27/12/13

Diventare un dottore.

I medici precari sono pagati in compresse di Tachipirina.
Durante l'ultima lezione del semestre, tra studenti e professori è nata una discussione lunghissima sul post laurea, concorso per la specializzazione, e (tristi) possibilità lavorative per i pochi che ancora non hanno deciso di espatriare.

Al cenone di Natale (e nei giorni successivi) più di un parente mi ha fatto il solito terzo grado su: "cosa fai dopo"? "In che ti specializzi"? "Come pensi di trovare lavoro "solo" con la laurea in Ingegneria e Medicina?"

Incontro degli amici, e di nuovo: "ma col master cosa ci fai? Perché dovrei farmi fare l'ecografia da te? Ma l'elettrocardiogramma non devi essere SPECIALIZZATO IN CARDIOLOGIA, per poterlo fare?"

Pure su Facebook, la gente mi chiede l'amicizia per farmi le stesse domande: "ma poi dopo la laurea che farai?" e lo stesso via mail. E su Twitter. E nei commenti al blog.

Ci manca giusto Instagram, ma lì forse è colpa mia che non lo so tanto usare e magari qualcuno mi chiede qualcosa ma me la perdo.

E insomma, è un po' di tempo che sembra quasi che non si parli di altro e che il discorso sia diventato un po' monotematico. Sarà il fatto dei tagli alla sanità, sarà la crisi e - soprattutto - sarà il periodo storico un po' negativo per i medici in generale.

Davvero, chi si è laureato in questi ultimi mesi rischia di ritrovarsi nell'infornata di medici più sfigata della storia: a partire dai seguaci di Esculapio alle più moderne terapie genetiche, non c'è mai stata una situazione così nera e negativa per un dottore italiano appena laureato.

In pratica ti laurei in una facoltà che già di per sé non ti dà degli strumenti per lavorare con un minimo di indipendenza. Non c'è posto per specializzarsi, non c'è posto per farsi assumere, non si può nemmeno fare il medico di base o i certificati più banali. Alla fine quello che puoi ambire nella più fortunata delle ipotesi è un posto da libero professionista precario, sottopagato, senza malattia o tredicesime o cazzi vari e schiacciato da burocrazia, tasse, assicurazioni e obblighi di ogni tipo.

Aggiungiamo pure gli assurdi fatti di cronaca recenti (che non voglio citare, ma saprete di cosa parlo) e che come sbagli a mettere un dito messo male rischi pure di beccarti denunce e procedimenti giudiziari vari... e allora stiamo veramente alla frutta.

E insomma: dopo l'entusiasmo di queste feste vogliamo passare al pessimismo totale e illimitato? No. Almeno - io - no. Assolutamente.

Io quando ho scelto di mollare quello che facevo per diventare un dottore, non sapevo realmente dove sarei arrivato. La cosa poteva durare un mese, un anno e poi spegnersi lì, oppure potevo andare avanti e finire dove sono adesso, che ormai manca poco.

Io sapevo che iscrivendomi a medicina non potevo aspettarmi chissà che risultati, e che vincendo il test di ammissione non avrei "svoltato" come si crede una bella fetta di quei 50 mila candidati che - chissà per quale motivo - ci provano ogni anno.

Decidendo di diventare un medico il lavoro "da paura", quello da ingegnere che firmi 4 carte del cazzo e stampi la fattura e intaschi i soldi - che già avevo - lo stavo buttando nel cesso e addio. Ciao ciao. Il fatto è che io sono un coglione, e a me quel lavoro faceva schifo e mi aveva reso infelice e depresso.

Fatto sta che nessuno aspetta un neolaureato di 40 anni per assumerlo o farlo primario o metterlo a capo di qualche sala operatoria o dipartimento importante. Ma io non è che non ci arrivavo da me fin dal principio, eh? La laurea in Ingegneria insomma a capire un minimo dei rapporti di causa ed effetto tutto sommato è servita :)

Se mi sono iscritto a medicina l'ho fatto per diventare la persona che volevo essere. E a 30-40 anni ma anche un pochino a 18 o a 20 - perché non sarebbe giusto dire altrimenti - se decidi di diventare chi vuoi tu devi farlo barattandolo con un casino di tempo buttato sui libri. Con la possibilità di sistemarti subito. Con una professione migliore. Con possibilità di carriera. Con una serenità familiare e con tante altre cose delle quali niente di quello che potresti ottenere o vincere "dopo la laurea" ti potrà mai ripagare materialmente.

