Lo strumento medico più noto (in 4 anni non l'ho mai visto usare). |
Sì, bello. Cioè... alle volte, e visto da determinati punti di vista, che non sempre corrispondono col mio.
Però è bello. E allora vediamo:
Perché tutto sommato è bello avere (superato di brutto) i 30 anni, ma trovarsi ancora a studiare.
- Studiare a 20 anni - per alcuni - è un po' una cosa che "ti è toccata". Lo vogliono i tuoi genitori, non sai che fare nella vita... insomma, è così: ci stanno un sacco di ragazzi che studiano e si fanno un deretano così, ma forse non sanno realmente perché lo fanno e che cosa desiderano davvero una volta ottenuta la laurea. A 30 anni, o i miei 37, o a 40 o 50 o anche di più - invece - è una cosa che puoi aver scelto solo e soltanto tu.
E adesso questo sembrerebbe più un motivo per non lamentarsi piuttosto che una cosa realmente positiva. Però - se ci pensate bene - non è del tutto così: in fin dei conti hai fatto una scelta. Magari una scelta un po' del cazzo, ma l'hai fatta e hai potuto metterla in pratica. Sei vivo, sei libero (a parte quando hai 2000 pagine da memorizzare) e fai quello che volevi fare. Evviva evviva, no?
- Io qualche volta mi sento più simile ad alcuni miei compagni di corso che ai miei coetanei. Che poi dipende più da una sorta di condizione (essere studenti universitari) che dal modo di pensare e ragionare, che magari può avvicinarsi di più a quelli della mia età.
Però è vero che tante volte mi sento più giovane di persone nate e cresciute con me. Non è tanto una giovinezza anagrafica, quanto l'essere rimasto in una fase della vita in cui sto cercando di raggiungere qualcosa, ho dei sogni e anche un po' di incertezza per il futuro.
Che poi si può essere così anche senza studiare, e forse sono quegli altri, quelli che non fanno più progetti, a essere vecchi. Ma in un'epoca di depressione e vittimismo veramente estesi a livello pestilenziale, la cura di dare un esame ogni tanto è veramente una bella salvata.
- È incredibile come regolarmente e ripetutamente ho notato come ingegneri che nemmeno si conoscono, di fronte a un dato problema, se ne uscissero con la medesima soluzione. E anche io, quando mi sono laureato in ingegneria, vedevo - ahimé - il mondo come lo vedono gli ingegneri.
Il pensiero ingegneristico è che c'è una soluzione "migliore" a ogni cosa, e generalmente questa soluzione è anche quella che hai trovato tu. E chi non trova la soluzione "migliore", evidentemente, è un povero coglione.
Ora, adesso che sono un po' mezzo quasi medico, vedo le cose anche da un punto di vista più naturale... per così dire. La biologia e la natura seguono un concetto più complesso secondo cui un qualcosa più lo complichi e più lo rendi arronzato e inefficiente e più - per assurdo - lo rendi funzionale. E poi il tutto è votato a un risultato inutile, visto che tanto alla fine devi morire e morirai, qualsiasi soluzione tu intenda applicare.
Insomma, la medicina è l'idea di mettere le mani in una roba complessa e che funziona già male di suo, e tirare fuori un qualcosa di complicato e rotto e arrabattato ma che - per come sei riuscito a rovinarlo bene - funzionerà meglio anche se magari per poco.
Avere attinto a entrambe le mentalità, mi ha concesso un po' di capirle e apprezzarle (nei momenti in cui va fatto) e un po' anche di sviluppare una visione mia della vita, che forse è un po' una via di mezzo o forse è un amalgama tra le due che però non si avvicina per niente a entrambe. Forse mi sono anche un po' rimbambito di mio, anche questa è una eventualità.
- Il fatto che dovunque o vai e chiunque incontri si finisca per parlare della tua seconda laurea e dei tuoi astrusi progetti di vita, è un bel modo per darsi tante arie e sentirsi realizzati pur non facendo un cavolo.
E pensare che ho fatto tanta fatica per cercare di diventare uno scrittore, quando invece era così facile! Iscrivetevi all'università, e sarete subito più famosi di quella che ha scritto Twilight.
- Sono la persona che volevo essere. Cioè, pensavo che laureandomi in medicina sarei diventato chi volevo essere, ma in realtà questo cambiamento è avvenuto già prima.
Ho difficoltà a indicare un periodo preciso. Però sono passato dal voler essere qualcun altro all'esserlo realmente già da un po'. Direi tra la fine del terzo anno e l'inizio del quarto, quando forse ho raggiunto il limite minimo di competenze mediche per capirci qualcosa e il limite massimo di esaurimento da studio per pensare vaffanculo basta accontentiamoci di questo.
Se devo indicare un singolo episodio preciso, non credo che ci sia ma il più suggestivo è forse il momento dal quale è venuto fuori questo post.
- Da qualche tempo inizio a sentire che avrò (in futuro) degli altri rimpianti se non farò o se non proverò almeno a fare determinate cose. Ma i rimpianti vecchi di un tempo, quella sensazione di fallimento e sconfitta e miserabile tristezza con la quale tante volte ci abituiamo a convivere, sono definitivamente svanite.
