22/06/17

Un piccolo aggiornamento...

Soltanto per divri che ho un nuovo blog (lo so, l'ennesimo).

Si chiama Ingegneria d'urgenza, e lo trovate semplicemente seguendo il link.

Simone

27/10/14

Il mio blog, da ingegnere a medico.


Dopo aver fatto l'ingegnere per 10 anni, ho deciso di prendere una seconda laurea in Medicina.

Ho aggiornato questo blog dal 2008 (anno dell'iscrizione) al 2014 (anno della laurea) parlando di università, esami, medicina e di quello che mi passava per la mente.

Qui trovate ancora tutti i miei post, suddivisi per anno di corso e categorie varie.

Sulla colonna di destra, invece, trovate un ebook che raccoglie i momenti - secondo me - più interessanti di questi sei anni.

Se volete continuare a seguirmi, almeno per il momento mi ri-trovate qui.

SOMMARIO


 








Gli altri studenti "anziani".

Per scrivermi: simone.navarraATvirgilio.it

Se volete continuare a seguirmi (repetita iuvant) mi ri-trovate qui.

06/10/14

Ebook - Simone Maria Navarra - Da ingegnere a medico.

La copertina migliore... di uno che non le sa fare.
Da ingegnere a medico - come penso sia facile intuire - è una raccolta dei post che ho ritenuto più interessanti tra tutti quelli che ho scritto nel corso della mia seconda laurea in Medicina e Chirurgia.

È stato difficile riassumere 6 anni in poche pagine, ed è stato difficile tagliare cose che forse mi sarebbe piaciuto mantenere. Ho puntato però a realizzare un ebook - per quanto possibile - leggero e di veloce lettura, mettendo maggiormente in risalto i racconti dei tirocini e delle esperienze ospedaliere rispetto a quelli dello studio e degli esami veri e propri.

Ho pensato infatti che se trovando il libro qualcuno si scoprirà interessato, potrà sempre seguire il link al suo interno e continuare la lettura sul blog. Annoiare a morte invece dei nuovi lettori con centinaia di pagine di lamentele sullo studio della Biochimica o su quanto fosse stressante avere a che fare con la burocrazia universitaria, non mi pareva al contrario un'impostazione ideale.

Credo inoltre che le esperienze in reparto e - particolarmente - quelle in pronto soccorso siano semplicemente più interessanti di tante altre cose di cui potrei aver parlato nel corso di questi anni, e che valga la pena di sottolineare un pochino di più proprio quelle.

Insomma vi lascio questi due file: uno è il pdf in versione A4 (un normale foglio di carta) che potrà essere un po' più comodo per chi vorrà stamparlo.

Un altro file è lo stesso testo sempre in pdf, ma in un formato più ridotto. Che penso sia più comodo per chi preferirà invece leggere il tutto su un lettore portatile con uno schermo magari piuttosto piccolo.

In futuro magari potrei aggiungere una versione epub, ma per ora non ho troppo tempo per lavorarci e - a essere sincero - dopo tanti anni che non "pubblicavo" (gratuitamente e online) più nulla non mi ricordo nemmeno più tanto come si fa.

Ringrazio anticipatamente chiunque vorrà aiutarmi a diffondere questo piccolo lavoro a cui tengo però tanto, mettendo il link magari sul proprio blog, su facebook, su twitter e dove riterrete più o meno opportuno.

Grazie davvero ancora una volta a tutti per la presenza, i commenti, la collaborazione e tutto quanto il continuo appoggio in questi 6 anni... e - si spera - buona lettura! :)

Da ingegnere a medico - formato A4

Da ingegnere a medico - lettori portatili


Da ingegnere a medico - per dispositivi iOS

Da ingegnere a medico - per Kindle su Amazon

Simone

31/07/14

Grazie!

Prima della discussione: sorrido dal terrore.
Giorni un po' caotici tra lauree degli amici, festeggiamenti e tante piccole cose da sistemare.

Ho anche già ripreso ad andare in reparto. Più che altro tornava il correlatore, e fare un salto per portare almeno due pasticcini era il minimo obbligo sindacale.

Ora sento che ho proprio bisogno di un po' di vacanze. E questa estate speriamo di rilassarci un po'... sempre che la smetta di fare tempeste e maremoti un giorno sì e l'altro pure.

Cosa fare del blog - adesso - visto che me lo chiedono tutti?

