31/03/14

Quando finisce un turno.

Il va e vieni è una specie di questo (prima che me lo chiediate).
Esco dal pronto soccorso che fuori è già buio.

Mi chiudo la giacca, respiro l'aria fresca e scendo con calma le scale che portano all'ingresso dell'ospedale.

Oggi c'era una vecchina con un'ulcera perforata.

A un certo punto ha vomitato sangue, ed è andata in arresto cardiaco. Oppure è andata in arresto e poi ha vomitato sangue: io non so bene in che ordine, che sono arrivato dopo.

Comunque insomma sono entrato lì, e ho visto lei tra le lenzuola, la barella, il materasso e tutto quanto che praticamente galleggiava in un fiume di sangue che manco la scena dell'ascensore di Shining.

In mezzo al casino degli infermieri e dei dottori che rianimavano mi sono fatto spazio, e ho dato il cambio al massaggio cardiaco.

«È stata fatta l'adrenalina?» ho chiesto. «Quant'è che è in arresto?»

E poi, parlando con la persona alla testa che ventilava.

«Facciamo 30 compressioni, e due insufflazioni» come se davvero servisse che glielo spiegassi io.

A un certo punto ho guardato in basso, e ho visto le mie mani sul torace di quella donna che stava immobile, la bocca aperta e gli occhi semichiusi. C'era sangue ovunque: avevo i guanti sporchi, le lenzuola erano nere per quanto erano impregnate, e ogni tanto qualcosa mi schizzava addosso e sul camice che più tardi - piuttosto che pensare di portarlo a casa e provare a lavarlo - ho direttamente buttato nel secchio, e tanti saluti.

Dopo un po', il cuore della vecchina è ripartito. E io l'ho lasciata lì con gli infermieri e i dottori più esperti, che andavano dati i farmaci, i liquidi e quello che serviva e poi - di corsa - in sala operatoria, che bisognava fermare l'emorragia.

L'ho lasciata pensando che in genere dopo un arresto cardiaco, e in quelle condizioni... ma insomma: io, la mia parte, l'avevo fatta.

Poco più tardi, parliamo di minuti, da quella donna piccola piccola siamo passati a un omone di cento e rotti kg.

Settant'anni, non ha mai avuto problemi di salute. È entrato in pronto soccorso che era blu cadaverico senza nemmeno passare dal triage: direttamente in codice rosso.

Non respirava. O quasi: non si capiva più di tanto. Gli ho messo il saturimetro su un dito, e ho visto che segnava 79%.

Per chi non lo sapesse, il valore massimo della saturazione di ossigeno nel sangue è 100%. 95-96% è normale. 90% ci puoi ancora sta', che chi s'accontenta gode... ma 79% è proprio una merda.

79% è la saturazione di ossigeno nel sangue dei pesci, o delle rane. O non lo so di che animale che non respira proprio, o dei batteri che vanno a metano. Ma insomma, per l'essere umano stiamo lì lì che più che l'anestesista fai quasi prima a chiamare il prete.

All'emogas aveva un Ph che sarà stato tipo 6,9. Che adesso non sto qui a spiegarvi pure questo, ma vi giuro che era quasi più brutto della saturazione.

Insomma abbiamo messo l'ossigeno, e l'anestesista stava lì a farlo respirare col va e vieni come nei film dei dottori fighi, e piano piano la saturazione è risalita: prima 80, 85, 90, poi lentamente 96, 97, 98...

All'elettrocardiogramma si è visto che aveva un nuovo infarto. È stata allertata l'emodinamica, e attorno al paziente è iniziata una corsa per prepare tutto e mandarlo il prima possibile a fare una coronarografia, quella cosa che ti infilano un tubo nel braccio o nella gamba e lo usano per sturarti le coronarie.

In tutto questo mi sono ritrovato a ventilare col va e vieni questo omone enorme grosso il doppio di me. Lo sguardo inchiodato su quel numeretto del saturimetro, che come scende un attimo pensi che stai facendo uno schifo mentre come sale di un punto ti senti il dottore più figo dell'universo... anche se poi scopri magari che potevi pure lasciar perdere, perché il paziente respirava da solo.