L'unica cosa che dà un senso a certe scelte e a certi percorsi, è portarli a termine. È spegnere quella vocina del cazzo che da anni ti dice "provaci, provaci" e guardarti indietro alla fine di tutto e dirti: "ecco, ce l'ho fatta. Non mi pare vero".

Se andiamo a valutare lo stipendio, io non guadagnerò mai abbastanza rispetto a quello che ho speso in questa laurea, mi pare evidente. Ma, insomma, già lo sapevo e l'avevo già messo in conto.

E insomma: a Natale sono stato - tra il pranzo e la cena - in pronto soccorso. Unico studente dell'intero comprensorio ospedaliero e universitario, ho fatto un po' di ecografie, ho visto qualche medicazione, ho letto una TAC e mangiato cioccolata e panettone con gli amici infermieri e medici del reparto.

Il 26 Dicembre sono andato al pronto soccorso pediatrico. Unico studente dell'intero comprensorio ospedaliero e universitario pure lì, ho visitato un po' di regazzini. Ho visto cosa si fa quando hanno il raffreddore e sputacchiano e scatarrano, e lì la cioccolata non c'era ma tanto poi avevo un'altra cena natalizia e dolci e pandori vari non sono mancati.

E insomma, per rispondere di nuovo a tutti parenti e amici e conoscenti che me lo chiedono: dopo la laurea farò qualche corso e master. Senza specializzazione certo è difficile trovare un impiego stabile o dei pazienti o una struttura che ti si fili, e non è facile nemmeno trovare un modo elegante per rispondere a chi ti predice sventura durante il cenone di Natale.

Ma io mi sono iscritto a medicina per diventare un dottore. Io voglio fare il medico perché mi piace andare in pronto soccorso durante le feste tra il casino, la puzza, la gente che schizza sangue e i bambini che ti sputano i virus in bocca e piangono per tutto il turno filato senza interruzioni pause o abbassamenti di volume neanche minimi: roba che a passarci la notte mi sa che esci pazzo.

Volevo diventare un dottore. Forse ce l'ho quasi fatta, e sono già contento così.

Sono - davvero - già contento così.

Simone

43 commenti:

Escaper ha detto...

È spegnere quella vocina del cazzo che da anni ti dice "provaci, provaci" e guardarti indietro alla fine di tutto e dirti: "ecco, ce l'ho fatta. Non mi pare vero".

Il nuovo anno inizia sotto buoni auspici.
Saluti e in bocca al lupo.

Nimbus ha detto...

"il lavoro "da paura", quello da ingegnere che firmi 4 carte del cazzo e stampi la fattura e intaschi i soldi - che già avevo - lo stavo buttando nel cesso e addio"

davvero funziona così il lavoro da ingegnere? non funziona che fai misure e programmi tutto il giorno, ti scontri con problemi, discuti con i colleghi, cerchi soluzioni ai problemi, fai prove, leggi articoli e libri, esci da lavoro e continui a pensare a possibili soluzioni e, a volte, di notte, mentre dormi, risolvi tutto?
mi sa che abbiamo fatto due tipi di ingegneria completamente diversi =)

però che tristezza... io ho i miei dubbi, a primo anno ci stanno, ma a sesto anno pensavo che l'umore migliorasse, di pari passo con le prospettive.

dopo avere visto l'immagine del profilo di escaper, sono ancora più tentato di mollare tutto =)

Simone ha detto...

Escaper: grazie, crepi il lupo! :)

Nimbus: fare il libero professionista per me equivale a produrre carte che accontentino i geometri del comune o dei pompieri. In edilizia è tutto normato e non c'è spazio di "manovra" o progetto o inventiva dentro a normative così rigide. Evidentemente il tuo lavoro è più appassionante forse per questo non sei convinto del cambiamento.

