19/05/10

Riflessioni di uno scrittore, a un anno dal primo libro.

Le prime copie di Io scrivo - Manuale di sopravvivenza creativa per scrittori esordienti (spero di ricordarmi bene almeno il titolo!) sono arrivate nel negozio online della Delos ad Aprile dello scorso anno, mentre se non sbaglio il libro è apparso nelle librerie attorno a Maggio.

A un anno di distanza dalla pubblicazione, è quasi il momento di tirare le somme e di ragionare su come è andata questa esperienza. Dico quasi perché, a differenza di altre tipologie di testi e di altri generi, un trattato sulla scrittura è un libro che rimane in un certo senso nuovo per più tempo. A mano a mano che nuove persone scoprono i siti della Delos e le loro iniziative dedicate alla scrittura creativa, queste persone possono sempre scoprire anche il mio testo, e decidere di comprarlo.

Fatta questa premessa, a Dicembre 2009 il libro aveva venduto TOT copie. Non dico il numero esatto, per tanti motivi, ma sappiate semplicemente che TOT copie per un libro di un piccolo editore non sono tante, ma non sono nemmeno pochissime. Sono certamente meno di quello che speravo - per motivi che spiegherò più avanti - ma più di quello che temevo per cui, insomma, così è e così è andata senza tragedie o festeggiamenti vari. Una cosa, diciamo, accettabile.

Di certo, mi sarebbe piaciuto che il libro andasse un po' meglio. Non dico che volevo vendere chissà cosa, considerando che siamo sempre nell'ambito della piccola/media editoria, ma secondo me non sono riuscito a superare una sorta di punto di rottura di copie vendute, che era invece il mio obiettivo primario. Se il libro girava un po' di più di quanto non abbia fatto, io sarei iniziato a passare per l'autore che in un certo senso funziona, e qualche editore avrebbe potuto pubblicarmi anche cose che - magari - a uno scrittore sconosciuto non pubblicherebbero mai.

In particolare c'è una sorta di seguito di Io scrivo, la raccolta dei post sulla scrittura che ho scritto dopo quelli raccolti nel primo libro, che aspetta solo di essere montato a partire dal materiale che avevo. Soltanto che il seguito di un libro che non ha venduto moltissimo, generalmente, non è che venda più del titolo originale, e almeno per ora tutto il materiale non può trovare una collocazione editoriale.

Stessa storia per Il mondo quasi nuovo, la raccolta degli articoli che scrivevo nel secondo blog. Secondo me, se è piaciuto Io scrivo (e di questo parlerò tra un attimo) non vedo perché non dovrebbe piacere anche quest'altro mio testo, magari a un pubblico più eterogenero rispetto a quello degli aspiranti scrittori.

Parlando dell'apprezzamento che ha ricevuto Io scrivo, devo dire che - al di là dei dati di vendita - le cose sono andate ben oltre quello che speravo. Tra recensioni, email ricevute, commenti su Anobii e richieste di amicizia su facebook, non mi pare ci sia alcun dubbio che ai lettori il testo sia piaciuto. Quello che penso io è che se su TOT persone che comprano un libro almeno il 20 per cento decide, in qualche modo, di parlarne online o di contattare l'autore, è evidente che in un qualche modo il testo deve averli colpiti. E sicuramente preferisco aver venduto meno del preventivato senza scontentare nessuno, piuttosto che aver scritto un best-seller per sentirmi dire da chi mi scrive che il libro gli ha fatto schifo.

Più che altro, a me andrebbe bene una normalissima via di mezzo: un libro che vende il giusto e piace il giusto, senza sogni di gloria o altro. Come ho già detto altre volte, a me di diventare uno scrittore famoso non può fregarmene di meno: la gente famosa non mi pare più soddisfatta o più felice di quella normale, e la semplice idea di essere riconosciuto da qualcuno quando vado in giro a farmi i cazzi miei mi dà un vago senso di inquietudine che non sarei proprio disposto ad accettare.

Io nella mia vita farò il dottore, magari farò pure ancora (in qualche modo) l'ingegnere, suonerò la batteria quando ne avrò voglia, andrò sempre alla Croce Rossa e tutte le cose che mi piace fare adesso o che mi piaceranno un domani. Poi vorrei anche pubblicare un libretto ogni tanto, avendo il mio spazietto ben definito senza fantasie o paranoie strane, e sentirmi gratificato nel sapere che quello che scrivo - a un certo pubblico - piace.

Quello che temo, è che non sia possibile: dopo anni di scrittura, blog e relazioni più o meno stabili con persone che lavorano in editoria, mi pare che ci siano solo due possibilità. O ti butti negli ebook autoprodotti e nella micro-editoria, rinunciando perciò ad avere un certo tipo di visibilità e di pubblico (per me è una scelta sacrosanta, ma non è la mia, e finiamo subito il discorso) oppure punti a editori più grandi ai quali, però, devi essere in grado di proporre lavori che si inseriscano perfettamente in tutta una serie di canoni che - per incapacità o per semplice sfiga - io non sono mai stato in grado di rispettare.

