07/05/12

Tirocini: il tempo a Medicina Interna.

Uguale identico al mio. Solo un'altra marca e colore diverso.
Sono tornato in un reparto di Medicina Interna per un nuovo internato, e trovo il solito casino: un primario, sotto di lui cinque docenti, sotto di loro dieci specializzandi.

Ci sono i cardiologi che vengono a fare non ho capito cosa, gli studenti spagnoli dell'Erasmus, gli specializzandi di altri reparti che fanno il giro.

Poi un numero imprecisato di interni che preparano la tesi, e infine dopo di tutti come centoventiduesimo camice del giro visita mattutino ci sto io: l'unico studente del quarto anno, che sta lì a fare non lo sa bene nemmeno lui cosa.

Questo particolare reparto mi piace perché è vicino a dove facciamo lezione, per cui la mattina devo scarpinare un po' di meno. Poi il giro visite lo fanno dopo le 9, e non devo alzarmi prestissimo per arrivare puntuale.

Insomma, da un punto di vista puramente logistico potrebbe essere l'indirizzo perfetto: e lo so che uno dovrebbe scegliere in base a quello che vuole fare eccetera eccetera, ma di Medicine Interne al Policlinico ce ne staranno una decina, e potendo scegliere non vedo perché devo andarmi a infilare da una parte dove sto più scomodo.

C'è infine il dettaglio - tutto sommato comune all'intero corso di laurea - che nessuno dei miei "superiori" (cioè tutti e centoventuno gli altri camici di cui parlavo sopra) mi si fila neanche un minimo lontanamente, anche solo per far finta di avere a che fare con qualcuno che considerano all'interno della loro medesima dimensione fisica.

Cioè io potrei mettermi davanti a un professore, e quello senza nemmeno rendersene conto mi passerebbe da parte a parte con la siringa per fare la puntura al paziente che sta dietro di me. E magari se uno non c'ha tutta questa voglia di stare lì a farsi vedere e vuole solo fare 'sta cavolo di tesi per laurearsi tutto sommato è un vantaggio, perché fai un po' come ti pare e nessuno ti viene a rompere le scatole. Ma se invece vai lì in ospedale con l'idea d'imparare chissà che... be', allora fai come ti pare lo stesso ma trovare qualcuno con la voglia di spiegarti le cose diventa un po' più complicato.

Ma questa è la normalità del reparto o anche della vita lavorativa di chiunque, e non me la prendo e nemmeno mi preoccupo più di tanto: devo solo stare attento a seguire le persone che mi si filano un po' di più, ed evitare i posti dove davvero la gente nemmeno ti parla.

L'unica cosa che davvero mi mette un po' in difficoltà, della medicina interna, sono i pazienti molto complicati. Quelli anziani, magari di 90 anni, che hanno tutte le malattie di questo mondo e che nemmeno si tirano più in piedi. Quelli che stanno lì per mesi e che un giorno gli fanno un test, un giorno un'analisi, un giorno una lastra... e ogni volta esce fuori che hanno qualcosa di nuovo e sembrano sempre più messi male anche se uno le ha provate veramente tutte.

Tra tanti, c'è un signore che vedo ormai da tanti giorni: durante la visita sta disteso su un fianco davanti ai dottori che lo guardano e parlano delle sue terapie. Ha cateteri e drenaggi vari che entrano ed escono da tutte le parti. Respira a malapena, ha la pelle sottile come un foglio di carta ed è così magro che sembra uno scheletro. Ogni giorno gli curano una nuova infezione o patologia, e il giorno dopo ecco che ne spunta fuori un'altra e si ricomincia da capo.

Ma insomma, l'ospedale è anche questo ed è retorico e anche irritante secondo me parlare di accanimento o terapie inutili: nessuno ha in mente di fare chissà quali interventi a una persona di 90 anni... ma nessuno pensa nemmeno di poterle lasciare lì semplicemente con le sue sofferenze: si fa quello che si può e che si deve fare, e poi il tempo ci mette il resto.

E io come sempre dopo qualche giorno di frequenza in reparto ho già socializzato un po' con gli altri studenti e specializzandi. Arrivo lì sul presto, prendo pressioni e saturazioni per aggiornare le cartelle. Se c'è qualche emogas o elettrocardiogramma o non so che altro da fare sto lì appresso ai medici più esperti (o meno esperti, o esperti medi... comunque insomma vedo i medici che fanno le cose che non so fare io) e dopo una cert'ora me ne vado a lezione che se no gli altri professori mi cazziano pure: non vorrai mica perdere una lezione per stare in reparto? Siamo matti? Non sia mai che t'impari troppo.

Che poi ci stanno pure certi specializzandi un po' acidi o che capiscono tutto loro... ma insomma per certi fa parte del personaggio fare il dottore che si dà un sacco di arie e io non sto lì a discutere quando, tipo:

"Come mai avete un fonendoscopio diverso?" gli chiedo, notando che hanno un fonendoscopio con la campana più grossa che gli altri dottori non hanno.

"Perché questo è cardiologico: serve a sentire il cuore".

Il fonendoscopio per il cuore, capito? E io pensavo servisse solo per metterselo al collo e rassomigliare ai dottori fighi di Grey's Anatomy. Oppure:


"Che cosa fate voi, se non riuscite a trovare il polso del paziente?" domando, impiccandomi come sempre per prendere la pressione. Ma l'unica risposta che ottengo è che - se capita a LORO di non trovare il polso - è certamente il caso di chiamare i rianimatori.

Gente che mi prende per il culo a parte, l'internato va piuttosto per il meglio. Diciamo che a differenza di altri reparti non mi pesa per niente, e le ore che ho deciso di fare passano sempre piuttosto in fretta. L'ultimo giorno arrivo presto come al solito, e attraverso il corridoio per raggiungere la saletta dove di solito lascio la giacca per mettere il camice.

Passando davanti alle stanze dei pazienti noto il letto vuoto del signore anziano di cui vi parlavo prima. Mi dico che sarà a fare una TAC, un test per il cuore o qualche altra ennesima valutazione clinica. Intanto rifletto che - anche se orari e percorso dal parcheggio sono favorevoli - ho già deciso che la tesi la farò da un'altra parte (a sapere dove) e sto lì con lo spirito di chi vuole andarsene, ma non vuole, e alla fine forse ancora non lo sa.

Nella saletta trovo una specializzanda che scrive le cartelle. Mi metto il camice, prendo il fonendoscopio, ormai ho anche il mio saturimetro nel taschino e sono pronto.

"Dov'è il signore anziano" chiedo. "Quello del letto che poco fa ho visto che era vuoto?"

Lei scuote appena la testa, e con due dita disegna nell'aria un segno della croce.

Amen.

Simone

2 commenti:

Niccolo ha detto...

Come te sono iscritto a medicina dopo una prima laurea. Adesso sto studiando biochimica, ma, dato che la mia ragazza fa il quinto ora, posso dirti che ad Ancona, nonostante il professore sia leggermente schizzato, ti segue per bene.
È sempre un piacere leggerti! In bocca al lupo per tutto!

Simone ha detto...

Niccolo: c'è un altro Niccolò da queste parti ma lui è passati a scienze infermieristiche... o hai già postato e mi confondo?

Comunque è sempre un piacere essere letto. I prof schizzati sono i migliori, solo è difficile averci a che fare!

Crepi il lupo!

Simone