Simone

Nimbus ha detto...

possibile =)

Luca ha detto...

Posso assicurare (da architetto) che produrre scartoffie per geometri e comuni è qualcosa di professionalmente devastante e che da praticamente ZERO soddisfazioni personali.

Simone ha detto...

Luca: ecco, tu mi puoi capire! Dopo 10 anni di quella "carriera" ho mollato, ed eccomi qui.

Vorrei chiarire che ho sempre cercato di fare "altro" anche come ingegnere... ma non ci sono riuscito. Un po' perché non mi "prendevano" (e magari non ero all'altezza, ci mancherebbe) e un po' perché tutti i lavori da ingegnere almeno per come la vivevo io finivano inequivocabilmente davanti a un PC e a fare fotocopie e rotture burocratiche.

In sostanza non ho mai "ripudiato" l'ingegneria e quella mentalità o modo di vedere le cose in sé, quanto piuttosto il ruolo che ha il lavoro dell'ingegnere in una grande città di oggi.

Simone

Anonimo ha detto...

bello sto blog... io infermiere con voglia di fare il medico... ma sono sui 38...

Simone ha detto...

Anonimo: grazie! Da infermiere a medico forse è più facile che da ingegnere :)

Simone

Anonimo ha detto...

Innanzi tutto buon Natale=)
Io come te ho passato le festività in ospedale e continuerò a farlo dato che a capodanno sarò nuovamente in turno. E anche alla befana... E anche al mio compleanno! E anche, si spera, per gli anni successivi. E sinceramente non l'ho fatto con senso di sacrificio o con noia. E' stato un piacere perché in fin dei conti non stavo facendo altro che portare avanti il mio sogno, che tanto mi è costato e che ora mi godo, con i suoi lati positivi e negativi.
Al di là del fatto che anche a 40 anni si è giovani (non credo che tutti i medici quarantenni siano già occupati), realizzarsi nella vita e raggiungere i propri obiettivi non è un qualcosa da fare per forza da ragazzi. Non si è mai troppo vecchi per puntare più in alto. E io son sicuro che, specializzazione o meno, tu troverai la tua strada. Anche se con soli corsi e master. Anche se c'è chi è scettico e non ci crede.

Nicolò

Anonimo ha detto...

Caro collega, adesso la faccio io una previsione: tu sarai tra i migliori medici, non importa se non diventerai primario, non importa se non avrai il titolo altolocato di ''specialista in'', tu sai in maniera naturale essere medico, quello che si prende cura dell'ammalato, quello che non è arrogante con i colleghi infermieri, quello che si mostra interessato a chi soffre, quello che....non t'insegnano all'università. Non ci sarà spazio per noi medici con la vocazione adulta? Allora ce lo inventeremo noi il lavoro e saremo felici di essere medici. Matteo.

Simone ha detto...

Nicolò: grande! Spero che questi turni di festa ti diano soddisfazione allora... e grazie!

Matteo: ora pare che mi conosci, ma che ne sai?! Magari sarò uno di quei medici antipatici sempre ingrugnati! :)

Grazie anche a te, e in bocca al lupo!

Simone

Anonimo ha detto...

Però, che coraggio, ti ammirò moltissimo e ti auguro sinceramente di farcela prima o poi. Ti tiro su il morale: una ragazza che conosco finita la specializzazione in reumatologia e entrata a lavorare. Subito. Magari ce la fai anche tu che poi Dio un aiutino ce lo da... Almeno spero. Io non vedo l ora di diventare infermiera del 118, ho una gran passione ora come ora. Sinceramente, ciò di cui ho più paura é me stessa: ho paura di cambiare idea e di buttare tutto il tempo che ho passato ad amare e desiderare questa professione. Ho un cammino ancora lunghissimo davanti a me ma sono giovane e so che se ce la metto tutta posso farcela, spero tanto. Ti prego comunque di tener i sempre informati e di continuare a scrivere post sulla tua futura bellissima professione e naturalmente sulla specializzazione. A presto, un bacio.
Sara

Simone ha detto...

