ha detto...

Estremamente bello e toccante questo post...