08/03/12

Aggiornamento rapidissimo!

Perdonatemi la latitanza di questi giorni.

Avrei voluto scrivervi un post sugli ultimi tirocini, ma mi servirebbe un po' di concentrazione e adesso sono troppo preso su Patologia Integrata 3, che è tra meno di una settimana.

Rapidamente: in questi ultimi giorni del quadrimestre ho frequentato un po' il reparto di Medicina Interna (uno dei tanti) e ho terminato il tirocinio in reumatologia.

Per chi me lo chiedeva a suo tempo: per quanto riguarda Reumatologia non mi hanno più fatto andare in reparto, ma abbiamo fatto una lezione sull'esame obiettivo del paziente. Per questo motivo, la ragazza di cui parlavo in uno degli ultimi racconti ospedalieri non l'ho più vista. Ma spero e anzi credo proprio che a quest'ora non sarà più lì ma a casa sua, per cui probabilmente è meglio così,

Medicina interna mi piace molto, perché è un settore dove vedi tante patologie diverse. Manca un po' secondo me la parte dell'approccio al paziente, visto che bene o male chi si ricovera in ospedale è già "schedato" sotto questa o quest'altra patologia e ai medici internisti non resta che applicare procedure e protocolli indirizzando le persone verso questo o quest'altro approfondimento diagnostico, che però generalmente viene effettuato da un altro specialista. Insomma l'internista è uno che sta un po' in mezzo a tutto il lavoro dell'ospedale, ma forse si perde un po' dell'aspetto pratico.

È anche vero che la mancanza di un primo approccio al paziente è un problema comune un po' anche a tante altre specializzazioni. Forse le cose cambiano giusto nella medicina di urgenza (dove però poi magari non vedi quello che succede dopo, una volta che la diagnosi è stata fatta) e ovviamente nella medicina generale. Ma di medicina generale credo che all'università non si faccia nulla, se non magari forse un esame all'ultimo anno (ma forse nemmeno quello).

La specializzazione dei medici secondo me è giusta e importante (non è che uno può sapere tutto) ma partire già con l'idea di formare degli specialisti fin dai primi anni di università lo trovo un po' controproducente, e forse rischiamo di avere specialisti eccezionali che però sono anche dei medici mediocri. Di questo però parlerò meglio magari in futuro, che come dicevo ora vorrei sbrigarmi a concludere questo aggiornamento e tornare alla mia Anatomia Patologica.

Adesso rimangono solo gli ultimi giorni di lezione (anzi, rimane solo un giorno: domani) e poi 3-4 giorni di chiusa finale e infine di nuovo sto cavolo di esame che mi ha quasi un po' rotto, ma che prima o poi comunque lo passano tutti e insomma, prima o poi lo passerò pure io.

Al limite poi c'è pure un altro appello due settimane dopo. Però, certo: se me lo tolgo subito, davvero, lo preferisco :)

Simone

24 commenti:

StellaPazza ha detto...

Dai! forza! :D

Anonimo ha detto...

Ciao Simone,ho letto con attenzione vari tuoi post...ma mi domandavo tu vivi in una casa tua?stai per conto tuo e riesci a mantenerti anche ora al 4 anno? perché dal 4 tempo per lavorare non ce n'è...illuminami!

Simone ha detto...

Stella: grazie!! :)

Anonimo: una persona che non vuole neanche dirmi il suo nome mi chiede particolari illuminanti della mia vita privata e lavorativa, non ti pare strano?

Comunque posso ovviamente permettermi di studiare. Lavoro con i miei ma non faccio più attività professionale.

Simone

Gabriele ha detto...