Insomma la scelta, forse, a questo punto, è o di mollare tutto perché tanto quello che cerco io non è raggiungibile, o di continuare a provare e a scrivere come pare a me, sperando che prima o poi la ruota giri di nuovo, e arrivi un altro colpo di fortuna come quello avuto con la Delos.

E le scelte, come ormai per chi mi legge sarà evidente da tempo, le ho fatte entrambe: per un po' mollo, e per un po' vado avanti.

Mollo di sicuro con i discorsi sulla scrittura, con i blog letterari e con tutto quello che riguarda gli aspiranti scrittori. Ciao e addio a recensori piagnoni, autori falliti, gente che rosica per il successo degli altri, persone che distruggono senza rispetto il lavoro altrui, giustizieri senza nome, ipocriti, illusi e montati. Il funzionamento dell'editoria, o del mondo reale (perché in fondo di quello si tratta) mi pare talmente evidente e sviscerato a un livello tale che non ha più senso, per me, stare ancora a parlarne. Uno scrittore è uno che parla e comunica e dice qualcosa, e questo processo non passa per la ripetizione infinita degli stessi, identici concetti.

Cosa diversa, ovviamente, se il mio ruolo non sarà quello dell'aspirante scrittore emergente che non lo pubblica nessuno (visto che non è neppure quello che sono, ormai da un anno) ma dell'autore che ha una determinata esperienza e conoscenza di certi argomenti, e che a ragion veduta dice la sua. E magari ancora meglio se si parla di medicina, o di ingegneria, invece che dei soliti libri.

Vado invece avanti a scrivere, su questo non ci piove. Ormai ho trovato una specie di stile personale, una specie di equilibrio, e - come dicevo tempo fa a un amico - gli autori ai quali mi sento maggiormente vicino sono tutte persone che hanno detto qualcosa di interessante ben oltre i 40 anni. Io ho pubblicato il primo libro a 33 o quanti erano, per cui da un certo punto di vista sto anche una spanna sopra ai migliori... volendo inserire tra i migliori, ovviamente, quelli che piacciono a me.

Ora è da un po' che sul blog pubblico queste storielle un po' ironiche, un po' serie e tutte più o meno autobiografiche. Poi metterò tutto insieme, ne verrà fuori l'ennesimo libretto, e andrò avanti col progetto successivo. Da qui ad altri 5 anni, continuando a questo modo, quel che dovrà accadere accadrà.

Di sicuro, se tutto va per il verso giusto, tra 5 anni mi sarò almeno preso questa benedetta seconda laurea. Starò facendo il medico già da un po', e già questo mi pare un traguardo enorme. Se poi starò anche presentando qualche libro scritto da me questo, ovviamente, non posso saperlo. Può darsi.

L'unica cosa che posso fare, davvero, e andare avanti continuando a impegnarmi su tutto quello che faccio, ed è proprio quello che ho intenzione di fare.

E finché avrete voglia di passare da queste parti, sarò sempre felice di parlarne un po' con voi.

Simone

9 commenti:

Glauco Silvestri ha detto...

Eheheheheh... mi sembra giusto che tu segua la tua strada. Ognuno di noi traccia il proprio sentiero, no?

Non posso che farti tanti auguri per ogni progetto. Dalla laurea, la professione, la penna... tutto! :)

Temistocle Gravina ha detto...

Mi sono sempre chiesto: perché scrivo? All'inizio, tanti anni fa, ero abbagliato dal mondo dei famosi che, come dici tu, troneggiano in continuazione alla tv; poi ho cominciato a pensare che mi piaceva l'idea che a qualcuno potesse piacere quello che scrivo (cosa che comunque resta tuttora); adesso scrivo perché mi piace vedere le lettere che si srotolano sulla carta e fotografano quello che ho in testa. Io penso che tutto stia in questa domanda: perché sto scrivendo? e penso che tu ti sia risposto da solo quando dici: "Più che altro, a me andrebbe bene una normalissima via di mezzo ... a me di diventare uno scrittore famoso non può fregarmene di meno". E allora, se posso dire la mia, fai bene a continuare così. E anch'io come Glauco ti faccio gli auguri per tutto ciò desideri vedere realizzato nella tua vita! Qualsiasi cosa sia!
Temistocle

Mirco ha detto...