Intanto penso di sistemare un pochino i vari post. Sistemare i link, i vari tag e cavolate varie. C'è ancora qualcosa del primo anno che non ho riportato dal blog vecchio e che dovrei trasferire.

Poi penso di rileggermi un pochino e nei limiti del possibile (sono 500 e passa post!) tutto quanto, con l'idea magari se è possibile fare una selezione sensata e razionale per "produrre" un ebook, una raccolta... insomma, un qualcosa di completo e a sé stante.

Più che altro poi l'andazzo generale dei post stava virando sull'un po' troppo serio, ma spero alla fine che i post un pochino più divertenti (quell'uno o due all'anno) siano abbastanza da farne insomma una raccolta che la gente leggerà senza rimpiangere di saper capire l'Italiano scritto.

Qui è quando ho presentato la tesi senza svenire!
Per il resto penso che il blog sia già abbastanza indipendente e completo da solo: il libro stampato oppure l'ebook fa molto figo. Molto "scrittore vero" ed è molto più vendibile, esportabile, prestabile e trasferibile.

Ma il senso reale di questa cosa che ho portato avanti per tanto tempo, ce l'ha solo il blog: con la suddivisione nei vari anni, con i post anche secondari che magari in un libro non avrebbero senso e - soprattutto - con tutti i vostri commenti.

Senza il continuo appoggio esterno di decine di milioni di persone (ho gonfiato i numeri un pochino, lo ammetto) che ho incrociato tra queste pagine, negli anni, sarebbe stato di certo tutto più complicato, difficile, e tutto anche un po' più solitario e triste.

Insomma il blog è più interessante - secondo me - di eventuali opere derivate, copincollature o quello che vi pare che se ne potrebbe trarre, e di certo lo lascerò online e leggibile a tutti.

Per cui, se la vostra paura era che qui sparisse tutto da un giorno all'altro, potete stare tranquilli: almeno finché Google non ci tira giù qualche scherzo, o mi censurano o mi denuncia qualcuno, il "Da ingegnere a medico" blog qui presente qui sta e qui resta, a imperitura memoria di questa cosa un po' folle e un po' autolesionista che mi è capitato di combinare dal 2008 al 2014.


Se invece continuerò a scrivere nel blog, in QUESTO blog, almeno... non lo so.

Da un lato penso che il percorso sia concluso. Che la laurea (mi pare) me la sono presa, e che stare ancora qui a parlare di tirocini, studio, esami e cose da studente sarebbe - semplicemente - poco interessante e forse anche un po' poco sensato.

Dall'altro lato, parlare di un percorso professionale da medico (o ingegnere che sia) in una "cosa" - questo blog - nata e cresciuta per parlare di tutt'altro, mi parrebbe anche questo fuori tema e a rischio di degenerare rapidamente verso la noia.

Cioè: un ingegnere si iscrive a medicina, e ok. Fa i turni in ospedale e gli esami e ok anche qui. Ma poi? Si mette a parlare del suo lavoro o continua a parlare degli affari suoi personali a vita. Ma perché? A chi interessa? Ci sono siti di medicina d'urgenza incredibilmente troppo scritti meglio del mio, tra l'altro.

I miei amici fanno photobombing.
Da un terzo lato (?) la scrittura è sempre stata un po' una parte della mia vita. Una volta scrivevo romanzi, poi ho cambiato e sono diventato un po' più autobiografico. Comunque sia non ricordo un periodo, negli ultimi 10 anni, in cui sia rimasto completamente senza scrivere.

Insomma: non lo so.

Mi serve un po' una pausa. Riposarmi, rifletterci un po' su e poi - a mente più calma - decidere come continuare a scrivere, e su cosa.

Intanto tutto questo testo lungo e inutile era per avere abastanza righe da infilarci dentro un po' di foto e il video della proclamazione.

Non c'è un'immagine che mi pare particolarmente indimenticabile, per cui ne ho messe più d'una così almeno - spero - potreste trovarne magari una che piace a voi :)

Quello che è importante, è che voglio ringraziare ancora una volta tutti voi per l'appoggio, l'affetto, l'amicizia e l'incoraggiamento che mi avete dato.

E se davvero come ha detto qualcuno questo blog vi è servito un po' da ispirazione e vi ha spinto in qualche modo a intraprendere un percorso che sognavate ma che - in qualche modo - vi sembrava troppo difficile o vi spaventava... be', grazie ancora: io sono solo uno che ha fatto un po' di esami all'università, e non penso di meritare tanta considerazione e tanta importanza. 