Ciao Simone, l'anonimo in fondo è stato molto educato, in altre sedi possono essere molto più arroganti e giudicanti di fronte ad un "vecchio", oltretutto già laureato che ancora non è immesso come il buon soldatino nella gerarchia produttiva a lavorare sodo e si permette di voler studiare, conoscere, credere ceh la sua vita non sia dovuta al Leviatano dei nostri tempi: il Mercato. Detto questo, io, probabilmente più povero di te, ho solo mia madre e la sua pensioncina, e lavori saltuari, mi "azzardo" a studiare oltretutto una materia considerata inutile dai guru dell'economia come dalla gente semplice che invece lavora sodo, o ritiene di farlo, e non gli va proprio giù che uno si scansi da questo impegno (da cui il gergale scansafatiche) nonostante si privi di quasi tutto il superfluo fuorché il vitale. D'altronde il Mercato, questo nuovo nume, ma la stessa società, si nutrono dei consumi, se il trentenne invece di "metter su famigghia", contraendo il solito mutuo trentennale, comperando le mille cose di una casa con una mogliettina che ti spende e ti spande (può essere morigerata quanto si vuole, ma di sicuro una donna non la costringi a vivere con vesti di 10 o più anni, mai un cinema, mai una cena, auto usata solo per tragitti essenziali, mai un viaggio, ecc. ecc.), un bimbo che costa migliaia di euro tra pappe, pannolini, vestitini, seggiolini, lettini, asilini e cazzettini vari, per non parlare poi del dopo, la scuola, i primi cell, i motorini, i vestiti e le cartelle firmate e poi boh, l'elenco prosegue volendo.
Insomma il trentenne preferito socialmente è quello ceh tanti, troppi, si sono sentiti quasi in "dovere" di essere, ma non te lo ammetteranno mai questo, epperò lo si nota quando la rabbia si scatena sul poveraccio che invece rinuncia consapevolmente a tutto questo, e si permette di non fare lo schiavo come loro, ma sfrutta il poco, prezioso, tempo della sua vita, tanto più quello della sua giovinezza e maturità, per meglio aprire gli occhi sulle cose di questo mondo.

Simone ha detto...

Gabriele: mi hai lasciato un sacco di commenti interessantissimi, grazie!

Credo che il problema per alcuni (come per l'anonimo del commento) non sia tanto volerti "indirizzare" sul percorso che loro possono aver scelto perché si sentivano obbligati (cosa che comunque anche secondo me accade spesso) quanto alla sincera preoccupazione di non poter far fronte - arrivati a un certo punto - alle conseguenze delle nostre scelte.

Cioè magari uno la famiglia o il lavoro di un certo tipo lo desidera sul serio, e decidere invece di cambiare rotta può essere più avanti un problema. Insomma forse alle volte si cerca un equilibrio tra più cose che desidereremmo allo stesso modo, e quando vedono qualcuno come me si domandano giustamente come ho fatto o perché o anche che cosa mi aspetto, semplicemente, dal futuro.

Simone

Gabriele ha detto...

Sono i tuoi blog ad essere interessanti Simone, e spero riprenderai a parlare un po' di scrittura, prima o poi. ;)
Ieri sera stavo sistemando le 10 paginette che ho scritto finora, tipo i rientri, i caporali (avevo usato provvisoriamente i <<>>) e dare una risistematina, poiché mi sono reso conto che per dare una visione generale sono stato troppo verboso prima di far partire i dialoghi e dire esattamente cosa succedeva IN QUEL momento... Ma come diceva Apelle, bisogna sapere quando togliere la mano dalla propria opera. Ora però è bene revisionare in corso d'opera, per non rischiare di trovarsi poi a dover rifare tutto o quasi.
Ormai non faccio più queste cose perché mi diano grandi prospettive, lo storico, il romanzo, meglio una serie di romanzi che ho in mente, sarei davvero ingenuo solo a pensarlo. Lo faccio per me, per lasciare qualcosa di scritto che mi viene dall'animo, o per formare meglio il mio animo, non siam fatti per esser bruti, diceva qualcuno, e Dio solo sa quando imbrutisca ;) non studiare, non porsi domande, non darsi risposte, se pur non del tutto soddisfacenti.

Eilan82 ha detto...

Ogni volta che ti leggo mi scappa un mega sospirone sconsolato, sai? :(
Stessa cosa che mi succede ogni mattina quando, passando davanti alla facoltà di Medicina e Chirurgia per andare al lavoro, mi viene sempre un gran magone a pensare che a quest'ora anch'io - se non avessi studiato altro - potevo essere un camice bianco e per di più anche in procinto di specializzarsi! :(
Sigh sob! :(

Cmq... un mega in bocca al lupo per l'esame, dai che andrà bene!!! ;)

Simone ha detto...

Gabriele: ora sinceramente la scrittura mi interessa poco, o per lo meno mi interessa poco parlarne. Per il momento la vedo come una fase della mia vita che è conclusa, poi in futuro magari proverò di nuovo a scrivere un romanzo ma non ho più questo grosso interesse o chissà quali prospettive.