Far respirare qualcuno con il pallone e l'ossigeno è una cosa che ti stanca come se facessi i pesi, o come quando i miei amici fissati con la montagna mi raggirano e riescono a portarmi a fare trekking. Se fai l'anestesista è capace che capita qualche intervento dove devi farlo per ore e ore e ore di fila... e già questo da solo mi pare un ottimo motivo per scegliere una specializzazione diversa.

Alla fine l'omone è partito per la coronarografia, e ha lasciato il pronto soccorso. E anche per lui ero tutt'altro che ottimista: un infarto del genere, che arriva coi parametri vitali degli anfibi... insomma: non era una situazione facile.

Il resto della giornata non è stato meno impegnativo: ho visto pazienti, letto cartelle, fatto cose... ma - sinceramente - ora come ora, non me ne ricordo nemmeno mezza.

E rieccomi qua, sulle scale dell'ospedale, che avevo iniziato a scrivere che stavo uscendo.

Mi piace quando finisce un turno. La sensazione di aver fatto qualcosa che mi piaceva. Di aver provato a imparare, e di aver fatto il possibile per metterci del mio.

Della vecchina ho saputo che ha superato l'intervento, e che adesso stava ancora in sala operatoria con l'antidolorifico, le trasfusioni di sangue e il cuore che batteva ancora.

L'omone gigante ha fatto la coronarografia, ed è stato trasferito in terapia intensiva. E insomma: anche qui pare che il mio pessimismo totale sia stato fortunatamente malposto.

Dopo il racconto dell'altra volta con la gente che mi scriveva i commenti mentre piangeva (scusate!) o per mandarmi affanculo, avevo promesso un qualcosa con toni un po' diversi e un finale più allegro... ed ecco: non è sempre così, e anzi forse non succede quasi mai. Ma oggi - invece - per qualche caso miracoloso e fortuito, esco dall'ospedale che è tutto andato alla grande.

Faccio quel po' di strada che mi separa dalla macchina. Fuori dal pronto soccorso, quando è buio, c'è un silenzio che è totalmente l'opposto del casino che invece ci trovi all'interno. E io cammino in quel silenzio. Ho la mente libera, e mi sento bene.

Monto nell'auto. Metto in moto, accendo la radio, e vado via.

Simone

26 commenti:

chesognichefai ha detto...

Ei, ho aperto il tuo blog per leggere qualcosina prima di dormire, e tutte le cose fittissime successe in queste righe belle da leggere mi hanno fatto passare il sonno :-)

Anonimo ha detto...

Anche se questa volta (per fortuna) non c'è da piangere, è ugualmente un bellissimo post! ed io spero davvero che tu non smetterai di scrivere...
Nicoletta

patrizia ha detto...

Bello quando finisce il turno nonostante la stanchezza si è contenti di quello che si è potuto fare.

Anonimo ha detto...

che vi devo dire...io mi sono commossa pure oggi...

Simone ha detto...

Chesogni: ora pure l'insonnia faccio venire!! :)

Nicoletta: grazie. Forse non smetterò mai... ma magari scrivero di altre cose, chi lo sa?

Patrizia: sì, è proprio vero.

Scimmietta: allora non ho speranze, ahah :)

Simone

Marco ha detto...

Simone, ci vuole una bella dose di sangue freddo ad affrontare, con lucidità, certe situazioni. I miei complimenti! Premesso che sono particolarmente ansioso e non potrei mai lavorare in ps, pensi che l ansia si possa imparare a gestire in quei momenti?

Simone ha detto...

Marco: be', se rileggi i miei primi racconti (secondo e terzo anno di università) vedrai come anch'io all'inizio ero ansioso e spaventatissimo da molte cose, mentre adesso certe paure sono scomparse.

