19/10/13

(Non) fidarsi dei dottori.

Chirurghi che operano senza guanti: come non fidarsi?
Credo che con questo post sto un po' mettendo un piede in un campo minato, e l'altro piede in una fossa con dentro i leoni... ma ho deciso comunque di correre il rischio:

Iniziamo col dire che il medico è una professione come tante altre, e come tutte le professioni può capitare la persona che si trova scontenta dell'operato del professionista, può capitare il caso dove la sfortuna ci mette la sua, e può capitare anche semplicemente che chi si rivolge a un dottore sia tutto sommato un po' prevenuto.

Però, insomma, a differenza di quando facevo l'ingegnere, nell'ambito medico mi capita spesso e volentieri di incrociare o di ritrovarmi direttamente coinvolto in discussioni e giudizi alquanto negativi sui dottori e sulla sanità in generale.

Facciamo alcuni esempi?

Si può partire da chi è scontento del proprio medico di base che "nemmeno mi guarda in faccia prima di scrivere una ricetta". O che "non gliene frega niente". Quante volte avete sentito un giudizio del genere, o l'avete dato anche voi?

C'è poi chi è insoddisfatto di interventi chirurgici. Di manovre terapeutiche, di prescrizioni o altro: "sono andato da quello che non ci ha capito niente", è la frase che ripetono come una specie di mantra certi miei vecchi colleghi ingegneri... che tra l'altro non si farebbero visitare manco ammazzati nemmeno da me.

Ancora, c'è tutto un mondo di persone strasicure e straconvinte che i dottori abbiano la cura a tutti i mali del mondo, ma che semplicemente non la offrano alle persone malate allo scopo di sfruttarle e arricchirsi vendendo farmaci che non risolvono nulla. Qui davvero io sono ancora studente, ma mi hanno già accusato innumerevoli volte di "non capire nulla" di queste cose, di essere "manipolato" a mia più o meno insaputa o altre manifestazioni di stima del genere.

Infine, ogni tanto esce fuori qualche scandalo e qualche denuncia relativa a determinati ospedali e scuole di specializzazione. E il commento più comune che sento non è tanto "sono casi isolati" ma, piuttosto: "i medici sono tutti così".

Potrei continuare all'infinito, e se andassi sui singoli casi ci sarebbe da scriverne per decine e decine di post. Ma penso di essere stato abbastanza chiaro: la gente - una parte della gente, almeno - non si fida dei medici. Ed è una carenza di fiducia totale e irrisolvibile: non è che non siano tanto convinti dell'operato dei dottori, ma pensano davvero e con tutta la certezza del mondo che chi fa il dottore - se anche non semplicemente inadatto al suo ruolo - voglia comunque in qualche modo fregarli.

Ecco. Il guaio, in tutto questo, è che la medicina è una parte importante della vita di tutti: tutti prima o poi ci prendiamo almeno un raffreddore, ci storciamo un piede o abbiamo semplicemente bisogno delle cure di qualcuno. Tutti abbiamo un qualche rapporto con la sanità, i farmaci e i dottori.

Non fidarsi di un settore così vasto della società è un po' come restare "scoperti" in una parte della nostra vita. Voglio dire: nel momento che ho bisogno di essere curato, che aspettative avrò? Come vivrò una eventuale ospedalizzazione, o una terapia importante?

Ovviamente, male. La gente non si fida della medicina come non si fida purtroppo di tante altre cose: e non dico che sia a torto o a ragione. È un dato di fatto che le cose stanno così, e di conseguenza molte persone vivono male perché non hanno la certezza che un eventuale intervento medico nei loro confronti sarà corretto, onesto, ben eseguito e soprattutto risolutivo. Anzi, spesso hanno la certezza contraria: "se mi ammalo, è finita" arriva a pensare qualcuno, perché davvero la possibilità di una guarigione all'interno di un sistema a sua volta malato non è neanche presa in considerazione.

E a questo punto di questa specie di trattato, io dovrei dire la mia. Io dovrei dirvi che "sì, i medici sono terribili e incompetenti" oppure che "no, non è vero, io ho sempre conosciuto persone brave, oneste e veramente capaci".

Solo che, non lo so: essendo dentro a determinati meccanismi, credo che forse mi appaiano evidenti cose che da fuori sono difficili da capire. Cioè, magari il paziente che si lamenta e inizia a sbraitare perché nessuno se lo fila e pensa che in pronto soccorso "non fanno niente", non si rende conto che il personale magari è impegnato con qualcuno che sta davvero per morire, o che nessuno lo cura perché non ha davvero niente da curare ed è andato lì per sbaglio, o ancora lo stanno tenendo sotto osservazione o mille altri possibili motivi.

Lui se ne andrà incavolato e parlerà male di dottori che magari non se lo meritano.