Elian: ma così mi fai sentire in colpa! Se può consolarti, a questo punto credo che tra laurearsi in medicina ed essere un bravo dottore c'è una grossa differenza. Allo stesso modo, forse si può ottenere quel genere di soddisfazioni anche senza il camice ma facendo il proprio lavoro con la giusta passione e col giusto scopo.

In ogni caso in bocca al lupo!

Simone

Anonimo ha detto...

Ciao Simone mi chiamo Giacomo,e forse il mio commento è stato male interpretato perché non era una accusa ma una curiosità,capire a cosa hai rinunciato per poter studiare e a cosa rinunci.Lungi da me salire sul pulpito,credimi non posso proprio permettermelo,era mera curiosità.E cmq non ho fatto scelte incalanate,non sai quanto ti capisco.
Quindi tanto di cappello se sei in controtendenza e se non vivi la classica vita del trentenne di cui sopra ha detto l'altro utente.Comunque dietro uno schermo il tono non si percepisce,quindi tutto ok ,saluti:)

Simone ha detto...

Ciao Giacomo! Ma io sul serio non me l'ero presa, era solo una riflessione perché tante volte la gente mi chiede (giustamente, visto che ho scelto io di aprire il blog) un sacco di cose e mi può sembrare che mi prendano più per un distributore di informazioni che altro :)

Poi come dici tu i toni su internet vengono spesso fraintesi, per cui anche io sarò suonato "male".

Per fare medicina ho rinunciato a un sacco di cose. Potendo continuare a lavorare con i miei anche con un impegno ridotto diciamo che la questione lavorativa è stata più semplice, però la professione l'ho mollata come ho chiuso con la scrittura e con altri interessi. Capita spesso di passare i fine settimana sui libri mentre gli amici sono fuori (e mi prendono per matto), capitano anche le persone che come dice Gabriele ti giudicano male...

Certamente con un lavoro da 12 ore al giorno non riuscirei a studiare, ma tempo fa (cerca Massimiliano tra le esperienze) ho pubblicato la lettere di un altro ingegnere che invece lavora e studia a tempo pieno. Lui magari ci impiegherà un po' di più, ma credo abbia trovato un ottimo equilibrio.

Simone

Eilan82 ha detto...

Nooooo, non sentirti in colpa assolutamente!!!! Non volevoooo!!! :D
E' solo che ultimamente il rimpianto di non aver fatto medicina si sta facendo sentire molto per un motivo o per l'altro e a volte mi faccio prendere dallo sconforto perché penso che magari ora mi sarei potuta trovare in una situazione completamente diversa e forse a me più congeniale... :(
Ma vabbé, tanto è inutile piangere su ciò che non è successo.
E poi nella vita... mai dire mai! :D
Buon weekend, Simone, e buono studio! ;)

Gabriele ha detto...

ciao simo, volevo scaricare il romanzo su Nessuno, il gattino che cadde dal sole, ma i server risultano "down" (sembra che dica che sono handicappati lo so).

Simone ha detto...

Quello l'avevo tolto per pubblicarlo con un piccolo editore che poi ha chiuso. Insomma non c'è devo decidere se rimetterlo online o se mandarlo a qualcun altro.

Simone

Gabriele ha detto...

Ok, vedo che sei in linea, se ti va parliamo su facebook, io sono Gabriele D'Ancona, il cognome è fittizio e rivela solo il toponimo.

Simone ha detto...

Scusa Gabriele ma la chat di facebook non la reggo (come la apro mi arrivano 200 messaggi). Poi ora vado a studiare!

Simone

Simone ha detto...

Tra l'altro su Facebook il tuo messaggio non mi è mai arrivato. Comunque se vuoi chiedermi consigli sulla scrittura ti ripeto che è un settore che non mi interessa più molto e non ho più molto da dire a riguardo! :)

Simone

Gabriele ha detto...

Ho capito non t'interessi più, anche se, parere mio eh, magari sbaglio, più per delusioni ricevute dall'esterno che per vero disinteresse, ma le nozioni acquisite sono rimaste, quindi, sempre se ti va, se non può parlare, se non ti va allora hai ragione a voler evitare il discorso...

Simone ha detto...