Che poi anche io ho ancora difficoltà con medicazioni, punti, tagli... ma che infatti sono cose che non mi fanno mai fare. Insomma con l'esperienza si gestisce anche l'aspetto emotivo.

Simone

ThereseM ha detto...

Sento di poter capire quello che provi!
Questo è il lavoro più bello del mondo! *_________*

Anonimo ha detto...

Comunque,in alcuni casi i medici sono dei veri e propri eroi...pochi lavori riescono in questa impresa!

Simone ha detto...

Therese: io penso il più bello per me... per altri non saprei :)

Anonimo: ora tutti 'sti eroi non ci sono. C'è tanta gente appassionata a quello che fa, magari :)

Simone

Anonimo ha detto...

Anonimo di prima, No per me alcuni sono dei veri e propri eroi...voglio dire salvare delle vite non è all'ordine del giorno :).

Anonimo ha detto...

...
l'altro giorno ho visto in tv un'intervista a una specializzanda in medicina che sta avendo successo come scrittrice... se ne parla anche qui: http://www.wlibri.com/intervista-ad-alessia-gazzola.html ....secondo me potresti anche tu x' sei proprio bravo a scrivere riesci sempre a rendere le cose interessanti!! Cecilia

Anonimo ha detto...

Bé, ho il massimo rispetto per i medici, sopratutto quelli in gamba ma fatico a definirli eroi.
Un eroe per me è quello che è disposto a rischiare la propria vita per salvare quella di un altro.
Basandomi su questo concetto, tenuto conto di chi questo rischio lo deve fare di mestiere (e non occasionalmente), credo che gli unici che possano essere definiti eroi siano i pompieri.
IMHO.
Ciao.
Roberto.

Simone ha detto...

Cecilia: ho scritto diversi romanzi, ma per stile e genere (e forse anche perché sarò scarso) i miei libri non interessano agli editori.

Ormai sono anni che mi sono allontanato dalla narrativa sia come lettore che come autore, non so se ho tutta questa voglia di provarci di nuovo... comunque trovi un po' di cose sui miei vecchi blog, nei link sulla destra :)

Anonimo e Roberto: per me si può essere "eroi" (anche se fatico a immaginare una definizione per questo termine) anche nel fare i genitori o nella convivenza civile o in tante cose... non è il lavoro che conta ma la persona.

E comunque ho fatto il militare nei pompieri, per cui... ;)

Simone

Anonimo ha detto...

Il commento di Roberto mi ha fatto riflettere...infatti i medici non rischiano nulla..per cui pompieri e in alcuni casi forze dell'ordine sono i mestieri con il più alto tasso di eroismo. Simone, una definizione che do per eroismo è l'atto di salvare una o più persone rischiando la propria vita, e secondo questa definizione i medici effettivamente non sono degli eroi, sebbene il loro lavoro ritengo essere più nobile di molti altri, proprio perchè l'obiettivo del lavoro è quello di salvare vite umane o comunque migliorarne la condizione fisica...

Anonimo di ieri

Simone ha detto...

Comunque secondo me non è che qualcuno davvero salvi la vita alla gente per lavoro. Sono un po' idee da film... e nei pompieri l'intervento più bello che ricordo è quando abbiamo preso un gatto da sopra un albero :)

Anonimo ha detto...

Simone, che il massimo del rischio per un pompiere sia portare i gatti giù dagli alberi, vallo a dire ai parenti dei pompieri che sono rimasti uccisi dal crollo delle torri gemelle....
Pensi che non sapessero che andavano incontro alla morte, eseguendo gli ordini impatitigli senza batter ciglio?
Strano da uno della tua sensibilità; diciamo che sarà l'aria del 1°aprile...
Ciao
Roberto

Simone ha detto...

Roberto: ma quando ho detto questa cosa? Certamente i pompieri rischiano la vita... ma non so mi pare che l'idea di scegliere una professione o una divisa per fare l'eroe e "salvare la gente" sia comunque lontana dal mio carattere.

Simone

Anonimo ha detto...