E' la stessa riflessione che sto facendo io in questo periodo. Purtroppo sono in una vera crisi creativa e non riesco più a buttare giù due righe sensate. Mi sono chiesto perché e mi sono risposto (alla Marzullo) che la vita reale mi prende troppo, sia nel bene che nel male, e che scrivere è frustrante quando sei un esordiente.
Quindi preferisco mettere ordine alla mia vita reale, e nel frattempo aspetto un nuovo motivo per scrivere.
Mi sono chiesto chi potesse essere invidioso di te. Ho letto un commento su anobii e ho capito, anche quello fa parte della vita. Nella vita reale magari qualcuno ti invidierà per la tua laurea in ingegneria o perché hai una bella capigliatura o la ragazza bona. Bisogna avere il pelo sullo stomaco, insomma. Spero di averlo se dovesse malauguratamente accadere di pubblicare qualcosa. E non ho neanche amici così fedeli da ottenere 5 stelle su anobii (5 stelle lo darei a un classico non a te, nonostante il tuo libro mi sia piaciuto).
Questo per dire che le comunità di scrittori e aspiranti tali ha rotto le scatole anche a me. E mi hanno rotto perché mancano di obiettività. Per questo ho deciso anch'io di tenermene fuori a parte due o tre di voi che seguo volentieri. Per il resto (parlo ancora di me, sono egocentrico) ho deciso la via dell'autarchia. E poi non parlo neanche di cose interessanti.

Anonimo ha detto...

A furia di ribattere in quasi ogni post sulla scrittura, che a te di diventare famoso non te ne frega una cippa, più mi convinco che in fondo invece a te l'idea non dispiace.

valery

Simone ha detto...

Glauco: grazie davvero, sei sempre troppo gentile.

Tim: grazie anche a te. E sì, a scrivere siamo in tanti, e quello che cambia forse sono le motivazioni. Trovare la propria è già un bel passo avanti, credo.

Mirco: non è che non mi piaccia il "giro" degli aspiranti scrittori. Solo dopo anni mi pare che si facciano sempre gli stessi discorsi, e che ci siamo un po' tutti impantanati sulle stesse idee e sulle solite posizioni.

Poi non pensavo tanto a chi "invidia" me... anche perché bene o male da invidiarmi non credo che ci sia proprio nulla.

Valery: ah, be', a fare certi discorsi pare sempre un po' la classica storia della volpe e dell'uva. Questo non posso negarlo... e magari hai ragione tu.

Simone

paroleperaria ha detto...

Il tuo stile a me piace molto (te lo avrò sicuramente già detto!) e tra cinque anni secondo me sarai un dottore che farà i turni alla Croce Rossa, che terrà aggiornato il suo blog e che scriverà libri :)) e chi lo sa, magari sarai pure famoso...

S* ha detto...

Simone, penso che il tuo libro fosse un prodotto difficile da vendere perché difficile da classificare. È in una collana di libri per aspiranti autori ma non è proprio un manuale. È qualcosa di strano.

Una cosa però posso dirti, io l'ho letto e mi è piaciuto moltissimo, e tutte le persone che l'hanno visto o anche solo sfogliato leggendo pezzetti qua e là ne sono rimaste colpite e si sono divertite.

Magari col tempo verrà scoperto e col passaparola finirà per vendere un sacco. Sperem!

S*

Simone ha detto...

Fra: dette così, sembrano anche troppe cose! Magari, ora che ci penso, vorrei anche un po' di tempo libero ^^.

S*: credo che tu abbia ragione. Diverse persone mi hanno detto che il libro non era quello che si aspettavano (non in senso che non gli è piaciuto, ma nel senso che gli sembrava diverso). A volte mi pare addirittura che piaccia di più a chi non vuole fare lo scrittore che agli "emergenti" veri. Forse l'"errore" è stato proporre un libro SULLA scrittura agli scrittori. Come se un thriller fosse proposto ai poliziotti e un medical drama ai dottori.

Poi certo un libro va inserito in una determinata collana, e se ricordi anche con Franco (e con te) abbiamo faticato non poco per trovare un'idea per titolo e copertina che potesse attirare l'attenzione.

Poi se posso dire la mia, come autore, non dico tutti ma molti dei miei testi sono un qualcosa che "sembra" di un certo genere ma "non è" proprio quel genere, e questo li rende difficili da classificare. Anche il fatto che non trovo un altro editore dipende un po' dal non trovare praticamente collane in cui quello che ho scritto si inserisce comodamente e senza forzature.

Sempre da autore, io credo che se gli editori presentassero gli scrittori piuttosto che titoli e collane forse i lettori mi capirebbero un po' di più, e potrei trovare uno spazio che dia la giusta soddisfazione anche ha chi ha investito su di me.

Poi vabbe', da qui a 2-3 anni la Delos si comprerà la Mondadori, per cui altro che best-seller ^^.

Simone

Anonimo ha detto...

During an interview with Khaleej Times, Sophia said: "The notion of family is a really important thing, it seems.
"I think it's wonderful that people can find the same emotions and relationships, they call family, outside of their blood groups too.
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El abogado de los pilotos Cesar Romero y Johan Jiménez, condenados a 30 años de cárcel, dijo que su caso cumple las exigencias para que pase a la JEP y que las Farc engañaron a la justicia.
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She addressed the audience in English without the customary headscarf and abaya, a traditional cloak which Saudi women are obliged to wear in public.