Sara: tutti abbiamo queste paure, non preoccuparti che andrai alla grande. Grazie e in bocca al lupo! :)

Simone

Anonimo ha detto...

GOOD LUCK!!!

dc ha detto...


@Nimbus:io (per fortuna) il pezzo di carta in ingegneria(biomedica) non l'ho quasi mai usato,però ti posso assicurare che le frustrazioni da medico/quasi medico/futuro medico le capisce solo chi ci passa per questa professione e questo iter di studi:non solo certe prospettive sono azzerate(o almeno così sembra,mi chiarirò meglio dopo),per contro sono altissime le prospettive di beccarti la causa civile per danni(non scadiamo nel penale,quella fa parte del gioco e ci sta anche)del tutto inesistenti,tanto oggi denunciare è roba normalissima in questo paese e colpire la sanità è normalissimo,quasi naturale.cose che non c'è in nessuna altra professione.quindi se l'umore seguisse le prospettive sono volatili per diabetici(citando Lino Banfi e rimanendo in tema medico).

@Simone:sei alla fine e questo conta,io ho sempre premesso con tutti(amici,compagna,famiglia) che non ho la mentalità per far soldi con questo lavoro,avessi quella mi farei piacere radiologia e avrei risolto.
se ti può sollevare il morale posso dirti che ultimamente sono un pò crollati certi stereotipi occupazionali,talune scuole sono decisamente più accessibili(almeno da me a Novara)e l'ambiente università/ospedale è migliorato..un filino di ottimismo per il futuro me lo tengo(tolto che tanto o punto anestesia o di ripiego medicina d'urgenza allo stato attuale)sapendo che tutto sommato non volendo fare il neurochirugo non dovrò scontrarmi con personaggi decisamente più quotati del sottoscritto.
quanto all'espatriare:dipende dove vai,in tanti pseudo paradisi raccontati(leggi germania,svizzera,UK)stanno iniziando i problemi sopratutto di denari e di trattamento lavorativo.

e per chi ci vuole provare:tentar non nuoce,l'essere "vecchi" non c'entra nulla,per fortuna molte mentalità a riguardo sono cambiate,anzi,per molti è diventato un valore aggiunto,quindi trovarsi una facoltà piccola rispetto ai mostri sacri,si spende di meno e il rapporto con i docenti è migliore,meglio tentare che vivere con il rimpianto.

Daniele.

Simone ha detto...

Anonimo: thanks!

DC: per l'accessibilità delle scuole temo che dopo la riforma del concorso e i tagli ai posti (cioè dal prossimo concorso) la situazione peggiorerà di brutto. Arrivo ad aspettarmi che quasi nessun neo-laureato riesca a entrare... ma sono notoriamente pessimista, per cui vedremo :)

Per il resto hai ragione, ci sono tante possibilità mentre anche all'estero questa cosa che tutti lavorino subito come se ci aspettassero a braccia aperte pare sempre un po' un'esagerazione.

Simone

Ariano Geta ha detto...

Non è poco, credimi. Già solo il poter fare quel che senti di voler fare, è una cosa ottima.
Certo, mi auguro che la passione sia corroborata da uno stipendio, magari all'inizio non eccelso, però destinato a crescere.
E comunque, studiare e ottenere due lauree così difficili come le tue è davvero una piccola impresa.
Complimenti :-)

Luca ha detto...

Seguo questo blog ormai da un paio di anni assiduamente.
Sono un architetto ma avrei voluto fare altro nella vita, non il medico ma mi sarebe piaciuto occuparmi di una delle tante sfere inerenti la salute umana ma quando mi sono iscritto ad architettura non sapevo neanche dell'esistenza di tante lauree di gran lunga più affini ai miei interessi.
Piu che altro sono sempre stato un tipo "ansioso" e quindi ho sempre fatto finta di non sentire la passione per la medicina in generale.

Quando leggo Simone che parla del suo vecchio lavoro e ne parla con insoddisfazione lo capisco, veramente. Tra l'ingegneria (o l'architettura) e la medicina c'è un abbisso enorme non tanto per le difficoltà di studio o per tecnicismi vari ma per la natura della professione stessa.
Il mio problema ad esempio è che come architetto non mi sento mai realizzato personalmente ne con me stesso ne nei confronti degli altri.
Mi sembra sempre di fare cose del tutto inutili (anche se si trattasse di un progetto da realizzare, cosa sempre più rara da ottenere), cose che non hanno utilità sociale che non mi appagano in quanto le trovo inconcludenti.