Simone non ho capito questa cosa che hai scritto:

"Comunque secondo me non è che qualcuno davvero salvi la vita alla gente per lavoro. Sono un po' idee da film..."

Il discorso delle idee da film, in particolare non mi è chiaro..

Ci sta che le vite non si salvano tutti i giorni, ma il lavoro del medico è quello almeno di contribuire al benessere dell'individuo. Sei d'accordo?

Simone ha detto...

Ma perché ci stiamo incartando su questo discorso? :)

Per me se viene un paziente che sta male, applichi le linee guida o quello che sai e il paziente migliora hai semplicemente applicato cose che ti sono state insegnate e fatto il tuo lavoro. Il paziente non lo "salvo" io ma la comunità scientifica che in decenni di studi ha trovato (poche) soluzioni per diverse patologie acute con cui può capitare di avere a che fare.

Pensare che qualcun altro al mio posto non farebbe le stesse cose o che l'esito di un soccorso dipenda da me più che da tutta la catena di persone che contribuisce al tutto, dal ricercatore che ha creato il farmaco a chi avvisa l'ambulanza al barellieri al portantino al chirurgo eccetera non è proprio nelle mie corde e in pronto soccorso si fa quello che si deve fare e se tutto va bene il paziente va bene, altrimenti va male ma non è che tutto ruota attorno al medico urgenista e basta.

Al limite posso accettare il contrario: chi fa male il proprio lavoro e intralcia quello degli altri va a danneggiare tutta la catena del soccorso, per cui al limite oltre a non salvare nessuno puoi pure fare dei casini enormi :) pensare però di avere un peso tale sulla salute delle persone da essere quello che fa si che vivano e muoiano resta comunque un atteggiamento proprio lontano da come la vedo io.

Spero di essermi chiarito un po' meglio! :)

Simone

Valerio ha detto...

"Eroi", tranne casi limite (tipo Chiara Castellani), è veramente fuori luogo a mio modesto avviso.

Anonimo ha detto...

Ah ok, effettivamente nei film sembra che il merito dei salvataggi sia esclusivamente del medico...in realtà non deve essere così


Anonimo

Valerio ha detto...

E più che altro nella maggior parte dei casi puoi fare il medico tutta la vita e non salvare mai una vita là per là, cone si vede nei film, magari la puoi salvare con la prevenzione, oppure chiedendo l'analisi giusta per tempo...ma insomma sono cose diverse (ma non meno utili o nobili, anzi). Ha ragione chi sopra ha scritto è che la professione medica (come altre) serve a migliorare il benessere del singolo e della popolazione, ovviamente in maniera specifica nel campo della salute, e in questo certamente può rientrare anche fare parte di un team che può salvare vite nell'immediato come nel lungo periodo.

Valerio ha detto...

(Molto più spesso nel lungo periodo)

Dama Arwen ha detto...

Sperando di non essere fraintesa, questo post mi ha strappato ben tre risate: il sorriso perché la speranza stavolta si è accesa per i due pazienti da te descritti (poi si vedrà come andrà a finire, ma almeno il loro capolinea non è stato il prontosoccorso).
La cosa del valore del PH degli ANFIBI mi ha fatto murì (non me ne voglia l'omore) ma faceva davvero troppo ridere!
Immaginare te che ti scolpisci il fisico con il repiratore anche :-P

E poi, io sono orgogliona, perché del post precedente io ero il caso umano che ha sia pianto che mandato affanculo l'autore :-P

Cmq non è certo un post ridicolo il tuo, è la tua abilità di narrare le tue esperienza in pronto soccorso che mi suscita queste reazioni (con tutto il rispetto per i pazienti messi malissimo di cui narri).

Simone ha detto...

Dama: grazie. Spero che questi racconti siano un modo "positivo" per raccontare le esperienze di uno studente in un mondo "tragico". Ecco. Per cui il sorriso ci sta - credo - bene, e non trovo ci sia nulla da fraintendere in quello che dici :)

Simone