Grazie per l'ennesima volta, e in bocca al lupo a tutti. E vi auguro che tutto quello che state cercando si realizzi il prima possibile, e nel modo migliore che possiate immaginare.

Simone
Grazie!!!!!!!!

28/07/14

Il giorno della laurea.

Lo legge lo studente coi voti più alti: io stavo tranquillo.
Sabato e Domenica li ho vissuti in un mix di ansia, paranoia e psicosi.

Che poi alla prima laurea, quella in Ingegneria, stavo - almeno mi sembra - tranquillissimo, e del giudizio della commissione non sarebbe potuto importarmene di meno.

Sarà che, infatti, alla fine la discussione della tesi di Ingegneria è andata un po' una mezza schifezza.

E saranno anche l'età, la saggezza, il rimbambimento senile o il semplice fatto che ci tenevo a fare una bella impressione, ma al "secondo giro" l'aspetto emotivo si è fatto senticchiare, e un pochino l'ho accusato.

Domenica sera però mi sentivo più tranquillo, e anche la mattina del lunedì stavo - abbastanza - rilassato.

Sveglia prestissimo, che io certi orari manco sapevo che esistessero. Colazione, doccia, completo blu con camicia bianca e cravatta abbinata. E poi: si parte.

Appuntamento nell'aula della discussione alle 8. Qualche formalità burocratica, e poi c'è da aspettare un po' con amici e parenti che arrivano e salutano e si mettono a sedere mentre io cammino avanti e indietro per l'aula scavando tipo i solchi per terra come nei cartoni animati.

Alle 9 e qualche minuto si comincia. Sono il primo primo primissimo a discutere: che un po' d'ansia derivava anche da questo, ma alla fine... com'è che si dice? Via il dente, e via il dolore.

La discussione deve durare 7 (sette) minuti, che se no siamo in 15, la seduta di laurea dura un mese, la commissione si scoccia e finisce che ti fanno apposta le domande cattive.

A casa l'avrò ripetuta una trentina di volte, col cronometro, per vedere se stavo nei tempi. E ogni volta impappinandomi su qualche passaggio o perdendomi un pezzo o dimenticandomi di dire qualcosa di fondamentale.

Stamattina invece sono andato deciso, calmo, incredibilmente si capiva quello che dicevo (non per niente mi piace scrivere: perché a parlare sono un po' una pippa) e non mi sono né impappinato né perso passaggi importanti per strada.

Sette minuti che passano calmi calmi. Una domandina dal mio relatore giusto "tanto per", che se non ti fa domande nessuno - insomma - ci rimani pure male. E la mia parte l'ho fatta: è finita.

Torno al posto, e cominciano le discussioni degli altri. Ma io un po' li seguo e un po' sto su facebook a postare le foto, o su whatsapp a rispondere a 10 mila messaggi, che ormai sto già in fase "post laurea".

Qualche tesi è interessante, qualcun'altra meno. Globalmente bene o male tutti i candidati riescono a fare una presentazione come si deve, e dopo due ore e mezza dall'inizio della seduta la commissione si riunisce per deliberare... o per fare per quello che fanno le commissioni di laurea, che non so come si dice.

Nel frattempo, amici parenti e compagni di corso vari mi avranno fatto 15 video, e 100 foto e ho salutato e baciato tanta di quella gente che manco se mi sposavo.

Torna la commissione. Ci mettiamo al centro dell'aula, e loro iniziano a chiamare i vari candidati. 2 o 3 persone prima di me, e poi è il mio turno.

«Simone Maria Navarra» fa il presidente della commissione. «Ti dichiaro dottore in Medicina e Chirurgia, con la valutazione di..»

Vi ricordate quando dico sempre dei voti alti alti, ma non proprio il massimo? Quelli che vuol dire che, sì, uno è tanto bravo e s'è impegnato tanto ma - poverino - più di così, proprio non ci arrivava?

Ecco, appunto: 109 su 110.

109 è pure il voto massimo a cui potevo ambire se proprio andavo perfettamente alla grande, e mi regalavano pure qualcosa. Perciò, insomma: che vogliamo dire? Meglio di così non poteva proprio andare.

«Per Navarra è anche la seconda laurea» aggiunge il presidente.

Sento qualche mormorio tra il pubblico. E, be': che abbia detto questa cosa, in quel momento così importante, devo ammettere che mi ha fatto veramente piacere.

