13/09/10

Gli artisti che non paga nessuno (o come vivere con un lavoro creativo).

Questo post è un po' una risPost (perdonatemi!) a una giustissima denuncia sociale che girava in rete tempo fa. E' anche un risPost a un certo modo di pensare - nel quale purtroppo ricado forse per primo io - secondo il quale i lavori creativi dovrebbero esistere in una specie di mondo magico e meraviglioso dove i soldi sbocciano da posizioni etiche e sentimenti puri, mentre la gente onesta non vuole essere pagata davvero. Essere pagati, tutto sommato, non sta neanche bene.

Concezione comune, e anche tutto sommato veritiera, è che un artista con la A maiuscola o minuscola che vorrete metterci, per campare in Italia deve vivere d'altro. Per campare nel mondo deve vivere d'altro, preciserei io, che non vedo tutta questa differenza tra il nostro stupendo paese e i tanti posti dove mi è capitato di passare un po' di tempo. Per lo meno, non se ci confrontiamo col resto d'Europa.

Eppure, nonostante queste premesse, è vero. Secondo me è vero: se sei un creativo, un musicista, uno scrittore, un pittore o un qualsiasi altro tizio che si occupa di lavori creativi, guadagnare qualche soldo è quasi impossibile. O meglio, riformuliamo la cosa in un modo più corretto: conosco pochissime persone che, avendo una passione per un determinato aspetto della creatività, riescono a sfruttarla per portare a casa delle somme sufficienti almeno a pagare l'affitto.

E allora, tanto per restare fedele al mio insopportabile caratteraccio, andrò controcorrente: invece di fare il pianto pro povero artista morto di fame, farò l'analisi del meno povero artista che invece non è (ancora ?) deceduto per inedia. Se volete vi faccio qualche nome: posso? Devo? Però qualcuno si offenderebbe, o sarebbe quantomeno antipatico fare i conti in tasca alla gente. In caso, se proprio ci tenete, scrivetemi e ve li dirò in privato.

Lo scrittore che campa di scrittura: questa persona che conosco ha avuto forse la fortuna di incominciare in altri tempi, quando un suo romanzo di ambientazione fantastica è stato pubblicato da un editore decente (vendendo comunque scommetto - perché non ne ho la minima idea - molto poco).

Questo scrittore, che io sappia, da 20 anni a questa parte collabora con vari editori facendo editing, ha una casa editrice (non tutta sua) dove segue determinate pubblicazioni, e ha scritto vari libri cercando spesso il genere o lo stile o comunque quello che veniva chiesto dal mercato e dagli editori per i quali lavora.

Oggi pubblica regolarmente con editori enormi, gestisce le proprie pubblicazioni e si occupa di editing e altre cose dedicate alla scrittura.

Il musicista che campa di musica: questo qui è il mio maestro di batteria. Dopo non so che lavori ha iniziato a studiare musica, e adesso insegna in diverse scuole.

Per lavoro, poi, realizza colonne sonore per documentari (non ho idea di come funzioni veramente quello che fa) e fa il turnista a pagamento per altri musicisti che hanno bisogno di qualcuno esperto per i loro progetti.

La sua professione insomma è fatta di insegnamento e di tanto suonare e risuonare per altri facendosi il mazzo a trasportare la batteria a destra e a sinistra. In cantiere ha diversi progetti musicali anche suoi, e nessuno può sapere se andranno bene o male. In ogni caso ha ancora meno di 30 anni, per cui il tempo non gli manca.

Il pittore che campa di pittura: in realtà di questi ne conosco una dozzina. Avendo prima esposto cose mie e poi lavorato come fotografo per un'associazione culturale, mi è capitato di conoscere molti artisti, di fotografarli e di vedere come funziona il loro lavoro.

Ma qui devo dire che ci capisco poco: in genere credo che un pittore sconosciuto debba arrangiarsi con centinaia di lavori e lavoretti. All'epoca mi consigliarono di proporre le mie foto per farci delle agende, o per abbellire delle lampade. In sostanza si tratta di provare a vendere in tutti i modi quello che si realizza, aspettando che il nostro lavoro vada di più e sia più valorizzato.

Dico che non ci capisco molto perché la pressoché totalità di pittori che ho conosciuto erano grandi (almeno 40, 50 anni) e ormai vendono singoli quadri per prezzi altissimi. Non so come si venda un quadro, perché io non sarei in grado di trovare un cliente. Ma loro, evidentemente, sì.