Ovvio che non mi interessa più perché sono rimasto deluso, se no non sarei rimasto deluso e ancora mi interesserebbe. No?! :)

Il fatto è che io mi considero ancora uno scrittore (tant'è che scrivo regolarmente, qui su questo blog) e pubblicherei volentieri i miei romanzi se ne avessi la possibilità.

Però non ho più la visione "elevata" della narrativa (i trattati sono un'altra cosa) che mi sembra che viva più sul proprio marketing che strombazza lo slogan secondo me falsissimo "leggere = cultura" che su effettive e reali qualità e contenuti.

Ma come dici tu pare (anzi, è) che parlo male dei romanzi perché sono rimasto deluso, e questo sarebbe una cosa tipo quelle cose che fanno gli sfigati, no? Ma io non mi reputo uno sfigato ma uno figo, per cui di romanzi non parlo più che tra l'altro a un sacco di gente darei pure sui nervi e non ne vedo la ragione.

Simone

Gabriele ha detto...

Ma secondo me una passione ti rimane, anche se non viene riconosciuta, tanto più se per dabbenaggine altrui. Ti faccio un esempio, io amo la storia antica, sto studiando da trentenne per avere un'opportunità di fare un lavoro che coniughi la mia passione, ma so che le difficoltà sono enormi e le possibilità pratiche che io diventi ricercatore e professore sono ridotte al lumicino, anche perché incontro, già ora da studente, figuriamoci da aspirante studioso della materia, le resistenze e perplessità di professori che non comprendono il mio cambio di vita, tanto più con un percorso privo di formazione classica. Eppure vado avanti, non sarà il fallimento, che dipenda dalle mie scarse capacità o dai pregiudizi altrui a farmi disamorare della storia. Idem per i romanzi, che portano via tempo e fatiche e infatti sono 20 anni che rifletto su uno stesso argomento, ma a parte qualche abbozzo, solo ora (e non è detto non naufraghi anche questo tentativo), mi sono messo a scrivere con un po' più di continuità. Ma lo faccio perché spero di diventare scrittore afferamto e che le mie opere arrivino al grande pubblico? certo, lo spero, tutti gli scrittori lo sperano.... ma quante sono le probabilità accada? sono consapevole di ciò, e anche se, come assolutamente probabile, il mio scritto resterà solo mio, mi piace pensare che di me resterà, magari solo come manoscritto o pubblicazione in linea, un frammento della mia fantasia, del mio pensiero, della mia visione delle cose...

Simone ha detto...

Sarà. Io sono 3 anni che non leggo un romanzo e non mi viene voglia di farlo. Poi se i miei libri non sono piaciuti non do la colpa a nessuno, gli editori mica stanno lì a buttare i soldi per me!

Se vuoi scrivere un libro per realizzare qualcosa di tuo va benissimo, ma se devi lasciare un frammento di te perché devi fissarti a farlo con un mezzo che non funziona più e che a nessuno interessa? Cioè perché scrivere un romanzo deve essere meglio di qualsiasi altra cosa, da dove nasce questa visione così "alta" della letteratura? Per me nasce da marketing e cavolate inventate da chi i libri deve venderli e per forza ti dirà che non c'è di meglio... ma è come credere davvero che bere la Coca Cola ti cambi la vita o che i biscotti al cioccolato cambieranno il mondo.

Simone

Gabriele ha detto...

Ti ripeto, il marketing, è l'ultima cosa di cui tengo conto quando scrivo, e della valutazione altrui, tengo conto solo per quanto attiene ai miei errori stilistici, di forma, o addirittura ortografici e grammaticali, se ve ne sono...
Non perché "non piace" o non avrebbe mercato. Anche se i libri sdolcinati tra adolescenti possono avere successo, a me non frega nulla di essi, per cui anche volessi mettermici, non avrei idee, o verrebbe una schifezza perché appunto sarebbe una cosa che non mi piace a me stesso in primis.

Simone ha detto...

Sì ma io infatti parlo per me, mica devono smettere tutti! :)

Simone

Anonimo ha detto...

Ciao! Volevo chiederti se e quando ti va scrivi un post in cui spieghi come ti organizzi per gli esami, come studi ecc.. grazie, Mary

Simone ha detto...

Ciao Mary. Me l'hanno già chiesto... non che ci sia molto da dire, però penso che a questo punto lo scriverò :)

Simone