Al contrario, può esserci il dottore che si presenta in maniera esemplare. Sa gestire i pazienti, sa farsi conoscere, sa convincere e farsi apprezzare... e insomma tutti quanti lo stimano e parlano bene di lui anche se alla fine magari, in sostanza, non è detto che nella pratica sia davvero il genio della medicina che sembra essere.

Insomma, io non riesco a sbilanciarmi più di tanto. Vi dico solo che - per come la vivo io - nella medicina c'è molta apparenza. Molta ricerca di una forma sopra la sostanza da una parte, ma al contempo molti preconcetti e idee non proprio perfettamente orientate da parte dei pazienti che si trovano a vivere determinate situazioni.

Ci sono certamente i dottori di cui fidarsi, ecco. Solo c'è anche tanta confusione all'interno della quale è difficile trovare la direzione giusta.

Secondo me, insomma, quando ci rapportiamo con un dottore dovremmo cercare di capire chi abbiamo davanti. Aprire gli occhi, abbandonare luoghi comuni e idee con le quali tendiamo a fossilizzarci.

Certo non è facile, e anzi forse per paura di sbilanciarmi e passare qualche guaio l'ho buttata un po' troppo sul retorico. E in effetti, mi interessa forse più ascoltare una vostra opinione che darvi la mia.

In ogni caso, una volta che vi fidate di qualcuno, date retta a lui: fate come vi dice e andate dai colleghi che eventualmente vi indicherà nel caso vi serva di risolvere qualche altro problema. In genere, se una persona è brava a lavorare è anche perché si è costruita una rete di collaboratori che sono alla sua altezza.

Simone

20 commenti:

Valerio ha detto...

Di gente al mondo ve ne è tanta e ognuno ha le sue convinzioni anche sulla medicina, dallo scettico al fideistico. Ciò detto secondo me i problemi essenziali (tra i tanti) sono due: da una parte le aspettative troppo alte sulle capacità dell'attuale scienza medica (i telefilm degli ultimi venti anni hanno investito la professione medica di un certo fascino ma non è che gli abbiano fatto questo gran favore quando vai sul pratico, perchè confrontarsi con il dr.House è dura...), dall'altra il fatto che la maggior parte delle strutture è concepita/vissuta in modo "operatore-centrico" e non "paziente-centrico", e questo è sbagliato.

Simone ha detto...

Valerio: sono d'accordo, le aspettative sono spesso troppo elevate.

Simone ha detto...

Cosa intendi per operatore centrico e paziente centrico?

Simone

Valerio ha detto...

Devo dire che la definizione non è mia, un ex-ministro della salute (allora sanità), se non sbaglio Sirchia, disse così, e francamente condivido: nella maggior parte (grazie a dio non in tutte) delle strutture ci si concentra sullo sfoggio di competenze (a volte solo supposte), sulla ricerca o semplicemente sull'applicazione dei protocolli (quando va bene), o magari sul loro burocratico riscontro ("se devo somministrare la terapia la cosa importante è che lo scrivo in cartella, che se manca posso passare un guaio, poi cerco anche di ricordarmi di darla davvero al paziente", e non scherzo), il paziente diventa spesso funzionale all'attività e non il centro dell'attenzione. Ovviamente non è sempre così, e il quadro cambia molto anche all'interno della stessa struttura da reparto a reparto e persino da operatore a operatore, ma la mia esperienza come utente e come farmacista mi insegna che spesso è così.

Simone ha detto...

Valerio: ho capito.

Quello dell'aspetto burocratico è un problema comune: anche i dottori si perdono tra scartoffie e fogli di ogni tipo o vengono mandati a destra e a sinistra a fare non si sa bene cosa mentre i pazienti aspettano... per me non è questione di fidarsi o meno del dottore ma è un problema che sta a monte.

Simone

Nimbus ha detto...

Semplicemente ci sono medici bravi, medici capre e medici medi, com'è normale che sia. Esistono i medici di famiglia che scrivono ricette senza pensare, esistono quelli che pretendono di vedere la documentazione del pronto soccorso per prescriverti l'eparina, nonostante le stampelle ed il gesso alla gamba (questo è successo a me), esiste il medico che ti ascolta e ti segue.
È vero che in linea di massima la gente non si fida, ma questo è l'effetto di una scarsa meritocrazia già a partire dall'università.

Simone ha detto...

Nimbus: perciò insomma è vero che c'è poca fiducia... ma spiegami, a ingegneria c'era più meritocrazia secondo te? Secondo me no: se uno era più portato per certe materie aveva risultati migliori impegnandosi di meno, e alla fine per lavorare o altro i voti e la media contavano davvero poco.

Diciamo che sono 2 tipi di merito diversi: un merito per l'impegno, e un merito per le capacità personali.