Finite le proclamazioni, nel silenzio generale, una ragazza legge il giuramento di Ippocrate.

Se lo volete sapere, mi piace questa tradizione dei medici che "dichiarano" altri medici, passandosi in un certo senso le consegne. Questo fatto che dalla notte dei tempi ci sta sempre qualcuno malato, e qualcun altro che lo vuole curare. Un filo conduttore fatto di tragedia e speranza, che ci lega un po' tutti, dall'inizio alla fine dell'umanità.

La mia compagna di corso legge il giuramento di Ippocrate. Io un po' mi emoziono di nuovo, e penso che sia un momento importante.

Finalmente ci congedano. Un'amica mi regala pure la corona d'alloro, che copre pure un po' di capelli bianchi e sembro quasi pure io un ragazzino di 20 anni. E poi altre foto e filmati e whatsapp e click e link e messaggi come se piovesse. E a un certo punto più che contento, rilassato oppure sollevato, inizio più che altro a sentirmi stordito. Lasciatemelo ammettere.

Saluto i miei. Una bevuta al volo con qualche amico, e poi - finalmente - di nuovo a casa.

A casa dopo la discussione della tesi della mia seconda laurea. Una cosa che ho sognato e risognato per anni, e che in certi momenti non avrei mai pensato di raggiungere sul serio.

Sono a casa, e l'unica cosa che mi viene in mente è che ho fame. Non per niente, sono 3 giorni che ho un nodo allo stomaco e che ho mangiato pochissimo.

Metto a scaldare un po' di pane. Apro il frigo, tiro fuori formaggio, affettati e un po' di frutta. Intanto continuo a rispondere ai messaggi sul telefono. Su Facebook ho già una foto con più di 100 "mi piace". Ho ricevuto tante di quelle chiamate che inizia a mancarmi la voce.

E mentre affetto il salame, come un fulmine improvviso e inaspettato, un qualche neurone si risveglia, dà una scrollata a un paio di amici suoi per tirarli su, e - finalmente - realizzo:

È andata. Ce l'ho fatta. L'obiettivo è raggiunto.

Sono diventato un dottore.

Simone

21/07/14

Quasi in cima.

Una cosa tipo questa... solo che adesso fanno 40 gradi.
A fine mese, il 28 luglio, ho la discussione della tesi.

E sembra ieri che ho iniziato a studiare per l'esame di ammissione. Davvero. Alla fine gli anni mi sembra che siano volati in un attimo.

E tutti quegli esami, i tirocini, le lezioni, i laboratori con le firme... sembrava dovesse volerci chissà cosa, e invece è stato un attimo.

Per certi versi, anche emotivamente mi sento un po' tale e quale a quando dovevo ancora iniziare: un po' di preoccupazione, tanta incertezza, l'impazienza anche che passino i prossimi mesi e di scoprire che cosa mi aspetta dopo.

Qualche centinaio di post più indietro, attorno al primo anno, ricordo di aver scritto come tutti i libri di tutte le varie materie che mi aspettavano sembravano quasi una montagna da scalare. E una volta che uno si arrampica e arriva in cima, inizia anche a vedere distintamente il paesaggio e a farsi un'idea di quello che ha intorno.

Insomma è un periodo che tiro somme, faccio conti e valuto progetti, e se da un lato sono felicissimo o a dir poco entusiasta di tutto questo percorso, dall'altro lato c'è un pochino di paura e di incertezza che danno al tutto una sensazione difficile da definire.

Qualcuno direbbe che ho la discussione della tesi e me la sto facendo sotto... e - tutto sommato - non penso che questa conclusione si discosti più di tanto dalla realtà.

Insomma, come già detto, tra una settimana mi laureo. Anzi mi ri-laureo... o mi bi-laureo, se preferite.

Siamo divisi in una dozzina di turni. Ogni turno 12 candidati, e ogni candidato ha a disposizione 7 minuti per presentare il proprio lavoro, più circa pare 3 minuti massimo per rispondere alle varie domande.

Dopo tutta questa preparazione insomma la discussione vera e propria sembra una cosa abbastanza piccola, quasi marginale. È un po' una mezza mattinata in cui vai lì, ti fai vedere 10 minuti e poi ti prendi questa benedetta laurea.

Io per primo personalmente vedo la cosa come un momento tutto sommato secondario rispetto a tutto il percorso: anche la laurea, in fondo, senza l'esame di abilitazione non è che concluda più di tanto. La "fine" vera e propria di questo ritorno agli studi sarà l'iscrizione all'albo, mentre per ora ci sono ancora tante cose da fare e da sistemare, e la discussione della tesi e solo una di queste.