Per questo ho deciso di prendere una seconda laurea in ambito biomedico sperando di riuscirci anche se non è facile a 28 anni ricominciare a studiare e le prima difficoltà le sto già accusando.

Anonimo ha detto...


Ok,ormai sono mesi che leggo il blog e a questo punto é proprio ora di scrivere! Io di anni ne ho 23, frequento il quinto anno di Matematica. Mi mancano pochissimi esami alla laurea, ho giá un argomento per la tesi che sará in ambito biomedico (strano a dirsi lo so, ma per fortuna la matematica non é solo "diventare professori" come mi dicono tutti). Qual é il problema? Che da un anno a questa parte non smetto di pensare che "il mio mestiere é fare il medico". Dopo aver cercato di nasconderlo anche a me stessa per qualche anno, mi sono finalmente decisa a frequentare un corso di Croce Rossa, ho iniziato a riempire i crediti liberi del mio piano di studi con esami di di chimica , biologia, genetica e altro, e alla fine mi sono quasi convinta che ad aprile faró il famoso test(non senza evitarmi le perplessità di chi mi sta attorno). Il problema, e in questo senso credo che tutti condividiate, é che anche il lavoro del matematico (che nel mio caso é piú ingegneristico che altro!) si riduce davanti a un pc a simulare qualcosa. Utile magari, ma quanto a soddisfazioni....! Quindi ogni volta che leggo il blog sono contenta di sapere che c'é qualcuno che é contento di passare il natale di turno in ospedale, cosa che, sinceramente, non vedo l'ora di poter fare anche io!

Simone ha detto...

Ariano: grazie! Sono convinto che alla fine con la passione arriverà tutto. Buon anno!

Luca: era la stessa cosa che provavo io: un lavoro certamente utile ma che nella pratica sembra inconcludente e dà più frustrazioni che altro. Sicuramente ero io a viverlo male mentre per altri sarà bellissimo, ma le cose sono andate così. In bocca al lupo!

Anonimo: sono contento che il mio blog ti sia in qualche modo di aiuto o incoraggiamento. Anche progettare per la medicina è bellissimo e importante davvero. Spero che realizzerai comunque le tue aspirazioni!

Simone

Marco L ha detto...

[1/2]Ciao Simone, prima di tutto complimenti (ma sul serio!) per la scelta e la determinazione. Quello che sto scrivendo in realtà non è un commento al post, forse chissà è come se avendo letto alcune tue opinioni riguardo al mondo dell'ingegneria avessi risvegliato quella voglia di sfogarmi questo mondo, che porto dentro da tanti anni. Proverò ad essere il più breve possibile.

Premetto che sono (o meglio ero) ing pure io. La facoltà è così particolare e recente che preferisco non nominarla, ma alla fine direi proprio che si può fare di tutta l'ingegneria una fascio :)
Laurea magistrale (3+2) in 6 anni, finito quindi abbastanza in fretta, voto di laurea alto, lavoro trovato subito pochi mesi dopo. Tutto questo più o meno senza intoppi, io felice della mia laurea, quasi orgoglioso di aver finito una facoltà così difficile, felice di parlarne in giro ecc. finchè lentamente, anche per altri eventi capitati nel frattempo nella mia vita, hanno iniziato a manifestarsi nella mia mente moltissime domande. Quasi all'improvviso. Domande sul lavoro che stavo facendo, sul perchè mi trovassi lì, sulle mie ambizioni sul futuro, sul perchè avessi scelto tali studi. Bene, dopo 3 anni mi sono ritrovato ad avere una opinione sul mio percorso formativo-lavorativo completamente ribaltata, ogni singola cosa e scelta mi è apparsa nell'ottica opposta. Così pur avendo il mio lavoro fisso, ho mollato tutto, sentendomi dentro un mondo assolutamente non mio. Quasi casualmente intanto sono riuscito a iniziare a guadagnare grazie alla mia passione per la fotografia insieme ad altri lavoretti, e ora sono tornato ad essere quasi indipendente, anche se nonostante i miei 31 anni penso anche io a rimettermi a studiare altro.