Il grafico che campa di grafica: questo lo conoscete di sicuro perché è un amico del blog, e anche un amico col quale ogni tanto faccio una chiacchierata di persona. Questa persona lavora nel marketing e nella pubblicità, mettendo il proprio lavoro al servizio di clienti che richiedono qualcosa in particolare per un determinato prodotto.

Un lavoro che di creativo forse ha poco. O forse no, visto che a fare un bel logo o una buona campagna non sono assolutamente tutti capaci e tutti bravi. Anzi, per me per essere forte come pubblicitario devi essere veramente qualcuno, perché vendere qualcosa è davvero difficile.

Il fotografo che campa di fotografia: vi sembrerà un po' da megalomane, ma io come fotografo avrei potuto lavorare. Dopo un po' che giravo per artisti e gallerie hanno iniziato addirittura a darmi dei soldi, e dovevo solo scegliere se buttarmi completamente in quella direzione o se lasciar perdere. Alla fine ho lasciato perdere per fare lo scrittore medico... ma appunto io sono di quelli con la testa nel mondo magico.

Altri miei amici fotografi fanno book per modelle, fanno matrimoni e poi magari nel tempo libero realizzano le loro cose creative e artisticissime, che forse venderanno e forse no.

Ok. Conclusioni: io sarò un idiota, però tutti questi artisti che lavorano come tali hanno le seguenti caratteristiche in comune:

- Sanno fare il loro lavoro per davvero: non è cioè che vogliono fare lo scrittore ma scrivono ignominie scritte male. Vogliono fare una cosa e - prima di tutto - sanno come realizzare un lavoro almeno decente. Ora mi diranno che le case editrici pubblicano cose indecenti, e vabbe': il discorso ovviamente è più complesso, ma di sicuro l'autore ha presentato all'editore qualcosa che rispondeva a certi requisiti. Che poi i requisiti siano a volte sbagliati o assurdi è un discorso che lascio ad altri: io se vi ricordate con la critica letteraria ho poco a spartire e non sono argomenti nei quali mi interessa tornare.

Di sicuro quando facevo il fotografo dovevo cogliere l'attimo (come diceva Bresson) e presentare immagini coi colori al loro posto e che non fossero tutte mosse e fuori fuoco. Se facevo foto ignobili poi aivoglia a lamentarmi che non mi pagavano!

- Accettano di non fare solo quello che gli piace: alle volte, se devi vendere qualcosa, questo qualcosa deve piacere a chi lo compra. Tutti i lavori sono così, più che mai i lavori in campo artistico che tutto sommato devono sottostare a questioni di gusti ed esigenze altrui.

- Sono innamorati del proprio lavoro, e rispettano il lavoro degli altri. Rispettano il lavoro degli altri lo ripeto, visto che troppa gente se lo scorda.

- Se non possono sopravvivere con il loro lavoro principale, cercano un lavoro in un campo analogo: lo scrittore lavora nell'editing. Il pittore lavora per associazioni culturali, mostre, gallerie, programmmi TV dedicati all'arte. Il fotografo lavora sempre con photoshop e grafica, e male che vada va a fare i matrimoni.

Nessuno, o quasi, che io conosca, si è tenuto il lavoro che gli dava più sicurezza piuttosto che buttarsi nel lavoro che gli trasmetteva la passione. Se volete fare il musicista, insomma, andate a fare il musicista porca troia! Non l'impiegato di banca.

- Non sono rimasti ad aspettare: sperando che arrivasse a cercarli qualcuno. Hanno visto dove conveniva andare, che cosa andava fatto, e si sono mossi. E che il tutto non portasse ai risultati sperati era una possibilità che hanno deciso di accettare.

- Quelli bravi, in genere, li pagano. E questa è una frase che mi ha detto un mio amico, e che purtroppo mi sa che è proprio vera: tante volte, chi si sente tagliato fuori o pensa che le strade siano semplicemente tutte chiuse a priori, è semplicemente un dilettante che non sa raggiungere il livello minimo richiesto per poter pretendere di essere retribuito.

Ma spero tanto che, questo amico, non si riferisse a me ^^.

Simone

15 commenti:

Mirco ha detto...

