13/04/10

Cosa ne penso io.

Sono fermamente convinto che uno scrittore, o uno che aspira a sentirsi tale, debba in qualche modo confrontarsi con la realtà del proprio tempo. Ed è anche per questo che, nei miei libri, mi sforzo di inserire comunque un collegamento al mondo moderno. Di mostrare, magari anche solo tra le righe, il mio punto di vista o semplicemente ciò da cui mi vedo circondato nella mia quotidianità.

Codice Aggiunto e la sindrome di Reinegarth sono tra i miei primi lavori. Forse per certi versi erano ancora un po' acerbi, e pur affrontando temi attuali come la clonazione e la scienza moderna, rispetto a tutto quello che ho scritto dopo sono molto più di fantasia e meno correlati a quello che avviene nel mondo reale.

In Mozart di Atlantide c'era invece un'ambientazione che provava a trasmettere la perdita di una memoria (intesa come etica e valori) della società moderna, e un'omologazione della cultura che arriva al punto da annullare l'identità stessa dell'individuo. Nel libro dei gatti ho provato a costruire una sorta di microcosmo in cui ogni personaggio e ogni posizione venivano in un modo o nell'altro a dover interagire con la posizione opposta. Ogni società è fatta di contrasti, e ognuno di noi - nel momento in cui decide di partecipare alla vita della collettività - si trova a schierarsi con l'una o con l'altra fazione.

Anche Primo Mazzini, per quanto forse il più leggero tra i miei romanzi, voleva mostrare una società perennemente in crisi, ma nella quale alla fine le cose accadono o si portano a conclusione semplicemente perché qualcuno è abbastanza ottimista almeno da provarci. Di fronte a un mondo, una comunicazione, una rete internet, una politica e una cultura che tendono sempre più a deprimere, respingere e a convincere che impegnarsi in maniera costruttiva sia inutile, un personaggio assurdamente positivo come Primo Mazzini, che si pone di fronte a qualsiasi disastro con l'atteggiamento di chi non si lascia abbattere da nulla, mi pareva talmente anticonformista da lasciare in qualche modo il segno sugli eventuali lettori.

Questi sono i miei libri, insomma. Non so quanto poi effettivamente arrivi a chi legge delle miei idee e delle mie posizioni, perché in fondo un romanzo deve anche semplicemente intrattenere. Qualcuno mi dice che più messaggi inserisci in un testo e peggio stai scrivendo, e che comunque i lettori non li recepiranno. E questo qualcuno potrebbe anche avere ragione.

In ogni caso, nel momento in cui sto cambiando un po' tema, un po' genere, un po' approccio e un po' insomma tutto il mio modo di relazionarmi con la scrittura, mi sono detto che - forse - quando penso una cosa potrei limitarmi semplicemente a dirla così come ce l'ho in mente. Senza particolari storie a mascherarla, senza giri di parole, senza il bisogno di far ridere per forza o di cercare comunque un trasporto emotivo.

Non dico che poi non potrò usare certi argomenti per scrivere anche della narrativa. Ma sto semplificando un po' tutto e magari semplificare anche le proprie idee, per renderle più fruibili da chi potrebbe eventualmente essere interessato, non è comunque una cattiva idea.

Insomma, questa chiacchierata forse un po' inutile era per dirvi che, a breve, vi troverete a leggere un primo post di questo tipo. Ho pensato che avreste potuto pensare che fossi impazzito, per cui mi è parso utile fare una premessa di questo genere. Come per tutte le cose che inizio online, poi, vedremo cosa ne verrà fuori: vedremo se a qualcuno il mio punto di vista sembrerà interessante, e vedremo se qualcun altro vorrà anche dire la sua.

Alla fine vedremo anche se sarà stata una prova tanto per, o se invece sarà stata una buona idea e varrà la pena di continuare in questa direzione. In ogni caso, come direbbe per l'appunto Primo: che problema c'è? Se anche scrivi qualche cavolata, la gente penserà che volevi proporre qualcosa di nuovo... ma che però, alla fine, ci hai ripensato.

Simone

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Penso che il bisogno di cambiare sia innato nell'uomo. E penso che il cambiamento sia di 'materia e forma', di quello che, in questo caso, si pensa e di come lo si esprime. Tutti noi abbiamo attraversato momenti diversi nella nostra vita e li abbiamo anche espressi, letterariamente parlando, in modo diverso. Il bisogno di 'dire' con parole diverse è quindi anche, per me, un bisogno di guardare la realtà da un'angolatura diversa. Ben venga questo nuovo corso. Sono sicuro che Primo Mazzini o Mozart cambieranno nome e mestiere, am resteranno sempre i tuoi occhi sul mondo.
Temistocle

Glauco Silvestri ha detto...

Mi pare più che giusto tentare di evolvere noi stessi e il nostro approccio verso ciò che più amiamo. E' quello che tento di fare anche io, sperimentando nuovi stili, affrontando temi sempre differenti, non legandomi a determinati generi (anche se, dai miei ebook, forse non sembra).
Insomma... apprezzo i tuoi sforzi e attendo i nuovi post. :)

CyberLuke ha detto...

Resto sintonizzato.

Anonimo ha detto...

Prima o poi li leggerò tutti i tuoi libri, cominciano ad incuriosirmi...

Simone ha detto...

Temistocle: grazie davvero, hai detto una cosa molto bella.

Glauco: grazie!

Cyber: ok, già ho scritto una cosa che ci farà tutti litigare. Evviva! ^^

Shuzzy: tanto sono aggratis, eh... be', a parte uno ^^.

Simone

dactylium ha detto...

Che i tuoi libri e racconti (almeno quelli che ho letto io) abbiano un retroterra di idee a sostegno dell'invenzione narrativa, penso emerga chiaramente.

Certo non tutti i messaggi di cui sono intrisi arrivano al lettore nella forma in cui tu li hai pensati e definiti.
Ma questo penso sia anche un problema di interpretazione personale.

Io ho sempre apprezzato che tu, oltre a raccontare una storia, qualcosa da dire l'avessi.
Nella moderna narrativa commerciale, invece, porsi la fatidica domanda "ma cosa avrà voluto dirci lo scrittore?" è solo uno spreco di tempo.

In realtà non ho capito molto delle tue future intenzioni.
Aspetterò di vedere cosa elabori alla prima nuova pubblicazione.
Comunque sia la ricerca è la fonte stessa del progresso. ;-)

Ciao, dacty

P.S.
Grazie per le info sul formato epub.

Anonimo ha detto...

I tuoi libri fanno cagare...non sai scrivere...scrivi cose banali e per nulla interessanti...prova a far scrivere il tuuo gatto, magari è più incisivo.

Simone ha detto...

Dacty: il fatto è che forse non ho le idee chiare nemmeno io. Ma di certo ci vuole una scrollata, per cui cerco sempre di inventarmi qualcosa per uscire un po' dal "pantano" in cui ogni tanto mi sembra di finire invischiato.

Se hai altre domande sugli epub chiedi pure!

Anonimo: ma sei quello che rosicava sull'altro blog e adesso ti firmi anonimo, o sei uno "nuovo"? Comunque grazie, adoro davvero gli insulti anonimi un giorno scriverò un libro con la collezione di tutti quelli che ho ricevuto in questi anni!

Purtroppo non ho un gatto... proverò a chiedere a uno di quelli che ho sotto casa di farmi da ghost writer! ^^

Simone