E leggendo molti tuoi post ho avuto la sensazione che tu abbia passato più o meno quello che ho passato io.

Ora (qui forse inizia lo sfogo per la rogna che ho dentro :)) mi sembra tutto perfettamente chiaro, lineare, lampante.

Ingegneria (o almeno l'ingegneria di oggi) è una enorme fregatura. Chi è in media che sceglie questa facoltà? Chi non ha grandi sogni per il futuro, chi non ha le idee chiare, ma la sceglie solo perchè molto bravo in matematica/programmazione al liceo e magari si immagina fare grandi cose nel futuro, pur non avendo la minima idea del lavoro che farà, nè di cosa si occuperà. La macchietta dell'ing un po' sfigatello e nerd da quanto ho visto per quasi 10 anni intorno a me rispecchia purtroppo una situazione reale. Tutti questi ragazzi/ragazze (sempre generalizzando, poi ovvio che ci sono le eccezioni così come queste figure ci sono anche nelle altre facoltà) sono in media persone introverse, con poco carattere, ma "intelligenti", nel senso comune di bravi a risolvere problemi, soprattutto di tipo tecnico. Iniziano Ingegneria con le idee ben poco chiare, ma avendo questa mentalità che li riempie di soddisfazione a fare i "problem solver" e superare corsi ultra teorici che non serviranno mai a nulla, si fanno trascinare in questo vortice, e fino a pochi mesi prima della laurea non hanno la minima idea di cosa faranno.

Marco L ha detto...

[2/2]

Poi, cosa tipica, iniziano a mandare cv in giro quasi a caso, società di meccanica, edilizia, programmazione, elettronica, perchè a loro va bene così, sono adattabili, e poi a meno di avere il coraggio di cambiare "si siedono" e finiscono per fare tutta la vita un lavoro trovato quasi per caso. A loro va bene così, non hanno un sogno particolare.

E purtroppo io ero dentro a questo sistema fino al collo. Bravissimo in matematica al liceo, famoso nella scuola per le mie capacità nelle materie scientifiche, ho scelto ing dopo la maturit senza nemmeno valutare altre opzioni...zac, dritto in quella direzione come se avessi i paraocchi. Poi esame dopo esame il tempo è volato, e dopo la laurea ho trovato il mio lavoretto al pc in cui facevo qualcosa che non avevo minimamente pensato fino a pochi mesi prima.

Ma per fortuna un giorno mi sono svegliato. Sì, molti quando nomini la figura dell'ingegnere provano quasi ammirazione, pensano a tutti questi "geni" dietro a google, alla apple, alla nasa...Ma tutte queste persone sono felici? Io me le vedo benissimo, passare tutto il giorno dietro a un monitor facendo simulazioni, programmando, risolvendo problemi, con ben poche relazioni sociali, senza imparare mai nulla che possa essere utile nella vita, e tornando a casa alla sera non avendo quasi vissuto.

Pensiamo invece a chi sceglie medicina, o studia per diventare avvocato, mestieri "con le palle". Forse molto dipende anche dall'educazione avuta in famiglia, ma in media queste persone finiscono al liceo con delle chiare idee in testa, sono già mature, consapevoli, si pongono degli obiettivi. Un medico (intendo uno che si impegna, non un cazzaro) sa che lavoro farà da medico. Magari ha già chiara una certa specializzazione, e studia per arrivare a quell'obiettivo, segue il suo corso di studi che giorno dopo giorno lo forma secondo un percoso consistente (non come a ing dove studi un sacco di cose slegate tra loro, a pera, un po' di qua e un po' di là "perchè quello che conta è la mentalità che deve avere l'ingegnere"), e quando sarà medico (oltre alla "nobiltà" di questa professione, non come l'ingegnere che sa un po' di nulla), avrà la soddisfazione di fare quello per cui ha fatto sacrifici.

