25/02/10

Come inventare una storia - 5: Il giovane Holden, di J. D. Salinger

In uno degli articoli passati, avevo concluso che praticamente tutte le storie nascono con un conflitto (del tipo buono/cattivo, bene/male ecc) e si concludono sempre con la risoluzione del conflitto stesso. Eppure esistono anche romanzi come il giovane Holden, dove le cose sembrano andare un pochino diversamente.

Parlare e soprattutto studiare questo libro è davvero difficile, per cui perdonatemi se vi sembrerà che dica qualche castroneria. In effetti, già solo il titolo potrebbe ispirare un intero trattato (e non dubito che non l'abbia fatto per davvero): l'originale The catcher in the rye, letteralmente l'acchiappatore nella segale, contiene allo stesso tempo:

- Più di un riferimento a discorsi, avvenimenti e situazioni che si trovano nel libro.

- La citazione di una poesia di un tale Robert Burns. Adesso, per vostra comodità, nei commenti potete copincollare direttamente la frase che segue:

"Ma come, fai lo scrittore e non conosci Robert Burns?! Ma io ti odio!!!"

- Un doppio senso che in inglese suona un po' come il catcher ubriaco. Il catcher (dal poco che ne so) è un ruolo del baseball di uno che deve appunto acchiappare la palla. Il fatto che abbia bevuto troppo trasmette piuttosto bene la condizione esistenziale del protagonista del libro.

Insomma, già solo il titolo (risolto dal traduttore con un paraculissimo il giovane Holden) apre una discussione che non finisce più, ma chissene frega: parliamo della storia.

Come scrivere una storia: il giovane acchiappattore del baseball ubriaco nella segale che si chiama Holden, di Salinger.

L'idea iniziale: un ragazzo viene espulso da un college, e decide di passare alcuni giorni da solo a New York.

Perché è una buona storia: ecco qui che già questo romanzo si differenzia da altri che abbiamo già studiato. Nel mio modestissimo parere, di per sé, questa non è una buona storia.

Cioè, semplicemente, non c'è nulla: Holden lascia il college, e poi? Che succede nel mezzo? Come finirà il romanzo?

L'idea iniziale è solo uno spunto, ma il testo è ancora tutto completamente da ideare. Vediamo cosa succede davvero, un po' più in dettaglio:

La trama più approfondita:

- Il giovane Holden viene espulso dal college.

- Prima di andare via, passa a trovare un suo professore. Poi incontra dei compagni, e una volta partito incontra altre persone fino alla conclusione della vicenda.

- Nel corso della storia, veniamo informati che uno dei suoi fratelli è morto di leucemia.

- Con ognuno degli altri personaggi (occhio che il romanzo è tutto qui) Holden si relaziona in maniera critica, difficile e piena di contrasti. Va un po' più daccordo solo con la sorella più piccola, ma nemmeno troppo.

- Dopo aver incontrato tante persone e girovagato molto, Holden decide di scappare lontano e vivere da solo come un eremita. Però poi guardando la sorellina ci ripensa, e torna a casa.

- Fine.

Perchè è una buona storia: ok, fermi tutti. Ma cosa sta succedendo?

Nel giovane Holden, il protagonista vaga da un incontro al successivo senza che accada mai realmente nulla di effettivamente degno di nota. Perchè un lettore dovrebbe appassionarsi? Dove sta il conflitto?

Evidentemente, se avete letto il romanzo o se la mini-trama che ho scritto è bastata, vi sarà chiaro che la storia reale, il filo conduttore vero e proprio della vicenda, è in realtà molto più sottile:

La storia vera: dopo la morte del fratello, un adolescente vive una profonda crisi esistenziale.

Ora qui si scateneranno i critici e rompipalle vari. Questo è evidentemente un romanzo sull'adolescenza. Holden è il prototipo di ogni sedicenne/ventenne incavolato, in cui molti si riconosceranno. È quasi una figura simbolica che rappresenta chiunque sia passato per il medesimo scompenso ormonale, etico, sessuale, morale, sentimentale e tutte quelle cose che ti distruggono a quella età.

Ma, in questo romanzo, davvero i problemi di Holden iniziano con la morte del fratello, e il vissuto personale del protagonista non è analogo a quello di tanti altri. Io da adolescente stavo sempre incazzato e basta, non avevo nessuna scusa particolare. Per cui Holden ci assomiglia, ma quello che ci mostra non è proprio il vissuto di un tipico adolescente ma - secondo me - più quello di una persona che sta vivendo un dramma particolare. Io, tra l'altro, ero molto, molto più insopportabile di lui.

Ma sto davvero andando troppo fuori tema, credo. In sostanza, però, l'importante è che adesso abbiamo una storia (Holden che lascia il college) il conflitto (la crisi adolescenziale) lo sviluppo (gli incontri con i vari personaggi) e la possibile conclusione con il ritorno a casa.

Il romanzo c'è tutto, e una volta analizzato si può riportare al consueto conflitto buono contro cattivo. Inizialmente era difficile vederlo, perché il modo in cui è sviluppata la trama è molto più complesso del semplice: Holden esce di casa e incontra un mostro alto tre metri che gli dice: «ciao, io sono l'adolescenza. E adesso ti ucciderò».

Invece del mostro gigante, Salinger ci racconta una serie di episodi in cui il protagonista si interfaccia a tanti altri personaggi. Abbiamo dei professori, una prostituta col suo pappone, dei baristi, degli altri studenti e via dicendo. Con ogni personaggio nasce una sorta di mini-racconto, che si conclude quando Holden si sposta per dare inizio a un nuovo capitolo della trama.