Spero di fare una bella figura, il 28. Andrò a vedere tutte o quasi tutte le lauree dei miei compagni di corso, nei giorni prima e dopo il mio, e spero che vada tutto alla grande anche per loro.

Poi farò una bella cena in famiglia. Qualcosa con gli amici più cari. Una bella vacanza - spero - per festeggiare e scaricarmi come si deve... e poi, dopo l'estate, si ricomincia praticamente come se non fosse cambiato nulla con i tirocini per l'esame di stato e le 5000 relative domandine a crocette da imparare a memoria.

Intanto ci sono da stampare le ultime copie della tesi. Da preparare le slide per la presentazione, e da fare una prova di discussione con gli altri laureandi per arrivare - si spera - un pochino più preparati a quei 7 minuti fatidici.

Fatemi un bell' "in bocca al lupo"... e ci risentiamo presto!

Simone

18/07/14

ll tirocinio a chirurgia d'urgenza.

Fa male l'occhio? E noi lo caviamo: problema risolto.
Nel mio ospedale, come del resto nella maggior parte dei pronto soccorsi (pronti soccorso?) grandi, la parte delle emergenze chirurgiche è separata da quella delle emergenze mediche.

Così come ancora da un'altra parte si trovano il pronto soccorso oculistico, quello ginecologico, quello pediatrico, quello ortopedico e quello delle urgenze minori. E quello otorino. E quello... bo'?! Ora non mi viene in mente, ma qualche altro pronto soccorso - di sicuro - ci sarà.

Così se hai il dolore al torace ti visita subito l'internista, che magari è un infarto. Se hai dolore alla pancia ti visita subito il chirurgo, che magari hai l'appendicite. Mentre se hai il dolore un po' sopra e un po' sotto, chiunque ti visita ti visita dirà in ogni caso che non sei un paziente suo, incazzandosi a morte con l'infermiere del triage.

E capirete che se da studente stai fisso in un posto dove vedi i pazienti con i problemi X e Y, ma poi dopo la laurea vai in un altro posto dove vedrai i pazienti con i problemi W e Z, questo potrebbe portare al non irrilevante contrattempo di trovarti di fronte a uno che sta male, e tu che non sai dove accidente mettere le mani.

Fatto sta insomma che - unico studente credo di tutta Italia o anche probabilmente delle Americhe e dei continenti sub-equatoriali limitrofi - per cercare di colmare un po' un minimo di qualche mia incolmabile lacuna, di tanto in tanto frequento anche gli altri pronti soccorsi per conto mio e gratis e facendo un lavoro in più che non mi verrà riconosciuto in alcun modo. Ma - diciamo la verità - lo faccio soprattutto perché mi piace, e perché - ancora più soprattutto - non devo essere tanto normale.

Del pronto soccorso pediatrico ho già parlato tipo 6 mesi fa. Di oculisti e ginecologi non mi importa sinceramente più di tanto, e dunque non resta che la parte della chirurgia.

Il bello del pronto soccorso chirurgico, rispetto alla sala rossa, è che le patologie sono più chiare e le terapie più semplici:

Arriva un medico in pensione con l'ernia del disco e il colpo della strega: tu gli metti la sua bella flebo di antinfiammatori e antidolorifici e grastroprotezioni del caso. Lo piazzi da una parte, e dopo un po' lo vai a rivedere.

«Come va il dolore?» chiedi. «È passato?»

«Va un po' meglio» risponde lui.

Magari non troppo convinto, a dire il vero. Ma insomma: non tagliamo troppo per il sottile! Via l'agocannula, stampa un po' di fogli al computer, timbro, firma, stretta di mano, e il paziente torna a casa.

Arriva il vecchietto che è inciampato e s'è rotto la testa? Facile! TAC, RX, punti di sutura. E se è tutto a posto: a casa, anche lui.

I pazienti chirurgici arrivano con le loro gambe. Ti spiegano quello che hanno parlando a chiare lettere. Spesso conoscono già la loro patologia, e ti dicono pure quello che devi fare per curarli.

«È la solita colica, dotto'» spiega un signore sulla cinquantina. «Sbrigateve a famme la flebo, che nun je la faccio più. Meno male che tra du' giorni me opereno!»