E durante il suo lavoro, sempre a contatto con pazienti, altri medici, colleghi, e poi tra seminari, approfondimenti ecc. sarà costantemente arricchito come persona, imparerà nozioni che gli saranno utile nella vita di tutti giorni, ad affrontare le persone, a capirle...

Pensiamo alla differenza tra un mestiere così e un ingegnerino che passa 8 ore a scrivere codice ad un computer...Poi riprendendo il discorso di prima, lo so, bello l'iphone, bella la rete wi-fi, bella la playstation...ma la gente ha idea di quanta merda ci sia lì sotto? :)

Ecco, fine dello sfogo...
Quindi non mi resta che farti ancora i complimenti per la tua scelta, e augurare a me stesso di farne una simile il più presto possibile, perchè se c'è una cosa certa è che non tornerò mai più a passare le giornate dell'unica, sola vita che abbiamo dietro un monitor ad impoverirmi dentro

Nimbus ha detto...

@Marco L: a questo punto sarà il dramma comune a tutti gli ingegneri di nome Marco? condivido al 99% il tuo post.
Vado a finire di ripetere biochimica.

Marco L ha detto...

ahahah Nimbus, non so, io avevo due compagni di corso anche loro di nome Marco (e assolutamente non nerd) che fanno da 6-7 anni il loro lavoretto da ing e sono molto soddisfatti :)

Nimbus ha detto...

@Marco L: ma il punto è che credevo solo io che fosse triste stare a risolvere quel tipo di problemi, sebbene interessanti.
Alcuni miei ex colleghi programmano server web e la cosa li riempie di soddisfazione, sinceramente li invidio, perché sono contenti di quello che hanno.

Simone ha detto...

Io non mi chiamo Marco, però è proprio quello che ho provato spesso anche io.

Aggiungo però una mia cosa. Che cioè che non è colpa dell'ingegneria se la professione è scelta spesso da persone mediocri che vogliono solo arrivare all'età pensionabile: queste persone le trovi ovunque.

l'ingegnere "vero", quello che si è formato quella mentalità e la sa usare, è uno che ha le potenzialità per realizzare, fare, inventare o diventare qualsiasi cosa... anche un dottore, se lo vuole.

Simone

Eddy ha detto...

E pensare che per il vostro background culturale sono IO quello che vi invidia tantissimo...;-)

Simone ha detto...

Eddy: ma io lo dico sempre (o almeno lo penso): quello che fa scontento qualcuno magari è il sogno di qualcun altro! La vita è sempre così... :)

Simone

Nimbus ha detto...

@Simone: l'ingegnere tipo però rispecchia più l'identikit delineato da Marco L e l'avevo intuito quando, durante la prima lezione di fondamenti di informatica, il prof chiese da che scuole provenissimo: io mi aspettavo una maggioranza dallo scientifico, invece venivano per lo più dall'industriale.

@Eddy: il background culturale non è male, comprendi il funzionamento di tante cose, anche in natura, e la propensione al problem solving di cui parlava Marco L è un indiscutibile vantaggio.
Ma tu che background hai? Mi dicevi che biochimica l'hai data ai primi anni di università, ma è un po' vago :)

Valerio ha detto...

Mah...per la mia esperienza un'alta percentuale di laureati in tutte le facoltà (medicina compresa e giurisprudenza ancor di più) quando inizia a lavorare scopre che la professione non è mica come se l'aspettava. E dopo venti anni che la fa la percentuale di quelli che faticano a trovare stimoli è comunque alta.

Anonimo ha detto...

Beh, io ho studiato ( ad oggi) solo medicina e quindi per me il mondo ingegneristico è un mondo oscuro. Però, non so perchè, ingegnere medico è una condizione che mi affascina.
Matteo

Anonimo ha detto...