Non credo nella meritocrazia, non qui in Italia, però se uno è un fuoriclasse prima o poi verrà fuori. Il mio non è neanche un discorso qualunquista, di quelli "ah sì, sono tutti uguali, rossi e neri, tutti raccomandati, blablabla"
con questa scusa della generalizzazione hanno fatto quello che volevano.
Per quanto riguarda la scrittura continuerò a coltivarla come hobby. Piuttosto ambisco a una normalizzazione delle cose più importanti della vita: lavoro e famiglia ovviamente.
Non ho neanche voglia di fare un lavoro nello stesso campo. Fare il correttore, editor, aprire una casa editrice, ma che mi importa? Non mi piace avere a che fare con manoscritti sgrammaticati, non mi piace correggere sgrammaticature altrui, non mi piace avere a che fare con un'entità economica che praticamente sarebbe morta prima del nascere visto come stanno andando le cose.
Non mi interessa niente di tutto questo. Se mi va di scrivere, lo faccio. Durante il resto della giornata c'è un'altra vita che mi attende. Una vita molto diversa, un'altra mia identità.

Francesco Ciracì ha detto...

Hai ragione su molti punti.
Io oltre a scrivere faccio il web designer/developer e chi sa apprezzare un lavoro fatto bene paga. Per arrivare a quel livello però ci vuole fatica e costanza, non si tratta di fare roba carina ma roba che funziona.
E la massa di dilettanti non fa che rovinare il mercato a chi è competente davvero.

Simone ha detto...

Francesco: in effetti in campo web, photoshop e digitale ci saranno tanti "aspiranti"... come del resto è per la scrittura.

Credo che il problema sia convincere il cliente che il lavoro di un "professionista" è migliore di quello di uno che lavora di tanto in tanto... ma ci vuole occhio e non è sempre detto che sia così, no?

Simone

Ferruccio Gianola ha detto...

Mio fratello è un musicista, chitarrista, nell'ambiente del flamenco è considerato un crack per la tecnica che possiede. Guadagna abbastanza ma non troppo. Però si massacra con lo studio e con l'esercizio e per lavorare deve andare all'estero, credo esista anche un chiave "politica" a falsare i valori:-)

Mirco ha detto...

Avevo risposto a questo post. Che fine ha fatto?

Simone ha detto...

Mirco: mi è arrivata la tua risposta come avviso via email, ma non l'ho trovata nel blog per cui ho pensato che l'avessi cancellata tu! Ora la copincollo dalla posta elettronica, mi dispiace non so come sia successo.

Simone

Simone ha detto...

Ferruccio: sulla chiave politica sono daccordo. Comunque tuo fratello è un esempio dell'artista che si dedica a tempo pieno a quello che fa, anche se deve essere davvero dura.

Simone

Simone ha detto...

Mirco: non so perché, ma blogger credeva che il tuo commento fosse uno spam e lo aveva rimosso!

Quello che dici tu è vero, ma in fin dei conti sei una persona che ha accettato di non vivere di scrittura ma di vivere d'altro e, allo stesso tempo, scrivere.

La scrittura come altra identità è un'idea possibile. Per altri la scrittura, o l'arte in generale, riempie tutta la vita. Quello che penso io è che se di arte si vuole vivere, probabilmente l'unico modo è dedicarsi a questa completamente.

Simone

Mirco ha detto...

blogger mi censura! ;_;
a parte scherzi, mi chiedo se sia sufficiente il mio approccio. La storia della letteratura ci insegna che c'è chi è morto di fame perché voleva soltanto scrivere e chi invece faceva anche altro per vivere. Eliot ad esempio lavorava in banca.
Le cose totalizzanti mi fanno paura. Se hai una cosa sola nella vita e la perdi, perdi la vita stessa. Meglio tenersi due o tre possibilità.
Per possibilità intendo cose normali come un altro hobby, una famiglia, uno sport.
Possono cestinare tutti i miei manoscritti, ma spero di non incontrarli su un tavolo di subbuteo! eheheh

Simone ha detto...

Mirco: io la vedo così: se parliamo di scrittura, si può scrivere un romanzo bellissimo senza fare lo scrittore di professione. Fai un lavoro e una vita diversi, e poi scrivi anche un libro. Tutto sommato è anche quello che vorrei fare io, lavorare in futuro magari come medico e poi scrivere, senza fare della scrittura la mia fonte principale di reddito.