Simone

Valerio ha detto...

Si, certo, concordo con entrambi, ma il mio discorso andava oltre il rapporto di fiducia o sfiducia medico(o altro professionista)-paziente, che è per sua natura personale, cercavo di inquadrare il tutto nel rapporto tra le aspettative dei pazienti e la sanità in generale, perchè poi è quello da cui deriva, io credo, il quadro complessivo.

Anonimo ha detto...

Non posso sbilanciarmi più di tanto ma, come infermiere con 26 anni di esperienza clinica, avrei molto da dire...
La categoria medica dovrebbe dimostrarsi ancor più vicina alle persone (la gente, oggi più che mai vanta pretese che sconfinano spesso nell'assurdo). La vecchia figura medica era improntata sulla "onnipotenza" che alla luce delle continue denunce da parte degli assistiti, sta venendo inesorabilmente a scemare (la medicina non è una scienza certa come può esserlo la matematica). Direi che bisogna dimostrare umiltà ed interesse verso le persone (interessamento autentico che non si risolve con parcelle da capogiro...). Non ci si può dimostrare tali presentandosi dopo una-due ore presso gli ambulatori; oppure non toccando assolutamente i pazienti che dovrebbero sottoporsi a visita specialistica; far uso della semeiotica e non richiedere di continuo ad esami strumentali come radiografie (fra le altre cose dannose per la salute), oppure a visite specialistiche; ecc. La fiducia va conquistata dimostrando conoscenza ed interesse ma soprattutto presenza, "facendosi carico" delle problematiche di salute dell'assistito. Le garantisco che quanto da me esposto risulta essere solo la minima parte di cio' che non fa altro che alimentare sfiducia verso i medici. La categoria medica ha a che fare con altri professionisti e l'umiltà di riconoscerli come tali, ma soprattutto di considerarli, contribuirebbe a vedere la persona olisticamente perseguendo l'obiettivo "salute". Buon lavoro.

Simone ha detto...

Anonimo: grazie per il contributo. Penso che lei abbia sostanzialmente ragione.

D'altro canto trovo anche che alle volte certi esami e certi atteggiamenti siano un po' obbligati e che i cattivi rapporti siano - per dire - bilaterali: se evito un RX dannoso o una visita costosa al paziente, ma lui decide che non l'ho seguito adeguatamente e mi denuncia?

Allo stesso modo con i colleghi delle professioni sanitarie: si può restare sullo stesso piano quando però nel caso di un problema la responsabilità è tutta di uno solo?

Sono al primo a pensare che l'umiltà sia fondamentale. Ma poi se diventerò il bersaglio delle lamentele, delle sanzioni e della burocrazia riuscirò a restare così anche dopo molti anni?

Simone

Anonimo ha detto...

(compare "anonimo" ma sono Riccardo).
Ho avuto il piacere e l'onore di lavorare con medici con esperienza e che ricorrevano a pratiche traumatologiche utilizzando davvero poco le radiazioni radiazioni ionizzanti (dei veri maestri ortopedici). un medico, come anche un infermiere, deve costruire il proprio operato alla luce di "apprendere quotidianamente con estrema umità. Gli esami strumentali possono essere necessari se servono per completare un iter diagnostico-terapeutico. Lavorare in sanità comporta diversi rischi..., forse troppi; d'altronde abbiamo deciso di intraprendere due tipologie di professioni sanitarie differenti ma entrembe non scevre da denunce (spesso prive di alcun fondamento). La giustizia italiana, ahimè, non sempre si dimostra "giusta" e i professionisti sanitari sono il bersaglio preferito (forse solo i tecnici non sono coinvolti in contenziosi giudiziari). E' fondamentale poter essere e rimanere "se stessi" per trasmettere fiducia e non lasciarsi mai prendere dalla "situazione" e magari prendere decisioni che potrebbero causare risvolti spiacevoli. Gli operatori sanitari sono diventati tutti il "bersaglio" di qualsiasi motivazione (spesso legate a disorganizzazioni aziendali). Ci sono diversi stumenti che "tutelano" i professionisti sanitari; la cartella clinica opportunamente aggiornata (per me, quella infermieristica), i consensi (che devono davvero essere trasmessi in maniera esaustiva e poi fatti firmare dall'assistito); la formazione di base e specialistica, l'esperienza clinica, la dialettica, le buone maniere. Se ogni professionista si ricordasse, nella pratica quotidiana, di questi aspetti, i problemi verrebbero affrontati più serenamente.

Nimbus ha detto...

A ingegneria c'era più meritocrazia?

In linea di massima, sì. Tranne alcuni casi vergognosi, tipo i figli dei professori che finivano per occupare le cattedre dei padri.