Lo schema è un po' lo stesso dei poemi classici, o di un film di quelli cosiddetti on the road: c'è un tema fisso che viene riproposto tante volte a seconda dei personaggi e delle situazioni, mentre nel contempo l'autore ci fa conoscere il protagonista ed elabora una possibile conclusione con cui chiudere la storia.

Concludendo, Salinger ha scritto una specie di Odissea, con un sedicenne che lotta contro una divinità nemica che si porta dentro. La storia in un certo senso è la stessa, e forse non potrebbe essere altrimenti. Quello che cambia sono i protagonisti, l'ambientazione e la capacità dell'autore di saper cogliere un aspetto del mondo, del proprio tempo o anche semplicemente dell'animo umano che nessuno aveva ancora saputo raccontare.

La speranza, ovviamente, è di riuscire a fare lo stesso anche nelle nostre storie.

Simone

Link: alcune poesie di Robert Burns.

13 commenti:

paroleperaria ha detto...

Mi piacciono molto i tuoi post in generale e questi qui del "come inventare una storia" sono molto belli... soprattutto quando parli di cose che conosco.
Ho letto questo libro molto tempo fa, tipo 20 anni fa - che sembra ieri - (e adesso mi viene voglia di leggerlo di nuovo) e ne sono rimasta affascinata.
Conoscevo il titolo originale e più o meno il doppio senso e non ti odio se non conosci quel tale Robert Burns che non so nemmeno io chi è... ma io non faccio la scrittrice (purtroppo)!!! :P
Parlare del titolo, mi fa pensare, di nuovo, a quanto gli italiani mi infastidiscono quando cambiano i titoli di libri e film, stravolgendone il significato... il titolo è la prima cosa con cui uno viene in contatto, se io fossi un autore mi opporrei allo stravolgimento selvaggio!! :(

Simone ha detto...

Grazie Fra!

Riguardo al titolo, tante volte è per primo l'editore a sceglierlo e a volerlo cambiare. Magari sarà andata a finire che il titolo originale che voleva l'autore era proprio il giovane Holden, vallo a sapere!

Anche se sinceramente non penso ^^.

Simone

lacrimadicrisantemo ha detto...

Devo ammettere che è il mio libro preferito... benché sembra quasi una non-storia, lo trovo importante per alcuni spunti e immagini che si trovano nascosti fra le riflessioni di Holden.
Poi, per il titolo, nell'edizione che ho io c'è una pagina di spiegazione. Riassumendo, il titolo "l'acchiappatore nella segale" non dava la stessa immagine della versione inglese, che non poteva essere utilizzata nella sua lingua originale nè nelle sue ipotetiche traduzioni. Di mezzo c'è anche il doppio senso che hai citato tu, perciò hanno optato per un più versatile e anonimo titolo. L'ho trovata una scelta abbastanza giusta, però in dipendenza all'importanza della nota che si trova nella prima pagina. Senza nota si perde tutto.
Robert Burns lo conosco... e la poesia da cui è tratto il titolo è veramente carina :)

Giuseppe Nicosia ha detto...

Non conoscevo questa storia. Ho imparato qualcosa di veramente interessante ;-)

Simone ha detto...

Frankie: sì infatti la cosa più bella sono le riflessioni e le idee che vengono fuori di tanto in tanto. Quando racconta del film che ha visto sono scoppiato a ridere, cosa che con un libro non m'era capitata mai!

Giuseppe: ottimo, grazie!

Simone

Andrea Di Castro ha detto...

Ciao e complimenti per il blog. Gran bel libro davvero. Mi viene solo da dire: è una buona storia perchè Salinger era semplicemente un GENIO! Anzi, approfitto per lo spazio per commemorare la sua recente scomparsa :(
Il titolo si rifà alla canzone che il bimbo canticchia per strada:" Gin abody meet a body
ecc.cc.
Per quanto riguarda il titolo in Italia non ha senso:
Il prenditore nella segale sarebbe come dire il pivot nelle margherite. Penso sia questo il motivo per cui è stato tradotto semplicemente il giovane Holden e credo che l'autore abbia dato il suo consenso.
Un saluto
http://andreadicastro.blogspot.com

Dama Arwen ha detto...

Beh, direi che la storia del giovane Holden, è il calssico "viaggio interiore" che in tante opere (italiane e straniere) studiai al tempo del liceo.

Rido quando descrivi la tua adolescenza! Eri incazzato col mondo: punto e basta! Senza motivi particolari come la morte di un fratello.
Ecco io sono figlia unica, ero incazzata col mondo da adoelescente e, da allora, non ho mai smesso di esserlo anche se ora ho 33 anni!!!!

Potrei scrivere io un romanzo!!! :-P

Dama Arwen ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Simone ha detto...

Andrea: in questo caso evidentemente una traduzione più letterale non avrebbe funzionato, sono d'accordo. E poi sì comunque Salinger è uno di quegli autori che può permettersi di scrivere davvero quello che gli pare.

Il problema magari diventa presentarsi a un editore con un libro difficile da sintetizzare o sistemare in qualche genere specifico, ma questo è un altro discorso.

Dama: evidentemente noi siamo quelli che ogni scusa è buona per stare incazzati, ahah.

Comunque seriamente, per fortuna rispetto a 15 anni fa il mio carattere è un po' migliorato, che davvero non mi si "reggeva! ^^

Simone

CyberLuke ha detto...

Confesso: non l'ho letto.
Ma lo farò.
E tornerò su questo post a commentare a ragion veduta.
(tanto questo blog lo terrai ancora qualche anno, no?)

Simone ha detto...

Cyber: come ti dicevo, questo dovrebbe essere un blog a lungo termine... ma non si sa mai per cui sbrigati a leggerti 'sto libro ^^.

Simone

Anonimo ha detto...

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