Forse ho semplicemente imparato a vivere meglio: vuoi una cosa e provi a ottenerla, e se pure non ci riesci ti rassegni e non ci pensi più. Quando invece chissà perché tante volte ti accorgi di volere una cosa, però poi fai di tutto per non raggiungerla mai solo per paura di fallire e stare lì a rosicare per sempre.
- E poi, pare incredibile ma tant'è: se studi tanto roba di medicina, alla fine diventi medico. Lo so, sembra strano (visto che c'è gente che la studia da 15 anni senza risultati) eppure è proprio vero. Gli studenti di medicina - prima o poi - diventeranno dottori.
E se non ricordo male, il progetto iniziale era proprio quello.
Simone
19 commenti:
Straordinario!
Però in aula è dura... son tutti gruppi chiusi,con cui condivido solo l'esser studente. Quest'estate, una ragazza parlava con una sua amica e le diceva: io non posso andare in vacanza con il mio fidanzato, i miei genitori non mi mandano... in quel momento mi son sentita diversa. Venerdì a riequilibrare i conti ho conosciuto Elio, farmacista neo matricola in medicina di anni 50. Sia a lui che a me danno del Lei e non mi piace...
Max: :)
Emma: io sarò stato fortunato ma con i miei colleghi vado molto d'accordo. L'altro giorno per dire ne ho incrociati alcuni mentre facevo il tirocinio e mi ha fatto davvero piacere salutarli... certo con persone più grandi ci sarebbe ancora più complicità ma non mi lamento. Sono contento che hai un collega farmacista con cui parlare... a me del lei non dà nessuno però forse non è un motivo di essere contenti :)
Simone
un post eccezionale, ciao
A
A: grazie! :)
Simone
che dire, io ho iniziato a studiare Psicologia quest'anno a 35 anni e ogni giorno che passa penso di aver fatto la cosa giusta. Penso che finalmente ho imboccato la mia direzione ed anche invecchiare non mi fa paura perché finalmente sono me stessa e sono più vicina ai miei obiettivi. Sai che il post che hai scritto su Chiara ha influenzato anche me nella decisione di iscrivermi alla seconda laurea? Mi ha fatto riflettere molto, noi che possiamo scegliere, abbiamo il dovere di farlo!
Ciao Simone! Sempre un gran in bocca al lupo e complimenti per le tue avventure1 Vorrei chiederti delle informazioni in privato se è posibile, è questo il tuo indirizzo mail simone.navarraATvirgilio.it ?!?
Un caro saluto
Certo. Ovviamente at sta per @ :)
Simone
Bellissimo post!
Ho apprezzato questo post... soprattutto la parte riguardo a tutto quello che facciamo per non raggiungere qualcosa che in realtà vogliamo, per paura di fallire. Perchè purtroppo mi ci rivedo in pieno ;P
Oggi in aula si parlava di staminali e Cernobil: dico al mio compagno di banco" di Cernobil io non ricordo niente..." e lui" io non ero manco nato!" ... il bello di rimettersi a studiare a 30 anni!
Ahaha. Visto ho trovato il commento anche se non ho gli avvisi. Si scrive Chernobyl o sbaglio?
Simone
Son tornata su questo post per controllare Cernobil, sei stato veloce perchè io sono stata poco furba, avrei dovuto prima saltellare di post in post e poi commentare... il chapta matematico è di semplice istallazione e comunque se sei sommerso da messaggi spam, vuol dire che sei popolare.
Domani ho un corso pratico di traumatologia stradale con manichino cazzuto che non solo sanguina e ha arti fratturabili, ma diventa anche cianotico, puoi imbucarti tra noi trentenni...
I commenti se vedi appaiono anche nella colonna a destra e poi ho sempre il menu di blogger che me li mostra tutti... insomma non puoi scappare! :)
Il manichino che dici l'ho visto, respira pure e si collega a una specie di ipad per programmarlo o dargli i farmaci! Ce l'hanno al pronto soccorso è fichissimo anche se un po' inquietante :)
Simone
La mia compagna di esercitazione: sono preoccupata perchè il fidanzato di mia sorella le ha regalato l'anello...lui ha 30 anni!... a quell'età pensano solo ad accasarsi!
Il manichino di oggi, proprio nun ne voleva sapè di vivere!
In effeti a 30 anni iniziano a cambiare molti punti di vista... e dura la vita dei manichini! :)
Simone
Davvero un bel post, anche se non condivido la il tuo pensiero sugli ingegneri. Voglio dire, la mentalità di un ingegnere DEVE essere tale da semplificare le cose, perchè un ingegnere, detto molto semplicemente, crea, mentre un medico comprende. La diversità tra le due mentalità è assolutamente necessaria, secondo me. :)
Dici bene! Il rischio è voler estendere tale mentalità "semplificatrice" a ogni aspetto della vita. Qualcuno lo fa... è di sicuro lo facevo anche io :)
Simone
Questo saprò dirtelo solo tra qualche anno. :P
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