Il pronto soccorso chirurgico è sempre super-affollatissimo, questo sì: pazienti in barella, pazienti in sala di attesa, pazienti al triage, pazienti davanti alla porta, pazienti da rivedere, da dimettere, ricoverare... e ogni minuto suona il telefono che c'è il parente di uno, le analisi dell'altro, la radiografia di questo che s'è persa, la TAC da refertare o la risonanza magnetica che vuole l'impegnativa per il mezzo di contrasto.

Praticamente è un po' come stare alla Posta, solo che invece dei pacchi e corrispondenza devi gestire le persone in attesa e tutto il casino che gli ruota attorno.

Il pronto soccorso chirurgico mi piace anche perché i pazienti più gravi vengono seguiti da tutta un'altra parte, per cui puoi andare lì con l'idea che - in linea di massima - farai il tuo lavoro con il tuo ritmo senza ritrovarti di colpo proiettato in qualche puntata di E.R. Che sì E.R. è fico e tutto quanto... ma magari - qualche volta - è bello pure l'ambulatorio tranquillo dove non succede niente di particolarmente drammatico e puoi tornartene a casa senza il magone.

Che poi il problema diventa che certi pazienti sono talmente meno gravi che, dopo un po', iniziano a smaniare per essere visitati prima loro, che è tardi, che c'hanno da fare e che vogliono andarsene.

«Mi faceva male la pancia» spiega uno. «Poi sono andato in bagno, e m'è passato. Non me la fate la colonscopia?»

«È grave, dotto'?!» chiede un'altra ragazza. «Mi sento gonfissima. Eppure è una settimana che mangio solo insalata!»

Oppure, un classico:

«Sono cinque giorni che mi fa male l'orecchio. Epperciò oggi mi sono preoccupato tantissimo e ho chiamato l'ambulanza per portarmi in pronto soccorso a farmi visitare. Adesso. Alle quattro di notte».

E io capisco che uno si spaventa, e che magari ha bisogno di sentirsi rassicurato. Ci mancherebbe! Noi stiamo lì apposta. Però se ci sono 20 persone in attesa e altre 20 appena visitate più 20 in barella da rivedere per soli 2 - dico 2 - medici, non è che potete bussare ogni 5 minuti per chiedere quando tocca a voi: questo non accelererà in alcun modo i tempi, e rischiate soltanto di finire a litigare.

Del pronto soccorso chirurgico - infine - mi piace soprattutto il fatto che la gente, il più delle volte, guarisce.

Che pare una assurdità, ma la medicina, i farmaci e le terapie - per conto loro - non è che risolvano un bel niente: la pressione alta la tieni controllata, ma se smetti di prendere i farmaci sale di nuovo. Per il diabete ti danno l'insulina. Per la cardiologia ci stanno 100 mila terapie, ma nessuna che ti dà un cuore di nuovo sano, a parte i trapianti... che pure quelli - a voler essere pignoli - sono una roba chirurgica, oltre che a essere di per sé un gran bel casino.

La terapia medica cerca un equilibrio tra la vita e la malattia. Un'omeostasi farmacologica in cui inserire una persona, allo scopo di influire in maniera positiva sul suo stato di salute altrimenti compromesso.

Invece la chirurgia è bella perché, dopo l'intervento del chirurgo, il problema è - in un certo qual modo - risolto.

C'hai i calcoli nella colecisti? Noi la buttiamo via, e i calcoli non ti vengono più. Ti sei rotto tutte le braccia? Noi ti mettiamo un 2-300 chiodini: avrai qualche problema con i metal detector ma le braccia, in linea di massima, le rimuovi. Ti sei tagliato le dita con l'affettatrice, segato una gamba mentre potavi la siepe o staccato un orecchio dal parrucchiere? Niente che non si risolva con un po' di ago, filo, colla vinilica e cerotti medicati.

Che poi lo so che ci sono anche interventi per condizioni, purtroppo, irrisolvibili, e che tra medicina e chirurgia non esiste davvero una distinzione così netta. Ma almeno nei box del pronto soccorso chirurgico, dove ti occupi solo di eventi acuti su pazienti altrimenti - almeno fino a poco prima - sani, i chirurghi tendono a risolvere un po' tutto. E alle brutte ti rattoppano comunque alla meno peggio, e amen: quel che è stato è stato. Altro giro, e altra corsa.

La vita va avanti, con tutti i suoi problemi. Ma almeno a questo - di problema - non ci pensiamo più.

Simone