Ho già sentito di esami scandalosi a medicina. Per altro è una facoltà fortemente politicizzata e c'è chi va avanti facendo principalmente pubbliche relazioni.

A ingegneria la media è un po' più significativa. Certo, ho conosciuto almeno due persone che hanno copiato dal primo all'ultimo esame, quando possibile, ma in genere quelli bravi avevano voti alti e hanno più o meno fatto carriera, gli altri avevano voti bassini e sono comunque andati avanti. Le scarpe hanno abbandonato, per approdare a economia e similari.

A medicina invece il tasso di abbandono è del 5% scarso e non devi veramente avere capito una materia per superarla. L'esempio che faccio sempre è quello di una mia ex compagna che in quarta liceo non sapeva scomporre (a^3 - b^3). Laureata in 6 anni, 110 e lode, leccaculo nell'anima.

La mia esperienza è ovviamente limitata nella medicina è un po' più ampia nell'ingegneria ma, limitandosi allo studio, credo che un qualsiasi studente di ingegneria possa superare anatomia, ma pochi studenti di medicina potrebbero passare un orale di analisi. Basta vedere che una delle materie che fa più vittime a medicina, da quanto ho potuto vedere, è fisica.

Questi sono i commenti coi quali mi attiro la simpatia dei tuoi lettori, lo sai? ;)

Simone ha detto...

Riccardo: certamente hai ragione, l'umiltà è fondamentale.

Nimbus: per me c'è più merito a medicina. A ingegneria c'erano i geni e loro erano meglio di me. Che merito c'è nel l'essere meglio a priori e senza possibilità che uno pur impegnandosi ti superi? Il mio prof di analisi risolveva integrali impossibili parlando al telefono, io risolvevo giusto quelli banali dopo che ne avevo fatti 1000 uguali.

Si potrebbe dire che chi si iscrive a medicina praticamente al 95% si laurea. Però c'è chi non riesce a entrare la statistica qui non aiuta molto. Se dicessimo che medicina inizia dal test allora le percentuali sarebbero molto più misere ma certamente dopo che sei dentro è vero che non ci sono ostacoli troppo enormi... a fisica da me hanno preso tutti 30 però :)

Nimbus ha detto...

Fisica qua registra una sfilza di 18, a quanto mi dicono. E poi la meritocrazia prevede che i geni spacchino, eh.

valerio ha detto...

"Il tempo dedicato alla informazione, alla comunicazione e alla relazione è tempo di cura
(dalla Carta di Firenze sulle regole del rapporto tra medico e paziente, aprile 2005; mi è capitata sottomano oggi in un aggiornamento professionale questa dichiarazione; credo che spesso non sia così, e credo che questo chiarisca meglio di come ho saputo fare io cosa si intende per pazientecentico o operatorecentrico. (Anche) Da qui nasce la fiducia.

Anonimo ha detto...

stai diventando noioso...

Anonimo ha detto...

anche un po autocelebrativo...

Simone ha detto...

Anonimo: grande, mi hai fatto tornare in mente questo vecchio post che avevo scordato, e che spero troverai più divertente (anzi ne sono certo!) :)

http://simonenavarra.blogspot.it/2008/01/perch-la-gente-che-lascia-commenti.html

Grazie! :)

Simone

Giuseppe ha detto...

Io penso che più in generale, nell'epoca storica in cui viviamo, c'è un clima di sfiducia verso il prossimo dal quale i medici non vanno esenti ... Nell'aria è chiaramente percepibile un'esigenza superiore di "fare cassa" che piega a sè stessa ogni principio di solidarietà e civiltà. Per cui è chiaro che, nella maggior parte dei casi, quando un professionista ci da un consiglio si attiva quella cultura del sospetto che ci porta a pensare che lo stia facendo per proprio interesse personale e non per il nostro. Parlando della mia limitata esperienza, due anni fa incontrai un ortopedico che voleva operarmi un nervo (giusto per far cassa) mentre poi ho risolto tutto con una semplice cura ... Il mio medico curante non ti guarda in faccia ... Ma volendo lasciare la categoria medica mi accorgo che anche negli altri settori le cose non vadano meglio: gli avvocati risolvono le cause pensando al loro tornaconto personale e non a quello del cliente. Dei magistrati ormai non ci si fida più grazie all'opera di demolizione e demonizzazione della loro figura che un certo politico ha messo sù negli ultimi 20 anni.... ma è anche vero che, iscrivere a ruolo una causa al giorno d'oggi è un'impresa che io consiglio solo agli amanti degli sport estremi... Tutto ciò per dire che le tue osservazioni sulla professione medica sono solo una minima parte di una crisi di fiducia verso il prossimo che investe tutti i settori

Simone ha detto...

Giuseppe: sono d'accordo, probabilmente vale lo stesso discorso per tanti altri settori.