Se parliamo però di vivere di scrittura, come di qualsiasi altro lavoro creativo, allora penso che ci si debba dedicare completamente. Tutto sommato se è quello che ti piace davvero, poi, non ti senti perso o monopolizzato ma ti senti realizzato perché è quello che ti piace.

Poi ovviamente è difficilissimo e in genere a fare il creativo si guadagna poco, è una scelta di vita.

Simone

Lucia ha detto...

Mi ricollego al commento di Mirco: a me piace(rebbe) fare la scrittrice... perché dovrei occuparmi di fare il correttore, l'editor, il traduttore?
Il pilota di Formula Uno gestisce per caso un'officina meccanica?
Il calciatore cuce i palloni?
L'attore di successo si occupa di make-up, luci e scenografia?

E' evidente che ci sono campi artistici (o presunti tali) che qui da noi rendono molto meno di altri che potremmo definire assai più inutili (altrimenti spiegami l'utilità specifica di un pilota di Formula Uno, tanto per dire).

Gli unici che se la passano bene sono i fotografi. Possono spacciare qualsiasi scatto come "artistico", e di solito prendono anche bene.

E comunque altrove i musicisti vivono di musica e gli scrittori di scrittura. Magari non diventano ricchi, ma ci pagano le bollette e gli affitti. Quando sono stata a Londra vedevo che funzionava così.
Da noi? A una band non famosa può capitare di pagare per esibirsi in un locale (esperienza personale). Non ci siamo proprio.

Simone ha detto...

Lucia: non sono daccordo. Anche il calciatore non è che prima di essere assunto faceva l'idraulico, o l'attore faceva il postino. La gente dello spettacolo cerca lavori come comparsa, sceneggiatore o qualsiasi cosa capiti sempre però in qualche settore collegato.

Io poi al discorso dell'estero ci credo poco. Sai quanti scrittori conosco che, a detta loro, all'estero sarebbero SICURAMENTE pubblicati e famosi? Però nessuno si fa tradurre niente o prova a spostarsi, è tutto sempre troppo infattibile e troppo impossibile... e a me mi sembrano tanto tutte scuse di chi non c'ha voglia nemmeno di provarci.

Poi, nella scrittura, Anche Eco, Camilleri, Faletti, Baricco e non so quanti altri oltre a fare i romanzieri scrivono per giornali, curano rubriche, editano libri, insegnano all'università, hanno loro case editrici e insomma lavorano comunque in diversi settori di cultura e comunicazione, e ogni tanto fanno uscire il loro libro nuovo.

E' quello che è necessario per restare "nel giro", e a dirla tutta è una cosa che sinceramente avrei fatto volentieri anche io. Ma io forse ricado nella categoria di quelli che - per quanto si sforzino - non sono proprio capaci... e allora niente: m'è toccato iscrivermi a medicina ^^.

Simone

Erika ha detto...

Inutile dire che la mia generazione è cresciuta con la convinzione che coltivare le proprie passioni non porta il pane sulla tavola. Oggi si vedono masse di diplomati che hanno passato 5 anni (e a volte anche di più, vedi la sottoscritta '^.^), dove i professori non hanno fatto altro che ripetergli di non fare ciò che vogliono davvero perchè perderebbero solo tempo. Se si parla di fare l'artista poi apriti cielo! Ogni tanto ci sta qualche scemo che ancora ci crede, definito dal resto del mondo per l'appunto "un povero scemo" (e forse in mezzo ci sto anche io ma facciamo finta che non è così). Per me l'arte è una vocazione. Se qualcuno è deciso a dedicarsi completamente alla sua passione ben venga, di sicuro ha molto coraggio ed ha tutta la mia stima. Io non ho la più pallida idea di quello che farò nella vita, forse studierò tanto per poi fare la barbona chissà...
Comunque se mi capitasse di fare della mia passione il mio lavoro ne sarei ben felice.
Ho passato il mio ultimo anno di superiori lavorando al giornale della scuola, e il pomeriggio alzavo 2 soldi facendo l'insegnate di danza. Mica male una vita così... Fosse vero nel mondo reale!!!

Erika

Simone ha detto...

Erika: come dicevo (e ripeto) qualche post fa, per me va benissimo vivere da artista e buttarcisi anima e corpo. Solo l'importante è farlo davvero, non "per finta" rimandando sempre al futuro o lamentandosi per quello che ancora non arriva e insomma senza impegnarcisi sul serio.

Intanto studia... e in bocca al lupo!

Simone

Anonimo ha detto...

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