La gente/i parenti vari che si incontrano ai cenoni sono sempre lì a chiederti di fare quello che pensano loro sia giusto fare. Se sei donna nell'età compresa tra i 30 e 40 anni devi necessariamente sposarti e fare un figlio. Se sei sposata e non fai un figlio ti viene richiesto da tutti (lo dico per esperienza) ad ogni occasione. Se stai facendo l'università quando ti laurei, se la stai finendo, che cosa farai dopo e così via, c'è uno script generale da mediani che la gente deve seguire. Studi-lavoro-matrimonio-figli e tutto deve essere molto stabile. Che poi sia una vita in cui l'80% della gente è infelice non frega niente a nessuno, sembra però che sia il modello da seguire. Fidati, è solo una gran fregatura, l'80% della gente lo segue ed è infelice marcia, dentro gli studi degli psicologi viene fuori tutta la verità (me ne intendo). Ognuno deve scegliere la propria strada e mai come in questi tempi c'è davvero la possibilità di provare a sceglierla e a perseguirla. Certo bisogna uscire dal gregge, fare cose che gli altri non si aspettano e forse non avere troppi programmi, questo spiazza "gli altri". Le vite sicure. Buon anno!

Simone ha detto...

È vero certa gente se non segui i "binari" classici rimane sconvolta :) è pure vero che io stesso non troverei tante altre domande da fare a qualcuno che sta per laurearsi in medicina.

Simone

valerio ha detto...

comunque a proposito di turni e domeniche varie oggi fatemi sfogare: oggi è la mattina del 1/1 e io sono in farmacia di turno.....uff...ma va be', fa parte del lavoro....

valerio ha detto...

e la soddisfazione della gente che entra solo per fare gli auguri, o che ti porta il caffè (ma dove cavolo l'ha trovato un bar aperto?) non ha prezzo

Simone ha detto...

Valerio: a qualcuno tocca sempre... grazie! :)

Simone

Anonimo ha detto...

La determinazione è tutto e tu ne hai da vendere: riuscirai sicuramente a lavorare e a farlo nel migliore dei modi. Non ci conosciamo, ma da quello che ho letto, io a fare un'ecografia da te ci verrei subito. Anche se non sei specializzato. I titoli servono, ma in un lavoro come quello del medico conta anche tanto saper trattare con le persone. Poi il passaparola tra pazienti fa il resto. Sono sicura che avrai tantissimi pazienti!
Nicoletta

Simone ha detto...

Nicoletta: sei gentilissima e mi hai davvero incoraggiato molto. Grazie! :)

Simone

Anonimo ha detto...

Ciao Simone e complimenti per il tuo percorso. Sto passando questi giirni di ferie a riflettere sul mio futuro. Ho 30 anni e da quando ho finito le superiori ho sempre lavorato. Oggi sono responsabile commerciale per un'azienda straniera e se considero la condizione di molti miei coetanei, non posso che ritenermi fortunato. Ma ho un tarlo: voglio fare il commercialista e leggendo i tuoi post, chissà che non trovi il coraggio...
Con stima
Gaetano

Simone ha detto...

Gaetano: grazie per il commento. Allora tienici informati, e in bocca al lupo!

Simone

Veronica ha detto...

Ciao! Darsi una mossa per diventare la persona che si vuole credo sia l' atteggiamento migliore per Vivere, soprattutto avendone le possibilità! Hai valutato tutto il valutabile, hai fatto la tua scelta, presumo difficilissima, e la stai portando in fondo, bravo! Ti rinnovo i complimenti per non esserti accontentato (credo di avertelo già scritto in un altro commento) :)

Simone ha detto...

Veronica: grazie per i complimenti... anche troppi! :)

Simone

Dama Arwen ha detto...

E questo post è davvero bello e hai fatto bene con la tua testardaggine e caparbietà ad arrivare dove sei arrivato e l'ultima fare del cammino che porta alla meta.

Perché hai scelto in modo CONSAPEVOLE e lo hai fatto per essere una persona migliore di come eri prima e perché questo mestiere ti rende utile e felice.

Però ti dico che hai anche una fortuna: riesci bene nelle cose che ami. E ti assicuro che non è scontato. Per me anche è così, ma ho vari amici/che, persone in gamba, colte e intelligenti, che nelel cose - anche difficili - di cui non gliene frega nulla sono eccelsi, ma che nelle cose che amano fanno una fatica immane, sembrano impediti, ma solo per questioni emozionali, non di tempo applicato allo studio o alla pratica… :-)